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LA CRIMINALIZZAZIONE DELLO STATO di Michael Chossudovsky


Il leader americani di Washington e Wall Street
credono
fermamente nella giustezza della guerra e nelle forme autoritarie di
governo come mezzi per "salvaguardare i valori democratici".

Secondo il Ministero della Sicurezza Interna "i prossimi
imminenti attacchi uguaglieranno o eccederanno quelli dell’11/9".

Un reale "attacco terroristico" sul suolo americano porterebbe
alla sospensione del governo civile ed alla proclamazione della legge
marziale. Con le parole del Segretario del Ministero della Sicurezza
Interna Tom Ridge:
"Se andiamo al Rosso [allarme in codice]…esso
sostanzialmente chiude il paese".

"Chiederete ‘E’ serio questo?’ Sì, ci potete scommettere
la
vostra vita. La gente non fa questo a meno che la situazione non sia
grave". (Donald
Rumsfeld
)

——————————————————————————–

Vi è "Criminalizzazione dello Stato" quando i criminali di
guerra
occupano legittimamente posizioni di autorità che gli permettono
di
decidere "chi sono i criminali", mentre di fatto i criminali sono loro.

Un attacco terroristico sul suolo americano dell’entità e
della
natura di quelli dell’11 settembre porterebbe, secondo il generale Tommy Franks,
ex comandante del CENTCOM, al
rovesciamento della
democrazia in America. In un’intervista lo scorso dicembre, appena
menzionata dai media USA, il generale Franks ha delineato
con cinica
accuratezza uno scenario che risulterebbe nella sospensione della
Costituzione e nell’instaurazione del governo militare in America:

"un evento terroristico, massiccio, con molte vittime
[accadrà]
da qualche parte nel mondo occidentale, potrebbe essere negli Stati
Uniti d’America, che induce la nostra popolazione a mettere in dubbio
la Costituzione e dia inizio alla militarizzazione del nostro paese per
evitare il ripetersi di un altro fatto che produce numerose vittime". 1

Franks
alludeva ad un cosiddetto "evento tipo Pearl Harbor" che
verrebbe utilizzato per galvanizzare l’opinione pubblica degli USA a
sostegno di un governo militare e dello stato di polizia. Il "fatto
terroristico produttivo di molte vittime" viene presentato dal generale
Franks come
un punto di svolta politico decisivo. La risultante crisi
ed il disordine sociale sono destinati a facilitare un importante
mutamento delle strutture politiche, sociali ed istituzionali degli USA.

E’ importante comprendere che il generale Franks non stava
esprimendo un’opinione personale su questo argomento. La sua
dichiarazione riflette molto tipicamente il punto di vista dominante
sia al Pentagono
che al Dipartimento della Sicurezza Interna su come
dovrebbero dispiegarsi gli eventi in caso di emergenza nazionale.

La dichiarazione proviene da un uomo che è stato coinvolto
attivamente nella pianificazione militare e di intelligence ai
più alti
livelli. In altre parole, la "militarizzazione del nostro paese"
è un
presupposto operativo in corso. E’ parte del più ampio "consenso
di
Washington". Esso identifica la "roadmap" di guerra
dell’amministrazione Bush e la difesa interna.

La "guerra al terrorismo", che costituisce la pietra angolare
della dottrina della sicurezza nazionale di Bush, fornisce la
giustificazione richiesta per abrogare la regola della legge, in
definitiva con lo scopo di "proteggere le libertà civili". Con
le
parole di David
Rockefeller
:

"Siamo al limite di una trasformazione globale. Tutto ciò
di cui
abbiamo bisogno è la giusta grande crisi e le nazioni
accetteranno il
Nuovo Ordine Mondiale". 2

Una simile dichiarazione, che senza dubbio riflette un’opinione
generale nel Council on Foreign Relations (CFR), venne fatta dall’ex
consigliere per la Sicurezza Nazionale Zbigniew Brzezinski
nel suo
libro The Grand Chessboard:

"Mentre l’America diventa una società sempre più
multiculturale,
potrebbe essere più difficile costruire il consenso su temi di
politica
estera, eccetto nel caso di una minaccia esterna veramente massiccia ed
ampiamente percepita".

Similarmente, il Project for the New American Century (PNAC) dei
neoconservatori, pubblicato nel settembre del 2000, appena pochi mesi
prima dell’arrivo al potere di George W. Bush, evocava:

"un evento catastrofico e catalizzante, come una nuova Pearl
Harbor." 3

Ciò che è terrificante in queste affermazioni
è che esse
provengono dagli architetti della politica estera USA. In altre parole,
i leader americani a Washington e Wall Street
credono fermamente nella
correttezza della guerra e di forme autoritarie di governo come mezzi
per "salvaguardare i valori democratici".

L’abrogazione della democrazia è dipinta come un mezzo per
fornire "sicurezza interna" e sorreggere le libertà civili. La
verità è
falsità e la falsità è verità. La
realtà viene rivoltata. Le azioni di
guerra vengono annunciate come "interventi umanitari" diretti al
sostegno della democrazia. L’occupazione militare e l’assassinio di
civili sono presentate come "operazioni per il mantenimento della pace".

Tale punto di vista dominante è condiviso anche dai
principali
media, che costituiscono la pietra angolare della campagna di
propaganda e disinformazione. Ogni tentativo dei critici pacifisti di
rivelare le menzogne sottostanti a queste dichiarazioni vengono
definite un "atto criminale".

In altre parole, la "Criminalizzazione dello Stato" si ha quando
i criminali di guerra, sostenuti da Wall Street, i
"cinque grandi"
fornitori della difesa ed i giganti petroliferi del Texas, occupano
legittimamente posizioni di autorità che gli permettono di
decidere
"chi sono i criminali", mentre di fatto i criminali sono loro.

Dall’allarme Codice Arancione all’allarme Codice Rosso

Il "fatto produttivo di numerose vittime" è diventato una
parte
integrale della campagna di propaganda dell’amministrazione Bush.
L’amministrazione ha messo cinque volte il paese sull’allarme Codice
Arancione di "alto rischio" dall’11 settembre 2001. Senza eccezione, al
Qaeda di Osama bin
Laden
è stata identificata come "una minaccia alla
patria". L’annuncio ufficiale punta invariabilmente a "significativi
rapporti dell’intelligence" oppure a "fonti credibili" di un attacco
terroristico "del gruppo terrorista internazionale al Qaeda".

Dall’11/9 gli americani hanno accettato come veri questi allarmi
terroristici. Al Qaeda viene vista come un nemico dell’America. Gli
allarmi terroristici sono divenuti parte di una routine: la gente si
è
abituata agli allarmi terroristici Codice Arancione nella vita
quotidiana. Inoltre, ha anche accettato la diversa possibilità
di un
passaggio dall’allarme Codice Arancione a quello Rosso (come
ripetutamente dichiarato dalla Sicurezza Interna) in un prevedibile
futuro, che deriverebbe da un reale evento terroristico.

Non vi è bisogno di dire che la campagna di
disinformazione, che
viene giornalmente alimentata nella catena delle notizie, sostiene il
processo di conformare la pubblica opinione degli USA. L’agenda
nascosta consiste nel creare alla fine un clima di paura ed
intimidazione che mobiliti il sostegno pubblico per una reale
situazione di emergenza nazionale che porti alla dichiarazione della
legge marziale.

Gli allarmi terroristici erano basati su informazioni falsificate

Le prove suggeriscono che l’allarme Codice Arancione di "alto
rischio" del 7 febbraio 2003 e del 21 dicembre 2003 erano fondati su
informazioni fabbricate.

L’allarme Codice Arancione era stato ordinato il 7 febbraio 2003,
un giorno dopo il fiasco della presentazione di Colin Powell al
Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulle presunte armi di distruzione di
massa dell’Iraq. Il dossier dell’intelligence di Powell era stato
educatamente scartato. La confutazione venne dall’ispettore ONU Hans
Blix
, che dimostrò che le informazioni utilizzate come un
pretesto
per
fare la guerra all’Iraq erano state chiaramente fabbricate.

Colin Powell
il 6 fece un discorso al Consiglio di Sicurezza
dell’ONU. Il 7, l’amministrazione Bush dichiarò un allarme
terroristico
‘Codice Arancione’. Questa "operazione salva la faccia"
contribuì a
placare uno scandalo imminente, mentre sorreggeva anche la programmata
invasione dell’Iraq da parte del Pentagono.

L’attenzione dei media si spostò immediatamente dalle
cantonate
di Colin Powell al
Consiglio di Sicurezza dell’ONU ad un (presunto)
imminente attacco terroristico all’America. Attorno a Washington furono
immediatamente dispiegati i missili antiaerei. I media vennero inondati
da storie sul sostegno iracheno ad un imminente attacco di al Qaeda
all’America.

L’obiettivo era di presentare l’Iraq come aggressore. Secondo il New York Post, (11 febbraio
2003):

"La nazione è ora in Allarme Arancione perché le
intercettazioni
dei servizi segreti e la pura logica suggeriscono entrambe che i nostri
nemici islamici conoscono il modo migliore per colpirci con il
terrorismo sul suolo degli U.S.A.".

Un’altra storia, si dice proveniente dalla CIA sulla cosiddette
‘bombe sporche radioattive’ era stata piantata nella catena delle
notizie. 4 Il Segretario Powell avvertiva che
"per dei terroristi
sarebbe molto facile preparare bombe ‘sporche’ radioattive da far
esplodere negli USA … ‘Quanto ciò sia probabile non posso
dirlo… Ma
penso sia saggio per noi almeno lasciare che il popolo americano sappia
di questa possibilità’". 5 Nel frattempo, le reti TV avevano
avvertito
che "Gli alberghi americani, i centri commerciali od i condomini
potrebbero essere già la prossima settimana dei bersagli di al
Qaeda".

Nelle settimane che portavano all’invasione dell’Iraq, l’agenda
nascosta era di collegare Baghdad ad al Qaeda, raccogliere un fermo
sostegno per il Presidente Bush ed indebolire il
movimento di protesta
contro la guerra. In seguito all’annuncio, decine di migliaia di
americani si precipitarono ad acquistare nastro isolante, teli di
plastica e maschere antigas.

