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Silvio Gesell, il terrore degli usurai e del sistema bancario

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Dopo aver affrontato il tema della scomparsa delle nostre riserve auree "di proprietà del popolo italiano" in un recente articolo di Gianni Lannes, ed aver dedicato alla sovranità e alla libertà (perdute?) della nostra nazione l'ultimo numero di PUNTOZERO, siamo lieti di proporvi questo contributo di Mario Haussman (già autore dell'articolo Il fallimento della politica alla luce della Sociosofia, pubblicato su PuntoZero nr. 7di cui potete leggere un estratto qui) dedicato ad un genio del pensiero economico quasi sconosciuto: Silvio Gesell.


Silvio Gesell è stato probabilmente il più misconosciuto fra i grandi geni della storia e ciononostante è, proprio per noi oggi, il più grande benefattore dell’umanità. Vediamo perché. 

       Gesell non era un superuomo. Egli nacque il 17 marzo 1862 nel paesino di Sankt Vith nella Vallonia belga, come settimo dei nove figli di un modesto impiegato statale. Dopo aver frequentato nel suo paese natio la scuola elementare e media statale per i figli delle famiglie disagiate, si iscrisse ad un liceo privato, perché la sua mente acuta lo predisponeva per il proseguimento universitario degli studi. Una grave malattia di suo padre lo costrinse però ad abbandonare la scuola, per iniziare a guadagnare come impiegato postale qualche soldo necessario alla famiglia. Quando i suoi fratelli maggiori riuscirono ad aprire a Berlino una ditta per il commercio di prodotti odontoiatrici egli decise di unirsi a loro e presto venne inviato da questi come rappresentante a Malaga in Spagna. Dovette tuttavia ritornare a Berlino per prestarvi il servizio militare obbligatorio. 
       Nel 1887 all’età di venticinque anni, Silvio Gesell decise di mettersi in proprio, aprendo una filiale della ditta dei fratelli a Buenos Aires, e quindi emigrò in Argentina. Nonostante il grande successo iniziale di questa attività del giovane Gesell, essa venne travolta dopo pochi anni dalla Grande Depressione argentina, che per anni paralizzò completamente l’economia di quel Paese. Tale fenomeno stimolò Gesell a sottoporre ad un esame approfondito la problematica strutturale del sistema monetario e nel 1891 egli pubblicò la sua prima opera dal titolo “La riforma del sistema monetario come accesso allo Stato sociale”, in cui egli esponeva già in embrione la più rilevante scoperta che mai fosse stata fatta in campo monetario. Seguirono in breve tempo altre due opere di approfondimento della questione monetaria, nelle quali tra l’altro veniva esposta l’idea innovativa della necessaria ri-nazionalizzazione della valuta. 

       Gesell cedette la sua ditta argentina nel 1892 al fratello e fece ritorno in Europa. Arrivò in Germania, ma non poté rimanere in questo Paese perché a causa del suo libro veniva considerato un pericoloso sovversivo. Emigrò quindi in Svizzera, dove acquistò una piccola fattoria, vivendo come agricoltore, e dove approfondì le sue ricerche sulla moneta. Nel 1900 pubblicò la rivista Geld-und Bodenreform (“Denaro e riforma agraria”) per diffondere le sue idee innovative, ma già tre anni dopo dovette cessarne la pubblicazione per problemi economici. Dal 1907 al 1911 Gesell si trasferì nuovamente in Argentina per aiutare il proprio fratello e al ritorno si stabilì nei pressi di Berlino dove con degli amici diede vita ad una comunità agricola. Qui iniziò a pubblicare una nuova rivista, Der Physiokrat (“Il Fisiocrate”), che uscì regolarmente fino a quando venne vietata dalla censura di guerra all’inizio del 1916. Questo fatto costrinse Silvio a rifugiarsi nuovamente nella sua fattoria in Svizzera.  

