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(VIII) The Misteries of Cone Crater (Prima Parte)di Paolo C. Fienga & Lunar Explorer

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La "copertura" dei media per questa missione sarebbe stata, almeno in Italia, decisamente bassa e la stessa cosa, stando a quanto ci hanno raccontato i nostri corrispondenti americani, accadde negli USA.

Un vero peccato che sìano stati in pochi quelli che videro, "Live from the Moon", lo spettacolo che si apriva sui teleschermi. Un esempio? Ecco uno splendido panorama, una bellissima "Cartolina dalla Luna", un piccolo frammento di quello che alla NASA chiamavano "Contingency Panorama"…

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Le immagini a bassa (o bassissima) risoluzione della Luna hanno un fascino tutto particolare e sapete quale?

Risultano, diremmo sempre o quasi sempre, leggermente sfuocate.

Sfuocate, come se il Tempo avesse "posato una leggera patina di polvere su di esse".

È ovvio che, ad occhi non abituati alla qualità dei frames in HR o addirittura gli Original Uncompressed, questa "patina di polvere" non dà noia, anzi: aggiunge mistero.
Il problema, però, arriva quando i frames a bassa (o bassissima) risoluzione devono essere esaminati. Allora – e qui parliamo per esperienza – si rischiano le "sviste". Quelle grosse, che fanno perdere credibilità e carisma anche al più accorto fra i ricercatori.

Ma torniamo a noi: Apollo 14 – tanto per cambiare… – fu definita una Routinary Mission. Ed era ovvio: se già l'Apollo 12 lo era stata, figuriamoci l'Apollo 14!

L'Apollo 13 costituì un'eccezione solo perchè – e, credeteci, non è cinismo, ma è la semplice verità – fu sfiorata la tragedia. Durante la Missione Apollo 14, invece, tutto filò via liscio e, quindi, i mezzi di comunicazione di massa non ritennero necessario parlare troppo di quello che stava accadendo sulla Luna. Bastava dire giusto lo stretto indispensabile, e cioè che gli astronauti stavano bene e che la missione procedeva tranquillamente.

Curiosamente, fu proprio a cominciare da questa missione che le "anomalie" (che, come abbiamo visto, avevano pesantemente caratterizzato le prime tre esplorazioni della Luna) incominciarono a ridursi. Certo, come avremo occasione di mostrarvi, qualcosa di incredibile (e debitamente fotografato!) si manifesterà anche durante questa Missione, ma l’evento assomiglierà molto ad una sorta di "Canto del Cigno".

Sarà stato, forse, a causa del fatto che gli astronauti, ormai ricoperti da valanghe di compiti da svolgere in tempi comunque ristrettissimi, non avevano abbastanza tempo per "guardare" quello che succedeva…

O forse erano solo distratti…

O, magari, le prime "anomalìe" erano dipese soltanto da difetti, poi adeguatamente corretti ed eliminati, delle pellicole o delle fotocamere.

Se ci pensate, ognuna di queste possibili spiegazioni, a parte una leggera dose di ironia, è comunque accettabile e valida, sino a prova contraria. Noi abbiamo comunque una tesi al riguardo e vi renderemo partecipi di quello che pensiamo a mano a mano che ci addentreremo nell'analisi dei documenti che possediamo e che, comunque (in almeno 4/5 circostanze), non possono non lasciare l'Osservatore completamente spiazzato.

La Grande Anomalia che appare nei frames Apollo 14 la scoprimmo esaminando uno dei tanti Panorami Ridondanti che vennero ripresi dagli astronauti.

Panorami a 360°, ed anche questa prassi era, come sapete anche voi, una procedura standard delle Missioni Apollo: fotografare i dintorni dell'area di arrivo da ogni angolo ed a 360°, in maniera tale che, se qualcosa fosse andata storta e si fosse reso necessario anticipare precipitosamente la partenza (tecnicamente si parla di "NO STAY DECISION"), almeno sarebbero stati disponibili dati ed immagini in più da esaminare, vedere, controllare e valutare.

E questo è quello che fecero gli astronauti.

Ed ecco che, improvvisamente, accade quello che – in fondo – tutti noi aspettavamo e speravamo: una "manifestazione" anomala, inattesa e, per fortuna (ed almeno a quanto ci è dato sapere), pacifica.

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Una "blue flare-like light", come definita da un collega (ed amico) che lavora per l'Istituto di Scienze Planetarie ed è anche uno dei curatori dell’Apollo Image Atlas (ma non possiamo citare il nome altrimenti, come ci ha detto lui a chiare lettere, “lo cacciano”…), illumina il cielo nero della Luna. Osservate attentamente non solo la "fiaccola blu", ma anche i punti di riferimento che avete sull'orizzonte lunare. Sono importanti perchè la "blue flare" riapparirà (e sarà fotografata) altre volte, in luoghi ed altezze – rispetto all'orizzonte lunare – sempre differenti.