Più tardi trapelò la notizia che l’allarme
terroristico era stato
fabbricato dalla CIA, con ogni
probabilità di concerto con le più alte
cariche del Dipartimento di Stato. 6

Per la prima volta l’FBI ha
puntato il dito alla CIA.

"Risulta che questa tessera del puzzle è stata fabbricata
e
perciò la ragione per gran parte dell’allarme, particolarmente
questa
settimana a Washington, si è dissolta dopo che hanno scoperto
che
questa informazione non era vera", ha detto Vince Cannistraro,
ex capo
dell’antiterrorismo alla CIA e
consulente della ABCNEWS.

(…)

Secondo dei funzionari, l’FBI e
la CIA si accusano l’un l’altra.
Un portavoce dell’FBI ha detto oggi
alla ABC NEWS di "non essere
familiare con lo scenario", ma che non pensava fosse accurato". 7

Mentre tacitamente riconosceva che l’allarme era un falso, il
Segretario della Sicurezza Interna Tom Ridge decideva di
mantenere
l’allarme ‘Codice Arancione’:

"Nonostante i falsi rapporti, non è nessun piano di
cambiare il
livello di minaccia. I funzionari hanno detto che sono state
convalidate altre informazioni e che l’elevato livello di precauzioni
è
pienamente legittimato". 8

Pochi giorni dopo, in un’altra iniziativa propagandistica
fallita, venne presentato dal Segr. Colin Powell al
Congresso USA un
misterioso nastro audio di Osama bin Laden come
‘prova’ che i
terroristi islamici "stanno facendo causa comune con un brutale
dittatore".9 Curiosamente, il nastro era in possesso di Colin Powell
prima che venisse trasmesso dalla rete TV Al Jazeera.10

L’allarme terroristico di Natale di Tom Ridge

Il 21 dicembre 2003, quattro giorni prima di Natale, il
Dipartimento della Sicurezza Interna, alzò nuovamente il livello
di
minaccia nazionale da "elevato" a "alto rischio" di attacco terrorista.
11

Nella
sua conferenza stampa prenatalizia, il Segretario del Dipartimento
della Sicurezza Interna Tom
Ridge
conferrmò proprio come aveva fatto il
7 febbraio 2003 che: "gli ambienti dell’intelligence USA hanno ricevuto
un significativo incremento nel volume dei rapporti di informazioni
relativi alle minacce". Secondo Tom Ridge, queste
"credibili fonti [di
informazioni]" alzano "la possibilità di attacchi alla patria
attorno
al periodo delle festività…". 12


Mentre le circostanze ed
il tempismo erano differenti, la dichiarazione del 21 dicembre del
Segretario Tom Ridge
aveva tutte le sembianze di una versione
"copia-incolla" (Déjà Vu) del suo annuncio del 7
febbraio, che secondo
l’FBI era una mistificazione, basata
su informazioni false.



Quello che è
preoccupante è che
nella dichiarazione del 21 dicembre vi è il fatto che un "reale"
o
"tentato" attacco terroristico di al Qaeda sembra essere già
nella
traiettoria ufficiale. Ancora una volta, al Qaeda viene identificata
come "il Nemico Esterno", naturalmente senza menzionare che al Qaeda di
Osama bin Laden
è una creatura della CIA ed
una
"risorsa di
intelligence" controllata dagli USA. 13


Non vi è bisogno
di dire
che l’atmosfera di paura e confusione creata in America hanno
contribuito ad esaurire lo spirito del Natale. Secondo rapporti dei
media, l’allarme terroristico di alto livello deve "far passare la
sbornia delle feste ed a farci entrare nel nuovo anno".


"I terroristi minacciano
ancora il nostro paese e noi restiamo impegnati in una pericolosa –
siatene certi – difficile guerra che non finirà presto",
avvertì il
Segretario della Difesa Donald H. Rumsfeld.
"Potrebbero attaccare in
qualsiasi momento e ovunque".


Con l’America in alto
allarme terrorismo durante le feste natalizie, i funzionari dei servizi
segreti temono che al Qaeda sia desiderosa di compiere un attacco
spettacolare, forse dirottando un aereo di linea o da carico straniero
e schiantarlo contro un bersaglio importante negli Stati Uniti". 14


L’annuncio ufficiale di
Natale del Dipartimento della Sicurezza Interna fugava ogni dubbio
esistente riguardo al livello della minaccia:


"il rischio [durante il
periodo natalizio] è forse ora maggiore che in ogni altro
periodo
dall’11 settembre 2001".


Esso anche avvertì
gli
americani, in termini non vaghi, ma senza prove a sostegno, che vi sono:


"indicazioni che [gli]
imminenti attacchi … saranno pari o superiori agli attacchi
[dell’11/9]".


"Ed è molto chiaro
che la
capitale del paese e New
York City
sono nella lista…"


In seguito all’annuncio
del Segretario Ridge
a Washington vennero sistemate batterie di missili
antiaerei:


"Ed oggi il Pentagono ha
detto che voleranno ora più pattuglie di aerei da caccia sopra
sopra
città ed installazioni selezionate, con qualche base aerea posta
in
massima allerta". Il Segretario della Difesa Donald Rumsfeld:
"Voi
chiedete ‘E’serio tutto ciò?’ Sì, ci potete scommettere
la vita. La
gente non fa questo a meno che la situazione sia grave". 15


Secondo una dichiarazione
ufficiale: "le informazioni indicano che piloti addestrati da al Qaeda
potrebbero stare lavorando per compagnie di linea straniere ed essere
pronti ad eseguire attacchi suicidi". 16


Più
specificamente,
secondo la Sicurezza Interna, i terroristi di al Qaeda e talebani
stavano progettando di dirottare un aereo dell’Air France e "di farlo
schiantare sul suolo USA in un attacco terroristico suicida simile a
quelli eseguiti l’11 settembre 2001".


I voli di Natale da Parigi
dell’Air France vennero annullati. I caccia F-16
pattugliavano i
cieli.


Nondimeno, risultò
che
gli ordini di smobilitare i voli di Natale da Parigi a Los Angeles
dell’Air France, che vennero usati per giustificare l’allarme Codice
Arancione durante le feste natalizie, erano basati su informazioni
fabbricate.


Secondo la versione
ufficiale degli eventi, Washington aveva identificato sei membri di al
Qaeda e dei talebani nella lista passeggeri dell’Air France:


"I funzionari
dell’antiterrorismo USA hanno detto che le loro indagini erano centrate
sulla "opinione informata" che circa sei uomini sul volo Air France 68,
che arriva giornalmente a Los Angeles alle 16.05, potrebbero avere
progettato di dirottare l’aereo e schiantarlo vicino a Los Angeles o
lungo la rotta.


Questa convinzione,
secondo un funzionario superiore dell’antiterrorismo USA, era basata su
informazioni affidabili e corroborate di diverse fonti. Alcuni degli
uomini avevano gli stessi nomi di membri identificati di al Qaeda e dei
talebani, ha detto un funzionario superiore USA. Uno degli uomini
è un
pilota addestrato con una una licenza commerciale, secondo un
funzionario superiore USA.


I funzionari di polizia
USA hanno detto che i voli sono stati cancellati in risposta alle
stesse informazioni che hanno indotto… la Sicurezza Interna… ad
innalzare il livello di allarme terroristico del paese ad arancione…


Con quella informazione,
le autorità USA hanno contattato i servizi segreti francesi …
Sono
prevalsi sull’Air France per cancellare [i loro voli], poiché
l’originale informazione dei servizi segreti avvertiva che si sarebbero
impossessati di più di un volo". 17


Altri mezzi di
informazione confermarono che "i rapporti raccolti dalle agenzie
americane erano ‘molto, molto precisi’". Nel frattempo, la Fox News
indicava la possibilità che al Qaeda stesse "tentando di
impiantare
disinformazione, per farci spendere denaro tra l’altro, per gettare la
gente nel panico e forse per sondare le nostre difese per vedere come
rispondiamo?" 18


"Scambio di
identità"


Non vi è bisogno
di dire
che questi rapporti falsi dei media sono serviti a creare una atmosfera
tesa durante le feste di Natale. L’aeroporto internazionale di Los
Angeles era in "schieramento massimo" con funzionari
dell’antiterrorismo e dell’FBI che operavano 24 ore su 24.


Nondimeno, in seguito
all’indagine francese, risultò che quell’allarme terrorismo era
un
imbroglio. Le informazioni non erano "molto, molto precise" come
pretendeva l’intelligence USA.


Risultò che i sei
uomini
di al Qaeda erano un bambino di cinque anni, un anziana signora cinese
che gestiva un ristorante a Parigi, un rappresentante delle
assicurazioni gallese e tre francesi. 19


Il 2 gennaio il governo
francese confermò che le informazioni comunicate da Washington
erano
errate: "Non vi era una traccia di al Qaeda tra i passeggeri".


Nondimeno, queste
"inconsistenze" riguardanti l’intelligence USA erano già state
rivelate
il 23 dicembre dai servizi antiterrorismo francesi, che avevano
educatamente confutato le cosiddette "fonti credibili" provenienti
dall’apparato di intelligence USA.


Gli esperti
antiterrorismo francesi erano estremamente "scettici" verso le loro
controparti:


Noi [gli investigatori
della polizia francese] abbiamo dimostrato [il 23 dicembre] che i loro
argomenti semplicemente non avevano senso, ma nonostante ciò i
voli
vennero cancellati… Il principale sospetto [un dirottatore tunisino]
risultò essere un bambino… Abbiamo veramente avuto la
sensazione di
un trattamento ostile [da parte dei funzionari USA] (ils nous
appliquent un traitement d’infamie). Le informazioni non sono state
trasmesse attraverso i normali canali. Non sono stati l’FBI o la CIA
a
contattarci, tutto è passato per canali diplomatici…" 20


La decisione di
cancellare i sei voli dell’Air France è stata presa dopo 2
giorni di
intensi negoziati tra i funzionari francesi ed americani. Furono
cancellati su ordine del Primo Ministro francese in seguito a
consultazioni con il Segr. Colin Powell. Tale
decisione venne presa
successivamente al completamento dell’indagine francese. Nonostante il
fatto che le informazioni erano state confutate, il Segretario della
Sicurezza Interna Tom
Ridge
insistette sul mantenere l’ordine di non
far volare gli aerei. Se l’Air France non si fosse conformata le
sarebbe stato impedito di usare lo spazio aereo USA, cioè
vietato
volare negli USA.


