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L’aspirina nella lotta contro il cancro

Il ruolo dell’aspirina nella lotta contro il cancro confermato da sempre più ricerche scientifiche, ma ancora poco sfruttato sul piano terapeutico.

L’aspirina nella lotta contro il cancro

Tutti conoscono l’aspirina, probabilmente il farmaco più noto al mondo per la sua azione antinfiammatoria, antidolorifica, antipiretica e fluidificante del sangue. Ottenuto inizialmente dalla corteccia del salice e usato empiricamente dall’antichità, è stato brevettato nel 1899 con il più noto nome commerciale aspirina. Più di mille studi negli ultimi 15 anni, hanno rilevato il suo ruolo nella riduzione del rischio di contrarre il cancro per i soggetti a rischio, nella diminuzione del tasso di recidive e nel contrastare o ridurre le metastasi.

A marzo del 2025, una ricerca internazionale, pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature, ha portato alla luce un nuovo meccanismo d’azione dell’aspirina nella prevenzione delle metastasi. Lo studio, coordinato dalla Prof.ssa Paola Patrignani dell’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara e dal Prof. Rahul Roychoudhuri dell’Università di Cambridge, si è basato su esperimenti in vivo con modelli animali. I risultati hanno dimostrato che l’aspirina, attraverso l’inibizione della cicloossigenasi-1 (COX-1), riduce la produzione di trombossano A2 (TXA2) da parte delle piastrine. Il TXA2 è una molecola che inibisce l’attività dei linfociti T, cellule cruciali nella risposta immunitaria antitumorale. Diminuendo i livelli di TXA2, l’aspirina rimuove questa inibizione, consentendo ai linfociti T di attaccare più efficacemente le cellule tumorali metastatiche. L’esperimento ha anche evidenziato che la delezione del gene ARHGEF1, responsabile della segnalazione del TXA2, produceva gli stessi effetti sulla riduzione delle metastasi osservati con l’assunzione di aspirina, confermando il ruolo chiave di questa molecola nel processo metastatico.

Tutta italiana la scoperta precedente

I ricercatori del dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche e gastroenterologiche dell’Azienda ospedaliero universitaria di Padova, guidati dal Dottor Marco Scarpa, hanno svelato una nuova correlazione tra l’assunzione di aspirina e la risposta immunitaria nel cancro del colon-retto. Lo studio, pubblicato sulla rivista Cancer nel 2024, fa parte del più ampio progetto di ricerca Immunureact7, un’iniziativa multicentrica che ha coinvolto 14 gruppi di ricerca italiani. L’analisi retrospettiva di dati relativi a circa 240 pazienti operati per cancro del colon-retto tra il 2015 e il 2019 ha rivelato che i pazienti che assumevano regolarmente aspirina presentavano un minor numero di metastasi linfonodali e una maggiore infiltrazione di cellule immunitarie nel tumore. Studi in vitro hanno poi dimostrato che l’aspirina incrementa l’espressione della proteina CD80 nelle cellule tumorali. La CD80, una molecola coinvolta nella presentazione dell’antigene, migliora la capacità delle cellule tumorali di segnalare la propria presenza al sistema immunitario, in particolare ai linfociti T, che possono quindi agire in modo più efficace contro le cellule cancerose. Questo aumento dell’espressione di CD80 è stato osservato sia all’interno del tumore che nel tessuto sano circostante, suggerendo un potenziale effetto di potenziamento della “sorveglianza immunitaria” da parte del sistema immunitario.

Studi precedenti hanno mostrato un effetto protettivo dell’aspirina contro il tumore del polmone, del fegato (carcinoma epatocellulare), dell’esofago, dell’ovaio, del pancreas e della pelle (melanoma).

Fin dall’inizio degli anni 2010, una serie di studi osservazionali e meta-analisi, condotti dal Professor Peter Rothwell e pubblicati su The Lancet e The Lancet Oncology, avevano suggerito una correlazione tra l’assunzione regolare di aspirina e una riduzione del rischio di vari tipi di cancro e delle relative metastasi. Queste analisi, basate su un’ampia mole di dati provenienti da numerosi studi clinici randomizzati e osservazionali (condotti a partire dagli anni ’50), avevano evidenziato una diminuzione significativa sia della mortalità correlata al cancro sia del rischio di metastasi a distanza per diversi tipi di tumore. L’intensità di questa riduzione era correlata alla durata dell’assunzione dell’aspirina, indicando un effetto protettivo che si rafforza nel tempo.

In sintesi, le ricerche degli ultimi anni, compresi i significativi contributi italiani, hanno considerevolmente ampliato la conoscenza del potenziale ruolo dell’aspirina nella prevenzione e nel trattamento del cancro, al punto che nel 2024, nelle linee guida per le persone ad alto rischio di sviluppare malattie oncologiche, emesse dalla United States Preventive Services Task Force americana, si raccomandava l’assunzione di aspirina a scopo preventivo, rilevando come potesse essere un’arma potente, ma trascurata, nel settore oncologico, con le dovute cautele e valutazioni del caso, non essendo esente da effetti collaterali.

 



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