Il 13 novembre pubblicavamo un post su questo sito intitolato Un Califfato islamico anche in Ucraina?, in cui si segnalava la presenza di jihadisti ceceni tra i miliziani nazisti di Settore Destro in Ucraina. L'articolo che segue conferma e approfondisce oggi quanto scrivevamo allora. [Redazione NEXUS]
L’alleanza Kiev-Stato islamico
Mentre gli statunitensi combattono lo Stato islamico, alias SIIL, in Iraq e Siria, e loro funzionari avvertono sul presunto pericolo di un attacco negli Stati Uniti, in Ucraina Washington e il Califfato combattono assieme. Una notevole serie di articoli di Marcin Mamon su Intercept documenta un aspetto del conflitto ucraino cui nessun altro ha prestato attenzione: il ruolo del “Battaglione Dudaev”, un’unità di islamisti composta da ceceni ma anche da combattenti caucasici e ucraini. Le chiavi della clandestinità islamista in Ucraina furono consegnate a Mamon da un contatto d’Istanbul, “Khalid”, che comanda il locale ramo del SIIL.
“I nostri fratelli sono lì” disse a Mamon e il giornalista si recava in Ucraina, mettendosi in contatto con Ruslan che lo portava nella base clandestina di Munaev. Prendendo il nome dal primo “presidente” della Cecenia separatista, Dzhokhar Dudaev, il battaglione Dudaev era comandato da Isa Munaev, recentemente ucciso in Ucraina orientale.
Impregnati di odio fanatico per i russi, che sostengono i ribelli orientali, gli uomini di Munaev sentono di dover ripagare un debito, dato che i battaglioni ultra-nazionalisti di Settore destro che combattono per Kiev, a quanto pare, aiutarono i ceceni in passato.
Settore destro è un gruppo paramilitare apertamente neofascista che ha funto da manovalanza del colpo di Stato contro Viktor Janukovich, l’ex-presidente ucraino. Organizzato in battaglioni, tra cui il famigerato Azov, idolatra i collaborazionisti della seconda guerra mondiale che combatterono le truppe sovietiche: gli ultra-nazionalisti sono accusati di atrocità nel Donbass, nonché di terrorizzare gli avversari politici sul fronte interno. Secondo Mamon, erano coinvolti nella lotta contro i russi nella lontana Cecenia, dove l’ex-pezzo grosso di Settore destro Aleksandr Muzichko aveva combattuto a fianco di Munaev e “fratelli” contro i russi. Come ha detto Ruslan a Mamon:
“Sono qui oggi perché mio fratello Isa ci ha chiamato e ha detto: ‘È il momento di ripagare il debito. Un tempo i fratelli ucraini vennero (in Cecenia) e combatterono contro il nemico, l’aggressore, l’occupante comune“.
Oltre a tale solenne etica guerriera, un altro motivo probabile del supporto del SIIL a Kiev è l’accesso dei terroristi ad obiettivi occidentali. Come Mamon dice:
"L’Ucraina è un importante punto di transito per i fratelli, come Ruslan. In Ucraina è possibile acquistare passaporto e nuova identità. Per 15000 dollari un combattente riceve un nuovo nome e un documento legale che ne attesta la cittadinanza ucraina. L’Ucraina non aderisce all’Unione europea, ma è una via facile per l’immigrazione in occidente. Gli ucraini hanno poche difficoltà nell’ottenere visti per la vicina Polonia, dove possono lavorare nei cantieri edili e nei ristoranti, riempiendo il vuoto lasciato da milioni di polacchi emigrati nel Regno Unito e in Germania".
Ci viene detto che il SIIL progetta attentati in Europa e le forze di sicurezza sono impegnate a fermare sospetti in tutto il continente, eppure qui c’è il buco nelle difese occidentali dove “i fratelli” tranquillamente s’infiltrano senza che media occidentali dicano molto. In collaborazione con i gruppi ultranazionalisti come Settore destro, che hanno creato i loro battaglioni semiautonomi, gli islamisti in Ucraina brandendo passaporti ucraini accedono in occidente.
Chiedere che Washington inizi ad inviare armi al regime ucraino ormai rientra nel dibattito politico a Washington, con i soliti noti che invitano l’amministrazione ad aprire il rubinetto delle armi. Eppure gli ucraini dicono di ricevere già armi da Paesi che rifiutano d’identificare, secondo il funzionario del Consiglio di Sicurezza nazionale ucraino Oleg Gladovskij:
“(L’aiuto proviene da) luoghi in cui non abbiamo alcuna influenza e dove non c’è clamore pubblico (che noi abbiamo contribuito a creare in alcuni posti, purtroppo). È da tali Paesi che ora riceviamo armi”.
Allora, da dove provengono? “In Ucraina orientale”, scrive Mamon, "la bandiera verde della jihad sventola su alcune basi dei battaglioni privati". Ma quanto sono “privati” questi gruppi? Lo scalcinato esercito ucraino è composto da coscritti poco motivati e scarsamente armati, è un match facile per i separatisti che combattono a casa contro l’invasore. Il regime di Kiev dipende da questi eserciti “privati” quale spina dorsale delle proprie forze combattenti, e non sembra esservi un difficile rapporto simbiotico tra l’esercito ucraino e questi volontari, dato l’approccio adottato da Kiev. Se il regime ucraino riconosce apertamente di ricevere aiuti da Paesi ignoti, è giusto chiedersi: il battaglione Dudaev riceve aiuti dalle stesse fonti che riforniscono di armi gli islamisti in Siria: Qatar, Quwayt, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita? Mentre i ribelli “moderati” finanziati e supportati dagli USA vengono sconfitti dal SIIL, la rete jihadista internazionale estende i tentacoli in Ucraina combattendo per conto dei “fratelli”. Uno dei collegamenti chiave tra le fazioni ultra-nazionaliste ucraine e gli islamisti era Aleksandr Muzichko, che combatté al fianco del capo terrorista ceceno Shamil Basaev, la mente del massacro della scuola di Beslan, nelle guerre cecene. L’anno scorso Muzichko fu ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia ucraina, ma non prima di smascherare il volto del movimento ultra-nazionalista ucraino.