Fu solamente il 2
gennaio, una volta finita la stagione natalizia, che le autorità
USA
ammisero di aver compiuto un errore, affermando che era stato un caso
inevitabile di "scambio di identità". Mentre tacitamente
riconosceva il
suo errore, la Sicurezza Interna insisteva che "le cancellazioni erano
basate su solide informazioni".


La pianificazione di
emergenza


Non è necessario
dire
che, se i voli non fossero stati cancellati, la giustificazione
dell’amministrazione per l’allarme Codice Arancione non avrebbe
più
retto. In altre parole, la Sicurezza Interna aveva bisogno di sostenere
la menzogna per l’intero periodo delle vacanze natalizie. Essa
richiedeva anche un Codice Arancione attivo per lanciare le procedure
della pianificazione di emergenza ai più alti livelli
dell’amministrazione Bush.


Il giorno seguente
l’annuncio di Natale del Segretario Ridge (21 dicembre),
al Presidente Bush
vennero
date istruzioni dai suoi "alti consiglieri
dell’antiterrorismo" in sessioni a porte chiuse alla Casa Bianca.
Più
tardi quel giorno, si riunì alla Casa Bianca anche
il Consiglio della
Sicurezza Interna (HSC). Il nucleo esecutivo dello HSC, il cosiddetto
Comitato dei Direttori (HSC/PC), capeggiato dal Segretario Tom Ridge,
comprende Donald
Rumsfeld
, il Direttore della CIA George Tenet, il
Ministro della Giustizia John Ashcroft, il
Direttore dell’FBI
Robert
Mueller
e Michael
D. Brown
, sottosegretario dell’Emergency Preparedness
and Response, che soprintende alla Federal Emergency Management Agency
(FEMA). 21


In seguito alla riunione
dello HSC tenuta il 22 dicembre, il Segretario Ridge confermava che:


"abbiamo esaminato i
piani specifici e le azioni specifiche che abbiamo preso e che
continueremo a prendere". 22


Secondo le dichiarazioni
ufficiali, che devono essere prese seriamente, un "reale attacco
terroristico" sul suolo americano nei prossimi tempi porterebbe
all’allarme Codice Rosso. Quest’ultimo, a sua volta, creerebbe le
condizioni per la (temporanea) sospensione delle normali funzioni del
governo civile, come previsto dal generale Tommy Franks. Tale
scenario
è stato considerato dal Segretario Tom Ridge in
un’intervista alla CBS
News
il 22 dicembre 2003:


"Se semplicemente andiamo
al rosso … esso fondamentalmente chiude il paese", cioè che le
istituzioni del governo civile verrebbero chiuse e rilevate da
un’Amministrazione di Emergenza. 23


Preparare la legge
marziale


In preparazione
all’allarme Codice Rosso, il Dipartimento della Sicurezza Interna ha
condotto nel maggio 2003 una grande "esercitazione antiterrorismo"
chiamata TOPOFF 2. Quest’ultima viene descritta come "la maggiore e
più
completa risposta al terrorismo e la più grande esercitazione di
sicurezza interna mai condotta negli Stati Uniti".


Con una logica da
Stranamore, questa "capacità nazionale di risposta" tradotta in
un’esercitazione in stile militare dei governi federale, di stato e
locali, compresi partecipanti canadesi, stabilisce diversi "scenari" di
un allarme Codice Rosso. In sostanza, è stata condotta sullo
stesso
presupposto delle esercitazioni militari in anticipazione di un reale
teatro di guerra, in questo caso fatta da terroristi stranieri,
esaminando diversi scenari di attacco con le WMD e la risposta
istituzionale dei governi di stato e locali:

"Essa ha valutato come i
rispondenti, i leader e le altre autorità reagirebbero
all’utilizzo
simulato di armi di distruzione di massa (WMD) in due città
degli USA,
Seattle, WA e Chicago, IL. Lo scenario dell’esercitazione dipingeva una
fittizia organizzazione terrorista straniera che detonava un ordigno a
dispersione radiologica (RDD o bomba sporca) simulato a Seattle e
rilasciava la peste polmonare in diverse località dell’area
metropolitana di Chicago. Vi è stato anche una significativa
manovra di
intelligence preesercitazione, un cyber attacco e credibili minacce
terroristiche contro altre località". 24


L’esercitazione
terrorista, compresi gli scenari con le WMD, è fondata su una
grande
menzogna.


Cerchiamo di essere molto
chiari su quello che sta accadendo in America. Non stiamo più
trattando
esclusivamente di una campagna di paura e disinformazione. I reali
"eventi terroristici produttivi di molte vittime" costituiscono la
premessa di base e la forza trainante dietro al sistema di risposta
della Sicurezza Interna, comprese le sue istruzioni Ready.Gov ai
cittadini, la sua struttura legale "antiterrorismo" in base al Second
Patriot Act ecc.


Ciò di cui stiamo
trattando non è soltanto un atto criminale, ma un atto di
tradimento
preparato attentamente proveniente dai più alti livelli
dell’apparato
dello Stato USA. In breve, quello di cui stiamo parlando è "la
Roadmap
verso uno stato di polizia" in America, da essere attuata in seguito ad
un’emergenza nazionale, o sotto la forma di governo militare o con uno
stato di polizia che mantiene tutte le apparenze di una funzionante
"democrazia" bipartitica.



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Note:



1. Tommy Franks
Interview, Cigar Aficionado, December 2003




2. David Rockefeller,
Statement to the United Nations Business Council, 1994




3. See http://www.globalresearch.ca/articles/NAC304A.html




4. ABC News, 13 February
2003.




5. ABC News, 9 February.
2003.




6. ABC News, 13 February
2003,
http://www.globalresearch.ca/articles/CRG302A.html .




7. Ibid




8. Ibid




9. US official quoted in
The Toronto Star, 12 February. 2003.




10. Ibid




11. See Department of
Homeland Security at
http://www.dhs.gov/dhspublic/index.jsp




12. For complete
statement of Secretary Tom Ridge, 21 December 2003,
http://www.dhs.gov/dhspublic/




13. See Selected
References at
http://globalresearch.ca/articles/11SEPT309A.html




14. Boston Globe, 24
December 2003




15. ABC News, 23 December
2003




16. quoted by ABC News,
23 December 2003.




17. Seattle Post
Intelligence, 25 December 2003.




18. Fox News, 28 December
2003.




19. Le Monde, Paris and
RTBF TV, Bruxelles, 2 January 2004




20. quoted in Le Monde, 3
January 2003.




21. White House Briefing,
22 December 2003.




22. AFP, 23 December 2003.




23. The scenario is
presented in detail at the Homeland department’s Ready.Gov website at
http://www.ready.gov/




24. For full text see,
Department of Homeland Security, Summary Conclusions From National
Exercise, Office of the Press Secretary, December 19, 2003,
http://www.dhs.gov/dhspublic/display?content=2693






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Centre for Research on
Globalization (CRG)
http://www.globalresearch.ca




http://freebooter.da.ru/




——————


The Pentagon’s new
"Terrorist Mastermind"




Who is Abu Musab
Al-Zarqawi?


by Michel Chossudovsky


http://www.globalresearch.ca 11 June 2004


The URL of this article
is:
http://globalresearch.ca/articles/CHO405B.html




freebooter.da.ru/








Ivan Ingrilli’


http://www.newmediaexplorer.org/ivaningrilli/


http://www.laleva.cchttp://www.laleva.org

9 MILIONI DI DOLLARI E NESSUN BLITZ di Enrico Piovesana

Usa, non c’è stato nessun blitz".

10 giugno 2004 – "Quella casa al numero 17 di Zaitun Street era
disabitata da almeno due mesi.
Fino a lunedì sera tardi (7 giugno, n.d.r.) quando, intorno alle 23, si
è sentito un gran trambusto. Io, che abito al 13, ho visto arrivare
alcune auto e fermarsi davanti a quella casa. Sono entrate un po’ di
persone. Era buio, non abbiamo visto bene. Poco dopo se ne sono andati

via ed è tornata la calma".
"Il mattino seguente, intorno alle 9:30, sono arrivate cinque auto
militari americane, di colore verde oliva. Si sono fermate davanti a
quella casa. Ne sono scesi alcuni uomini vestiti in abiti civili e con
gli occhiali scuri. Erano sicuramente uomini del mukhabarat (servizio
segreto, n.d.r.) americano. Hanno aperto la porta dell’abitazione, senza
forzarla, come se fosse già aperta, e sono riusciti subito con solo
quattro uomini, che poi abbiamo saputo essere i tre ostaggi italiani e
un ostaggio polacco.
Li hanno caricati su un furgoncino bianco e se ne sono andati via. Il
tutto con la massima calma. Non è stato sparato un colpo. Nella casa, a
parte gli ostaggi, evidentemente non c’era più nessuno. Non è stato
assolutamente un blitz militare come è stato annunciato tre ore dopo.
Quelli sono tutta un’altra cosa. Lì si è trattato di una semplice presa
in consegna. Gli americani sono andati lì a colpo sicuro. Sapevano che
gli ostaggi erano stati portati lì, si erano messi d’accordo. Il vostro
governo ha pagato un riscatto: nove milioni di dollari. Qui ormai lo
sanno tutti. Adesso però basta parlare al telefono, non è sicuro".
A parlare, raggiunto al telefono da PeaceReporter, è un iracheno, il
signor Fahad, che assieme ad altri due suoi vicini, il signor Mohammed e
il signor Ibrahim, è stato testimone oculare della liberazione di
Agliana, Cupertino e Stefio. Fahad parla dalla sua casa, al 13 di Zaitun
Street, ad Abu Ghraib, il sobborgo occidentale di Baghdad divenuto
tristemente famoso per lo scandalo delle torture sui prigionieri
iracheni.
La sua versione dei fatti è confermata da un’altra fonte irachena
raggiunta da PeaceReporter, vicina al braccio politico della guerriglia.
Una fonte che ha voluto rimanere anonima, e che ha fornito la sua
versione di tutta la vicenda del sequestro, delle trattative e della
liberazione.
La fonte inizia facendo un nome, quello di Salih Mutlak. "Mutlak dice
è un facoltoso commerciante iracheno arricchitosi con le speculazioni
e il contrabbando durante il periodo dell’embargo. Da molti è definito
semplicemente come un ‘mafioso’. Lui è il personaggio chiave della
vicenda della liberazione dei tre ostaggi italiani, assieme al già noto
Abdel Salam Kubaysi (solo un omonimo di Jabbar al-Kubaysi), ulema
sunnita e docente all’università di Baghdad, salito all’onore delle
cronache televisive internazionali per il suo ruolo nella trattativa per
il rilascio – dietro pagamento di riscatto – degli ostaggi giapponesi".
Secondo la fonte, con Mutlak e con Kubaysi il governo italiano avrebbe
trattato segretamente per settimane al fine di ottenere il rilascio di
Agliana, Cupertino e Stefio, rapiti il 12 aprile assieme a Quattrocchi,
ucciso il 14 aprile. Si scoprirà poi che aveva in tasca un porto d’armi
rilasciato dalle forze britanniche e un pass della Coalizione.
I contatti tra i nostri servizi segreti, il Sismi, e la coppia
Mutlak-Kubaysi sono iniziati subito dopo quei tragici giorni, e già il
20 aprile erano cominciate a trapelare notizie sull’accordo con il
governo italiano per il pagamento di un riscatto di 9 milioni di
dollari.
Il 22 era stato lo stesso governatore italiano di Nassiriya, Barbara
Contini, a lasciarsi scappare che non c’era nulla da stupirsi del fatto
che il governo pagasse un riscatto. "Si è sempre fatto così" aveva
detto. Subito dopo aveva smentito questa dichiarazione, e il ministro
degli Esteri, Franco Frattini, aveva detto che si trattava di "storie
prive di fondamento". Lo stesso giorno, una qualificata fonte dei
servizi segreti italiani rivelava all’agenzia Ansa: "La trattativa,
avviata da giorni, è già stata definita in tutti i suoi aspetti, sia
para-politici, sia economici. Quello che dovevamo fare l’abbiamo fatto".