       Venne chiamato a ritornare in Germania dall’effimero governo della Repubblica dei Consigli Bavarese e ricevette l’incarico di ministro delle Finanze. Il suo mandato ebbe però vita breve e durò soli sette giorni, durante i quali Gesell preparò un'unica legge per istituire libere corporazioni. Poi il giovane governo della neonata repubblica bavarese venne deposto dal sanguinoso colpo di stato dei Corpi Franchi e Gesell venne imprigionato. Sebbene entro pochi mesi il tribunale avesse accertato la sua innocenza e lo avesse prosciolto da tutti a capi d’accusa, una volta libero non poté però più fare ritorno alla sua casa in Svizzera, perché a causa della sua partecipazione al governo rivoluzionario bavarese le autorità svizzere gli negarono il rientro. Fece quindi ritorno alla comunità agricola a nord di Berlino, dove continuò con i suoi amici l’opera di diffusione delle nuove idee. La permanenza di Gesell nella comunità di Eden venne interrotta solo da un suo ultimo viaggio in Argentina, dal 1924 al 1927. Gesell morì l’11 marzo 1930, stroncato da una polmonite. 

       All’inizio del 16° secolo il genio universale Niccolò Copernico (1473-1543) scoprì che non era il Sole a ruotare intorno alla Terra, bensì che tutti i pianeti orbitavano attorno al Sole centrale. Questa fu una scoperta dalla portata immane che cambiò radicalmente la visione del mondo di tutta l’umanità. La sostituzione della concezione geocentrica con quella eliocentrica spianò la strada all’Illuminismo e al progresso scientifico, dando l’avvio all’era moderna. Analoga è l’importanza per l’umanità della scoperta epocale di Silvio Gesell, che per questo motivo viene anche spesso chiamato il “Copernico dell’economia”. Egli infatti asserì di aver scoperto che la funzione del denaro è di servire l’essere umano e non, viceversa, l’uomo servire il denaro, minando con ciò l’intero ordinamento finanziario capitalista.  

       Secondo Gesell, ogni approfondita analisi delle cause dei mali del mondo mostra inevitabilmente che tutte le disfunzioni hanno una radice comune e che questa risiede in un errore strutturale del sistema valutario. Povertà, guerre, concorrenza, coercizioni, ingiustizie, inquinamento, manipolazione, e tutto il resto, hanno origine da questa anomalia innaturale insita nella maniera in cui è concepito essenzialmente il nostro denaro. 
       Silvio Gesell pubblicò durante la sua movimentata vita innumerevoli libri e articoli per illustrare e spiegare comprensibilmente al mondo la sua sensazionale scoperta. Come egli espone dettagliatamente nel suo capolavoro, dal titolo “L’ordine economico naturale per mezzo di terra e denaro liberi”, tutti i nostri problemi sono provocati in origine da una caratteristica intrinseca alla moneta che viola completamente le leggi naturali. L’innaturalezza della moneta consiste nel fatto che, al contrario di tutte le cose create dalla Natura, questa non si consuma. Anche John Maynard Keynes (1883-1946) ha constatato nella sua opera Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta

«La maggior parte dei valori patrimoniali, a eccezione del denaro, sono soggetti a calo o causano costi semplicemente a causa dello scorrere del tempo». 

Infatti, ogni essere vivente invecchia e ogni oggetto si degrada e perde valore con il tempo. I commercianti ben lo sanno, che se non vendono entro breve tempo la loro merce questa perde il suo valore, e lo sa anche ogni proprietario di casa che lo scorrere del tempo causa danni e che gli immobili hanno bisogno di periodiche riparazioni per non svalutarsi. Le verdure invendute vanno a male, i vestiti passano di moda e gli smartphone diventano obsoleti. E tra tutte le merci che vengono offerte sul mercato, il lavoro è quella che deperisce più in fretta, dato che se non viene venduto subito è irrimediabilmente perduto. 

       Il denaro contronatura invece è egemone sul mercato perché il suo detentore non ha la stessa urgenza allo scambio dei detentori di merci. Anche Henry Ford aveva riconosciuto che: 

«Il fatto che il banchiere possa chiudere in faccia al creditore il forziere, se questo non è disposto a sborsare interessi, e che non sappia nulla delle preoccupazioni che assillano il detentore di merci, è dovuto unicamente alla supremazia che il denaro possiede di per sé e riguardo alle merci: e questo è il punto dolente». 

