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Antrace, antrace e ancora antrace! di Furio Stella

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Un mese fa non si parlava d'altro. Antrace, antrace, e ancora antrace. O, se vi piace di più, carbonchio, carbonchio e ancora carbonchio. Uffici postali trasformati in piccole Chernobyl, lettere maneggiate come fossero barre di plutonio, calligrafie un po' orientaleggianti scrutate come sinistri presagi, l'incubo della guerra batteriologica, i «sono stati Bin Laden e Saddam Hussein» (e magari anche Gheddafi, Milosevic e Fidel Castro…), insomma una psicosi mondiale nemmeno lontanamente paragonabile all'entità delle vere vittime che – citiamo a memoria – non devono essere state più di cinque. Questo un mese fa: un tempo troppo lungo per conservarne la memoria collettiva, se oggi che sono finalmente arrivate le risposte alle domande fondamentali (chi ha spedito le lettere all'antrace-carbonchio, dove l'ha trovato e perché l'ha fatto), o comunque le probabili risposte, non c'è più un giornale o una televisione disposto a pubblicarle. Neanche su un colonnino di dieci righe. Non stiamo scherzando, sentite qua: sabato 28 novembre il magazine tedesco di Greenpeace scrive che dietro gli attentati c'è un laboratorio segreto Usa, un rinomato microbiologo Usa, e il suo desiderio tipicamente Usa (desiderio comprensibile, però: in fin dei conti il proprio posto di lavoro sta a cuore a tutti) di risolvere i problemi alla base e dunque di far aumentare il bilancio di ricerca delle armi batteriologiche che lui stesso costruisce. «L'Fbi sa già tutto», assicurano quelli di Greenpeace.

Fantasie di ambientalisti? Non ne saremmo tanto sicuri. Non solo perché Greenpeace in Germania, così come tutto il fronte dei «Grunen», i Verdi, é una cosa seria, e mica l'associazione italiana «Amici del passerotto selvatico», tant'é che la tv tedesca anche se in quinta o sesta battuta, la notizia l'ha ripresa. Ma soprattutto per le fonti citate nell'articolo: membri della delegazione Usa alla conferenza Onu delle armi chimiche a Ginevra, scienziati indipendenti lì presenti, la biologa Rosenberg ex consulente di Clinton, un esperto di armi chimiche.

Bene: ieri martedì 4 dicembre é arrivata la conferma dall'autorevole «New York Times», il quale ha scritto che l'antrace usato é identico a quello prodotto nei laboratori militari americani prima che «Nicky Tricky» Nixon chiudesse i programmi Usa di bioguerra. «La concentrazione di spore é la stessa, nessun governo straniero é mai riuscito a produrne una uguale», è stata la conclusione delle lunghe analisi.

«Be', in fondo si sapeva…», dicono i coristi adesso che l'antrace é passato di moda, non é trendy, e di conseguenza non fa più notizia, e poi ormai Kabul é caduta e i Talebani hanno le ore contate. Dunque ci sa tanto che le stramaledette dieci righe non andranno in pagina (o in onda) neanche stavolta. Peccato, perché qualcuno avrebbe potuto leggerle. Magari anche il ministro della Difesa Antonio Martino che non più tardi di sabato scorso 1 dicembre, intervenendo al giuramento degli allievi dell'Accademia Navale di Livorno, aveva detto testualmente: «Il ceppo dell'antrace individuato negli Usa pare (pare?) che provenisse da un particolare Paese di cui non posso fare il nome». E chi glielo dice adesso al signor ministro che la bandiera di quel paese é fatta a stelle e strisce?


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