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Battaglia Terme

L’architettura della Cancel culture

Cancel culture

La cancel culture – cultura della cancellazione – è la nuova censura. La forma moderna di ostracismo e iconoclastia e un potente strumento di controllo.

Questo articolo è stato pubblicato su Nexus New Times n. 161 – agosto/settembre 2023

Le idee sono pericolose per chi detiene il potere. Possono ispirare rivoluzione, non conformità e modi alternativi di fare le cose.

Le cosiddette democrazie liberali occidentali sentono d’aver raggiunto un punto di crisi. La globalizzazione delle corporation che arricchisce i pochi, ha innescato un’opposizione di tipo nazionalistico da parte del pubblico di massa. Nella loro ricerca di ciò che il Pentagono chiama Full Spectrum Dominance, gli Stati Uniti si stanno confrontando con due potenze nucleari: la Russia e la Cina. La censura è diventata la risposta istintiva a tali problemi, culturali e politici. Nel 2018 Roya Ensafi, assistente professore presso la University of Michigan, ha sviluppato Censored Planet, un programma che traccia la soppressione online.

Il dottor Ensafi ha scoperto che negli ultimi anni anche Paesi “liberi” – come la Norvegia, ad esem- pio – hanno aumentato la censura online. Un articolo sull’argomento rileva che i Governi impongono leggi alle loro popolazioni in apparenza socialmente vantaggiose, come dare a se stessi e alle aziende il potere di vietare la pubblicazione di materiale pedopornografico.

Ma gli specialisti citati nel pezzo continuano a notare come una volta emanata la legislazione, altre “missioni” s’insinuano per consentire alla grande tecnologia di ‘uccidere digitalmente’ qualsiasi contenuto che il Governo e/o le lobbies disapprovino.

La cancel culture colpisce libri e scienziati

Oltre ai contenuti online un numero crescente di libri è vietato. Negli Stati Uniti – solo tra il 2021 e il 20225 – quasi 1.500 titoli sono stati vietati da scuole, biblioteche e università, in diversi distretti e Stati. Altri, come l’opera anti-razzista “Adventures of Huckelberry Finn” (1884) vengono vietati per proteggere le minoranze dal linguaggio razzista parlato dai personaggi. Altri ancora sono epurati dalla Destra che vede i tomi sui diritti dei trans come complotti per minare la moralità dei giovani americani. Anche i grandi rivenditori stanno sanzionando la letteratura.

Nel 2019, piegandosi alle pressioni dei media statali e corporativi, Amazon ha bandito i libri “Fight Autism and Win” (2012) e “Healing the Sintoms Known as Autism” (2013), i cui detrattori hanno accusato tali opere di danneggiare potenzialmente i bambini con terapie alternative. Anche gli accademici si trovano depotenziati dalle loro stesse istituzioni.

La National Association of Scholars (USA) conta 267 accademici, solo negli USA e in Canada, che sono stati licenziati, cui è stato negato un incarico e/o costretti al pensionamento anticipato. L’enorme numero di deplatforming ha portato dozzine di scrittori e accademici, tra cui Margaret Atwood (nata nel 1939) e Noam Chomsky (nato nel 1928), a firmare una lettera aperta nel 2020 sulla questione, pubblicata sulla testata Harper’s, che in parte recitava:

Il libero scambio di informazioni e idee, linfa vitale di una società liberale, sta diventando quotidianamente più ristretto”.

La lettera conclude che la cancellazione riflessiva farà più male che bene.

Questo articolo esamina quindi “l’architettura della censura”: chi c’è dietro, chi ne trae vantaggio, come funziona e chi prende di mira.

Cancel culture: il nemico “sono tutti”

Uno dei tanti vantaggi di vivere in una società libera è che si possono esprimere opinioni senza alcun timore di ritorsioni. Le società libere offrono agli altri l’opportunità di rispondere. Le risposte possono includere rabbia, derisione o confutazione, ma entrambe le parti sono protette da minaccie quali violenza, cause legali o sabotaggi. Tale valore ideale, tuttavia, raramente funziona nella pratica. Parte del problema ha a che fare con la struttura del sistema informativo occidentale.