Ma prima di spendere qualche parola a proposito delle caratteristiche di questa "fiaccola blu" vi suggeriamo di andare a vedere la sequenza di frames pubblicata sul sito Lunar Explorer Italia così che possiate notare come il comportamento dell'astronauta che stava fotografando (e che crediamo fosse Shepard) rasenti l’assurdo: questi, infatti, procede nella panoramica a 360° COME SE NULLA FOSSE ACCADUTO!

Noi crediamo che qualsiasi persona (umana) in un frangente simile sarebbe o rimasta del tutto pietrificata, o avrebbe scattato foto su foto verso l'oggetto (la Luce Blu) anomalo/a, infischiandosene della quantità di pellicola a disposizione e del dettato delle Procedure Operative disposte per le Moon Operations.

E invece… Invece il nostro amico Shepard che cosa fa? Ignora il tutto e procede a fare la panoramica.

È ovvio che dobbiamo porci, a questo punto, alcune domande. Noi pensiamo che la ragione più plausibile per questo (davvero assurdo) comportamento debba trovarsi nel fatto che l'Astronauta che stava fotografando NON abbia visto l'oggetto.
Sì certo, sembra anche a noi un'eventualità poco credibile, però può essere. Siamo sulla Luna, in fondo, e tutto è diverso lassù!… Forse anche i riflessi degli astronauti cambiano e si appannano.

O magari l'apparizione della Blue Flare è durata solo una frazione di secondo e quindi è, sì, rimasta impressa sulla pellicola, ma è sfuggita all'occhio umano.

Queste sono le eventualità che ci sembrano maggiormente credibili ed accettabili, ma c'è pure un'altra possibilità che ora andremo ad esaminare e valutare.

Si racconta, infatti, dell'esistenza di una "Special Procedure" per il caso di "Unusual Sightinghs and Encounters".

Essa recitava che gli astronauti, anche qualora si fossero trovati davanti a “presenze anomale”, avrebbero dovuto ignorare dette “presenze” e proseguire nelle loro occupazioni come da procedure operative standard.

In ogni caso, al verificarsi di una circostanza simile doveva essere osservato il silenzio radio totale o, nel caso di necessità assoluta di dare seguito a comunicazioni urgentissime ed improcrastinabili, occorreva fare uso dei cosiddetti "canali riservati". È del tutto ovvio che l'esistenza di questa Special Procedure è stata (e sarà sempre) negata negli ambienti ufficiali, ma è anche vero che anche i "muri di silenzio e di omertà" hanno delle crepe…

Comunque sia, questa Procedura Speciale diceva, in poche parole, che "…in ogni e per ogni evento di contatto ‘inusuale’ e quand'anche si fosse trattato di un mero contatto visuale…" gli astronauti avrebbero dovuto ignorare la cosa e comportarsi "come se niente fosse".

Noi, come Gruppo di Ricercatori Indipendenti, in tutta onestà, abbiamo sempre rigettato ipotesi del genere, ritenendole un parto della fantascienza e della "voglia di stupire" (in senso negativo) più che un'eventualità – ancorché assai remota – da considerare. Ma quello che abbiamo visto in questa immagine ci ha "colpito" e fatto vacillare.

Che cosa accade? Accade che la panoramica a 360° continua e, improvvisamente, la Blue Flare riappare! In un posto diverso e ad un'altezza diversa, ma le caratteristiche esteriori della Fiaccola Blu sembrano del tutto simili a quelle che già si erano viste nel frame 9295. Ma adesso la questione è diversa e – per certi versi – ancora più sconcertante: nella fotografia, infatti, si vede benissimo l'altro astronauta che sta riprendendo l'oggetto luminoso e che non pare assolutamente turbato da quella "luminescente presenza"

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Un incontro ravvicinato del Terzo Tipo sulla Luna? Forse.

Di certo si è trattato di un evento storico. Un evento storico, incredibile ed unico, da immortalare, sicuramente, magari attraverso 100 frames e decine di metri di pellicola.

E invece?

Invece Shepard continua (ancora una volta) a fare il suo bel panorama a 360°, ignorando COMPLETAMENTE quello che sta accadendo davanti ai suoi occhi.

Insomma: apparentemente viene data precedenza al rispetto di una procedura anziché alla possibilità di testimoniare e documentare un evento che, per contenuti (scientifici, filosofici e, forse, anche morali), per modalità di verificazione e per portata storica, avrebbe fatto passare in secondo piano qualsiasi ALTRO EVENTO PREGRESSO e CONTEMPORANEO (e, forse, anche futuro: perchè no?!?) nella Storia dell'Umanità. Vi renderete conto anche voi che, in una situazione del genere, il comportamento posto in essere da Shepard rasenta la “stupidità senza frontiere!” o la più pura follia.