Dopo questa burrasca il Sismi ha protestato per queste fughe di notizie
che rischiavano di far saltare le trattative in corso. A quel punto, il
governo ha deciso di imporre il silenzio stampa assoluto sulla vicenda.
"Le trattative – spiega la fonte – sono proseguite fino a quando,
all’inizio di maggio, Salih Mutlak è andato in aereo a Roma. Ragione
ufficiale del suo viaggio: affari. E’ rimasto nella capitale italiana
per una ventina di giorni, tornando a Baghdad alla fine di maggio con
una valigetta piena di soldi. Cinque milioni di dollari, prima tranche
di un riscatto complessivo di nove milioni di dollari. Gli altri
quattro, questi erano gli accordi da lui presi, sarebbero stati
consegnati ai rapitori dopo la liberazione degli ostaggi".
Dopo il ritorno di Mutlak con i soldi, nei primi giorni di giugno si è
consumato un duro scontro all’interno delle fila dei guerriglieri
iracheni. Da una parte il braccio ‘militare’ dei guerriglieri, quelli
che detenevano materialmente gli ostaggi e che, tramite Mutlak e
Kubaysi, erano in contatto con il governo italiano: per loro
l’importante era solo incassare il malloppo. Dall’altra parte il braccio
‘politico’ che non voleva fare la figura di una banda di delinquenti che

rapiscono per soldi e che quindi non volevano accettare il riscatto.
"Noi ci siamo opposti a questo gioco sporco. Questa storia del riscatto
e della messa in scena della liberazione sostiene la fonte avrebbe
rovinato l’immagine della nostra causa, facendoci passare per dei
volgari banditi, e poi avrebbe giovato al governo italiano e quindi
prolungato l’occupazione militare dell’Iraq. Noi volevamo consegnare gli
ostaggi, senza alcun riscatto, nelle mani di rappresentanti del mondo
pacifista italiano, sia laico che cattolico, con cui eravamo già in
contatto da tempo e con i quali eravamo vicinissimi a una conclusione".
Ancora domenica scorsa 6 giugno, i rappresentati della Santa Sede in
Iraq si dicevano infatti certi che la liberazione dei tre italiani
sarebbe stata questione di ore. Anche il governo italiano sentiva che la
questione era giunta a un punto decisivo: venerdì scorso, 4 giugno, il
ministro Frattini ha annullato una sua importante visita a Tokyo per
"motivi familiari". Forse quello è stato un giorno decisivo.
"Alla fine prosegue la fonte, con tono infuriato l’hanno spuntata i
‘militari’ senza scrupoli, che nei giorni scorsi, assieme a Mutlak,
hanno organizzato in gran segreto il trasferimento dei tre ostaggi
italiani dal loro luogo di detenzione, cioè Ramadi, un centinaio di
chilometri a ovest di Baghdad, fino alla periferia occidentale della
capitale, nel sobborgo di Abu-Ghraib. I tre sono stati lasciati in una
casa e poi la loro posizione è stata comunicata ai servizi italiani e a
quelli americani perché li venissero a prelevare. Il loro piano era di
far sembrare tutto come un blitz militare che si concludesse con
l’arresto dei sequestratori. Ma non è andata così".
E in effetti, fonti vicine ai servizi italiani hanno rivelato che i due
arrestati effettuati in connessione con il presunto blitz erano in
realtà solo due pastori iracheni, che nulla avevano a che fare con la
guerriglia e che erano stati pagati per farsi trovare lì.
Di certo, il fatto che a condurre l’operazione siano stati militari
americani, e non italiani, preclude alla magistratura una effettiva
indagine sui "liberatori".
In Iraq, al mercato nero delle armi, un kalashnikov costa tra i venti e
i trenta dollari. Con nove milioni di dollari se ne possono comprare
centinaia di migliaia.

OLTRE IL MURO DELLA MENZOGNA di Paolo Cortesi

dietrologia, complottismo, e voglia di mistero: non è un buon metodo storiografico.

Ma trovo ancora più criticabile chi di mestiere fa l’anima candida; chi si attiene con scrupolo alle versioni ufficiali, chi si entusiasma per le verità stabilite da chi di dovere.

Mai come nel campo dell’informazione, trovo ripugnante lo zelo del servo felice che è più realista del re.

Un tempo, direi fino alla Seconda Guerra Mondiale, nei potenti sopravviveva una sorta di pudore che li tratteneva dal fare un uso sistematico della menzogna grossolana.

È chiaro che il potere politico, ogni potere politico, ha sempre fatto un uso abbondante, esuberante, colossale di bugie; ma una volta si cercava almeno di confezionare bugie verosimili, dignitose, tali da non essere infamanti per chi vi prestava fede.

Orgoglio del potente e primo vanto dei diplomatici era la capacità di mentire con raffinatezza, di offrire verità addomesticate, quindi poco vere, ma credibili; depistare con garbo, propagando versioni funzionali, ma in fine rispettose dell’altrui intelligenza e tali da non gettare nel ridicolo il senso critico dei destinatari ultimi.

Insomma, esisteva una specie di gioco dalle regole non scritte: il potente usava la menzogna come strumento di dominio e di controllo, ma per il semplice fatto di ricorrere a questo mezzo, e non alla forza bruta della pura e semplice imposizione, era alla ricerca del consenso, di una parvenza di libera adesione alla “verità” stabilita.

“Potrei ficcarti in testa questa mia storia” così possiamo far parlare i governanti dei nostri nonni e bisnonni “potrei obbligarti a credere a quello che voglio con mezzi molto persuasivi come la galera o il bastone, ma –per questa volta- preferisco usare metodi gentili, e ti propino, a mio beneficio, questa fandonia che non solo sembra vera, ma ti esonera anche dall’esercitare la tua facoltà di critica razionale”.

I nostri vecchi sapevano tenere bene i segreti, quando volevano.

Pensate ad intrighi ormai antichi sui quali, ancora oggi, non possediamo l’intera verità; pensate al duplice delitto di Mayerling, agli enigmi inviolati della Maschera di Ferro e di Kaspar Hauser…

Oggi le cose stanno molto diversamente.

La menzogna è diventata un corollario immancabile all’azione dei potenti; il che non significa che essi mentono sempre, ma che costoro ritengono lecito e proficuo l’uso non sporadico della manipolazione della realtà.

Una manipolazione non sempre sofisticata, ma spesso approssimativa, quasi raffazzonata da dilettanti, perché tanto si sa che la gente, in enorme maggioranza, crederà a quello che viene detto tramite il canale di verità che è la televisione: ciò che conta, oggi, non è il messaggio, ma il mezzo che lo diffonde.

E “se lo ha detto la tv”, allora è già in gran parte creduto; qualsiasi cosa sia. Dalle pretese boccettine all’antrace di Powell (ricordate quella penosa performance?) ai bombardamenti intelligentissimi che ammazzano i cattivi ma non torcono un capello ai buoni; al colonialismo che ora si chiama “missione di pace”.

Allora, quando siamo costretti a riconoscere che la politica ha una perversa logica binaria (ciò che si fa davvero/ciò che si fa credere), quando abbiamo una ricca antologia di bugie provenienti da chi governa, allora mi sembra il più elementare diritto di difesa non credere subito a tutto ciò che i mass media “ufficiali” ci dicono.

Non è diffidenza paranoica, ma semplicemente il tentativo di non farsi ingannare facilmente: voi credereste alla parola di chi vi dice bugie da cent’anni? Non credo…

Ci sono poi teste fini che difendono questa dottrina dell’inganno perché, secondo loro, è realpolitik: per governare (e governare bene!) occorre mentire; il potente è come il medico che fa prendere la medicina amara al bimbo recalcitrante…

Ritengo odiosa e spregevole questa teoria, che non solo mantiene ma vorrebbe nobilitare una pratica terribile, anticamera della dittatura.

In un terreno così infido qual è quello dell’informazione politicizzata, alcuni osservatori indipendenti cercano di scoprire verità non dette tramite l’analisi di coincidenze e l’interpretazione di segnali.

Come in un giallo, la ricerca della verità (negata) è un percorso difficile che si snoda tra ipotesi plausibili, scenari preesistenti e sviluppi possibili. Non vi è alcuna certezza (proprio perché la mancanza di informazioni esatte è lo scopo della segretezza) e la deliberata immissione di notizie false serve ad inquinare, ad imbrogliare, a confondere.