Da questa supremazia del denaro derivano tutte le aberrazioni del sistema capitalista. 

       Gesell individuò il difetto strutturale della moneta nella sua accumulabilità, che permette a coloro che hanno denaro in eccesso di trattenerlo dal circolare e di sbloccarlo soltanto quando qualcuno è disposto a corrispondere loro un premio sotto forma di interessi al tasso richiesto. Da questa circostanza nascono tutti i redditi da capitale, che sono redditi senza corrispondente prestazione e che per secoli venivano definiti senza mezzi termini “usura”. La Chiesa cattolica aveva avversato sin dalle sue origini con tutta fermezza l’usura, basandosi sugli insegnamenti di Aristotele e dei Padri della Chiesa, e parecchi concili avevano stabilito che esigere interessi sul denaro prestato fosse un peccato particolarmente grave, per il quale decretarono la scomunica. Con l’abbandono di questo precetto fondamentale la Chiesa non solo iniziò il suo inesorabile declino, ma permise contemporaneamente alla piovra finanziaria di avvinghiare con i suoi tentacoli il mondo intero. 
       La condanna dell’usura da parte del cristianesimo aveva un solido fondamento nelle leggi universali della Natura ed era unicamente dettata dal buon senso dei nostri avi. Infatti i soldi non si riproducono da soli, ma vengono sempre generati in ultima analisi dal lavoro. Quindi, come diceva Tolstoj

“Se qualcuno percepisce un reddito senza aver lavorato, qualcun altro ha lavorato senza percepire reddito”. 

Infatti l’interesse è l’unica ragione della necessità di crescita economica. 

“Crescita” è un vocabolo fondamentale nelle discussioni economiche. L’economia nazionale deve crescere, il prodotto lordo deve crescere, i fatturati devono crescere. Anche gli alberi, i bambini e i polli devono crescere. Ma questi non crescono indefinitamente. I processi di crescita naturali sono contrassegnati normalmente da una forte crescita iniziale, che rallenta col tempo fino a stabilizzarsi su un livello costante. In Natura la crescita illimitata è distruttiva come nel tumore e non è mai alla base di processi stabili. Non esistono polli che crescono fino a diventare grandi come campanili. Solo l’economia deve continuare a crescere, prima fino alle nuvole, poi fino alle stelle. Può funzionare? Solamente fino a quando la popolazione sia abbastanza stupida da credere a quest’assurdità perversa, la crescita può essere sventolata come una carota davanti agli asini durante le campagne elettorali.

 (Cit. da Mario Haussmann, Il Manifesto della Sociosofia, Shiva Editore). 

La crescita obbligatoria imposta dal sistema capitalista è il fattore contronatura che oltre a distruggere l’ambiente, intacca la stabilità della collettività, producendo crescenti squilibri sociali. 
       L’interesse sul capitale prestato è la ragione per cui chi possiede strumenti finanziari diventa più ricco anche mentre dorme, mentre chi vive di solo lavoro diventa necessariamente sempre più povero. L’attività finanziaria è la vera fonte della grande ricchezza e cresce a ritmi di tre o quattro volte quelli dell’economia reale. Questa crescita deve avvenire a discapito della produzione reale, poiché la prima non produce nulla, ma toglie la prosperità a coloro che l’hanno prodotta con il proprio lavoro, gravandoli dell’indebitamento crescente. 
       Nel suo libro L’Ordine Economico Naturale Gesell ci dona una nuova teoria della moneta, basata su quattro fattori principali: un nuovo tipo di denaro che rende impossibile l’usura, il ristabilimento della proprietà pubblica del suolo, la completa libertà del mercato e dei suoi attori, e infine la completa assenza di povertà e ogni forma di tassazione. 

