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Nazca è un mistero sempre più fitto

Il Perù meridionale, in particolare l’arido altopiano di Nazca, esteso per circa 500 Kmq, custodisce uno degli enigmi archeologici più affascinanti del mondo: le celebri Linee di Nazca. Si tratta di giganteschi geoglifi visibili solo dall’alto, il cui numero continua a salire, grazie alle moderne tecnologie.

disegni di Nazca mistero
Il colibrì (musura 50 metri)
Credit: Martin St–Amant.

Il mistero dei disegni visibili solo dal cielo

Già negli anni ’20, un pilota militare avvistò per la prima volta questi strani segni nel deserto, dando il via a mezzo secolo di segreto di stato. Sul suolo dell’altopiano si estendono centinaia di figure antropomorfe, zoomorfe e geometriche, tutte realizzate con incredibile perizia e un tratto continuo.

Per apprezzarne la vastità e la complessità è necessario trovarsi ad almeno 300 metri di altezza, e per ammirarle tutte bisogna superare i 1.000 metri.

La Scimmia, ad esempio, misura 130 metri di lunghezza per 90 di larghezza; il Colibrì 50 metri; il il Ragno 45 metri; il Condor e il Pellicano 120 metri; la Lucertola raggiunge i 188 metri.

Questi geroglifici, che si estendono per una lunghezza complessiva di 1300 km e coprono un’area di oltre 75.000 ettari, rappresentano la più grande opera grafica del mondo.

La loro realizzazione è avvenuta asportando lo strato superficiale di ciottoli vulcanici neri per rivelare il fondo più chiaro di sabbia giallina, un’operazione di poche decine di centimetri.

È proprio questo il mistero di Nazca: perché disegnare figure visibili solo dall’alto? E come sono riusciti a rispettare il disegno, senza poter controllare dalla necessaria altitudine, come stava procedendo l’opera? Perché la visuale da terra – anche per gli antichi artisti – non consente assolutamente di rendersi conto di niente.

Nazca è un mistero
cosa si vede da terra

La straordinaria conservazione di queste opere è garantita da una peculiare combinazione climatica che fissa i ciottoli al terreno, impedendone lo spostamento. Questo è reso possibile anche dalle scarse precipitazioni (solo 20 minuti l’anno) e dal terreno piatto non eroso dal vento.

Gli studi hanno finora determinato due fasi distinte di realizzazione: la più antica ed evoluta, caratterizzata da raffigurazioni zoomorfe e antropomorfe; la più recente e meno evoluta, dedicata ai temi geometrici. Figure complesse come il cane, la scimmia, il ragno, il condor, la balena, così come forme umane, piante e fiori, sono spesso circondate da un labirinto di disegni geometrici di precisione sconcertante. Alcune linee rette si estendono per chilometri, con una che arriva a ben 65 Km.

Enigmi e interpretazioni

Il mistero di Nazca è profondo. Il geroglifico del ragno, ad esempio, raffigura una specie rara dell’Amazzonia, riconoscibile per l’organo riproduttivo su una zampa, un dettaglio visibile solo al microscopio.

Nazca è un mistero
Il ragno di Nazca

Questo solleva interrogativi su come gli antichi artisti Nazca potessero conoscere tali particolari e perché avessero raffigurato animali non comuni nel Perù, come la balena e la scimmia. Vi sono anche raffigurazioni di uomini con tratti distintivi, come un uomo con il braccio destro alzato e stivali, e teste circondate da aureole splendenti.

Nella baia di Pisco, si trova il geroglifico di un candelabro o tridente, anch’esso di dimensioni impressionanti, la cui orientazione precisa sembra indicare la collocazione delle linee di Nazca.

Mistero geoglifi linee Nazca
il Candelabro o Tridente

La datazione di queste opere è complessa, essendo state realizzate tramite asportazione di ciottoli. Il quesito fondamentale rimane: per chi sono state create, se sono visibili solo dall’alto? La risposta più ovvia è che fossero destinate a esseri o entità capaci di volare.

