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Soros teme Trump e finanzia gli immigrati per portarli al voto

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Sopra: il finanziere George Soros e il repubblicano John McCain, punto di riferimento nell'organizzazione delle "Primavere Arabe" e del colpo di stato in Ucraina, entrambi avversari dichiarati di Donald Trump


Soros teme Trump e finanzia gli immigrati per portarli al voto

Washington, 14 mar – George Soros dopo aver speso una vita ad arricchirsi giocando d’azzardo sulle borse finanziarie mondiali, dopo aver trascorso lustri interi a speculare e accumulare, sta dedicando gli ultimi anni della sua vita a modellare il mondo a suo piacimento. Ed ecco che la sua figura stregonesca compare qua e là, in ogni angolo del globo, ora a finanziare una rivoluzione, ora a promuovere diritti umani o a foraggiare quel dato candidato.

L’ascesa di Donald Trump, sempre più accreditato per la nomination repubblicana in vista delle presidenziali di novembre, non è cosa gradita al magnate statunitense di origine magiara. Soros non ha mai avuto necessità di nascondersi. Non lo fece quando speculò affossando la nostra lira nel lontano 1992 e non lo ha nemmeno fatto recentemente in Ucraina dove ha assunto la controversa figura del manovratore del golpe politico avvenuto nel 2014. E così succede che l’orticaria nei confronti di Trump, George Soros abbia deciso di affrontarla lanciando una campagna da 15 milioni di dollari nella speranza di riuscire a portare alle urne il maggior numero di latino americani e di immigrati. Oltre a Soros, che comunque ha contribuito con un lascito di 5 milioni, sono presenti altri donatori tutti di fede liberal con l’intento di contrastare Trump che ha più volte dichiarato guerra all’immigrazione.

È la più grande campagna democratica in favore dei latino americani che negli intenti dovrà convincerli a votare contro Trump. L’obiettivo è riuscire a portare alle urne 400 mila nuovi elettori alle prossime presidenziali. Soros ha riferito al New York Times di essere preoccupato per quello che considera il tono xenofobo dei repubblicani che stanno correndo per la presidenza Usa. E ha ammesso di essere rimasto sconvolto dalla promessa di Trump e di altri, volta a vietare l’ingresso dei rifugiati musulmani negli Stati Uniti.

“La retorica anti-musulmana e anti-immigrazione che è stata alimentata dalle primarie repubblicane è dannosa per la nostra democrazia e i nostri interessi nazionali. Ci dovrebbero essere conseguenze per le dichiarazioni vergognose e per le proposte che sentiamo regolarmente”.

A leggere le ultime righe si fa fatica a capire se siano parole proferite da Laura Boldrini o da George Soros. Ed in effetti i margini di differenza tra la sinistra radical-chic europea e quella liberal statunitense sono oramai nulli ma cosa ancor più evidente è constatare come le idee partorite dal magnate Soros siano in tutto e per tutto simili a quelle promosse dai nostri Vendola, Ferrero, Boldrini con l’appoggio esterno dei centri sociali. A questo punto non ci sorprenderebbe apprendere che dietro ai contestatori, che all’impazzata stanno disturbando, in questi ultimi giorni, i comizi pubblici di Trump, ci siano altre centinaia di migliaia di dollari spesi da Soros.

Giuseppe Maneggio

Fonte: ilprimatonazionale.it


 

Usa: Soros finanzia la carica degli immigrati contro Trump


Sopra: protesta contro Trump a Chicago (Getty)
 

ROMA (WSI) – È disposto a tutto, pur di fermare l’ascesa di Donald Trump, pur di non vedere Trump diventare il presidente degli Stati Uniti. Tanto che ha deciso di lanciare, insieme ad altri, una campagna da $15 milioni, nella speranza di riuscire a portare alle urne, in occasione delle prossime presidenziali Usa, il numero più alto di latino americani e di immigrati della storia. Lui è George Soros, il miliardario di New York noto per le sue speculazioni sui mercati.

Il progetto, ribattezzato “Immigrant Voters Win” è finanziato da una PAC (ovvero da una Political Action Committeee) e rientra nelle categorie delle Super PAC, ovvero quelle commissioni indipendenti che possono scegliere di non elargire contributi a favore di quel partito o quel candidato, ma che si focalizzano su spese politiche indipendenti e che, diversamente dalle Pac tradizionali, possono raccogliere fondi da individui, aziende, sindacati e altri gruppi, senza alcun limite legale sull’ammontare della donazione.

Nel caso della super PAC a cui partecipa Soros, la campagna sta già finanziando associazioni in stati come Florida, Nevada e Coloroda, che possono contare su una larga presenza di comunità latino-americane e asiatiche.

Il nuovo “fronte” dovrebbe servire proprio a contrastare Trump, che ha dichiarato guerra all’immigrazione. Personalmente, Soros sta partecipando alla nuova campagna con un contributo di $5 milioni.

A dare la notizia è stato il New York Times, che ha parla della più grande campagna democratica volta a convincere i latino americani e gli immigrati in generale a recarsi alle urne. L’obiettivo è avere un minimo di 400.000 nuovi elettori entro le elezioni di novembre.
Così commenta Cristobal Alex, presidente del progetto Latino Victory Project, che fa parte della campagna.

“Dal primo giorno, Trump ci ha attaccati, ci ha chiamati stupratori e ladri. Potremmo assistere alla costruzione di un muruo gigantesco, che distruggerebbe milioni di famiglie. Questo paese è sull’orlo del precipizio”.

Soros ha riferito al Times attraverso una email di essere preoccupato per quello che considera un tono xenofobo dei repubblicani che stanno correndo per la presidenza Usa. E ha ammesso di essere rimasto sconvolto dalla promessa di Trump e di altri, volta a vietare l’ingresso dei rifugiati musulmani negli Stati Uniti.

“La retorica anti-musulmana e anti-immigrazione che è stata alimentata dalle primarie repubblicane è…d annosa per la nostra democrazia e i nostri interessi nazionali. Ci dovrebbero essere conseguenze per le dichiarazioni vergognose e per le proposte che sentiamo regolarmente”.

Articolo di Laura Naka Antonelli

Fonte: wallstreetitalia.com


 

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