L'Astronauta ottempera ad una procedura operativa standard e "lascia passare" il momento del "faccia a faccia" tra il suo compagno Mitchell e una "entità" esterna (perdonateci il ricorso al concetto di "entità", tanto caro al Prof. Hoagland, ma proprio non abbiamo nessun altro modo di definire la Blue Flare).


Cosa intendiamo dire?


Semplice: noi siamo convinti (pur essendo sempre pronti a fare dietro-front e a scusarci, se e quando ci venissero forniti dati validi per provare il contrario) che la Blue Flare – qualsiasi cosa fosse – era perfettamente visibile e riconoscibile. Il non insistere nella ripresa, a nostro parere, non è stato il frutto di un "non vedere" e/o di un "non cogliere" (in tutto od in parte). Il non insistere nella ripresa è stato il frutto, orribile ma inequivocabile, di una "scelta deliberata in tal senso". Osservate pure le versioni originali ed uncompressed dei frames nei quali appare la Blue Flare e poi provate a ragionarci sopra.

Noi, attenzione, non condanniamo l'operato degli astronauti: sono stati uomini di grande coraggio e valore e devono essere rispettati sino alla fine.

Se hanno davvero "ignorato" quello che stava accadendo, noi siamo certi che lo hanno fatto perché non avevano altra scelta.

Ma chiunque abbia messo gli astronauti in una condizione come quella che noi, adesso, stiamo cercando di comprendere, ricostruire ed analizzare a tavolino, è stato, a nostro avviso, un "criminale".

Criminale verso quegli uomini di valore, poiché li ha messi in condizione di non poter immortalare quello che stava accadendo (prima) e di non poterne parlare mai (dopo, una volta tornati sulla Terra).

Criminale verso la stessa filosofia che ha ispirato la conquista della Luna e criminale verso coloro che, per consentire a 12 Astronauti di giungere a toccare il suolo lunare, sono morti (ricordate la tragedia dell'Apollo 1?).

Criminale verso l'Umanità e verso tutti noi, poiché siamo ancora qui, Anno Domini 2006, a trastullarci e/o a combattere con le nostre miserie, anziché vivere ad un grado conoscitivo superiore e, sicuramente, a livelli umanamente e spiritualmente più elevati rispetto a quelli che invece caratterizzano questa specie di "Medio Evo" (sia pure tecnologico) nel quale navighiamo – ma a costante rischio di naufragio – al giorno d'oggi.

Ripetiamo: se la nostra congettura fosse errata, tante scuse a chi di dovere e meglio così. Per tutti.


Ma se non lo fosse, allora dovremmo davvero domandarci (e poi trovare anche delle risposte, ed in fretta…) "In che mani siamo? Chi ci sta guidando e, soprattutto, dove ci sta guidando?"

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Ringraziamenti: all'Amico Fabio Italiano (SpazioUfo.Com) possiamo vedere in dettaglio la flare (elaborazione n. 1) che, per (almeno) tre volte, è apparsa nei pressi della zona di allunaggio dell'Apollo 14. Da questo spettacolare detail mgnf non possiamo che trarre uno spunto, una riflessione: c'è qualcosa di "alieno" accanto agli astronauti e vorremmo proprio vedere chi ha il coraggio di ricondurre (e spiegare) questo tipo di (eclatante) anomalìa ad un semplice photo-artifact od a qualcosa di simile.

Accanto agli uomini dell'Apollo 14, infatti, doveva esserci "qualcosa".

Che cosa fosse e/o di che cosa si trattasse, be’, questo potrebbero dircelo solo loro e, ormai, non possono proprio più farlo.

Un grazie di cuore anche ad un appassionato che si firma "Manny" (SpazioUfo.Com) e che dovrebbe risiedere a Milano, autore dell’elaborazione n. 2.

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Ed infine, last but not least, grazie ad Enterprise Mission e ad Alan Laverne Bean (LM Pilot – Apollo 12): questo frame (multiplo) va infatti a completare quello che avevamo detto in precedenza e, nel contempo, va a “smuovere” un po’ le tranquille acque dell’indifferenza: forse la Blue Flare non è stata un fenomeno isolato ed unicamente riferibile alla Missione Apollo 14…

Ed infatti, come appare dalla (splendida) tavola dell'Astronauta Alan Laverne Bean, i "chiarori blu" sembrano essere eventi comuni sulla Luna.

Per quanto attiene il frame AS 14-66-9301, pesantemente elaborato, che si vede nel riquadro in basso a Dx, si tratta di quello usato in supporto alla teoria Hoaglandiana della Blue Flare come riflesso (ma di che cosa?).

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