Un vecchio articolo riesumato dall'archivio di NEXUS perché oggi ancora attuale, per porci una domanda: siamo governati da psicopatici clinici? E soprattutto… se lo stessimo diventando anche noi? Uno spunto per una rivoluzione prima di tutto interiore ed individuale, come risposta alle continue operazioni che sia nel nostro Paese sia all'esterno puntano a renderci sempre meno umani. [Red.]
Se il mese scorso il New York Times faceva da megafono a Greg Smith, direttore esecutivo di Goldman Sachs per l'Europa, che lasciava la sua banca non senza prima definirla “priva di ogni etica” ed accusarla di “mettere il proprio profitto davanti all'interesse dei clienti”, nei giorni scorsi lo stesso quotidiano della Grande Mela pubblicava un'inchiesta, firmata da Nicolas Krystof, destinata a suscitare uno scalpore decisamente maggiore. Nell'articolo di Krystof, infatti, il nome della grande banca d'affari emerge come azionista di minoranza (16%) sin dal 2000 della Media Village Voice, importante azienda di comunicazione, che possiede The Village Voice, storico quotidiano gratuito distribuito in milioni di copie nella Grande Mela. Questo semplice dato contribuirebbe a far luce sul controllo esercitato dalla finanza sull'opinione pubblica, se si pensa all'enorme popolarità di un quotidiano presente ad ogni angolo della metropoli. Come ogni giornale di questo tipo, i profitti del Village Voice provengono interamente dalla pubblicità, tra cui non mancano gli annunci di sesso a pagamento. La Village Voice Media, infatti, possiede a sua volta il sito Backpage.com, che dietro la facciata di portale di incontri per adulti, si trova invece coinvolto in indagini sullo sfruttamento della prostituzione.
Tutto nasce dal caso di una quindicenne newyorchese, indotta alla prostituzione dopo esser stata picchiata, legata e costretta all'assunzione di droghe, i cui servizi sarebbero stati pubblicizzati proprio attraverso Backpage. Nonostante la responsabilità penale del sito non sia stata accertata dagli inquirenti, non si tratta di un caso singolo, né del più grave. A partire dal dicembre scorso, il sito d'incontri è stato collegato ad almeno tre omicidi: in tutti e tre i casi, le vittime erano ragazze che vendevano i propri servizi sessuali attraverso Backpage. Dietro la facciata di un sito di incontri per adulti, ci sarebbe quindi una vera e propria tratta delle bianche: donne costrette alla prostituzione, spesso ai limiti del sequestro di persona, spacciate per donne consenzienti, i cui annunci vengono pubblicati online e sul Village Voice.
Difficile pensare che i dirigenti di Village Voice Media, tra cui spuntano uomini di Goldman Sachs come il senior manager Scott Lebovitz, non conoscessero gli scopi reali del sito. Infatti, appena saputo dell'inchiesta del NYT, Goldman avrebbe tentato in tutti i modi di sbarazzarsi delle azioni della società – di cui alcune appartenenti ad Ann Romney, moglie del candidato repubblicano Mitt – salvo poi far sapere alla redazione del quotidiano newyorchese di non aver alcun legame con le attività di Backpage. Non ci si può non chiedere, allora, cosa ci facessero i suoi manager all'interno del consiglio d'amministrazione della società. Come se non bastasse, è la stessa Media Village Voice, attraverso il suo consulente capo Elizabeth McDougall, a render noto che nessuno dei proprietari (dodici società in tutto) ha mai mostrato dissenso dall'operato del sito.
Giorno dopo giorno, emerge quindi la reale natura non solo di istituzioni come Goldman Sachs, ma anche del potere stesso. La vicenda in oggetto è probabilmente solo la punta di un iceberg, in cui la tratta di donne e minori si rivela come una delle principali attività coperte da chi siede sugli scranni del potere.
Forse una parte dell'opinione pubblica sarà ormai assuefatta nel vedere dirigenti di grandi banche mentire spudoratamente, anche quando colti così clamorosamente con le mani nel sacco. Si possono – a ragion veduta – definire queste persone come 'bugiardi patologici'. Una caratteristica che rientra a tutti gli effetti entro la definizione di 'psicopatia clinica'.
