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Iperstizioni: il potere della finzione

Quando il futuro riscrive il presente

Cosa sono le iperstizioni? Chi non è nato nel nuovo millennio si imbatte in continuazione in nuovi termini e concetti (più i primi che i secondi), avendo la stranissima sensazione che ci sia un’ostinata e ferrea determinazione a modificare nomi e definizioni senza alcuna ragione specifica.
A volte lo si fa per usare parole che non siano caricate da significati pregressi, per indicare la stessa identica cosa di prima. Col cambio di nome, però, sembra si tratti di qualcosa di differente.
Esempi facili e immediati: ICI e IMU, UFO e UAP, d.C. e C.E…. e così via.
Ma torniamo alle iperstizioni.

Viviamo in un’epoca in cui il confine tra realtà e finzione è sempre più labile. Quello che pensiamo, immaginiamo o desideriamo non rimane confinato nella sfera del pensiero, ma si diffonde, si contamina e, in alcuni casi, si trasforma in una forza attiva capace di modellare il mondo.
Questo fenomeno ha un nome: iperstizione.

Il termine, coniato dal filosofo britannico Nick Land, non è una semplice evoluzione della superstizione, ma un concetto diverso. Se la superstizione è una credenza proveniente dal passato, l’iperstizione è una “profezia auto-avverante” che viaggia nel tempo. È una narrazione, un’idea o una finzione che, una volta diffusa e creduta da un numero sufficiente di persone, inizia a manifestarsi e a influenzare la realtà stessa, riorganizzando eventi, comportamenti e persino la nostra interpretazione del passato.

Perché parlavo del cambio di nome per concetti e fenomeni che nuovi non sono? Perché l’iperstizione non è altro che un’evoluzione tecnologica di concetti e pratiche già esistenti, ma ci torneremo sopra.

Le iperstizioni sono finzioni operative

Le iperstizioni funzionano come delle finzioni operative. Non si limitano a descrivere il mondo, ma agiscono su di esso. Pensa a un’idea o a una tecnologia futuristica: all’inizio può sembrare pura fantascienza, ma se cattura l’immaginario collettivo e spinge investimenti, creatività e risorse verso la sua realizzazione, diventa un catalizzatore di cambiamento. L’idea stessa, prima di essere reale, nel diffondersi, plasma la possibilità della sua concretizzazione.

Questo processo è particolarmente evidente nell’era digitale. Con la sovrabbondanza di informazioni, la viralità dei contenuti e la rapidità con cui un’idea può viaggiare e propagarsi attraverso i social media, le iperstizioni trovano un terreno fertile. Un’idea, un meme, una teoria o persino una criptovaluta come il Bitcoin, possono nascere come semplici concetti nel cyberspazio, per poi acquisire una forza tale da influenzare l’economia, la cultura e la società su scala globale. La loro diffusione non è casuale, ma obbedisce a una logica virale e memetica, in cui l’immaginazione collettiva diventa una vera e propria forza computazionale.

Le iperstizioni rientrano nella cornice filosofica dell’accelerazionismo, di cui Nick Land è considerato il “padre”. È una corrente di pensiero che non vede il capitalismo come un sistema da contrastare, ma da spingere oltre i suoi limiti, accelerandone i processi fino a raggiungere un punto di svolta, una trasformazione radicale.

In questa prospettiva, la realtà non è ciò che percepiamo, ma ciò che è immaginato come potenziale. Le iperstizioni sono, di fatto, le ipotesi di futuro che l’accelerazionismo proietta e diffonde. Hanno lo scopo di “sfondare” quello che Land chiama l’apparato di sicurezza umana: l’insieme di valori e credenze che ci legano alla tradizione, alla morale e a un’idea di progresso lineare. Le iperstizioni, agendo come forze disruptive, creano un corto circuito temporale, dove il futuro retroagisce sul presente, spingendoci verso una trasformazione profonda, verso il passaggio al “post-umano”.

Il concetto non è nuovo

Come dicevo, si tratta di un nome nuovo per un fenomeno già noto, sia in ambito scientifico che nel settore esoterico.
Il primo e più lampante parallelo è con la fisica quantistica. L’esperimento della doppia fenditura suggerisce che l’atto di osservare una particella ne altera il comportamento, costringendola a passare da uno stato di potenziale (onda) a uno stato definito (particella). Allo stesso modo, un’iperstizione inizia come un “potenziale” (un’idea futuristica, un’ipotesi) e, man mano che viene “osservata” e “creduta” da un numero sempre maggiore di persone, si condensa in realtà, influenzando attivamente il corso degli eventi. La sua esistenza non è più solo una possibilità, ma una forza che modella attivamente il mondo.

Tutte le tradizioni esoteriche affermano che il pensiero, caricato di intenzione ed energia, può materializzare la realtà. È in grado di condensare il desiderio nel mondo fisico, di rendere concreto il futuro auspicato. La “forma pensiero”, se caricata dal mago e dai fedeli, diviene sempre più potente ed in grado di materializzarsi. La spiegazione energetico-esoterica ai miracoli è esattamente questa: più persone credono che l’evento possa accadere, più l’evento caricherà il suo potenziale fino al punto in cui accadrà davvero. L’iperstizione è la versione moderna e collettiva di questo principio, cambia soltanto il veicolo di trasmissione: il web.
Il suo “carico energetico” non è dato da antichi rituali, concentrazione spirituale, intenzione e attenzione, ma dalla grancassa pubblicitaria, dal sensazionalismo, dai “mi piace”, dalle condivisioni che costituiscono l’hype e dalla superstizione (le credenze collettive), due elementi che si fondono nel termine coniato da Land (dall’unione di “hype” e “superstition”). L’iperstizione sfrutta la capacità della tecnologia di amplificare i desideri e le aspettative umane, trasformandoli in forze concrete. Per l’esoterista, la volontà è il motore del cambiamento; per l’iperstizione, questo motore è il desiderio collettivo veicolato dalla rete.
In questo senso, come scrive Matteo Navacci in Cyberhermetica, il cyberspazio diventa un portale magico, un’arena in cui ogni clic e ogni meme sono atti di “guerra teleologica”, dove il potere lotta per imporre la propria finzione del futuro e renderla realtà. È un fenomeno che evoca antichi archetipi e forze “inumane”, una “chiamata agli Antichi” (come teorizzato dalla CCRU) che si manifesta non con incantesimi, ma con algoritmi e narrazioni.