       Il grande merito di Gesell fu che, studiando i problemi di fondo della moneta, si accorse dell’essenza del suo difetto strutturale che la rende contrastante ai principi della grande Natura universale. Egli scoprì che nel sistema monetario attuale vi sono tre contraddizioni fondamentali. Primo: il denaro è una proprietà pubblica e anche privata. Secondo: il denaro è mezzo di trasferimento del valore e anche strumento per preservarlo. Terzo: i crediti sono denaro. Osserviamo più in dettaglio questi punti. 

       Gesell notò che se il denaro è un’istituzione di diritto pubblico, cioè un bene concesso in prestito a tutti allo scopo di agevolare gli scambi economici, esso non può essere simultaneamente un bene privato. Le istituzioni pubbliche sono a disposizione di tutti, ma nessuno può strumentalizzarle per i propri fini. Qualsiasi intralcio arrecato a un’istituzione pubblica ne impedisce l’uso ad altri. Ogni utilizzo di una struttura pubblica comporta dei costi, che gli utenti pagano in maniera diretta o indiretta. Dunque quando abbiamo in mano una banconota, sorge il problema della proprietà fisica della stessa. Il buon senso di Gesell giunse alla conclusione che il denaro, quale istituzione pubblica, doveva avere un costo d’uso da corrispondere alle casse pubbliche. 
       I soldi sono solo un simbolo del valore, non il valore stesso. Il denaro è un concetto, utile come unità e strumento di misura del valore. Esso non è commerciabile. La farina è commerciabile, il chilo no. Il denaro solo un’unità di misura, e la sua apparenza fisica è il simbolo di un diritto. Per esempio quando tengo in mano una banconota da 50 euro, sono miei i 50 euro di diritto a percepire. Il valore di quella banconota è sicuramente mio, ma non il mezzo fisico che lo supporta, la banconota stessa, che appartiene a tutti. Come se fosse mio il carico di un camion, ma non il camion preso a noleggio. E il camion a noleggio deve essere restituito. 
       Tutto il problema del sistema monetario consiste nel fatto che la velocità di circolazione del denaro non è costante. Se, per esempio, una banconota da 50 euro passa di mano 20 volte in un anno, essa genera un potere di acquisto di 1000 euro. Se, però, essa viene scambiata 40 volte, il volume di affari che essa genera è di 2000 euro. Quindi, la stessa banconota ha raddoppiato il suo potere di acquisto solo girando più velocemente ed è paradossale che nell’attuale ordinamento monetario sia possibile interrompere arbitrariamente questo flusso, per farsi pagare con gli interessi quando si cessa di farlo. 

       Abbiamo detto che Gesell identificò l’errore basilare sistemico della moneta nella sua funzione di conservazione del valore, poiché questa contraddice la sua funzione di mezzo di scambio e di misura. E se si lascia che venga utilizzata a tal fine, il denaro stesso diviene impropriamente una merce con cui alcuni possono bloccare gli altri e danneggiare l’economia. Ciò è anche la causa della disoccupazione, poiché una banconota che viene spesa richiede lavoro, mentre una banconota che rimane ferma causa disoccupazione. Gesell comprese che un meccanismo finanziario che obblighi la moneta a circolare produrrebbe come effetto una netta tendenza alla piena occupazione. 
       Già il filosofo John Locke (1632-1704) aveva riconosciuto che il denaro deve rimanere un puro strumento di misura degli scambi e non può diventare una merce. Diceva: 

«È un errore largamente diffuso quello di rappresentare il denaro come una merce». 

Silvio Gesell identificava nel sistema bancario a riserva frazionaria l’“usura istituzionale”. Egli vedeva nelle qualità da jolly del denaro l’origine del sistema capitalista e di tutte le crisi economiche che questo genera. La riforma da lui proposta è infatti un rimedio efficace per impedire ostacoli nella circolazione monetaria e rendere impossibili i bubboni della speculazione. 