Un rumore di fondo, sempre più alto, frastorna e stordisce; per questo occorre tendere l’orecchio con attenzione ai dettagli minimi, ai suoni quasi impercettibili che in situazioni normali non ascolteremmo.

Insomma: la gara fra l’informazione alternativa e l’informazione ufficiale è un gioco d’astuzia che non riconosce all’avversario nessuna credibilità, e si gioca tutta sul terreno dell’interpretazione della realtà come fosse un codice cifrato.

Coincidenze, si diceva all’inizio….

Per pura, felice coincidenza gli ostaggi italiani in Iraq sono stati liberati pochi giorni prima delle elezioni?

Per bizzarra coincidenza il presidente Bush è arrivato in Italia proprio mentre a Stresa si stava svolgendo la riunione del gruppo Bilderberg?

Per una fatale coincidenza avvenne il black-out totale di energia elettrica proprio quando si parlava della necessità di costruire nuove centrali elettriche?

Per una coincidenza Bush si sentì inarrestabilmente spinto a liberare una terra caratterizzata da un tiranno spietato e colossali giacimenti petroliferi?

Gli angoli bui e tetri del nostro presente saranno il lavoro dello storico di domani.

Che immagino sbalordito.

IO C’ERO (MA SE CERO, DORMIVO) di Bianca Cerri

Un bel figurone mondiale per i giornalisti delle testate ufficiali USA, già accusate di fare il gioco del padrone. Sorge però il sospetto che anchor-men e reporter fedeli alla Casa Bianca avrebbero preferito restarsene in silenzio se qualche guastafeste non avesse tirato fuori quei maledetti rullini. Perché di occasioni per protestare contro la tortura, i vari giornali e le varie emittenti televisive d’America ne avrebbero avute, eccome!. In Arizona, un agente di polizia, Jesse Dodd, è stato sorpreso a prendere a bastonate un ladruncolo.

A Fort Smith, in Arkansas, un agente dell’F.B.I. che aveva fermato una mamma con in braccio un bambino di dieci mesi, innervosito dal lamento del bambino, ha freddato la donna senza pensarci due volte mentre stringeva ancora in braccio il figlio. La scritta che appare sulla macchina di servizio dello sceriffo di Kern County, in California, è molto chiara: “Vi prenderemo tutti a calci nel culo”, anche se, purtroppo, lo sceriffo, Cesar Ramirez, non ha avuto modo di mettere in pratica l’onorevole proposito perché in uno scatto di nervi ha rimandato al creatore la propria amante minorenne crivellandola di proiettili (in dotazione). Karl Walden e il collega Sinclair, in servizio a Jacksonville, in Florida, di pattuglia in una zona commerciale, adocchiato un negoziante che tornava a casa con l’incasso in una borsa, lo hanno sequestrato e poi pugnalato alle spalle per sottrarglielo. Jeffrey Gabor, agente di Chicago, assieme ai colleghi, si è avventato addosso a una ragazza handicappata che non aveva pagato il benzinaio e l’ha uccisa sotto gli occhi dei passanti. Il delitto, oltre che atroce, ha aumentato i problemi dell’amministrazione di Chicago che ha già speso quasi 125 milioni di dollari per tirare fuori dai guai i suoi agenti indisciplinati. Il 78% almeno dei quali è recidivo. Persino le Chiese a Chicago sono scese in piazza contro la brutalità della polizia, che in più occasioni ha assassinato anziani dopo aver fatto irruzione nelle loro case. Per 20 anni di seguito, la sede centrale della polizia di Chicago è stata un luogo molto simile ad una casa degli orrori. I cittadini dalla pelle nera portati al comando per essere interrogati, venivano portati in una stanza e sottoposti a scariche elettriche sui genitali e poi bastonati.

Per ore ed ore, gli agenti li costringevano a restare appesi al muro legati a degli anelli fissati alla parete. Per un motivo o per l’altro, sono quasi 29.000 i poliziotti di Chicago accusati di aver commesso reati violenti. Le cose non vanno meglio in Indiana, dove Sue Rushing, vice sceriffo di Jefferson, capitanava addirittura una banda di assassini seriali che uccidevano per lucro e per puro divertimento. Ed è ancora una signora, l’agente Sherley Adkins, che, in Kentucky, passava le serate con alcuni colleghi divertendosi a dare la caccia agli omosessuali per picchiarli a sangue. Il Baltimore Sun ha dedicato poche righe alle vittime dell’agente Joseph Tracy, una deceduta e l’altra rimasta paralizzata. A Detroit, un poliziotto ha sparato dalla strada per uccidere Darren Miller, che si trovava all’interno. Sul posto, si trovava per caso un giornalista, ma non ha visto nulla, come spesso accade ai rappresentanti della stampa USA. La BBC, che diffonde le notizie provenienti dal Pentagono, è piuttosto zelante nell’uso di aggettivi moderati quando si tratta di accusare soggetti in divisa. Il giornalista Childs, della BBC, è inoltre un maestro nell’uso del condizionale. In un’intervista al Comandante Leaser, che “sarebbe stato al corrente” dei fatti che “sarebbero accaduti” ad Abu Ghraib, Childs ha chiesto a Leaser cosa avesse da dire in proposito. Sia Leaser che un altro ufficiale hanno risposto di non avere ancora sufficienti informazioni in merito e di non sapere ancora cosa “sarebbe” accaduto. Loro non c’erano, e, se c’erano, dormivano….

I tre effetti della legge Urbani

1 – una criminalizzazione di massa degli utenti che condividono contenuti, film e musica, che rischieranno sanzioni fino a 4 anni di reclusione e una multa fino a 15.493 euro;

2- il blocco del sistema delle comunicazioni digitali, con l’introduzione di un "bollino SIAE" per tutto ciò che viene trasmesso in rete;

3- l’aumento spropositato dei costi dell’hardware, con tasse che per un hard disk da 120 GB possono arrivare anche a 40 euro.

Nota: si ritiene doveroso sottolineare che la legge urbani, pesantemente vessatoria nei confronti del libero scambio delle idee, è stata promossa in primis dal nostro presidente del consiglio che, PROPRIO speculando A MAN BASSA sulla libertà e il pluralismo dell’informazione, ha costruito e fatto prosperare il suo impero televisivo. anche in questa occasione il governo da lui presieduto – il cosiddetto "polo delle libertà" (ma quali?) – È riuscito a dimostrare appieno il suo spessore antidemocratico, decidendo di perseguire alla stessa stregua i nostri figli adolescenti in cerca di canzonette e i sanguinari in cerca di vittime sacrificali. Per chi poi gestisce un sito web "no-profit" la situazione diventerà presto insostenibile in quanto la legge prevede – oltreché una "tassa siae" su ogni singola pagina contenuta nella locazione e sanzioni penali ad "effetto paralizzante" (con possibile "CONDIVISIONE di RESPONSABILITÀ" addirittura per i link suggeriti) – il deposito di quanto pubblicato sul sito in duplice copia presso le prefetture (e con gli aggiornamenti e la privacy come la mettiamo?). Il provvedimento legislativo – approvato d’urgenza (ma quale?) anche grazie al silenzio-assenso di ds, margherita, udeur e sdi, che si sono astenuti – sottende, al di lÀ delle motivazioni ufficiali dichiarate (tutela dei diritti di copyright audio-video), la volontà di consegnare internet alle lobby politico-affaristiche del controllo dell’informazione e del business. Su questo punto – ancora una volta – i politicanti liberticidi di destra, di centro e di sinistra si sono trovati tutti perfettamente d’accordo. fatto ancor più grave è che la cosiddetta "informazione ufficiale" (stampa e televisione) abbia completamente sottaciuto la reale portata della legge, ben lieta (presumo) della opportunità di disfarsi di una concorrenza alternativa più credibile e meno allineata. Una alla volta, l’attuale regime politico, democratico, ci sta sottraendo quelle che consideravamo le nostre ormai irrinunciabili libertà fondamentali: libertà di pensiero, libertà di parola, libertà di informazione. A voi, dunque, le conclusioni.

«Mi preoccupo continuamente della mia bambina e di Internet, anche se lei è ancora troppo piccola per potersi collegare. Ecco cosa mi preoccupa. Mi preoccupa il fatto che fra 10 o 15 anni, lei verrà da me e mi dirà: "Papà, dov’eri quando hanno tolto la libertà di parola in Internet?"» Mike Godwin (Electronic Frontier Foundation)

L’accerchiamento di Internet da parte delle Istituzioni è in via di completamento, impongono regole, regole, regole di cui non se ne sente la necessità. Entra in scena pure la Chiesa: ma non bastava la netiquette?

Internet e le Istituzioni

L’arrivo del popolo degli scaricatori ha portato la politica ad interessarsi della Rete italiana con la legge Urbani. È solo l’ultimo tassello di una invasione di una Internet Anarchica. Prima è arrivato il volgo e in coda lo Stato, né l’uno né l’altro hanno rispetto per la Rete (L’Arrivo dei Barbari). Chi ha navigato nelle acque primordiali della ragnatela elettronica si sente circondato dalle Istituzioni che da tutti i fronti minacciano le libertà date per scontate nella Ragnatela.

Sembra un circolo vizioso, più la Rete diventa importante, più gente arriva e più i politici e le autorità precostituite impongono regole di cui non se ne sente la mancanza ma che sottraggono sempre più libertà. Un tempo l’unica regola era la netiquette, era un accordo tra gentiluomini e gentildonne, moltissimi si prodigavano affiché fosse rispettata, sostituiva le leggi dello Stato e quelle della Chiesa. Non si sentiva la necessità di avere la Polizia che ci costringesse ad essere dei bravi Internauti.

Con la Rete di massa, pare si sia arrivati a 14 milioni di navigatori, ciò che si dice e si fa in Internet ha valore sociale ed economico e quindi va controllato in ogni modo. I fronti sono due, uno di tipo etico/morale e l’altro di tipo coercitivo/intimidatorio. Si sta facendo passare l’idea che è giusto il controllo da parte delle Istituzioni ed è giusto punire chi non si piega al controllo.