Diverse teorie cercano di dare un senso a questi geoglifi:

  • Astronomica: Alcuni astronomi suggeriscono che la figura del ragno sia un preciso diagramma della costellazione di Orione, utilizzato per studiare gli spostamenti delle stelle della cintura, simile a una meridiana. Sono state individuate linee che indicano solstizi, equinozi e fenomeni celesti. Tuttavia, studi più recenti hanno rilevato che la maggior parte delle linee non è in connessione con eventi astronomici degli ultimi 5000 anni. Maria Reiche, una delle più importanti studiose delle Linee di Nazca, ha per prima ipotizzato un collegamento con l’astronomia, suggerendo che le linee potessero costituire un “enorme calendario astronomico, il più grande libro di astronomia del mondo”.
  • Comunicazione cifrata: Secondo alcuni matematici, le linee di Nazca potrebbero essere una scrittura cifrata, un messaggio preciso e intelligente ancora da decifrare.
  • Divinità e culto: Le popolazioni locali attribuiscono i segni agli dèi, i Viracochas, figure divine dalla pelle bianca e tratti europei, che venivano dal mare o dal cielo, portarono civiltà e pace e promisero di tornare.
  • Culto dell’acqua e della fertilità: L’ipotesi più accreditata oggi è che le linee abbiano un significato religioso legato ai culti dell’acqua e della fertilità e alla predizione della pioggia, una risorsa preziosissima. Molte linee sono connesse fisicamente a montagne dove sgorgano sorgenti o segnalano canali d’acqua sotterranei. Le figure zoomorfe sono presenti in leggende e rituali legati al mondo acquatico e alla fertilità, come la leggenda aymara del dio dell’acqua che volava dalle Ande alla costa.
  • Ipotesi extraterrestre: La più dibattuta è l’ipotesi extraterrestre, che vede i geroglifici come segnaletiche stradali per UFO o piste di atterraggio. Tuttavia, la morbidezza del terreno renderebbe impossibili atterraggi tradizionali. Un velivolo che utilizzasse campi elettromagnetici, come quelli descritti in racconti di incontri ravvicinati, non avrebbe avuto problemi. Questa teoria è sostenuta ad esempio da Erich von Däniken.

Le Linee di Nazca rimangono un rompicapo irrisolto e imbarazzante per chi definisce primitivi gli uomini che vissero migliaia di anni fa.

Maria Reiche: la “Signora delle Linee”

La storia delle Linee di Nazca è indissolubilmente legata alla figura di Maria Reiche (1903-1998). Matematica, archeologa e traduttrice tedesca naturalizzata peruviana, la Reiche  studiò all’Università tecnica di Dresda, imparando 5 lingue. Trasferitasi in Perù nel 1939, incontrò Julio Tello, il “padre dell’archeologia peruviana”, e Paul Kosok. Con loro vide per la prima volta le Linee di Nazca nel 1941 e da quel momento dedicò la sua vita allo studio dei  geoglifi, vivendo nelle vicinanze per proteggerli e ripulendone personalmente più di 1000, guadagnandosi il soprannome di “spazzina del deserto”. Insieme a Kosok, iniziò a mappare i disegni e fu la prima a proporre l’ipotesi astronomica. Maria Reiche morì a Lima nel 1998, passando alla storia come la “Signora delle Linee”.

Tecniche di realizzazione: mongolfiere o pantografo?

La questione di come siano stati realizzati disegni così vasti e precisi, visibili solo dall’alto, ha generato diverse teorie, ognuna delle quali aggiunge un ulteriore strato di mistero a queste opere colossali.

  • Mongolfiera: Un’ipotesi suggestiva propone che gli Indios di Nazca avessero scoperto l’uso della mongolfiera. La necessità di controllare dall’alto le proporzioni di disegni estesi per oltre 100 metri è evidente. Le linee rette, che si estendono per chilometri con un margine di errore minimo (appena 2 metri ogni Km), sarebbero state difficili da realizzare anche con la tecnologia moderna. Questa teoria si basa su decorazioni vascolari simili a mongolfiere e cerchi scuri trovati vicino ad alcune linee, possibili tracce di fosse di combustione. Un esperimento del 1975 dimostrò la fattibilità di brevi voli con materiali dell’epoca (300 a.C. – 500 d.C., le date ipotizzate per la realizzazione delle Linee). Tuttavia, l’assenza di resti di mongolfiere e la brevità e rischiosità dei voli sono critiche a questa teoria, lasciando il metodo di osservazione dall’alto ancora un enigma.
  • Pantografo (sistema della griglia): Una delle teorie più accreditate, avanzata da Josué Lancio Rocas (1977), è che i Nazca abbiano utilizzato il pantografo o un sistema a griglia, con pali di legno e corde. Avrebbero prima realizzato disegni in scala ridotta per poi ingrandirli sul terreno con una rete di corde. Il rinvenimento da parte di Maria Reiche di frammenti ceramici con disegni in scala ridotta (forse usati come modellini) e di pietre o buchi al centro di archi supporta questa ipotesi, che presuppone una notevole conoscenza geometrica.