Esempi di iperstizioni

  • Il capitalismo: Un esempio paradigmatico citato da Nick Land stesso. Il capitalismo non è un fenomeno naturale, ma una narrazione, un sistema di credenze che ha convinto milioni di persone a credere nella finanziarizzazione, nel consumo e nella crescita infinita. Una volta che un numero sufficiente di individui ha creduto in questa idea, l’intera storia umana è stata reinterpretata in chiave economica, e il capitalismo ha plasmato la realtà a sua immagine e somiglianza, diventando un’iperstizione di successo che retroagisce sul passato per giustificare la sua stessa esistenza.
  • Il metaverso: L’idea di uno spazio cibernetico interconnesso, dove le persone interagiscono attraverso avatar, ha avuto origine nella fantascienza, in romanzi come Snow Crash di Neal Stephenson. Questa finzione narrativa ha agito come una profezia. Il suo “hype” ha attratto investimenti miliardari da parte di grandi aziende e ha orientato lo sviluppo tecnologico, portando a una graduale (e ancora in corso) materializzazione di questa realtà virtuale. L’immaginario collettivo ha agito come un motore, trasformando un concetto fantascientifico in una spinta concreta per la creazione di nuove tecnologie e modelli sociali.
  • Bitcoin: Questa criptovaluta è un esempio di iperstizione nata dal basso. Pubblicata come un “libro bianco” di sole nove pagine nel 2008, l’idea di un denaro digitale decentralizzato e non controllato da governi era una finzione che circolava nelle comunità del cyberspazio. La sua diffusione virale, il passaparola e la fede dei primi “credenti” hanno spinto il suo valore, attratto sviluppatori e, infine, convinto milioni di persone. Oggi, il Bitcoin non è più solo un’idea, ma un’infrastruttura finanziaria che sta influenzando l’economia globale, dimostrando come un semplice concetto possa diventare una forza storica e retroagire sulla nostra comprensione del denaro stesso.

La retrocausalità dell’iperstizione

Per cogliere appieno il concetto di retrocausalità, consideriamo di nuovo il caso di Bitcoin.

Nel 2008, il “libro bianco” di Satoshi Nakamoto sulle criptovalute non era che un documento tecnico per una nicchia di appassionati. Per il mondo della finanza tradizionale, l’idea di una valuta digitale non governativa era poco più di una stravaganza.

Con il passare del tempo, la narrazione di Bitcoin come “oro digitale” e la sua crescente adozione hanno consolidato la sua posizione. Quando Bitcoin è diventato una forza economica riconosciuta, il futuro ha iniziato a riscrivere il passato.

Il “libro bianco” non è più visto come uno scritto di un dilettante, ma come un testo fondativo, un vero e proprio manifesto visionario. Il suo creatore anonimo, Satoshi Nakamoto, è passato dall’essere un’ombra misteriosa a una figura leggendaria, le cui intenzioni sono oggetto di continue analisi e interpretazioni. Le sfide e i fallimenti iniziali non sono più considerati insuccessi, ma “prove di resilienza” di una tecnologia destinata al successo.

In questo modo, l’esistenza di Bitcoin oggi cambia il significato degli eventi passati, proiettando una narrazione di inevitabilità su ciò che, al momento del suo inizio, era solo una remota possibilità.

Nella filosofia di Land, la cibernetica introduce un’idea di tempo non più lineare, ma complesso. Il futuro non è semplicemente un punto che si muove in avanti, ma può esercitare una “retroazione” sul presente e sul passato. Questo significa che un’iperstizione di successo, una volta diventata realtà, può riscrivere la storia per adattarla alla sua narrazione, rendendo la sua stessa esistenza inevitabile e “preordinata”.

Il concetto di iperstizione s’intreccia con l’idea di una Singolarità Tecnologica, ovvero l’avvento di un super-organismo artificiale intelligente che renderà obsoleta l’umanità stessa. Per Land, il compito della filosofia non è più quello di interrogarsi sulla realtà, ma di agire come una sorta di profeta che anticipa e favorisce questo cambiamento di fase apocalittico, in cui il futuro si sovrappone al presente e lo modella secondo le proprie logiche.

Le iperstizioni sono più di un semplice concetto filosofico. Sono la forza che anima molti fenomeni dell’era digitale, dalle teorie del complotto che si auto-convalidano, all’ascesa di nuove valute digitali, fino alla creazione di mondi virtuali come il metaverso. In un mondo dove la narrazione ha il potere di diventare reale, la vera sfida è comprendere chi sta scrivendo la storia e quali finzioni stiamo collettivamente trasformando in realtà.

Riferimenti bibliografici e letture consigliate:

  • Tommaso Guariento, Miti, Meme, Iperstizioni, Tamu Edizioni. Un’analisi approfondita del fenomeno.
  • Matteo Navacci, Cyberhermetica. Un’esplorazione del legame tra tecnologia, esoterismo e finzioni operative.
  • Nick Land, Saggi vari del periodo della Cybernetic Culture Research Unit (CCRU), disponibili online. Un’ottima fonte per comprendere il pensiero originale dietro il concetto.


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