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VERSO LA FINE DELLA PROPAGANDA STATUNITENSE

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«Sotto i nostri occhi», cronaca di politica internazionale n°78
di Thierry Meyssan

L'impero anglosassone si basa su un secolo di propaganda. È riuscito a convincerci che gli Stati Uniti sono "il Paese della libertà", e che si dedicano alle guerre solo per difendere i loro ideali. Ma la crisi attuale in Ucraina ha appena cambiato le regole del gioco: ormai Washington e i suoi alleati non sono più gli unici a parlare. Le loro menzogne sono apertamente contestate dal governo e dai mezzi di comunicazione di un altro grande Stato, la Russia. Nell'era dei satelliti e di internet, la propaganda anglosassone non funziona più.

Da sempre i governanti tentano di persuaderci circa la correttezza delle loro azioni, perché le folle non seguono gli uomini di cui si conosca appieno la cattiveria. Il XX secolo ha visto comparire nuove modalità di diffusione delle idee che non si fanno intralciare dalla verità. Gli Occidentali fanno risalire la propaganda moderna al ministro nazista Joseph Goebbels. È un modo per far dimenticare che l'arte di distorcere la percezione delle cose è stata precedentemente sviluppata dagli Anglosassoni. Nel 1916, il Regno Unito creò la Wellington House a Londra, seguita da Crewe House. Contemporaneamente, gli Stati Uniti crearono il Committee on Public Information (CPI). Considerando che la Prima Guerra Mondiale contrapponeva le masse e non più solo le forze armate, queste organizzazioni hanno tentato di intossicare la propria popolazione altrettanto quanto quelle dei loro alleati e dei loro nemici.

La propaganda moderna inizia con la pubblicazione a Londra del Rapporto Bryce sui crimini di guerra tedeschi, che fu tradotto in trenta lingue. Secondo questo documento, l'esercito tedesco aveva violentato migliaia di donne in Belgio, e pertanto l' armata britannica lottava contro la barbarie. È stato scoperto alla fine della prima guerra mondiale che l'intera relazione era una bufala, composta di false testimonianze con l'aiuto di giornalisti. Da parte sua, negli Stati Uniti, George Creel inventò un mito secondo il quale la seconda guerra mondiale era una crociata delle democrazie per una pace volta a realizzare i diritti dell'umanità. Gli storici hanno dimostrato che la guerra mondiale rispondeva sia a cause immediate sia a cause profonde, delle quali la più importante era la competizione tra le grandi potenze per espandere i loro imperi coloniali. Gli uffici britannici e statunitensi erano organizzazioni segrete che lavoravano per conto dei loro Stati. A differenza della propaganda leninista, che aspirava a "rivelare la verità" alle masse ignoranti, gli anglosassoni cercavano di ingannarle per manipolarle. E per questo le agenzie statali anglosassoni dovevano nascondersi e usurpare delle false identità.

Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, gli Stati Uniti hanno trascurato la propaganda e le hanno preferito le Pubbliche Relazioni. Non si trattava più di mentire, ma accompagnare per mano i giornalisti affinché vedessero solo ciò che gli veniva mostrato. Durante la guerra del Kosovo, la NATO ricorse a Alastair Campbell, consigliere del primo ministro britannico, affinché raccontasse alla stampa una storia edificante al giorno. Mentre i giornalisti la riproducevano, l'Alleanza poteva bombardare "in pace". Lo story telling puntava meno a mentire quanto semmai a distrarre.

Tuttavia, lo story telling è tornato in forze con i fatti dell'11 settembre 2001: si trattava di focalizzare l'attenzione del pubblico sugli attentati contro New York e Washington affinché non percepisse il colpo di Stato militare organizzato in quel giorno: il trasferimento dei poteri esecutivi del presidente Bush a un'unità militare segreta e gli arresti domiciliari di tutti i parlamentari. Questo avvelenamento avveniva particolarmente ad opera di Benjamin Rhodes, oggi consigliere di Barack Obama.
Nel corso degli anni successivi, la Casa Bianca ha installato un sistema di intossicazione con i suoi alleati chiave (Regno Unito, Canada, Australia e naturalmente Israele). Ogni giorno questi quattro governi hanno ricevuto istruzioni o discorsi pre-scritti dall'Ufficio dei media globali per giustificare la guerra in Iraq o diffamare l'Iran. [1]

Per la rapida diffusione delle sue bugie, Washington si è appoggiata, sin dal dal 1989, alla CNN. Nel corso del tempo, gli Stati Uniti hanno creato un cartello di catene d'informazione satellitari (Al-Arabiya, Al-Jazeera, BBC, CNN, France 24, Sky). Nel 2011, durante il bombardamento di Tripoli, la NATO giunse a sorpresa a convincere i libici che avevano perso la guerra e che era inutile resistere ancora. Ma nel 2012, la NATO non è riuscita a replicare questo modello e a convincere i siriani che il loro governo sarebbe inevitabilmente caduto. Questa tattica è fallita perché i siriani erano a conoscenza della manipolazione effettuata dalle televisioni internazionali in Libia e hanno potuto prepararsi [2]. E questo fallimento segna la fine dell'egemonia di questo cartello dell'«informazione».