 

 

Nessuna ipotesi è dimostrabile con certezza. Resta non chiarito, in ogni caso, il motivo per cui quel popolo sentì il bisogno di realizzare opere grafiche visibili solo dall’alto.

Cahuachi: il cuore della civiltà Nazca

A circa 30 km dalla città di Nazca, si trova Cahuachi, un sito archeologico di fondamentale importanza, portato alla luce da un’equipe di archeologi italiani dal 1982, sotto la direzione di Giuseppe Orefici. Cahuachi è il più grande centro cerimoniale in mattoni crudi al mondo, costruito in cinque fasi tra il 450 a.C. e il 450 d.C. Era un centro prettamente religioso e rituale, fortemente dipendente dal Rio Nazca e dalla gestione dell’acqua, simbolo di potere sacerdotale. Gli scavi hanno rivelato oltre 34 costruzioni monumentali, tra cui piramidi e grandi templi, senza tracce di abitazioni permanenti. Ciò suggerisce che fosse un importante luogo di pellegrinaggio, ma non di residenza.

Piramide Cahuachi

Il complesso include la Grande Piramide, un imponente monumento di 100 metri di lato e 22 metri di altezza, articolato su sette livelli con colonnati e tetti decorati. Altri edifici notevoli sono il Templo del Escalonado e la Pirámide Naranja, dove sono state ritrovate straordinarie offerte votive, tra cui la tomba di una bambina di alto rango. La vicinanza tra Cahuachi e le Linee di Nazca suggerisce un forte collegamento ideologico e rituale tra i geoglifi e questo centro cerimoniale.

La fine di Cahuachi, tra il 400 e il 450 d.C., fu probabilmente causata da due grandi alluvioni seguite da un terremoto. Gli abitanti sigillarono i templi con materiale da costruzione per preservare lo spazio sacro, e il sito venne successivamente utilizzato come necropoli.

L’intelligenza artificiale svela nuovi geoglifi, il mistero di Nazca si infittisce.

Negli anni più recenti, l’avanzamento tecnologico ha rivoluzionato la scoperta e lo studio delle Linee di Nazca, portando alla luce nuovi interrogativi sulla loro estensione e sul loro scopo.

mistero nazca

  • 2022: 168 nuovi geoglifi: Un team congiunto di archeologi peruviani e giapponesi, guidato da Masato Sakai (Università Yamagata) e Jorge Olano (ricercatore peruviano), ha annunciato la scoperta di 168 nuovi geoglifi nella pianura di Nazca. Questo studio, basato sull’analisi di foto aeree, foto satellitari e rilievi tramite droni, ha ampliato il numero di figure note, che includono forme umane e animali come orche assassine, serpenti, uccelli e felini. L’obiettivo del progetto di ricerca è la mappatura dettagliata e la preservazione di questo sito UNESCO.
  • 2023: Intelligenza artificiale per 4 nuovi geoglifi: Ricercatori della Yamagata University, utilizzando un algoritmo di deep learning e intelligenza artificiale, hanno identificato quattro nuovi geoglifi nel sud del Perù: un uccello, un pesce, un individuo e un paio di zampe. L’algoritmo analizza le scansioni satellitari e le immagini da droni, riconoscendo automaticamente forme simili all’interno del proprio database di addestramento.
  • 2024: 303 nuovi geoglifi con l’IA: In sei mesi, l’applicazione dell’intelligenza artificiale a fotografie aeree realizzate da droni ha permesso all’Università di Yamagata e all’Università del Michigan, sotto la guida di Masato Sakai, di individuare ben 303 nuovi geoglifi nel deserto di Nazca, quasi raddoppiando il numero di linee note fino a oggi. La maggior parte di questi nuovi geoglifi sono più piccoli (al massimo una decina di metri) rispetto a quelli più noti. Queste scoperte hanno arricchito il repertorio delle immagini note, includendo nuove rappresentazioni di figure umane (anche con scene di domesticazione di lama e sacrifici umani) e altri animali marini e terrestri. I ricercatori suggeriscono che i geoglifi più grandi, tracciati sul terreno, avessero una funzione religiosa, mentre quelli più piccoli e a rilievo servissero come metodo di comunicazione tra le diverse comunità.