La psicopatia, prima ancora che un disagio psichico, è una tendenza caratteriale che si manifesta soprattutto come mancanza di empatia e di emozioni “umane”. Gli psicopatici, che soffrono di un'anormale connettività cerebrale e di una mancanza di coscienza, sono persone “straordinariamente fredde, spietate verso gli altri”, quindi “una vera e propria minaccia per le aziende per cui lavorano e per la società”, secondo uno studio, pubblicato sul Journal of Business Ethics, di Clive R. Boddy della Business School di Nottingham Trent. Ciò che però desta più preoccupazione – ma forse non altrettanta sorpresa – è che tale tendenza psicopatica, che di media affligge l'1% della popolazione generale, si trova invece decuplicata all'interno delle piazze finanziarie. Secondo quanto scrive Sherree DeCovny su CFA Magazine – che cita i risultati di studi condotti da psicologi diversi – almeno il 10% degli operatori di borsa avrebbe una personalità psicopatica. Dietro un semplice broker, dall'aspetto apparentemente calmo e sicuro di sé, potrebbe quindi celarsi un potenziale Patrick Bateman – il protagonista di American Psycho – ossia una persona “brillante, socievole ed affascinante”, che però “è più disposta a correre seri pericoli perché non ne comprende le conseguenze o semplicemente non gli importa nulla di ciò che potrebbe accadere”.
Sopra: Christian Bale intrpreta Patrick Bateman, protsgonista di American Psycho
Il gioco, per personaggi come Kweku Adoboli, Jerome Kerviel e Nick Leeson, vale sempre la candela, in una maratona infinita di serotonina ed endorfine. La situazione caotica vissuta quotidianamente nelle borse rende questo lavoro perfetto per chi presenti le caratteristiche sopra esposte. La stessa considerazione vale per le grandi aziende, in cui il rapido cambiamento, il rinnovamento costante ed il continuo turn-over di personale favoriscono l'ingresso di psicopatici clinici (solitamente molto ambiziosi) e la loro ascesa ai vertici aziendali: manager, direttori commerciali, amministratori delegati, presidenti di società. Ma anche – perché no – leader politici, dal momento in cui gli stati sono divenuti prolungamenti delle banche private e delle multinazionali da esse controllate. Tali persone, infatti, si mostrano sin dall'inizio come leader ideali, grazie al loro fascino e carisma, ma presto le loro brillanti doti manageriali si trasformano in una tendenza ossessiva alla prevaricazione e all'ostentazione di sé, che li rende indesiderabili ma disposti a tutto, vittime della loro stessa dissociazione narcisistica.
In quest'ottica, si possono forse leggere alcune vicende segnalate dai media in questi ultimi mesi, seppur nella distrazione dell'opinione pubblica generale. Vicende come quelle in cui sono coinvolti l'ex amministratore delegato della Banca di Mosca, Andrei Borodin, fuggito a Londra lo scorso anno dopo aver sottratto oltre 225 milioni di dollari USA dalla sua banca insieme al vice, Akulin Dmitry. La stessa accusa è stata mossa negli States a Jon Corzine, amministratore delegato della banca MF-Global, oltre che ex-governatore e senatore del New Jersey. Corzine avrebbe dato ordine, come emerge dalle e-mail inviate ai suoi collaboratori, di sottrarre 200 milioni di dollari da alcuni correntisti proprio poche ore prima che l'istituto dichiarasse bancarotta, lasciando sul lastrico i risparmiatori per la cifra di 1.2 miliardi di dollari. Su vicende analoghe si concentrano le indagini delle autorità indiane, che hanno spinto alle dimissioni 22 direttori generali su 25 della Beed District Central Cooperative Bank, consorzio di banche cooperative, accusati di aver sottratto 8 milioni di rupie dai conti correnti dei risparmiatori, tra cui molti contadini.