L'attuale crisi tra Washington e Mosca sull'Ucraina ha costretto l'amministrazione Obama a rivedere il proprio sistema. Infatti, Washington ora non è più la sola a parlare, deve contraddire il governo e i media russi, accessibili ovunque nel mondo via satellite e via internet. Il Segretario di Stato John Kerry ha perciò nominato un nuovo vice per la propaganda, nella persona dell'ex direttore di Time Magazine, Richard Stengel [3]. Ancor prima di prestare giuramento, il 15 aprile, stava già occupando il suo ufficio e, dal 5 marzo, ha inviato ai principali mezzi di comunicazione atlantisti una "Scheda documentata" sulle «10 contro verità» che Putin avrebbe enunciato sull'Ucraina [4]. Si ripeteva il 13 aprile con una seconda scheda che presentava «10 altre contro-verità» [5]. Ciò che colpisce nel leggere questa prosa è la sua inettitudine. Punta a convalidare la storia ufficiale di una rivoluzione a Kiev e screditare il discorso russo sulla presenza di nazisti nel nuovo governo. Tuttavia, ora sappiamo che in realtà più che di una rivoluzione, si trattava casomai di un colpo di Stato organizzato dalla NATO e attuato dalla Polonia e da Israele mescolando le ricette delle "rivoluzioni colorate" e delle "primavere arabe". [6].
I giornalisti che hanno ricevuto queste schede e le hanno ritrasmesse conoscevano perfettamente le registrazioni delle conversazioni telefoniche dell'Assistente del Segretario di Stato Victoria Nuland, sulla maniera in cui Washington avrebbe cambiato il regime a spese dell'Unione europea, e il ministro affari esteri estone Urmas Paets sulla vera identità dei cecchini di Maidan. Inoltre, hanno poi appreso le rivelazioni del settimanale polacco Nie sulla formazione – due mesi prima degli eventi – dei rivoltosi nazisti presso l'Accademia di polizia polacca. Quanto a negare la presenza di nazisti nel nuovo governo ucraino, equivale ad affermare che la notte è luminosa. Non è nemmeno necessario andare a Kiev, basta leggere gli scritti degli attuali ministri o ascoltare i loro propositi per constatarlo [7].
In definitiva, se questi argomenti contribuiscono a dare l'illusione di un ampio consenso dei media atlantisti, non hanno alcuna possibilità di convincere i cittadini curiosi. Al contrario, è così facile con internet scoprire l'inganno che questo tipo di manipolazione non potrà che intaccare ancora un po' di più la credibilità di Washington.

L'unanimità dei media atlantisti in occasione dell'11 settembre ha consentito di convincere l'opinione pubblica internazionale, ma il lavoro svolto da molti giornalisti e cittadini, di cui sono stato il precursore, ha dimostrato l'impossibilità materiale della versione ufficiale. Tredici anni dopo, centinaia di milioni di persone sono diventate consapevoli di queste menzogne. Questo processo potrà solo crescere dato il nuovo dispositivo di propaganda statunitense. In definitiva, tutti coloro che riamplificano gli argomenti della Casa Bianca, specie i governi e i media della NATO, distruggono da soli la propria credibilità.
Barack Obama e Benjamin Rhodes, John Kerry e Richard Stengel hanno effetto solo a breve termine. La loro propaganda convince le masse solo per poche settimane e fa sì che si ribellino quando capiscono la manipolazione. Involontariamente, minano la credibilità delle istituzioni degli Stati della NATO che le ritrasmettono consapevolmente. Hanno dimenticato che la propaganda del XX secolo poteva avere successo solo perché il mondo era diviso in blocchi che non comunicavano tra loro, e che il suo principio monolitico è incompatibile con i nuovi mezzi di comunicazione.

La crisi ucraina non è finita, ma ha già profondamente cambiato il mondo: nel contraddire in pubblico il Presidente degli Stati Uniti, Vladimir Putin ha compiuto un passo che ormai impedisce il successo della propaganda statunitense.

NOTE:
[1] «Un réseau militaire d'intoxication», Réseau Voltaire, 8 dicembre 2003.
[2] «La NATO sta preparando una grande operazione di disinformazione», di Thierry Meyssan, Komsomolskaija Pravda, Rete Voltaire, 10 giugno 2012.
[3] «Il direttore di Time Magazine, nuovo capo della propaganda statunitense», Rete Voltaire, 16 aprile 2014.
[4] «Fiche documentaire du département d'État: 10 contre-vérités sur l'Ukraine», Réseau Voltaire, 5 marzo 2014.
[5] «Note aux médias du Département d'État: 10 contre-vérités russes à propos de l'Ukraine», Réseau Voltaire, 13 aprile 2014.
[6] «Ucraina: la Polonia ha addestrato i golpisti due mesi prima» di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 17 aprile 2014.
[7] «Chi sono i nazisti nel governo ucraino?», di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 2 marzo 2014.
__________
Questa "cronaca settimanale di politica estera" appare simultaneamente in versione araba sul quotidiano "Al-Watan" (Siria), in versione tedesca sulla "Neue Reinische Zeitung", in lingua russa sulla "Komsomolskaja Pravda", in inglese su "Information Clearing House", in francese sul "Réseau Voltaire".

Articolo di Thierry Meyssan, 19 aprile 2014.

Traduzione a cura di Matzu Yagi.

Fonte: megachip.globalist.it

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