Una breve riflessione sul video che, da alcuni giorni, Facebook sta offrendo ai suoi utenti per festeggiare i 10 anni del social network.

Ho notato che alcuni amici hanno percepito una violazione della propria privacy guardando il video, che pure è automaticamente scaturito da quanto loro stessi hanno postato e mostrato di sé.
In effetti, a ben guardare, sottilmente qualcosa c'è di vero in questa sensazione, anche se, razionalmente, ha poco senso, visto che tutto il materiale che il video presenta è quello che noi stessi abbiamo reso disponibile pubblicamente. ?Dov'è allora la coerenza tra quello che facciamo – abbiamo fatto – e quello che 'sentiamo'??Il punto è che le foto, i link, i testi, li abbiamo inseriti noi – liberamente – senza un ordine o una gerarchia. ?Abbiamo semplicemente espresso gioia, dolore, piacere, amicizia, accordo, in pensieri ed immagini, condividendo questi nostri sentimenti e pensieri con amici reali o virtuali. ?Il video, invece, ci viene dall'esterno, da un algoritmo, da qualcosa di inanimato, meccanico, dunque. ?L'algoritmo alla base del video non considera il valore intrinseco, personale, dei nostri pensieri o sentimenti, o la nostra affezione ad un'immagine piuttosto che a un'altra. ?No, calcola solo quanti 'mi piace' ha ricevuto o quante volte è stata condivisa.
Dunque un criterio statistico, non vivente, morto.


Lasciarlo realizzare o meno, postarlo o meno, non fa la differenza.?La differenza la fa essere coscienti di quello che facciamo – qualunque sia la nostra decisione – e sopratutto di ciò che sottilmente percepiamo come movente della nostra scelta.
La luce della coscienza illumina l'oscurità delle entità subumane – come quelle che agiscono negli ambiti elettrici, magnetici, atomici – permettendoci di tener loro testa.
Articolo di Piero Cammerinesi
Fonte: liberopensare.com