Se nei giorni scorsi aveva alzato una certa attenzione la decisione
delle autorità giapponesi di Osaka di agganciare un chip a
radiofrequenza sugli abiti degli alunni delle scuole locali, ora dal
Messico arriva una notizia che porta la questione della localizzazione
via chip ad un
nuovo livello.
Stando a quanto riportato da LA
Times, il governo messicano ha deciso di richiedere che venga
impiantato un chip sottopelle a tutti coloro che intendono accedere al
Centro Nazionale dell’Informazione diretto dal procuratore generale del
Messico. Si tratta di un nuovo database nazionale di interesse primario
per le autorità di pubblica sicurezza.
A dare il "buon esempio"
è
stato proprio il procuratore Rafael Macedo de la Concha che ha
dichiarato di avere già un chip installato
sottopelle. Secondo de la
Concha si tratta di una misura fondamentale per garantire sicurezza al
proprio ufficio e a se stesso: il chip è infatti
in
grado di
individuare la posizione della persona sul territorio. Una misura
ritenuta necessaria per evitare sequestri.
Lo stesso impianto, reso
necessario per poter accedere ai locali del Centro informatico, lo
hanno subito i membri dello staff del procuratore. "Si tratta – ha
spiegato Macedo – di un’area ad alta sicurezza ed è necessario
che si
acceda attraverso un chip
che non possa essere rimosso". Macedo si
riferisce evidentemente al fatto che, se rimosso, il chip non può
più
essere utilizzato come sistema di identificazione.
Al momento, forse a causa della
riservatezza della notizia, non si hanno dettagli su quale sia la
tecnologia utilizzata, al di là dell’impiego di un localizzatore
satellitare. È possibile che si tratti di quella sviluppata da Applied
Digital Solutions, società pioniera del settore e già
autrice di
una
serie di progetti, come il Veripay, chip sottopelle da
usare come
"bancomat" per i pagamenti. Sono di Applied
Digitale, peraltro, i chippetti
sottopelle utilizzati in un locale notturno spagnolo che ha
lanciato il "Giorno dell’Impianto".
http://punto-informatico.it/p.asp?i=48985