Nel 1997, il Comando Spaziale degli Stati Uniti ha impegnato i propri militari per raggiungere il “dominio dell’informazione” entro il 2020. Nel 2001 la National Aeronautics and Space Administration ospitò una presentazione diretta a rappresentanti militari e dell’Intelligence, in cui spiegò che nell’era “IT/Bio/Nano” gli obiettivi sono prevenire la “disgregazione della società” e che il nuovo nemico sono “tutti”.

Dopo l’11 settembre, che accadde successivamente in quello stesso anno, il Pentagono creò un Ufficio per la consapevolezza dell’informazione e un Programma associato noto come “Total Information Awareness”.

Google è un’emanazione dell’Intelligence USA

Google è un monopolio che detiene ben oltre l’80% del mercato globale dei motori di ricerca. Ma Google è un ramo dell’Intelligence militare statunitense. È stato sviluppato grazie ad un finanziamento iniziale da parte della National Science Foundation e del ramo di capitale di rischio della Central Intelligence Agency (CIA), In-QTel. I suoi dipendenti dispongono di numerosi modi per controllare le informazioni dei media non mainstream. Nel 2017 la società impose un nuovo programma di ottimizzazione per i motori di ricerca, chiamato Fred, nel presunto tentativo di aiutare a contrastare le “fake news” (“notizie false”). E l’algoritmo attaccò numerosi websites contro la guerra.

AlterNet, Antiwar.com, Common Dreams, CounterPunch, Democracy Now!, Global Research, Truth-out, il World Socialist Web Site (WSWS) e molti altri, notarono infatti un calo significativo del loro traffico16. Nella testimonianza resa al Congresso USA nel 2020, Il Ceo di Google Sundar Pichai (nato nel 1972) ha riconosciuto che la sua società aveva imposto “politiche di moderazione” al WSWS su “problemi di conformità” non dichiarati.

Google prende di mira anche la Destra con un programma chiamato Twiddler, che inserisce nella lista nera i termini di ricerca “possessori di armi d’America”, “aborto è sbagliato” e “devin kelly antifa”, riferendosi alla convinzione di alcuni che l’assassino Devin Patrick Kelley (1991-2017) – che uccise 26 persone nel 2017 – faceva parte di Antifascist Action. L’elenco di websites di Google che sono stati rimossi da Google News include Angry Patriot, Conservatism 101, il Conservative Post, Hangthebankers.com, Ilovemyfreedom.org, InfoWars, Patriot Journal, il sito web del defunto Rush Limbaugh (1951-2021), Rebel Media e molti altri. Questi siti sono stati “contrassegnati per aver spacciato bufale”. Il team di Google valuta i siti in base a ciò che chiamano Fringe Ranking/Classifier, che cerca di “classificare direttamente la qualità del canale”.

Il punteggio MSM è alto, ovviamente, poiché i siti alternativi sono classificati in basso. Anche prima del Covid-19 i cosiddetti termini o locuzioni “marginali” contrassegnati da Google includevano “chi ha sparato a JFK”, “prova che la terra è piatta”, “i vaccini causano l’autismo” e “il riscaldamento globale è reale” (sic). Google tratta gli utenti come bambini con una “penalty box” per i cosiddetti contenuti odiosi, mentre le sue categorie contenutistiche cosiddette “cospirazioni e notizie false” includono “Vaccini: la verità dietro le vaccinazioni”.

Nel 2006 Google acquistò YouTube. Nel 2008 l’azienda iniziò a monetizzare i contenuti. Quattro anni dopo YouTube iniziò a demonetizzare, presumibilmente per garantire la qualità agli inserzionisti. Tra il 2016 e il 2017, la demonetizzazione apparentemente arbitraria e parzialmente automatizzata di YouTube ha portato a un massiccio calo delle entrate pubblicitarie, descritto dai creatori di contenuti come “Adpocalypse”.