Non solo in Perù: misteriosi geoglifi nel mondo

Fenomeni simili alle linee di Nazca non sono un’esclusiva del Perù, suggerendo forse un collegamento più ampio o principi universali nella loro creazione:

  • In California, nel deserto del Colorado, si trovano i Blythe Intaglios, un gruppo di figure giganti disegnate sul terreno, simili alle linee di Nazca e visibili al meglio solo dall’alto. Queste figure, che includono forme umane (come la divinità creatrice Mustamho, la più grande lunga 52 m), animali a quattro zampe (forse cavalli, il che potrebbe aiutare la datazione), uccelli, serpenti e forme geometriche, sono state create similmente a Nazca, raschiando via strati di rocce scure per rivelare il terreno più chiaro sottostante. Molte figure, considerate di natura cerimoniale, non furono notate dai coloni bianchi fino al 1930. La scoperta nel 1932 da parte del pilota George Palmer portò a indagini e, dopo un articolo del National Geographic nel 1952, a un aumento delle visite che causarono parziale devastazione. Intagli simili, come il Gruppo Ripley, sono stati trovati anche in Arizona.
  • Geoglifi di Blythe, By Rsfinlayson
  • In Kazakistan, nel nord della regione di Turgai, esistono almeno 260 figure colossali — croci, linee, anelli, quadrati — incise nel terreno e formate da basse collinette e fossati. Scoperti quasi per caso nel 2007 dall’economista Dmitriy Dey tramite Google Earth, questi geoglifi sono grandi come campi da calcio. Il più imponente è un quadrato con due diagonali di 7,5 ettari, ribattezzato “quadrato di Ushtogaysky”, a cui si aggiungono simboli che ricordano una svastica a tre punte e centinaia di altri disegni.
  • Il più grande tra i geoglifi osservati in Kazakistan: il quadrato di Ushtogaysky. Nasa – Digital Globe

La NASA, attraverso la compagnia satellitare Digital Globe, ha rilasciato nuove foto per lo studio di questi misteriosi geoglifi. Analisi preliminari fanno risalire le figure più antiche all’8000 a.C., compatibile con un vicino insediamento Neolitico di 6-10 mila anni fa, mentre altri simboli risalgono a epoche più recenti, come il Medioevo. L’assenza di resti umani esclude una funzione funeraria e la mancanza di punti di osservazione panoramica suggerisce che non fossero destinati a essere ammirati dall’alto. Si ipotizza che potessero servire come osservatori orizzontali per tracciare i movimenti del Sole, con un utilizzo analogo a quello ipotizzato per Stonehenge. La creazione di opere così monumentali da parte di popolazioni nomadi (come i Mahandzhar, fioriti tra il 7000 e il 5000 a.C.) è un enigma che potrebbe costringere gli storici a ripensare l’organizzazione sociale di queste antiche comunità.