       Gesell era giunto alla conclusione che il denaro sarebbe fluito con regolarità quando fosse stato più desiderabile possedere beni e merci che denaro. Quindi, il potenziale capitale finanziario doveva causare dei costi al proprietario. Ciò rende più lucrativo investire, prestare senza interesse o spendere il capitale. Sicuramente questo impedisce di sottrarre il capitale al mercato e di abusarne privatamente, per accumulare valore e generare profitti da interesse. Nelle sue parole: 

«Invece di dare un premio (detto interesse) a coloro che hanno più denaro di quanto abbisognano, affinché lo rimettano in circolazione devono essere costoro a pagare un piccolo canone (detto canone di utilizzo) se trattengono denaro dalla circolazione». 

       Questa fu l’idea che fece di Gesell il Copernico dell’economia, perché in modo del tutto analogo pose le cose al posto giusto nell’ordine naturale. Con il nuovo tipo di moneta proposto da Silvio Gesell, egli in pratica inventò da solo l’”anti-usura”, trovando il rimedio a tutti i nostri problemi economici. 

       Con questo nuovo strumento concettuale fornitoci da Gesell la liberazione definitiva dell’economia di mercato dalla piovra del capitalismo non è più un’utopia, ma una meta concretamente raggiungibile. Perfino Keynes, nella “Teoria generale”, riteneva del tutto possibile che con un denaro non tesaurizzabile l’interesse potesse scomparire «entro una generazione» e lo considerava «la via più razionale per… liberarci delle forme più ripugnanti del capitalismo».

       Il denaro è il sangue dell’economia e affinché l’economia possa funzionare senza intoppi, il denaro deve circolare costantemente. Ad ogni blocco del flusso, in una qualsiasi sua parte, consegue una mancanza di soldi da qualche altra parte. Quando una banconota viene sottratta alla circolazione, si impedisce tutta la catena di transazioni che quella banconota avrebbe prodotto passando di mano in mano. Il numero dei passaggi impediti è tanto più grande quanto più a lungo la banconota viene trattenuta. 
       Dunque la geniale idea di Silvio Gesell era in pratica di richiedere una tariffa, un canone per l’utilizzo privato del bene pubblico costituito dal denaro. Il denaro inutilizzato sarebbe semplicemente diminuito di valore. La differenza, incamerata dalla nazione, avrebbe finanziato lo Stato, sostituendo tutte le tasse. Ciò avrebbe messo in circolazione tutto il denaro trattenuto da qualsiasi parte, riducendo praticamente a zero i tassi di interesse. Così si sarebbe realizzato il sogno di Proudhon, che auspicava la scomparsa dell’interesse per aumentare il capitale da investimento a vantaggio di tutta l’economia. Inoltre un canone richiesto dallo Stato per l’utilizzo privato della moneta costituisce anche l’unica fonte di finanziamento sensata atta ad istituire un dignitoso reddito di cittadinanza (altra invenzione di Silvio Gesell) da erogare a tutti incondizionatamente. 

       Un onorario da pagare alla collettività per l’utilizzo del denaro è come pagare il biglietto per l’utilizzo dell’autobus. Esso si rende necessario perché gli altri meccanismi di flusso del denaro, interesse e inflazione, hanno fallito in pieno. Questi due meccanismi si generano a vicenda. Quando l’inflazione è bassa, il denaro viene trattenuto. Questo alza i tassi di interesse e il denaro fluisce negli investimenti a breve termine, aumentando il fabbisogno di denaro. Ciò costringe la banca centrale a emettere più denaro, producendo inflazione, per abbassare così i tassi. Allora il denaro viene trattenuto finché i tassi non salgono. Eccetera.
       Il denaro di Gesell, emesso da un ente pubblico e costretto a fluire costantemente, avrebbe come conseguenza una nuova fioritura della civiltà e della cultura. Così come avvenne durante il periodo gotico grazie al sistema monetario dei Brakteati, in quei quasi  tre secoli che uno studio di Harvard ha classificato come il periodo storico in cui la vita umana era più piacevole. Infatti la completa assenza di tasse, di debito pubblico, di inflazione e di interessi da pagare nonché di fluttuazioni economiche, il sistema bancario trasparente, sempre solido e solvibile, e la triplicazione dei redditi da lavoro dovuta alla scomparsa dei redditi da capitale, renderebbero tutti incommensurabilmente più ricchi e più liberi di oggi. La premessa per realizzare tutto ciò è un denaro neutrale, che si comporti in maniera equa rispetto a chi lavora e a chi possiede. Un denaro che non permetta di arricchirsi senza produrre valore tramite il lavoro, un denaro al servizio dell’uomo e non viceversa. 