I giornalisti attaccano Internet per la mancanza di controllo sulla veridicità delle notizie. Un caso particolare è stato un Blog che ha informato sulla storia della società per cui gli ostaggi italiani in Iraq lavoravano (dts security llc), storia dimostratasi falsa. In quel caso i giornalisti hanno attaccato i Blog come fonte di informazioni non attendibili.

Da tempo le varie associazioni e personaggi politici chiedono che i bambini possano navigare in Internet. Hanno fatto battaglie affinché il materiale pedo-pornografico non circolasse più nella Rete ma in realtà il loro scopo è il controllo di Internet, mettere la catena alla Ragnatela sul modello televisivo o se si vuole sul modello Cinese.

Il fronte si è spostato, si critica sottovoce la pornografia nella Rete, si chiede che le informazioni siano certificate come vere da parte di Autorità. Si è iniziato a dare privilegi ai siti di informazione registrati e che accettano una regolamentazione tramite la legge sull’editoria, ora si parla di impedire che le falsità siano dette, non ci si preoccupa che spesso la verità e la menzogna cambiano di posto: i partigiani italiani erano terroristi per i nazisti.

Ultimamente l’istituzione più antica d’Italia, la Chiesa di Roma, chiede che l’informazione sia vera e che non si rubi la conoscenza altrui. Parla dei peccati che commetterebbero gli internauti che credono nel suo verbo. Tutto il contrario dei princîpi fondanti della Rete che, in quanto Anarchica e collaborativa, chiede che la conoscenza sia condivisa e che ci sia la libertà di diffondere le informazioni di qualsiasi tipo siano.

I bollini rossi o verdi che la Chiesa chiede siano messi sulle notizie è l’ultima regola che si cerca di imporre per legge ad Internet da parte dei politici. Ormai l’accerchiamento è in via di completamento.

Esiste poi il livello del piegare i più recalcitranti al controllo, le pressioni sul navigatore, il fiato sul collo del cybernauta. Le proposte del legislatore sono le più varie, alcune sono state bocciate, altre sono legge, comunque indicano una volontà precisa. Si va dalla richiesta di depositare le proprie pagine web presso un controllore governativo, alla conservazione dei file di Log delle nostre navigazioni da parte dei provider per 30 mesi. Si va dai dati personali dei proprietari di siti web memorizzati nel whois e pubblici, all’indirizzo IP della nostra connessione ad Internet memorizzato insieme a ogni nostro commento fatto nei forum, questo a causa del dilagare della paura di atti repressivi da parte delle Istituzioni.

La signora Anarchia che un tempo aveva trovato dimora in Internet si ritrova con le Istituzioni di ogni tipo che si apprestano a sfrattarla da quella che molti considerano la sua casa. La netiquette viene sostituita con un’Internet della Polizia.

Da questo accerchiamento potrebbe nascere la sostituta della TV del nuovo secolo, avrebbe in comune con il vetusto media il fatto di essere adatta ai bambini e soprattutto sarebbe gradita a tutte le Istituzioni, Chiesa compresa.

Se si arriverà a tanto, se si proseguirà in questa funesta direzione, funesta per la libertà di pensiero, allora spunteranno come funghi personaggi che ci racconteranno come l’Anarchia di Internet fosse divenuta insostenibile e che per il bene della Rete sono state fissate delle regole.

In quel momento noi che amavamo la libertà dei newsgroups, dei siti, dei Blog e delle reti P2P sapremmo dove sta la verità e che le nuove regole per Internet, che tutte le Istituzioni chiedono e impongono, servono solo a prolungare il loro potere e il loro controllo sulla Ragnatela delle ragnatele.

Sandro Kensan

[…]

Hanno votato a favore tutti i partiti della Casa delle Libertà mentre si sono astenuti i Democratici di Sinistra, Margherita, UDEUR e SDI. Hanno votato contro soltanto i Verdi, Rifondazione comunista, Comunisti italiani e dipietristi.

Da segnalare che il provvedimento approvato dal Senato non è piaciuto a nessuno: da più parti si sono levate voci molto critiche, anche da partiti, come i DS, che hanno poi scelto l’astensione. Lo stesso Urbani nella sua replica ieri mattina ha dichiarato: "Chiedo al Senato il sacrificio di legiferare come tutti sappiamo che non si debba fare".

Come accennato, c’è una qualche prospettiva, però, che entro un certo numero di mesi entri in vigore una nuova legge che abolisca le misure sanzionatorie dell’articolo 1 del provvedimento Urbani, rimuova la tassa su masterizzatori e software di masterizzazione nonché tolga di mezzo l’obbligo di apporre un bollino, una "nota informativa", su tutti i materiali protetti da diritto d’autore circolanti in rete. Tutti obblighi che saranno nei prossimi giorni vigenti a tutti gli effetti.

[…]

Marco Cappato [Deputato europeo Lista Bonino]: "[…] Una svolta internazionale atta a criminalizzare l’uso libero della rete. Ci sono grandi gruppi che hanno interesse alla crescita di una rete chiusa, dove il modello della televisione – chi trasmette e chi riceve – sia riproposto, aggiornato con l’interattività. Sia per il software che per i contenuti in genere. Il problema è che tutti i vari aspetti, Digital Rights Management, brevetti, la criminalizzazione del file sharing… sono tutti aspetti di una unica cosa.. non perché ci sia bisogno di una grande mente o di un grande vecchio, ma perché rispondono ad una solita concezione. il problema è dare forza all’alternativa. Dove l’individuo, cittadino, persona, possa essere protagonista anche sconvolgendo gli attuali modelli di business […]".

Analisi di ALCEI

Sintesi

La formulazione attuale della legge sul diritto d’autore consente la copia privata di un’opera protetta a fronte del pagamento preventivo di un equo compenso calcolato in percentuale sul prezzo dei supporti di memorizzazione.

La legge sul diritto d’autore non impone l’obbligo di possedere la copia-sorgente (anche perché, altrimenti, sarebbe automaticamente vietato usare il video-registratore), ma solo di realizzare in proprio la copia personale senza cederla a terzi.

Ne consegue che l’utente che si procura opere protette (anche) tramite un network Peer-to-Peer non commette illecito penale, avendo pagato a monte i diritti d’autore. A differenza di chi mette a disposizione le opere senza averne diritto, che non può invocare alcuna giustificazione.

Il Decreto Urbani stravolge l’assetto precedente e:

– criminalizza ingiustamente gli utenti che hanno già pagato per godere del diritto alla copia privata;

– istituisce la responsabilità oggettiva per i provider e li obbliga a controllare e denunciare i propri utenti;

– affida alla polizia politica (DIGOS) il compito di prevenire le violazioni sul diritto d’autore;

– stabilisce, per la prima volta, che un certo uso della crittografia è illegale "in sé".

1 – Il regime giuridico della copia privata di materiale audiovisivo nella legge vigente

L’art. 71-sexies della legge sul diritto d’autore stabilisce che:

"1. E’ consentita la riproduzione privata di fonogrammi e videogrammi su qualsiasi supporto, effettuata da una persona fisica per uso esclusivamente personale, purché senza scopo di lucro e senza fini direttamente o indirettamente commerciali, nel rispetto delle misure tecnologiche di cui all’articolo 102-quater".

La legge, inoltre, prevede un equo compenso applicato anticipatamente sul supporto di memorizzazione in modo che il titolare dei diritti venga retribuito anche per l’effettuazione della copia privata. Questo è stabilito all’art. 71-septies secondo cui:

"1. Gli autori ed i produttori di fonogrammi, nonché i produttori originari di opere audiovisive, gli artisti interpreti ed esecutori ed i produttori di videogrammi, e i loro aventi causa, hanno diritto ad un compenso per la riproduzione privata di fonogrammi e di videogrammi di cui all’articolo 71-sexies. Detto compenso è costituito, per gli apparecchi esclusivamente destinati alla registrazione analogica o digitale di fonogrammi o videogrammi, da una quota del prezzo pagato dall’acquirente finale al rivenditore, che per gli apparecchi polifunzionali è calcolata sul prezzo di un apparecchio avente caratteristiche equivalenti a quelle della componente interna destinata alla registrazione, ovvero, qualora ciò non fosse possibile, da un importo fisso per apparecchio. Per i supporti di registrazione audio e video, quali supporti analogici, supporti digitali, memorie fisse o trasferibili destinate alla registrazione di fonogrammi o videogrammi, il compenso è costituito da una somma commisurata alla capacità di registrazione resa dai medesimi supporti".

Coerentemente, quindi, l’art.171 ter (cui spetta l’individuazione delle condotte illecite) stabilisce che:

"E’ punito se il fatto è commesso per uso non personale, con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da cinque a trenta milioni di lire chiunque a fini di lucro:

a) abusivamente duplica, riproduce, trasmette o diffonde in pubblico con qualsiasi procedimento, in tutto o in parte, un’opera dell’ingegno destinata al circuito televisivo, cinematografico, della vendita o del noleggio, dischi, nastri o supporti analoghi ovvero ogni altro supporto contenente fonogrammi o videogrammi di opere musicali, cinematografiche o audiovisive assimilate o sequenze di immagini in movimento."

2 – La legittimità del Peer-to-Peer

Dal momento che le norme in questione fanno esclusivo riferimento all’effetto del comportamento (duplicazione non a scopo personale) e non alla tecnologia utilizzata se ne deduce che è consentita la copia privata comunque effettuata purché non effettuata da terzi (art.71 sexies c.II) e nel rispetto delle misure tecnologiche di protezione (art.102 quater).

Nel caso del Peer-to-Peer, dunque, vanno tenute ben distinte le posizioni di chi distribuisce l’opera protetta e di chi la scarica. Il primo – se non ha acquisito il relativo diritto – commette sicuramente un atto illecito. Ma il secondo non sta violando alcuna legge. L’utente che scarica l’opera, infatti, la memorizza su un supporto per il quale ha già pagato a monte l’equo compenso per la duplicazione e dunque ha il diritto di fruire dell’opera per uso personale. Una posizione, questa, sostenuta anche dal Copyright Board del governo canadese in una decisione emanata lo scorso 13 dicembre 2003 nella quale si legge testualmente:

"In questo documento non è in discussione la responsabilità di chi fa upload, distribuisce o comunica musica attraverso questi sistemi. Allo stesso modo, non è in discussione la responsabilità di chi fornisce software, gestisce reti o connessioni internet. La distribuzione Peer-to-Peer su Internet non è presa in considerazione in quanto tale dalla normativa. Su questo tema si applicano certamente le altre considerazioni in materia di copyright. In questa sede ci stiamo occupando esclusivamente delle copie finali. La normativa non si occupa della fonte del materiale copiato. Non è richiesto… che la copia-sorgente sia non illecita. Pertanto non è rilevante se la copia-sorgente sia una registrazione pre-detenuta, un CD regalato, o un file scaricato dalla rete".