Nel 2019 uno dei creatori di contenuti più famosi, Alex Jones (nato nel 1974), è stato bandito dalla piattaforma in base alle linee guida dell’azienda sugli “individui pericolosi”, nonostante non avesse danneggiato o incitato a danneggiare nessuno. Durante un live streaming che analizzava il massacro di Christchurch di quell’anno, il giornalista neozelandese Vinny Eastwood scoprì che il suo video era stato cancellato durante lo streaming, in quello che sembrò essere uno dei primi casi di censura in tempo reale.

La politica sui “contenuti che incitano all’odio” di YouTube ha successivamente portato alla rimozione di 100.000 video e 17.000 canali.

 

cancel culture

Facebook ha conquistato oltre il 60% della quota di mercato globale dei social media. L’azienda è gestita da funzionari dell’Intelligence. Oggi, come ha confermato il Ceo Mark Zuckerberg (nato nel 1984), Facebook prende ordini su questioni di sicurezza nazionale dal Federal Bureau of Investigation (FBI) e da altre agenzie governative.

Il personale della policy sui contenuti di Facebook include: l’appaltatore della CIA, Hagan Barnett, l’ufficiale dell’esercito americano, Joey Chan, l’analista della CIA, Cameron Harris, il Direttore del progetto del Department of Defense (DoD), Sherif Kamal, l’ufficiale dell’Intelligence del DoD, Suzanna Morrow, l’investigatrice sulle minacce dell’FBI, Ellen Nixon, l’ufficiale dell’Intelligence dei Marines, Neil Potts, l’ufficiale dei bersagli della CIA, Scott Stern, l’analista senior della CIA, Mike Torrey, l’agente speciale di supervisione dell’FBI, Emily Vacher, e lo specialista di controspionaggio della CIA, Bryan Weisbard.

Nathaniel Gleicher, capo della sicurezza informatica di Facebook ed ex membro dello staff del National Security Council and Department of Justice, ha spiegato che la società identifica le minacce straniere attraverso la sua dottrina coordinata del comportamento non autentico (CIBCoordinated Inauthentic Behavior).

Nel 2018, in base a tale dottrina, dozzine di account e post collegati a Iran e Russia sono stati chiusi29. Nel 2020, lo Human Rights Watch ha criticato Facebook per aver ceduto – sotto pressione sionista – nel vietare centinaia di post che mostravano la demolizione di case da parte di Israele nei territori occupati.

Disordini dell’informazione” e “Infodemia”

Riferendosi loro come “infodemia”, i regimi occidentali temono che i cittadini formino i propri ecosistemi informativi e si allontanino dalle ‘prigioni propagandistiche’ in cui sono tenuti. Di conseguenza, stanno promuovendo progetti di “contro-disinformazione”. È abbastanza normale che istituzioni come la US Agency for International Development e la Westminster Foundation for Democracy prendano di mira le popolazioni straniere con la propaganda. Tuttavia, negli ultimi anni, è sorta un’industria artigianale di “verifica dei fatti” domestica.

Decine di fondazioni, istituti, società di media, think-tank e dipartimenti universitari fungono da ‘guardie carcerarie informative’. Esse hanno reso come loro missione quella di cercare e distruggere le narrazioni che si discostano dall’ortodossia sempre più ristretta.

Tra di queste troviamo: Australia’s Fact Check (gestito dal Royal Melbourne Institute of Technology-ABC) e il suo omonimo FactCheck (Australian Associated Press), Britain’s Reality Check (BBC), Full Fact (finanziato da Facebook e Google), e Logically (finanziato dai Governi di tutto il mondo), Disinformation Project della Nuova Zelanda (origine finanziamento non divulgato), FactCheck.Org degli Stati Uniti (Facebook e Google), PolitiFact (Poynter Institute), e Snopes (finanziato dalle entrate pubblicitarie) e il Centro ucraino per contrastare la disinformazione (finanziato dal Governo degli Stati Uniti). Molte di queste organizzazioni sono iscritte all’International Fact-Checking Network del Poynter Institute.