In un video divenuto virale, Muzichko e un gruppo di suoi camerati di Settore destro assaltano l’ufficio del pubblico ministero della città di Rovno, nel nord-ovest dell’Ucraina, schiaffeggiando il procuratore perché non lavora per conto di Muzichko. Fece irruzione nel consiglio comunale di Rovno brandendo una pistola e dichiarando che Settore destro non avrebbe mai disarmato.
Mentre le autorità senza dubbio trovavano le buffonate di Muzichko fastidiose, questo genere di cose è “normale” nella nuova Ucraina ed è probabile che il suo coinvolgimento con la rete clandestina del SIIL, piuttosto che le buffonate, abbiano suscitato l’ira delle autorità che lo abbattevano in un agguato del 24 marzo 2014. Il coinvolgimento con la cellula del SIIL in Ucraina era sempre più evidente, anche per chi in occidente s’accontenta di guardare da un’altra parte?
Che le autorità di Kiev collaborino con l’avamposto del SIIL è implicito nell’articolo di Mamon: dirigendosi
nell’accampamento di Munaev in compagnia di Ruslan, non ebbe problemi ai posti di blocco dell’esercito ucraino, dove sono scontate le tangenti, passandole tranquillamente. Nell’articolo di Mamon sentiamo le lamentele di Munaev sulla scarsità [di risorse, ndr]: il battaglione Dudaev, ci viene detto, dipende da attività criminali per finanziare la jihad. Eppure un oligarca da quattro soldi, “Dima”, gli porge 20000 dollari e parla di vendere ambra nel mercato nero ad "acquirenti del Golfo Persico, tra cui sceicchi facoltosi", forse gli stessi che generosamente finanziando il SIIL.
I legami tra il regime di Kiev e l’enclave del SIIL in Ucraina sono numerosi, e solo per metà occultati. Quando Mamon giunse nel campo di Munaev fu accolto da un blindato che, ci viene detto, fu donato da Igor Kolomojskij, uno degli uomini più ricchi in Ucraina, recentemente nominato governatore di Dnepropetrovsk. Kolomojskij, nonostante l’ascendenza ebraica, non ha scrupoli nell’allearsi con gruppi apertamente antisemiti come Settore destro, di cui finanzia i battaglioni, e come i jihadisti del SIIL a cui dona il blindato: tutto ciò che lo preoccupa è combattere contro Vladimir Putin, che disprezza.
Un’altra indicazione dell’alleanza SIIL-Kiev è la fuga di Adam Osmaev, vicecomandante del battaglione Dudaev, da una prigione ucraina dove scontava la condanna per tentato assassinio di Putin. Dopo il colpo di Stato a Kiev, Munaev e camerati fecero evadere Osmaev dalla prigione: quando affrontarono la polizia ucraina a un posto di blocco, furono misteriosamente autorizzati a passare. Come riporta Mamon:
“Dopo un drammatico stallo, gli ucraini consentirono ai ceceni di andarsene. (Non vi è alcun modo per confermare il racconto di Ruslan, ma nell’autunno 2014 il tribunale di Odessa improvvisamente dichiarò che Osmaev aveva scontato abbastanza la condanna e veniva liberato). Osmaev e Munaev tornarono a Kiev e il battaglione Dudaev fu creato“. “Di tanto in tanto”, scrive Mamon, “Munaev incontrava i rappresentanti del servizio di sicurezza ucraino, conosciuto come SBU.”
Il battaglione Dudaev conta circa 500 combattenti, ma ci sono altre brigate jihadiste in Ucraina, organizzate nel “battaglione Shayq Mansur, distaccatosi dal battaglione Dudaev di base a Marjupol, nel sud-est dell’Ucraina”, come altri anche due gruppi composti da tartari di Crimea, ciascuno di circa 500 jihadisti.
Come arrivano gli aiuti degli Stati Uniti in Ucraina, che tanto intrallazza con gli alleati del SIIL, e per quale uso futuro? Se John McCain e Lindsey Graham andranno avanti, armi statunitensi presto arriveranno a tali terroristi, la cui jihad contro i russi potrebbe rivolgersi in occidente e colpire le capitali d’Europa. Ciò è una conseguenza della vendetta: creiamo i nostri nemici e gli diamo le armi per colpirci, mentre pretendiamo la necessità di una sorveglianza universale al fine di combatterli.
Gli scienziati pazzi che formulano la politica estera statunitense creano un esercito di Frankenstein, che sicuramente aggredirà i suoi illusi creatori.
Articolo di Justin Raimondo, Antiwar, 7 marzo 2015 – Fonte in lingua originale: Russia Insider
Traduzione di Alessandro Lattanzio – Fonte in lingua italiana: Sito Aurora
Revisione redazionale di NexusEdizioni.it
Titolo originale: Terroristi collegati al SIIL lottano per Kiev in Ucraina orientale nel battaglione Dzhokhar Dudaev
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