Dal punto di vista della concreta possibilità di sanzionare attività di illecita distribuzione, l’attuale normativa (peraltro incivile e vessatoria nella sua impostazione) è già ampiamente sufficiente.

3 – I contenuti del decreto-legge

A – Le modifiche alla legge sul diritto d’autore

Il decreto-legge Urbani aggiunge alla lettera a) dell’art.171 ter che punisce chi:

"a) abusivamente duplica, riproduce, trasmette o diffonde in pubblico con qualsiasi procedimento, in tutto o in parte, un’opera dell’ingegno destinata al circuito televisivo, cinematografico, della vendita o del noleggio, dischi, nastri o supporti analoghi ovvero ogni altro supporto contenente fonogrammi o videogrammi di opere musicali, cinematografiche o audiovisive assimilate o sequenze di immagini in movimento".

La lettera a)-bis che si applicherebbe a chi:

"a-bis) in violazione dell’articolo 16, diffonde al pubblico per via telematica, anche mediante programmi di condivisione di file tra utenti, un’opera cinematografica o assimilata protetta dal diritto d’autore, o parte di essa, mediante reti e connessioni di qualsiasi genere".

Ne consegue che la modifica proposta è del tutto superflua perché la lettera a) dell’art.171 ter comprende (diffusione in pubblico di opera protetta con qualsiasi procedimento) anche i casi della lettera a-bis).

La seconda modifica introdotta dal decreto-legge Urbani modifica l’art.171-quater aggiungendo un comma III con l’applicazione di una sanzione amministrativa per:

"Chiunque, in violazione dell’articolo 16, diffonde al pubblico per via telematica, anche mediante programmi di condivisione di file tra utenti, un’opera cinematografica o assimilata protetta dal diritto d’autore, o parte di essa, mediante reti e connessioni di qualsiasi genere, ovvero, con le medesime tecniche, fruisce di un’opera cinematografica o parte di essa…".

Ma il comma I (vigente) di questo articolo già sanziona:

"Chiunque abusivamente utilizza, anche via etere o via cavo, duplica, riproduce, in tutto o in parte, con qualsiasi procedimento, anche avvalendosi di strumenti atti ad eludere le misure tecnologiche di protezione, opere o materiali protetti, oppure acquista o noleggia supporti audiovisivi, fonografici, informatici o multimediali non conformi alle prescrizioni della presente legge, ovvero attrezzature, prodotti o componenti atti ad eludere misure di protezione tecnologiche".

Anche questa modifica si dimostra, pertanto, superflua, come pericolosa è quella contenuta nel successivo paragrafo, che sanziona più gravemente l’utilizzo di tecniche crittografiche per occultare la comunicazione. Per la prima volta, infatti, viene esplicitamente stabilita la illiceità dell’uso di questi metodi, stabilendo un precedente pericolosissimo.

Altrettanta preoccupazione desta il comma IV (di futura introduzione) che punisce:

"Chiunque pone in essere iniziative dirette a promuovere o ad incentivare la diffusione delle condotte di cui al comma 3 è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria di euro 2000 e con le sanzioni accessorie previste al medesimo comma".

Questa norma, infatti, è strutturata sul modello dei delitti di attentato nei quali, invece di punire la commissione di un fatto (regola stabilita nella Costituzione) si anticipa la soglia della punibilità agli "atti diretti". Cioè a quegli atti che pur non realizzando materialmente l’evento delittuoso ne costituiscono l’anticipazione logica e cronologica. Per la sua eccezionalità questa tecnica di normazione è sempre stata utilizzata per proteggere beni collettivi di interesse primario, come certamente non sono i diritti d’autore.

B – L’introduzione di nuove norme

Il comma III del decreto Urbani stabilisce che:

"Il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell’interno raccoglie le segnalazioni di interesse per la prevenzione e la repressione delle violazioni di cui alla lettera a-bis) del comma 2 dell’articolo 171-ter e di cui ai commi 3 e 4 dell’articolo 174-ter della legge 22 aprile 1941, n. 633, e successive modificazioni, assicurando il raccordo con le Amministrazioni interessate".

Nell’organigramma funzionale del Ministero dell’interno, la legge 121/81 sul nuovo ordinamento della Pubblica Sicurezza affida le funzioni di prevenzione alla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione – DCPP (ex UCIGOS) che opera a livello locale tramite le Divisioni Investigazioni Generali ed Operazioni Speciali (DIGOS).

I compiti della DCPP sono:

– raccolta delle informazioni relative alla situazione generale, anche ai fini della prevenzione dell’ordine pubblico;

– investigazioni per la prevenzione e la repressione dei reati contro la personalità interna ed internazionale dello Stato e contro l’ordine pubblico, dai reati di terrorismo a quelli di natura politica, in genere;

– compimento dei relativi atti di polizia giudiziaria e supporto operativo ai Servizi Segreti.

Attualmente, come risulta dal sito istituzionale dell’ufficio, pubblicato sul dominio del Ministero dell’interno:

"Nella fase attuale, l’azione preventiva e di contrasto è indirizzata particolarmente verso i seguenti obiettivi:

– organizzazioni terroristiche interne ed a carattere internazionale;

– associazioni eversive a venti tra i propri scopi l’incitamento alla divisione ed alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi cui fanno riferimento la legge 13.10.1995 n.654 ed il D.L. 26.4.1993 n.122, convertito con legge 25.6.2993 n. 205, ovvero riconducibili alla fattispecie di cui all’art. 1 della legge 20.6.1952 n.645 recante norme di attuazione della XII disposizione finale e transitoria della Costituzione;

– associazioni che perseguono l’obiettivo della distruzione dell’integrità, dell’indipendenza e dell’unità dello Stato ovvero la modifica dell’assetto costituzionale con mezzi non consentiti dall’ordinamento; gruppi estremisti che perseguono scopi di sovvertimento sociale attraverso il ricorso alla violenza o a pratiche illegali;

– associazioni a carattere militare o paramilitare di cui al D.Lgs. 14.2.1948 n.43;

– reati contro la P.A., qualora il fenomeno, in ragione della sistematicità e della gravità dei fatti delittuosi registrati, assuma dimensioni tali da incidere sulla credibilità e sullo stesso funzionamento delle Istituzioni;

– flussi di immigrazione clandestina e traffico internazionale di armamenti per gli aspetti connessi al coinvolgimento di organizzazioni terroristiche, nazionali ed internazionali;

– associazioni segrete;

– congregazioni ed altre realtà di tipo settario che perseguono finalità controindicate;

– terrorismo informatico e telematico;

– fenomeni di ‘violenza di gruppo’ ispirati ad ideologie connotate dal ricorso sistematico a comportamenti aggressivi;

– episodi di illegalità nelle manifestazioni sportive ad opera di formazioni organizzate;

– altre fenomenologie trasgressive da cui derivino, anche indirettamente, ripercussioni negative per la difesa e la sicurezza dello Stato, la tutela della libertà e dell’esercizio dei diritti dei cittadini, nonché dell’ordine e della sicurezza pubblica".

Mentre sarebbe tecnicamente (ma non culturalmente) concepibile l’estensione al diritto d’autore delll’ambito delle attività di prevenzione di competenza della DCPP, non risulta coerente e comprensibile attribuire a questo ufficio la raccolta di non meglio qualificate "segnalazioni" per la repressione degli illeciti, dato che sono attività che la legge attribuisce alle sezioni di polizia giudiziaria e all’autorità giudiziaria.

Questa sovrapposizione di competenze è ancora più evidente nel successivo comma V che – senza, evidentemente, che ci sia un procedimento penale in essere – estende alla DCPP il potere di ordinare l’inibizione dell’accesso ai contenuti contestati o la loro rimozione. Ad oggi, questo potere spetta alla sola magistratura ed è regolato dal codice di procedura penale che contempera le necessità delle indagini con i diritti dell’indagato e dei terzi. Con l’approvazione del decreto Urbani la DCPP potrà operare al di fuori del sistema di garanzie stabilito per legge.

I commi 5,6 e 7 del decreto Urbani, infine, stabiliscono di fatto l’obbligo per il provider di monitorare il comportamento dei propri utenti e di denunciarli alla DCPP. Il testo parla di "segnalazione", ma siccome la DCPP è composta da personale della Polizia di Stato che ha l’obbligo di denuncia degli illeciti di cui viene a conoscenza, di fatto la "segnalazione" del provider equivale a una vera e propria denuncia.

Conclusioni

In sostanza – un’ennesima legge-papocchio inutile, inefficace e pericolosa. In cui si mescolano, in un intruglio indigesto e velenoso, temi diversi e non connessi fra loro, come il terrorismo e la duplicazione di musica, video o software.

Inutile perché non fornisce alcuno strumento utile per la prevenzione del crimine (e in particolare di delitti gravi come il terrorismo o altre forme di violenza).

Inefficace perché farraginosa e mal concepita, quindi atta a produrre dispersione di attività, procedimenti a carico di innocenti, sovraccarico di indagini senza capo né coda, a scapito di attività seriamente utili per combattere le attività criminali.

Pericolosa perché introduce, in materie ove è totalmente insensato, il concetto di "processo alle intenzioni" cioè di punibilità non di un fatto, ma della supposta inclinazione a farlo. (Se questa violazione di un principio fondamentale del diritto può essere ammissibile in situazioni estreme come il terrorismo, è inaccettabile che possa essere estesa a situazioni in cui non c’è alcun rischio per la vita e la sicurezza delle persone e delle istituzioni).

Come altre (troppe) leggi e norme rivela, con le sue affermazioni ridondanti e inutili, una specifica volontà di repressione di Internet e della libertà di comunicazione e di informazione offerta dalla rete.