Considerate la storia del Poynter Institute: durante la Seconda guerra mondiale, l’Office of War Information (OWI) diffuse la propaganda statunitense. Fu co-fondata da Nelson Poynter (1903- 1978). Nel 1953 il presidente degli Stati Uniti Dwight D. Eisenhower (1890-1969) autorizzò l’istituzione della US Information Agency (USIA), che sostituì l’OWI. L’USIA era uno sbocco di propaganda rivolto a Paesi stranieri per promuovere i valori statunitensi d’élite. Lo Smith-Mundt Act (1948) ha impedito che la propaganda venisse trasmessa a livello nazionale. Nel 1975 Poynter creò il Modern Media Institute per controllare le azioni della sua azienda chiamata St Petersburg Times (Florida, USA). Oggi il giornale si chiama Tampa Bay Times e l’Istituto si chiama Poynter Institute.

Il Poynter Institute è ora finanziato da fondazioni istituite da grandi aziende tra cui il Charles Koch Institute (grande player petrolifero), Gannett (il gigante dei media che possiede centinaia di pubblicazioni tra i media statunitensi locali) e il Washington Post (acquistato dal centimiliardario Jeff Bezos (nato nel 1964)). Il raggio d’azione contro la disinformazione di Poynter, come lo chiamano, si estende a Brasile, Francia, Spagna e Turchia, attraverso il suo programma globale chiamato MediaWise International.

Alcune organizzazioni sono abbastanza aperte riguardo al loro status di guardiani della classe dirigente. NewsGuard è un’app per smartphone che allontana i consumatori da fonti che i suoi redattori considerano inaffidabili. Il consiglio di amministrazione e i consulenti di NewsGuard includono Don Baer (nato nel 1954), ex direttore della comunicazione della Casa Bianca sotto Bill Clinton (presidente dal 1993 al 2001), ed Elise Jordan (nata nel 1982), ex autrice di discorsi per il Segretario di Stato Condoleezza Rice (nata nel 1954), di George Bush (presidente dal 2001 al 2009). Il team di NewsGuard contatta i proprietari e gli editori di un website per chiedere informazioni sulle loro fonti di finanziamento.

Max Blumenthal (nato nel 1977), fondatore ed editore di The Grey Zone, ha risposto che il suo giornale non avrebbe “strisciato per l’approvazione”, perché i partner di NewsGuard sono “alcuni dei più noti fornitori di violenza di Stato e propaganda imperialista del pianeta”.

Cancel culture: avere dubbi sui vaccini significa aggredire la scienza

L’effetto che i “controllori di fatti” e gli “specialisti della disinformazione” hanno sulla società di solito consiste in media statali-corporativi che amplificano i loro messaggi contro ‘obiettivi bersaglio’. Negli ultimi anni il mandato di ‘verificatori di fatti autoproclamati’ ha oltrepassato i confini, mescolando l’odio razziale con le risposte sulla salute pubblica. Ad esempio, i media statali e corporativi spesso si concentrano sul presunto nesso tra la politica di estrema destra e lo scetticismo sui “vaccini”.

Il vaccinologo e divulgatore scientifico, il dott. Peter Hotez (nato nel 1958), afferma che lo scetticismo nei confronti delle iniezioni equivale a “aggressione anti-scienza”, che secondo lui ha ucciso 10 volte più americani del terrorismo. A un anno dall’inizio della pandemia da Covid-19, il Centre for Countering Digital Hate con sede nel Regno Unito, ha pubblicato un rapporto su quella che ha definito la “dozzina della disinformazione”, il che suggerisce che i ‘verificatori di fatti’ non possono/sanno nemmeno contare, poiché nel documento erano invece nominate 13 persone. I ricercatori affermano che il 65% delle condivisioni/impegni sui social media della cosiddetta ‘disinformazione sui vaccini’ potrebbe essere ricondotto alle dichiarazioni e ai post delle persone citate nel rapporto.

