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Vergogna su di lei, ministro Frattini – di byebyeunclesam

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Qui la notizia.
La dinamica degli eventi puzza di bruciato lontano un miglio e la Farnesina non sa fare altro che puntualizzare che “i medici italiani in stato di fermo lavoravano in una struttura umanitaria non riconducibile né direttamente né indirettamente alle attività finanziate dalla cooperazione italiana”.
Già, la cooperazione italiana in Afghanistan .

Da una parte le sparano sempre più grosse, dall’altra si dedicano alla loro specialità, il tiro al bersaglio sui civili
Washington, 11 aprile – Dopo la notizia che i tre italiani di Emergency avrebbero confessato di voler uccidere il governatore di Helmand, le autorità afghane, citate dalla CNN, hanno accusato gli stessi di aver ucciso nel 2007 l’interprete dell’inviato di Repubblica Daniele Mastrogiacomo, Adjmal Nashkbandi.
Mastrogiacomo venne rapito il 5 marzo 2007. Con lui c’erano l’autista Sayed Haga, ucciso immediatamente, e l’interprete Adjmal Nashkbandi. Dopo 14 giorni Mastrogiacomo fu rilasciato mentre il suo interprete, liberato ma subito ripreso dai talebani, fu ucciso dopo circa 20 giorni.
(AGI)

Kandahar, 12 aprile – Nuove accuse alla NATO per una strage di civili in Afghanistan. Il governo di Kabul ha puntato il dito contro le truppe dell’ISAF per aver aperto il fuoco contro un bus e aver ucciso quattro persone, tra cui una donna e un bambino, e averne ferite altre 18.
Secondo le autorità di Kandahar, dove è avvenuto l’incidente, i soldati hanno sparato quando il bus si è avvicinato a un convoglio militare.
(AGI)

Oggi, ieri, domani… le comiche!
Scena 1°: “Il magazzino supervisionato indirettamente”
Kabul, 12 aprile – “Pistole, giubotti esplosivi, radio e altro equipaggiamento sono stati trovati in un magazzino dell’ospedale di Emergency supervisionato indirettamente dagli italiani”. A ribadirlo è il portavoce del governatorato di Helmand, Daoud Ahmadi, in un’intervista ad AKI – ADNKRONOS INTERNATIONAL in cui parla del caso dei tre medici italiani di Emergency arrestati in Afghanistan, insieme a sei afghani, con l’accusa di aver parecipato a un presunto complotto per uccidere il governatore della provincia meridionale di Helmand, Gulab Mangal.
(Adnkronos/Aki)

Scena 2°: “Un caso di cattiva informazione”
Tirana, 12 aprile – Il presunto coinvolgimento degli italiani di Emergency in un attentato contro il governatore di Helmand “è stato un caso di cattiva informazione resa al mondo intero”. Cosi’ Franco Frattini da Tirana ha commentato le precisazioni del portavoce, Daoud Ahmadi. Il titolare della Farnesina, pur senza citarlo esplicitamente, ha accusato il britannico Times di aver dato “una notizia erronea” .
(AGI)


Ora la “libera stampa” si accorge che Matteo Dell’Aira di Emergency, nelle scorse settimane, aveva ripetutamente denunciato la condotta della soldataglia atlantista a Marjah e dintorni, come da noi subito segnalato su questo blog .
Giunge poi l’utile messa a fuoco del generale Fabio Mini (grassetto nostro):

Roma, 12 aprile – Una soffiata, la perquisizione, una scatola di esplosivo, una pistola, due bombe a mano attive e quattro inattive, gli agenti dei servizi che si portano dietro le telecamere, qualche soldato e poliziotto afgano e un paio di parà inglesi che si dirigono a colpo sicuro in una sala e fra decine di scatoloni individuano subito quelli sospetti.
Il generale Fabio Mini, ex capo del contingente NATO in Kosovo, commenta sulle pagine di Peacereporter l’arresto dei tre volontari di Emergency in Afghanistan sostenendo apertamente la tesi della vendetta politica da parte delle autorità locali, legata in parte al ruolo giocato dall’associazione nella liberazione del giornalista di Repubblica, Daniele Mastrogiacomo, finito nelle mani dei talebani. ”Ho già detto chiaramente in tempi non sospetti che Emergency avrebbe pagato caro il suo intervento politico nella vicenda Mastrogiacomo. Ora ci siamo”, scrive Mini. ”Un altro fatto concreto è il fastidio arrecato da Emergency alle forze internazionali e ai governanti afgani ogni volta che ne ha denunciato le nefandezze”. L’associazione di Gino Strada, prosegue Mini, ”è un punto di riferimento per chiunque abbia bisogno e quindi anche per i cosiddetti talebani”, mentre Helmand è ancora una roccaforte dei ribelli pashtun.
Dal punto di vista militare – è il ragionamento del generale – Emergency deve cessare di essere un testimone e un punto di riferimento per i ribelli. Tutti devono sapere che farsi ricoverare può essere l’anticamera dell’arresto che per gli afgani è sempre l’anticamera del cimitero. Inoltre, il governatore deve riacquistare peso dimostrando ai suoi e ai protettori inglesi che anche le organizzazioni internazionali e gli alleati italiani ce l’hanno con lui. Solo così può sperare di continuare a fare gli affari propri. Come ottenere tutto questo con un semplice coup di teatro – conclude Mini – è esattamente quello che si è visto finora”.
(ASCA)

 

 
Chi è il “terrorista”?
Roma, 12 aprile – Emergency torna a parlare di “sequestro” per gli operatori dell’organizzazione italiana prelevati sabato scorso dall’ospedale di Lashkar Gah, in Afghanistan.
“A questo punto possiamo parlare a tutti gli effetti di sequestro, dal momento che i tempi di un fermo legale sono scaduti”, ha detto il responsabile comunicazione di Emergency, Maso Notarianni. “Sono scadute le 72 ore di fermo senza che vi sia stato un fermo restrittivo o qualsiasi altra comunicazione e non ci risultano notifiche a nessuna procura afgana”, ha sottolineato.
(AGI)

[continua]

 
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