Queste vicende, in realtà, sono la punta di un iceberg, ma fanno sorgere una domanda: perché tanta avidità? Vi è davvero bisogno di sottrarre denaro dall'istituto di credito che si dirige, quando tutte le banche del mondo (ad eccezione della Libia al tempo di Gheddafi) utilizzano la riserva frazionaria, che permette loro di possedere solo una minima parte dei prestiti erogati, per tacere della moltiplicazione degli interessi grazie all'anatocismo? Se mai servisse una conferma di come gli psicopatici siano saliti ai vertici della finanza nel mondo, basterebbe guardare proprio a queste vicende, apparentemente prive di qualsiasi logica. A riprova di ciò, il Wall Street Journal cita uno studio dell'Administrative Science Quarterly, ottenuto monitorando giovani laureati in economia divenuti dirigenti finanziari. I risultati mostrano come gran parte di loro, in pochi anni di carriera, abbia sviluppato alcolismo, disturbi del sonno e dell'alimentazione, difficoltà relazionali, oltre ad una propensione alla depressione tripla rispetto alla norma. Se questi sono gli effetti su giovani poco più che trentenni, chissà cosa si potrebbe dire di chi è addetto ai lavori da decenni!
Le stesse caratteristiche si possono attribuire anche agli uomini politici e ai 'professionisti del potere' in generale: magistrati, intellettuali, uomini di spettacolo, frequentatori dei salotti chic, grandi imprenditori, alti prelati… e l'elenco sarebbe lungo!
Ancora nel lontano 1996, The Indipendent pubblicò uno studio condotto dalla psicologa Lisa Marshall, della Glasgow Caledonian University, che elencava le principali caratteristiche di uno psicopatico clinico: egoismo, insensibilità, indifferenza, manipolazione degli altri, mendacia patologica, mancanza di rimorso, tendenza a plagiare il prossimo, superficialità, incapacità di assumersi le responsabilità delle proprie azioni, senso di superiorità molto sviluppato, instabilità psicologica, asocialità, conduzione di uno stile di vita deviante, necessità di costanti stimoli esterni, comportamento parassitario verso il prossimo, problemi infantili alle spalle (quando non un passato da delinquente), obiettivi poco realistici, disordine interiore e promiscuità sessuale. Secondo la Marshall, chi possiede almeno 15 di queste caratteristiche ha un’elevata probabilità di essere uno psicopatico. A creare sconcerto è un dato facilmente osservabile: vi sono ben poche differenze tra le caratteristiche che presenta un individuo psicopatico e quelle richieste da categorie professionali come l'operatore di borsa, il manager di una multinazionale, il dirigente di una banca o il politico di professione. Difficile, quindi, stabilire se siano banchieri, speculatori e politici ad essere mentalmente disturbati o, al contrario, le loro professioni a richiedere una tale personalità per essere svolte. Invertendo l'ordine dei fattori, il risultato non cambia: il mondo è governato da pazzi fanatici. Politici accusati di sfruttamento di prostitute minorenni e tecnici chiamati a nutrire del sangue dei cittadini banche coinvolte nello sfruttamento di prostitute minorenni.
Ma in fondo… siamo sicuri che una tale classe dirigente non ci rappresenti? Non so voi, ma leggendo i risultati di questi studi, mi convinco sempre di più che lo scopo del 'potere' sia proprio di rendere ognuno di noi… psicopatico. Ritmi frenetici, stress, paura, senso di impotenza, diffusione intenzionale di modelli comportamentali (attori, modelle, cantanti) narcisistici (vedasi la grande diffusione dei social network) ed egocentrici… non sono indizi sufficienti di un progetto di controllo mentale di massa, attraverso il plagio di individui 'frustrati'?
Senza ricorrere a trame fantascientifiche come quella del film Matrix – in cui un'elite di macchine mantiene gli esseri umani in una condizione innaturale per usufruire della loro energia – si potrebbe riesumare il lavoro di Erich Fromm, secondo cui il principale strumento di controllo sulle masse da parte del potere organizzato è proprio la creazione di situazioni 'ad hoc' che predispongono gli individui alla frustrazione e alla dissipazione delle proprie forze psicologiche che ne deriva.
Se le cose stanno così, qualsiasi 'rivoluzione', che porti finanche alla chiusura della Borsa e alla destituzione di questi politici, tecnici, banchieri e loro accoliti, non può che avere come punto di partenza il lavoro su sé stessi, per ricostruire l'unità del proprio Io.
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Tratto da Nexus New Times n. 97, aprile – maggio 2012