Comprendere la vera natura della realtà è una delle domande più antiche e affascinanti dell’umanità. L’articolo “Coscienza e Immaterialità” del professor Alberto Nigi ci invita a un viaggio intellettuale che sfida le nostre percezioni più consolidate… e se la vera natura della realtà non fosse fisica?
Una nuova prospettiva: coscienza e realtà non fisica
Su Nexus New Times n. 172 il professor Nigi propone una rivoluzionaria “teoria del tutto” che non si limita a spiegare i fenomeni fisici, ma osa andare oltre, suggerendo una concezione non fisica della realtà. L’articolo inizia con una provocatoria riflessione sulla globalizzazione della cultura e sulla necessità di un pensiero critico che non si conformi alle “verità ufficiali”, spesso imposte sia dalla scienza che dalla religione. Solo con una mente aperta, si legge, possiamo accogliere le “vere” novità che potrebbero destabilizzare le nostre certezze.
Dalla filosofia alla fisica quantistica: la consistenza della materia in discussione
Attraverso un’analisi che spazia da Cartesio ad Aristotele, da Platone a Berkeley, l’autore smonta l’idea di una realtà materiale data per scontata. Viene evidenziata la natura illusoria della realtà sensibile, che già filosofie antiche come quelle orientali (Induismo e Buddhismo) descrivevano come “apparenza illusoria e ingannevole” (il “velo di Maya”).
Il saggio si sposta poi sul terreno della fisica quantistica, che, con i suoi principi di indeterminazione e l’inaffidabilità delle particelle subatomiche, sembra rafforzare l’idea di un’inconsistenza della materia a livello microscopico. Se la materia, in un’analisi infinitesimale, tende al nulla, allora cosa costituisce la nostra realtà? La risposta audace del professor Nigi è che esiste solo la “coscienza”, un’entità immateriale che egli definisce “Coscienza Cosmica”.
L’universo olografico e la Coscienza Cosmica: un sogno virtuale?
Questo specchiarsi in se stessa della “Coscienza Cosmica” determina l’emergere dell’apparente dualità, per cui tutto funziona secondo il principio degli opposti-complementari: yin-yang, sì-no, bianco-nero, acceso-spento e infine 1-0 che, nell’informatica, è il punto di partenza per la strutturazione algoritmica dei programmi più complessi. Infatti, l’indifferenziazione non consentirebbe l’esperienza della percezione. In questo modo la “Coscienza Cosmica” può fare tutte le esperienze necessarie allo scopo, esprimendosi nell’universo virtuale da essa stessa creato. Dunque, ripetiamo, l’universo altro non sarebbe che il “sogno” della “Coscienza Cosmica” e quindi tutto, nell’universo, sarebbe composto di atomi di coscienza dispiegati su piani dimensionali diversi dove si svolge il meccanismo dell’evoluzione. L’atomo di coscienza che caratterizza l’essere umano terrestre ed eventuali esseri extraterrestri intelligenti e creativi di altri mondi potremmo chiamarlo comunemente “anima”, la quale, in quanto “coscienza”, sarebbe giocoforza immortale e assumerebbe diversi “corpi” per mezzo della cosiddetta “reincarnazione”.
L’articolo culmina con l’idea che scienza, religione e filosofia non siano fini a se stesse, ma strumenti per superare la frammentarietà del sapere e raggiungere una “verità” più profonda, partendo dalla consapevolezza della nostra ignoranza.
Se siete pronti a mettere in discussione le fondamenta della vostra percezione della realtà e a esplorare l’affascinante possibilità che tutto sia un’emanazione della coscienza, vi invitiamo a leggere la versione integrale di questo articolo illuminante su Nexus New Times n. 172. La sua lettura promette di ampliare i vostri orizzonti e di offrirvi nuove prospettive sulla natura dell’esistenza, il significato della coscienza e la natura non fisica della realtà.