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Siria: come è cominciata, e abbiamo dimenticato

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Rievochiamo come cominciò. 6 marzo 2011. A Darah dei ragazzini della stessa famiglia (tra i 9 e i 14 anni) scrivono insulti contro Assad sul muro della caserma di polizia. Vengono arrestati. La stampa internazionale, con interesse immediato, proclama che sono torturati e violentati. Il 17 marzo ci sono già sette morti tra le forze dell’ordine (i media internazionali parlano solo di “vittime civili”). Il 21 marzo, il regime – in una mossa volta a calmare la tensione – rimuove il governatore locale, Faysal Kulthum, indicato come colpevole degli eccessi.
A fine marzo 2011, ad Homs, già 50 mila cristiani sono cacciati dalle loro case, sono incendiati edifici pubblici, divampa una violenza inaudita.

Esiste una opposizione democratica, in Siria, che si oppone al regime su basi legali? Certo che esiste.
Karim Metref, giornalista di origine algerina che vive a Torino, ne intervisterà uno di questi oppositori, uno che ha dovuto scappare, “Hamed”. Ecco cosa racconta Hamed:

“Era tutto iniziato bene. Per la strada c’erano studenti, lavoratori, donne, giovani, adulti, famiglie, un po’ di fratelli musulmani… Di colpo sono apparsi dal nulla i salafiti pieni di armi e soldi e la situazione è degenerata. Non si capisce più niente. Si muore come mosche da una parte e dall’altra. Gli altri schieramenti si sono trovati tra i due fuochi, minacciati dallo Stato e dai gruppi armati. In molte città si racconta che i gruppi del cosiddetto esercito libero (Free Syrian Army) si sono comportati peggio del governo, torture, mutilazioni, uccisioni in pubblico di presunti collaborazionisti”

(Intervista su Globo011, 11 aprile 2012).

Il missionario padre Frans van der Lugt, confermerà:

“Fin dall’inizio i movimenti di protesta non erano affatto pacifici. Da subito ho potuto vedere manifestanti armati che marciavano insieme agli altri dimostranti che hanno iniziato per primi a sparare sulla polizia”.

Il missionario olandese è stato trucidato dai ‘ribelli’ a Bustan al-Diwan il 7 aprile 2014.

Siccome l’orrore siriano dura da cinque anni, e ogni giorno incalzano nuovi episodi di sangue e di terrore, è facile dimenticare come cominciò. Io l’avevo dimenticato, e sì che mi occupo ogni giorno di ciò che avviene.
Ho ritrovato questi inizi illuminanti nel denso libro di Paolo Sensini, ISIS, mandanti, registi e attori del ‘terrorismo’ internazionale, Arianna Editrice, 298 pagine, 14,50 euro.

Sensini continua:

“Le ricostruzioni mediatiche sostengono che la rivolta sia diventata armata solo dall’aprile 2012. In realtà, gruppi armati hanno preso di mira e ucciso Forze di sicurezza, civili e installazioni governative già nel marzo 2011”.

Il 21 marzo sono trucidati 7 poliziotti. A fine marzo, su una strada verso Darah, alcuni camion pieni di soldati dell’esercito regolare incappano in olio sparso sull’asfalto, bersagliati da raffiche mentre non riescono a frenare.

“I soldati non rispondono al fuoco perché sono disarmati… per un preciso ordine del governo che voleva evitare un’escalation della violenza”.

Almeno sessanta soldati vengono massacrati nell’agguato. Il 10 aprile 2011, altre 16 reclute vengono barbaramente uccise a Banyas; altri 15 il 23 aprile, a Nawa; due giorni dopo, altri 19, sempre a Darah. Questo massacro avviene, scrive Sensini,

“due giorni dopo che il governo siriano, nel tentativo di placare la tensione, aveva abolito i tribunali [speciali] di sicurezza dello Stato, annullato lo stato di emergenza e concesso l’amnistia a 3713 persone coinvolte in disordini e riconosciuto il diritto alla protesta pacifica”.

“Tra marzo e aprile 2011 la maggior parte delle vittime si risconta tra le forze di sicurezza e la polizia. Si tratta del periodo in cui, secondo la narrativa occidentale, la ribellione è ancora ‘pacifica’. I media occidentali trovano invece “testimoni oculari delle atrocità del governo”.

Come Zakaraiya Mitleq, trentenne di Homs intervistato su diversi canali satellitari. E che alla fine confesserà – all’inviato del Guardian, non ad un blogger:

“Ho raccontato al presentatore che c’erano manifestazioni ad Homs e che le Forze di sicurezza hanno sparato, uccidendo venti persone nel quartiere di Bab Amr. L’ho riferito anche se casa mia dista settanta chilometri dal luogo indicato e quel giorno non avevo messo il naso fuori casa”

(intervista del 9 maggio 2011).

A sinistra: La rivista dell’ISIS. Hollywood

E via così. Violenza dopo violenza e menzogna dopo menzogna, Sensini, documenta con precisione tutti i dettagli, molti sconosciuti, molti dimenticati, dal sanguinoso groviglio chiamato Siria: dalla nascita miracolosa dell’ISIS su base americana alle motivazioni della niente affatto spontanea gestione dei profughi con cui Erdogan ha investito l’Europa, e che ha dato ad Hollande e Merkel il destro di “sovvenzionare la continuazione della guerra con 3 miliardi di euro – un aiuto che sarà presentato all’opinione pubblica come aiuto umanitario”, dalla parte occulta che Israele svolge nel carnaio e la motivazione della “teoria del caos”. Ogni impostura, contraffazione della verità, atrocità dei “ribelli” occultata dai media occidentali viene smentita, documentando minuziosamente tutto.

La documentazione del libro è così totale e minuziosa, e il tono dell’orrendo racconto è così oggettivo e preciso, che alla fine del libro di Paolo Sensini resta una sensazione definita: che esso sia non un libro italiano fra i tanti, ma l’atto di accusa ufficiale di un futuro, e auspicato, Procuratore Speciale in uno sperabile Tribunale Internazionale contro i Crimini Anti-Umani, un Processo di Norimberga 2.0, contro le potenze d’aggressione e di menzogna che hanno martirizzato una popolazione civile, e un paese laico e pluralista, scrigno per di più dei tesori di tre religioni. Voi direte che mi sto abbandonando a speranze vane, perché la Forza sta tutta dall’altra parte, dalla Superpotenza, del talmudismo imperiale e di Mammona.
Non sottovalutate la forza della Verità.


Fonte: maurizioblondet.it

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