       Oggi le banche creano dal nulla il denaro, come fa la banca centrale, se ne arrogano arbitrariamente e abusivamente la proprietà. Ma essendo la moneta espressione della sovranità, essa è di diritto proprietà del popolo, cioè un bene comune e un’istituzione pubblica. È bene precisarlo adeguatamente: il denaro creato non appartiene a qualcuno, nemmeno alle banche che lo creano, ma è di tutti: un bene collettivo. L’errore giuridico fondamentale del nostro sistema è che esso assegna al portatore anche la proprietà del pezzo di carta che rappresenta il denaro. È come se in aeroporto la legge assegnasse ai passeggeri anche la proprietà del carrellino su cui trasportano la loro valigia. Un’assurdità, insomma. I “luminari” a capo delle facoltà di economia non hanno mai insegnato la verità, e cioè che se il denaro perde le qualità che lo rendono “capitale”, la gente non viene più derubata dei frutti del proprio lavoro. Per loro solo il denaro che permette il massimo della rendita è un buon denaro. 
       Silvio Gesell, le sue scoperte grandiose in campo monetario e fondiario e la sua geniale opera, sono tra le cose più taciute dalla cupola che gestisce l’establishment. Infatti, ci sono poche cose che questi diabolici signori del potere mondiale temono tanto quanto le scoperte e le idee di Gesell. Essi ne hanno una paura folle, perché questo geniale autodidatta ha creato modelli veramente originali nel campo dell’economia e delle scienze sociali. Tali cose sono estremamente pericolose per le tradizionali strutture di potere e per la cupola delle 13 famiglie, in particolare. D’altro canto, gli scritti di Gesell contengono materiale prodigioso per il futuro, scoperte scientifiche preziosissime e idee fertili che diverranno presto tesoro dell’umanità intera e la libereranno dalle catene della tirannia. 

       Non si dirà mai abbastanza del grande genio misconosciuto Silvio Gesell e delle sue sbalorditive scoperte. Saranno le generazioni future ad onorare la sua figura e a valorizzare le sue idee, poiché avranno riconosciuto l’immenso debito di gratitudine che l’umanità ha nei confronti di questo suo eminente membro. Le scoperte di Gesell hanno ribaltato completamente la più radicata e deleteria delle false dottrine vigenti, e così ci forniscono la chiave d’accesso ad un sistema economico a misura d’uomo, regolato in maniera da permettere la massima felicità a tutti, poiché tutti i suoi parametri sono posti in armonia con le immutabili leggi naturali. 
       Sicuramente le generazioni future vedranno l’epoca attuale come un’era buia di sfruttamento pubblico generale da parte dello Stato, nella quale le misure necessarie a eliminare la povertà e diffondere la ricchezza che i singoli cittadini vorrebbero intraprendere non possono nemmeno essere prese in considerazione. Per superarla velocemente e addivenire a condizioni di buon senso abbiamo ora a disposizione gli inediti metodi scientifici della Sociosofia, che permettono di raggiungere gli obiettivi con precisione matematica. E appena introdotto il sistema di fiscalità monetaria tutta l’economia si orienta automaticamente ai bisogni degli esseri umani e tutta la progettazione economica al benessere comune a lungo termine. Finalmente divengono possibili tutte quelle riforme e innovazioni che spalancano la strada al raggiungimento della felicità collettiva, del benessere e del tempo libero.
 