Quindi, in che modo ciò costituisce censura? Gli account di alcuni trasgressori sono stati rimossi o sospesi, come nel caso che ha fatto eco della National Public Radio (NPR): “Dopo la segnalazione di NPR, Facebook ha affermato di aver intrapreso ulteriori azioni contro alcune delle figure identificate”. Proprio come le persone hanno disturbi mentali, la dottoressa Kate Hannah del New Zealand’s Disinformation Project ritiene che le società debbano essere curate da ciò che lei e colleghi chiamano “disordini dell’informazione”. Il Center for Countering Digital Hate ha utilizzato i MSM (media mainstream) per nominare e svergognare Facebook nel vietare la “disinformazione della dozzina”. Allo stesso modo, il Disinformation Project ha collaborato con il gigante dei media neozelandese, Stuff, per nominare e svergognare il rivenditore Whitcoulls nel bandire la rivista australiana New Dawn dai suoi scaffali. La pubblicazione è una delle poche riviste cartacee rimaste che mette in discussione le narrazioni prevalenti.

Gli esperti di controdisinformazione diffondono disinformazione e inventano fake news.

Hanno falsamente affermato che l’articolo incriminato di New Dawn (scritto da me) contenga istruzioni su come trovare il video del massacro di Christchurch del 2019, azione che è vietata dalla legge neozelandese. Altri organi di stampa, tra cui NewstalkZB, hanno citato dichiarazioni fasulle di Stuff. Gli autoproclamati esperti di disinformazione hanno usato una combinazione di vergogna e “legislazione” (legislazione sulle armi) per intimidire i lettori allontanandoli dalla rivista. Dall’altro lato dello spettro politico, l’ex consigliere elettorale del presidente degli Stati Uniti Donald Trump (presidente dal 2017 al 2021) Roger Stone (nato nel 1952), ha diffuso notizie false sulla situazione, sostenendo che l’allora premier della Nuova Zelanda Jacinda Ardern (partito laburista, 2017-23) avesse personalmente bandito la rivista.

Terroristi dell’informazione: minacciare e demonizzare

Il Lawfare è un altro metodo di censura. Gli esempi includono l’FBI anti-Trump che effettua una serie di irruzioni e arresti, tra cui quello di Roger Stone (trasmesso in diretta dalla CNN) e il fondatore di Destra del Project Veritas, James O’Keefe (nato nel 1984). A volte vengono lanciate minacce dirette. Nel 2008, la moglie di Tom Feeley, il fondatore del website contro la guerra Information Clearing House (ICH), trovò tre uomini nella loro casa, che ‘avvisarono’ Feeley d’interrompere le sue attività online. Egli ignorò la minaccia e ha continuato a pubblicare ICH fino a quando è stato colpito da un ictus nel 2016.

Il co-fondatore di WikiLeaks, Julian Assange (nato nel 1971), è stato ed è ancora oggi incarcerato a tempo indeterminato senza accusa formale, in un apparente tentativo d’avvertire gli ‘informatori’ di non andare dai giornalisti e i giornalisti/editori di non pubblicare fughe di notizie. In altri casi, come quelli di Gary Webb (1955-2004) che si sarebbe suicidato sparandosi due volte alla testa, le agenzie di Intelligence eliminano fisicamente i loro nemici. Il Lawfare viene utilizzato anche contro presunti avversari stranieri.

