È una coincidenza che il giorno della nascita di Facebook sia lo stesso della chiusura del progetto LifeLog del Pentagono, praticamente identico?
A parte l’ordine di pensare che Trump sia tanto cattivo (secondo solo a Putin che è l’Anticristo), il coro di sistema impone di amare, venerare e lodare gli Stati Uniti, e di fidarci di loro. Anche se hanno sperimentato il controllo mentale con droghe sui loro cittadini, soldati e alleati, anche se agiscono per destabilizzare la politica italiana (e non solo) dalla prima guerra mondiale, anche se la loro ombra è praticamente ovunque nei capitoli più bui della storia italiana, anche se ci hanno trascinato in più di una guerra che andava contro i nostri interessi energetici ed economici, anche se hanno il pallino della sorveglianza di massa e – cosa più grave – anche se pasticciano indecorosamente con la nostra cucina nazionale e mettono l’ananas sulla pizza!
Ma torniamo a Facebook, al Pentagono e alla sorveglianza di massa.
La storia delle origini di Facebook è nota a tutti: il 4 febbraio 2004 alcuni ambiziosi studenti di Harvard crearono, dalla loro stanza nel dormitorio studentesco, un sito che avrebbe cambiato il mondo. Ci sono però degli aspetti non molto noti al grande pubblico.
La storia di Chester Gordon Bell, del suo Lifelogging e di LifeLog del pentagono
Chester Gordon Bell, uno dei pionieri dell’informatica moderna, a partire dal 1997, su richiesta di un ex collega della Carnegie Mellon University, iniziò a digitalizzare tutti i suoi libri e documenti per creare un archivio sulla storia dell’informatica. Quest’esperienza lo portò a un’idea più ambiziosa: digitalizzare ogni aspetto della sua vita.
Iniziò a scansionare email, appunti di lavoro e la cronologia della sua navigazione online. In seguito, si dotò di una fotocamera al collo che scattava foto a intervalli regolari, di un altimetro e di un GPS per tracciare la sua posizione, creando così una sorta di “memoria surrogata”.
Nel 2002, Bell e il suo team pubblicarono un articolo sulla loro esperienza nell’organizzazione elettronica della vita umana.
La loro ricerca, definita “lifelogging“, attirò l’attenzione della DARPA (Agenzia per i progetti di ricerca avanzata della difesa), che nel 2003 propose loro di sviluppare il programma LifeLog per valutare le potenziali applicazioni militari di questa nuova forma di raccolta e organizzazione dei dati. Bell aveva già collaborato con DARPA, insieme a Thad Starner, futuro papà di Google Glass, per sviluppare sensori indossabili per i soldati.
L’idea era semplice: creare un diario digitale (spiabile, ovviamente) che permettesse alle persone di registrare digitalmente la loro vita: spostamenti, conversazioni, letture, relazioni, acquisti e molto altro. Si poneva, però, un problema di fondo: chi mai avrebbe usato un programma del genere, acconsentendo a farsi spiare in modo tanto dettagliato?
Sempre nel 2002 il New York Times aveva scoperchiato la faccenda del “Total Information Awareness”, un programma di sorveglianza di massa sulla base della polizia predittiva e l’opinione pubblica non l’aveva presa bene.
Così LifeLog fu chiuso il 4 febbraio 2004, lo stesso giorno in cui Mark Zuckerberg lanciò ufficialmente Facebook. Incredibile coincidenza. O forse no.
Da LifeLog a Facebook
Pare che la CIA e la NSA non rinunciarono affatto al progetto, ma lo affidarono al settore privato. I fondi furono raccolti attraverso un’impresa collegata alla CIA, gli esperti di LifeLog passarono a Facebook.
Il progetto illudeva che chiunque sarebbe stato libero di contattare amici e partenti, socializzare e scambiare idee senza costi aggiuntivi, senza limiti di tempo e di spazio, senza controllo, senza censura. Un meraviglioso regalo all’umanità.
Tuttavia nulla di valido è mai gratis davvero, in questo caso la “fregatura” era che ogni click, ogni parola e ogni immagine sarebbero stati stati registrati e archiviati a servizio del Pentagono. Con più di due miliardi di iscritti e una massa dati archiviata inimmaginabile, c’è tutto l’occorrente per manipolare pensieri, idee, notizie, comportamenti d’acquisto, voto. Censurare la controinformazione, far sparire dalla visibilità le persone scomode. Su scala mondiale.
Non ci sono prove di un coinvolgimento del Pentagono o dei servizi segreti americani nella creazione di Facebook, né investimenti diretti e Meta ha rifiutato di commentare tali supposizioni. Chester Gordon Bell, dal canto suo, ha confermato di aver avuto un incontro con Facebook, incentrato sulla conservazione della memoria.
Lo scienziato informatico e ex ricercatore DARPA Newton Lee, autore di “Facebook Nation”, sostiene che Facebook è uno strumento fondamentale per le forze dell’ordine e le agenzie di intelligence, mantenendo vivo l’obiettivo del Total Information Awareness, anche se il programma originale è stato cancellato.
Secondo Lee, tramite i social media, il “database onnisciente” tanto voluto dal Pentagono è diventato realtà, con molte informazioni volontariamente fornite dagli utenti e disponibili senza mandato.