  • L’Atacama Giant in Cile è il più grande geoglifo antropomorfo preistorico del mondo, con un’altezza di circa 119 metri. Situato nel deserto di Atacama, fa parte di oltre 5000 geoglifi che coprono vaste aree in Cile, ma anche parti di Perù, Bolivia e Argentina. Realizzato rimuovendo lo strato superiore di pietre scure per rivelare il terreno più chiaro, si ritiene che sia opera di diverse culture succedutesi tra il 600 e il 1500 d.C., come i Tiwanaku e gli Inca. Si ipotizza che l’allineamento di alcuni punti sulla testa e sul lato della figura con la luna potesse aiutare a determinare le stagioni, essenziale in un deserto così arido, aggiungendo un velo di mistero alla sua funzione precisa.
Il gigante di Atacama
  • Il Cavallo Bianco di Uffington, in Inghilterra, è uno dei più antichi e famosi geoglifi d’Europa. Questa gigantesca figura di cavallo, incisa su una collina di gesso, risale all’età del bronzo (circa 1000 a.C.) e si estende per circa 110 metri. La sua conservazione è stata garantita per millenni da regolari “pulizie” e ricalcature. Altri geoglifi collinari in Inghilterra includono il Gigante di Cerne Abbas e il Long Man di Wilmington, sebbene le loro origini e datazioni siano meno chiare, alcune risalenti a pochi secoli fa, e il loro significato resta in gran parte ignoto.

  • In Giordania, le “Opere degli uomini anziani” (Works of the Old Men) sono centinaia di migliaia di strutture in pietra, inclusi geoglifi che formano disegni a “aquilone” o “ruota”, diffusi nel deserto nero e in altre aree della penisola arabica. Queste costruzioni, spesso più estese e antiche delle Linee di Nazca, sono di funzione ignota.
  • Nella regione dell’Amazzonia, la deforestazione dagli anni ’70 ha rivelato migliaia di geoglifi nascosti sotto la fitta vegetazione. Queste opere, principalmente di natura geometrica, testimoniano l’esistenza di civiltà precolombiane complesse che hanno modificato il paesaggio in modi finora sconosciuti, e il loro scopo rimane in gran parte un mistero.
  • In Russia, sui monti Urali, è stato scoperto il “Grande Moose” (Alce), un geoglifo risalente a oltre 6.000 anni fa, considerato uno dei più antichi del mondo. Misura circa 275 metri per 12 metri. L’antichità e la maestosità di questa figura pongono interrogativi sui metodi di realizzazione e sul suo significato per le antiche popolazioni.
A historical Google Earth image from 2007, in this image it looks like the animal might have a tail. Image copyright 2012 Geoeye, copyright 2012 GIS Innovatsia, courtesy Google Earth.
  • In India, nel deserto del Thar, sono state individuate le “Linee del Grande Deserto Indiano” (o geoglifi di Boha), scoperte tramite immagini satellitari. Le più grandi di queste figure geometriche includono una spirale asimmetrica lunga circa 12 km (Boha 1) e un’altra figura complessa con linee serpeggianti e parallele (Boha 2). Queste potrebbero essere le più grandi figure geometriche astratte create dall’uomo e, a differenza di molti altri geoglifi antichi, potrebbero risalire solo a pochi secoli fa, un’ulteriore anomalia che accresce il mistero sulla loro origine e sul loro scopo.

  • Nella Valle della Morte, sulle pareti del Titus Canyon, gigantesche incisioni raffigurano pecore, lucertole, figure geometriche, un candelabro capovolto simile a quello di Nazca e linee ondulate.
  • In Cile, strani intrecci di canali regolari sono visibili solo dall’alto, la cui funzione rimane da decifrare.
  • In Australia, nella pianura di Nullarbor, fotografando dal satellite, sono state notate 5 righe parallele di circa 14 km di larghezza, 400 km di lunghezza e distanti 80-100 km l’una dall’altra, un complesso troppo regolare per essere naturale, sollevando domande sulla loro origine e sul loro scopo.
  • Sulle Ande, intorno al lago Titicaca, si trovano figure simili a quelle di Nazca, ma più piccole, che aggiungono tasselli a un puzzle globale ancora lontano dall’essere risolto.

Conservazione e minacce per i disegni di Nazca

Nonostante la loro designazione a patrimonio UNESCO dal 1994, le Linee di Nazca affrontano oggi un grave rischio per la loro conservazione. Il grande numero di turisti che raggiungono il luogo a bordo di fuoristrada e la difficoltà di riconoscere i disegni da terra hanno portato alla distruzione o al danneggiamento di moltissimi geoglifi. L’intenso lavoro di mappatura e le nuove scoperte, facilitate dall’intelligenza artificiale, sono fondamentali non solo per la conoscenza, ma anche per la preservazione e valorizzazione di questo inestimabile tassello della storia dell’umanità.


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