L’American Herald Tribune (AHT) era un sito web di notizie e analisi fondato dall’accademico canadese, il professor Anthony Hall della University of Lethbridge. (Hall è stato costretto al ritiro dalla lobby sionista). I suoi post su Facebook sono stati eliminati come parte della suddetta dottrina CIB di Facebook, durante la quale Facebook ha lavorato con una società privata di “sicurezza informatica” statunitense chiamata FireEye (ora Trellix). Ricordiamo che i messaggi dei cosiddetti “fact-checker” sono amplificati dai media Stato-corporativi, portando alla deplatforming degli obiettivi.

Nel 2020 la CNN ha citato le accuse di FireEye secondo cui AHT era in realtà una copertura per il regime iraniano. Affermando che AHT faceva anche parte di una più grande rete gestita da stranieri, chiamata Liberty Front Press, l’FBI ha citato queste cosiddette ‘prove’ per ottenere un mandato di sequestro. Nello stesso anno, il dominio web dell’AHT fu sequestrato dal Bureau e dal Department of Justice. Gli Stati Uniti sono fondamentalmente in guerra con la Russia, usando l’Ucraina come conflitto “proxy”.

La cancel culture è tolleranza zero verso il dissenso

La grande tecnologia si comporta perciò essenzialmente in condizioni di guerra, con tolleranza zero per il dissenso. Abbiamo infatti visto come YouTube, di proprietà di Google, abbia arbitrariamente demonetizzato i creatori di contenuti, e come Google sia stata finanziata dalla CIA. PayPal è stata co-fondata da Peter Thiel (nato nel 1967) nel 1998. Nel 2003, Thiel ha co-fondato la società di data mining e analisi Palantir, che da allora ha ottenuto contratti militari per oltre 1 miliardo di dollari. Nel 2022 due pubblicazioni contro la guerra, Mint Press e Consortium News, hanno avuto i loro beni congelati da PayPal e gli è stato vietato l’uso della piattaforma.

Gli alleati degli Stati Uniti stanno minacciando giornalisti e accademici americani – e non americani – nel tentativo di dare l’esempio e spaventare molti altri fino a ridurli al silenzio. Gli Stati Uniti finanziano il Center for Countering Disinformation (CCD) dell’esercito ucraino. Nel 2022 il CCD ha pubblicato un elenco del tutto arbitrario di 94 politici occidentali, ex personale dell’Intelligence e militare, celebrità, giornalisti e accademici, che accusano di essere “terroristi dell’informazione” nella loro guerra contro la Russia.

Un’accusa che potrebbe portare le persone elencate ad essere processate per crimini di guerra in Ucraina. Grandi nomi includono l’ex-CIA Ray McGovern (nato nel 1939), l’ex marine statunitense Scott Ritter (nato nel 1961), la rockstar Roger Waters (nato nel 1943), l’attore Steven Seagal (nato nel 1952), l’accademico John Mearsheimer (nato nel 1947) e, ehm… il sottoscritto. (Non ho un profilo e ho scritto a malapena sull’Ucraina – meno un capitolo nel mio libro Britain’s Secret Wars e alcuni articoli per The GrayZone – il che fa sembrare il CCD piuttosto disperato per fiutare il minuscolo numero di attivisti e analisti occidentali contro la guerra).

cancel culture
Anche la rock star Roger Waters vittima della cancel culture

Le élite occidentali stanno comunque impedendo al loro pubblico di ricevere la propaganda della Russia. La Gran Bretagna e l’Unione Europea hanno vietato a RT (ex Russia Today) di trasmettere. Tuttavia, il pubblico poteva guardare i live streaming su Rumble.com tranne che in Francia: il Governo francese si è appoggiato a Rumble per interrompere lo streaming di RT. Rumble ha risposto ritirando l’intero contenuto dalla Francia.

Cancel culture: come gli USA aggirano il primo emendamento

La libertà di parola e la libertà di stampa sono protette negli Stati Uniti, in una certa misura, dal Primo emendamento alla Costituzione. È quindi più difficile vietare i media stranieri negli Stati Uniti che in altri Paesi. Tuttavia, gli USA sono una società insolitamente orientata al business, quindi la scappatoia è che il Governo può appoggiarsi alle società per vietare e limitare i contenuti dei media.

Dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina, i principali distributori televisivi statunitensi, tra cui Apple TV, DirecTV, Dish Network e Roku, hanno annunciato che non avrebbero più distribuito RT America. Ciò ha portato al collasso finanziario dell’azienda e ha ridotto notevolmente la produzione e la qualità. (Dopo avermi ignorato per anni, con alcune eccezioni, RT mi ha poi contattato via e-mail per chiedermi di apparire nel loro programma ridotto, poiché le persone più apprezzate si erano allontanate. Ho rifiutato, pensando a Mr Burns a Homer in The Simpsons: “Allora, torni indietro strisciando, eh?”.)

Cancel culture: vergogna e “teorici della cospirazione”

I liberali denunciano giustamente la pratica dell’“alterazione”. Vale a dire, discriminare individui LGBTQ +, disabili, non bianchi e altre minoranze, sulla base delle differenze percepite. Tuttavia, i liberali sono invece abbastanza contenti di “altri” cosiddetti teorici della cospirazione. E hanno inventato un insulto senza senso con cui attaccare le persone che la pensano diversamente. “Teorico della cospirazione” è stato a lungo un termine offensivo, ma ora si sta trasformando in una nuova categoria di nemico politico.

I cosiddetti “teorici della cospirazione” vengono nominati e svergognati sulla pubblica piazza. Il ricercatore e documentarista indipendente, Richard D. Hall, è stato recentemente oggetto di un episodio di 30 minuti della BBC Panorama che ha tentato di diffamare Hall come un uomo le cui indagini sull’attentato alla Manchester Arena nel 2017 stavano traumatizzando psicologicamente i presunti sopravvissuti.

Allo stesso modo, due accademici britannici – i dottori Piers Robinson (nato nel 1970) e Tim Hayward (nato nel 1955) – sono stati diffamati sulla prima pagina del Times nel 2018, come “apologeti” del regime siriano di Bashar al-Assad (nato nel 1965), perché le loro pubblicazioni avevano messo in dubbio la narrazione ufficiale filo-occidentale della guerra per procura contro la Siria. Lo scopo è far vergo- gnare Hall et al. Fino a farlo chiudere e fare pressione sulle università affinché licenzino o ritirino gli accademici che si rifiutano di seguire la linea ufficiale.

Cancel culture: qualche respingimento

C’è però qualche respingimento contro la cultura dell’annullamento. Nel mondo accademico, la National Association of Scholars (USA) e la Free Speech Union (Regno Unito) stanno venendo in aiuto degli accademici “cancellati”. Stanno spuntando nuove piattaforme di social media e host di video come Gab e BitChute, ma il problema è che diventano “camere eco” di Destra perché la Destra ora si atteggia a salvatrice della libertà di parola. Inoltre, queste e altre piattaforme, sono gestite dai giganti della tecnologia che possono chiuderle e declassare i risultati di ricerca.

La soluzione vera, quindi, richiederebbe uno sforzo coordinato da parte di coloro che sono stati “cancellati”.

Di T.J. Coles 

TJ Coles è un ricercatore post-dottorato presso il Cognition Institute della Plymouth University e autore di diversi libri, tra cui The War on You e Manufacturing Terrorism. I suoi precedenti contributi a NEXUS New Times includono articoli sui bunker del giorno del giudizio, gruppi satanici e occulti, armi a impulsi elettromagnetici, alchimia hi-tech, Intelligenza Artificiale che gestisce Internet, armi soniche, pericoli nanotecnologici, macchine per il voto e brogli elettorali, robowarriors, élite e agenzie di Intelligence, traffico di bambini per ricatto, guerra personalizzata e false flags.

 

NEXUS NEW TIMES



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