       I sociosofi hanno abbracciato le basilari idee di Silvio Gesell e le hanno nel frattempo elaborate e perfezionate. Ne è risultato un adeguamento ai mutamenti sociali e tecnologici intervenuti dal tempo in cui Gesell formulò il suo pensiero. Così ora abbiamo anche a disposizione adeguate linee guida per istituire un sistema bancario completamente differente, onesto ed esente da speculazioni, sistemi moderni e pratici per l’esazione del canone sul circolante, e innovative proposte sul piano giuridico per adeguare il sistema ai bisogni del popolo e metterlo in armonia con i principi di Madre Natura. 
       Silvio Gesell ci ha fornito in mano la chiave per accedere al futuro che ogni creatura sogna nel profondo del suo cuore. La messa in pratica dei suoi insegnamenti permette il coronamento dei sogni di tutti i grandi pensatori libertari della storia. Ora sta a noi fare in modo che tutti lo sappiano e che al più presto le sue grandiose scoperte trovino applicazione pratica, per il bene di tutti. 


L'autore

Il dottor Mario Haussmann è un sociosofo, autore del Manifesto della Sociosofia ed editore.
Studioso fin da giovanissimo di scienze, filosofie, religioni, arti e materie esoteriche e di confine, il dottor Haussmann ha compiuto diversi viaggi di ricerca e soggiorni di studio in vari continenti, venendo a contatto con culture, tradizioni e realtà locali molto diverse. Egli ha conosciuto e frequentato molti maestri di vita, bhikku, lama, sufi, sciamani, sacerdoti, mistici, veggenti, guru, pensatori e filosofi, saggi e santi che lungo la Via lo hanno guidato e preparato a comprendere le leggi universali.
Per buona parte della sua vita il dottor Haussmann ha lavorato come imprenditore nel campo della pubblicità e della consulenza aziendale. Sin da bambino, però, egli percepiva che il mondo materiale nel quale viviamo non era come dovrebbe essere, che pur essendo perfetto l’ordine naturale, la sfera umana si discostava molto dall’armonia cosmica e non ne seguiva le leggi.
Superata la quarantina egli ha dato finalmente sfogo al suo profondo desiderio di trovare il modo per riportare la sintonia tra il modo di vivere degli uomini e il Dharma universale e ha impresso una svolta radicale alla propria vita al fine di poter concentrare tutte le sue energie su questo obiettivo. Animato dall'aspirazione di trovare scientificamente le reali e profonde cause del malessere sociale e quindi dei rimedi veramente praticabili, egli ha iniziato un lungo periodo di intensi studi, ricerche approfondite e profonde riflessioni sobrie. Analizzando in dettaglio ogni aspetto della sfera sociale, economica e politica in un'ottica sciamanica è riuscito in oltre un decennio e mezzo di lavoro a portare a termine il compito che si era prefisso e a giungere a risultati concreti.
Il suo immane lavoro è consistito principalmente nel distillare il sapere umano per scovare e mettere sinergicamente in relazione tra loro informazioni sconosciute e prodotti di genio dimenticati, e di raccogliere tutto ciò in uno scritto accessibile a tutti. Con il Manifesto della Sociosofia egli ha creato uno strumento culturale completamente nuovo e inedito, dotato del potere di far sorgere il buon senso la dove più se ne sente la mancanza, persino in campi che a prima vista appaiono senza speranza come la politica o l’economia finanziaria. Il dottor Haussmann ha scritto un libro totalmente atipico, praticamente unico in tutto il panorama librario. Il Manifesto mette in mano al lettore la chiave d’accesso ad un futuro meraviglioso e spalanca le porte della mente su un mondo nuovo, più armonioso e molto più piacevole da viverci di quello attuale. Dopo una sommaria esposizione delle cause e radici storiche del problema mondiale, necessaria per inquadrarlo rettamente, nel libro vengono delineati i mezzi concreti a disposizione per risolverlo, e alla fine viene spiegato il metodo pratico per modificare in maniera efficace e rapida le strutture sociali, economiche e politiche obsolete che ancora fanno da cornice alla nostra vita quotidiana, in modo che queste cessino di porci continuamente degli inutili limiti innaturali.


Dello stesso autore…

Il fallimento della politica alla luce della Sociosofia


 

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