Sono particolarmente orgoglioso di annunciare la data di uscita del primo album di musica mai prodotto direttamente da Nexus Edizioni. Ho già raccontato della genesi di questo lavoro e del mio incontro con Omid Jazi, e ora il frutto di questa collaborazione è giunto a maturazione: dal 1° luglio sarà finalmente disponibile Tooting Bec, album inaugurale di una nuova collana interamente dedicata alla musica indipendente.
Tooting Bec oltretutto offre un brano inciso con intonazione a 432Hz (argomento esaurientemente trattato nel libro 432 Hertz: la rivoluzione musicale da noi pubblicato con grande successo), ovvero l’etereo e suggestivo “Piattaforma Madre”, interamente strumentale: il resto dell’album è stato prodotto in modo tradizionale, con altre nove tracce ad offrire un seducente spaccato dell’immaginifico panorama sonoro di Omid, un eclettico polistrumentista che con l’ausilio di alcuni “compagni d’avventura” è in grado di spaziare da un funkeggiante e coinvolgente “Vento Solare” alla rockeggiante e sconsolata “Eggregora”, dalla stupenda cavalcata ritmica di “Entanglement” alla voce distorta del viaggiatore cosmico di “Kavod”.
Tutti i brani sono caratterizzati da testi estremamente originali e coinvolgenti, chiaramente ispirati da molte tematiche affini a quelle trattate dalle nostre pubblicazioni e metabolizzati nel calderone emotivo di Omid, restituendo una suggestiva e intrigante alchimia di immagini e sensazioni. I dinosauri nella vasca in chiusura del botta e risposta di “Anomalia”, il lampadario che non smetteva di urlare nella struggente “Nuce Antibullica”, il segreto di tutto ciò che esiste malinconicamente svelato nella stupenda “Maddalena”, o le armi d’amore dell’eroe tragico di “Multiverso”: autentici lampi di poesia nell’arazzo di sinapsi cosmiche in risonanza con l’animo di questo talentuoso artista…
Parlare di Tooting Bec significa parlare di Omid Jazi, anzi, lasciar parlare:
«Alcuni ricercatori hanno detto che stanno bucando l’acqua. Bombardandola.
In un panorama dove lo spettacolo esiste per creare intrattenimento e distrazione, io mi inserisco come un ronzio. Quello che voglio è capire chi sono. Per farlo compongo canzoni che non sono canzoni, sono ologrammi.
Non capisco l’idea della musica che crea esaltazione, vorrei che ci fosse più tempo, per poter ascoltare con il corpo, lasciando le orecchie in un cassetto. Trasformare l’idea che c’è oggi della musica in Italia è una cosa a cui tengo. Vorrei che le mie canzoni cambiassero la vita alle persone, esattamente come hanno fatto con me le parole che scrivo. Ma non sono qui per piacere a voi, né a me stesso, voglio solo creare un tipo di attenzione diverso per la musica.
Mi piacerebbe vedere le persone avvicinarsi e dialogare senza parlare. Come cavalli scalzi su un campo da calcio.
L’hard disk è vivo e Omid Jazi è un ologramma, creato dalla CIA per esperimenti…»
Considerando gli importanti trascorsi professionali di Omid, sono convinto che questo bellissimo lavoro possa rivelarsi per lui lo spartiacque di una carriera musicale tutta in crescendo e mi auguro che, anche grazie a voi, gli tributi tutto il successo che merita.
T. B.
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