La perversa assurdità dell’impostazione è rivelata da alcune specifiche disposizioni.

Con l’entrata in vigore del decreto Urbani, la DIGOS, oltre a occuparsi di criminalità organizzata, terrorismo e sicurezza dello Stato avrà il compito di tutelare in via preventiva gli interessi di un ristretto gruppo di (potenti) imprenditori dello spettacolo, dell’editoria e dell’informatica (che già con le leggi esistenti sono assurdamente favoriti dal fatto che la duplicazione di musica, immagini o software è considerata una responsabilità penale).

Questo decreto stabilisce di fatto la "responsabilità oggettiva" dei provider, che hanno l’obbligo di monitoraggio e denuncia dei propri utenti – e sono multati pesantissimamente se non denunciano.

Per la prima volta si stabilisce che un certo uso della crittografia è, di per sé, illecito. (Sembra di ritornare a quelle disposizioni americane sul controllo della crittografia come strumento militare che tanto scandalo avevano suscitato dieci anni fa).

Si instaura, insomma, qualcosa che somiglia molto a uno "stato di polizia", con la persecuzione delle intenzioni, l’obbligo di delazione, la violazione della vita e della comunicazione. E tutto questo non per combattere i terroristi (che possono essere solo favoriti dalla confusione e dalla dispersione di energie create da leggi come questa) ma per soddisfare il protagonismo di questo o quell’altro uomo politico ("voglio anch’io una mia legge contro Internet") e le potenti lobby delle case discografiche o di software, cui poco importa se leggi come questa siano applicabili o funzionali, ma piace "terrorizzare" chi non asseconda i loro avidi interessi.

DOVE CI STA CONDUCENDO L’AMERICA? di Brian Cloughley



qualche ufficio del
Congresso? E’ lungo 342 pagine ed è giunto attraverso il

processo
legislativo degli Stati Uniti come un coltello caldo attraverso il

burro. I senatori
lo hanno votato con 98 voti a favore contro 1 e la Camera

lo ha confermato
con 357 a 56, ma nessuno di coloro che l’hanno approvato

avrebbe avuto il
tempo di leggerlo e di esaminarlo ben bene. E’ stato un

atto di fiducia mal
riposta nel governo, perché l¹Atto Patriottico è

potenzialmente il
pezzo di legislazione in assoluto il più pericoloso nella

storia degli USA.

L¹Atto
modifica 15 Statuti. Sono state estese le prerogative, l’autorità

personale e il
dominio del presidente degli Stati Uniti sino ad includere

poteri drastici e
quasi imperiali che minacciano le libertà di tutti gli

Americani.

Un motivo per il
quale l’Atto Patriottico sta preoccupando gli stranieri è

che
l¹espansionismo militare e la dominazione economica degli Stati
Uniti

riguardano in
maniera drastica tutto il mondo. Ciò che è deciso oggi a

Washington domani
è immensamente importante per ogni altra capitale. Siamo

tutti dipendenti
dalla politica degli USA in un modo o nell¹altro.Pertanto è

appropriato
piuttosto che non pertinente che il resto del mondo si metta a

commentare le
faccende interne degli USA quando queste inevitabilmente hanno

a che fare con ogni
persona sulla terra.


Un altro motivo
è che ci sono echi allarmanti del 1930, quando un

personaggio
nazionale semieletto e alla fine scelto accumulò un potere tale

da essere
inspiegabile alla gente del suo paese, e andò avanti a fare caos

sino a che
l¹intero mondo fu scosso dalle sue fondamenta.


Vi sorprende o vi
fa ridere sapere che potrebbe esserci un parallelo fra

Bush ed Hitler?
Molto bene. Ma per favore leggete l’Atto prima.

L’Atto Patriottico
ricorda in modo orribile il Decreto per la Protezione

della Nazione e
dello Stato" che divenne legge nella Germania Nazista nel

Febbraio del 1933.
Le sue clausole vennero descritte da John Toland, nel suo

magistrale "Adolf
Hitler", come apparentemente innocue mentre in pratica

stavano
distruggendo ogni ragionevole diritto umanitario posseduto in

passato dal popolo
tedesco. Ci furono "Tribunali approntati per trovare i

nemici dello
stato", e Toland osservò che Hitler rese la sua legislazione

(la "Legge Delega")
moderata e promise di usare i suoi poteri d’emergenza

"soltanto per
quanto fosse essenziale prendere misure vitalmente

necessarie". Non
suona questo orribilmente familiare? E chi dovrebbe

decidere se una
misura è "vitalmente necessaria"? Il motivo, l¹uomo che

esercita il potere
totale, naturalmente. ("Abbiate fiducia in me!" è sempre

il grido del
dittatore allo stato iniziale.)


Così il
decreto di Hitler e la successiva Legge Delega del Reichstag non

furono mai
modificati o abrogati, perché diedero all¹uomo che fu
servito da

una legislatura
intensamente patriottica e servile gli strumenti di cui

aveva bisogno per
tenerlo sotto controllo. Questo è il motivo della

campagna energetica
di Bush per evitare che l¹Atto Patriottico fosse

soggetto alla
vigente "clausola tramonto" per cui la maggior parte dei suoi

dispotici articoli
dovrebbe estinguersi l¹anno prossimo. E¹ stata sostenuta

da una legislatura
appassionatamente patriottica e servile: sarà abrogata da

qualcuno?

E¹ alquanto
irrilevante che Hitler nel 1933 venne nominato Cancelliere della

Germania dal
Presidente Hindenburg, in legale accordo con la Costituzione di

Weimar, proprio
come Bush fu nominato presidente degli Stati Uniti dalla

Suprema Corte nel
dicembre del 2000. Poco dopo che Hitler raggiunse il

potere il palazzo
ospitante il Parlamento, il Reichstag, fu dato alle

fiamme. Hitler
pensò che quella fosse un’eccellente opportunità per

consolidare il
proprio dominio. Come Toland ricorda, dichiarò: "Ora gliela

faremo vedere.
Chiunque si mette sulla nostra strada sarà fatto secco".

Nessuno morì
nel fuoco del Reichstag, ma fu l’11-9 di Hitler, e figliò

l¹Atto
Patriottico della sua era.


L¹illimitato
Decreto di Hitler stabiliva che "restrizioni della libertà

personale, del
diritto di esprimere liberamente opinioni, inclusa la libertà

di stampa, del
diritto di assemblea e del diritto di associazione, e

violazioni della
riservatezza della posta, comunicazioni, e mandati di

perquisizione,
ordini per la confisca così come restrizioni sulla
proprietà,

sono leciti oltre i
limiti legali diversamente acquisiti". Ogni articolo del

Decreto del 1933
per la Protezione della Nazione e dello Stato, tranne

quello che riguarda
la libertà di parola e di stampa, lo si ritrova ripetuto

nell¹Atto
Patriottico che permette investigazioni, senza dover mostrare

"fondati motivi",
per ottenere un mandato di comparizione per cercare tra i

dati personali
contenuti nelle loro biblioteche, banca, carta di credito e

compagnie di
assicurazioni – in effetti tramite qualsiasi organizzazione o

istituzione che
tiene registrazioni.


Questo è il
Grande Fratello di Orwell al lavoro ­ ma l’Atto è
apprezzato da
quelli che
sostengono sempre più la supervisione dello stato e il controllo

della vita privata
di normali cittadini degli Stati Uniti. L’atto di
Ashcroft (come
dovrebbe essere chiamato) è accettato e persino omaggiato da
innumerevoli
milioni di Americani che sono stati totalmente tenuti

all’oscuro dei
suoi termini.

IL “GRANDE FRATELLO” RUSSO di Paolo Navone

Uno
dei membri del comitato, Georgy Uspensky, dell’Istituto
Centrale di Ricerca per la creazione delle attrezzature necessarie al
progetto,
ha stimato che sarà fattibile entro 10 anni e ad un costo
compreso tra i 3.000
ed i 5.000 Milioni di Dollari .

L’obiettivo
della missione sarebbe un viaggio di tre anni,
che includerebbe sei mesi di esplorazione della superficie Marziana da
parte
dell’equipaggio.

Il
trasporto su Marte avverrebbe grazie ad uno speciale
cargo dotato di una specie di zona coltivata per provvedere
all’equipaggio
frutta e vegetali freschi.

Gli
esperti, inoltre, ritengono che la nave spaziale
potrebbe essere costruita in orbita con parti simili a quelle che gia
compongono la Stazione Spaziale Internazionale
(ISS).

Verrebbe
anche dotata di speciali moduli gonfiabili che
garantirebbero, all’equipaggio, uno spazio abitativo maggiore e
sufficiente
alla lunga permanenza nello spazio.

Uspensky
stima che, l’idea, avrebbe un costo nettamente
inferiore ai progetti simili che la NASA sta studiando per portare un
equipaggio su Marte.

Intanto,
l’Aerospace System, una impresa commerciale creata
per cercare finanziamenti privati, ha indicato che uno dei modi
migliori per
trovare il capitale necessario potrebbe essere quello di ricavarli
mediante uno
spettacolo televisivo.

La trasmissione
televisiva, in tempo reale stile "Grande Fratello",
dovrebbe seguire tutte le fasi della missione e la vita quotidiana a
bordo
della astronave. Questa soluzione abbatterebbe ulteriormente i costi di
realizzo del progetto.

Ovviamente, l’Agenzia
Spaziale Russa ritiene ciò una assurdità, ma si sa…
business is business, e chissà, forse fra qualche anno ci
potrà capitare di
vedere una avvenente presentatrice sciorinare il suo tormentone …..
Ragazziiiiiiii !!??? … o meglio… Molodoi Celovek !!?? (ΜΟΛΟДΟГ
ЧЕΛΟВЕЌ).




tratto da: http://aluzinformacion.com/

QUEGLI “AMBIENTALISTI” CHE MANGIANO CARNE… di Paola Segurini

Il numero di gennaio-febbraio 2002 di
E/The Environmental Magazine, autorevole pubblicazione ambientalista
americana,
affronta un aspetto controverso di un movimento, che (in tutto il
mondo) sembra
non vedere come la produzione di carne e l’allevamento intensivo
costituiscono,
come affermato con incisivita’ dalle parole del professor Peter Cheeke
del
dipartimento di agricoltura dell’Oregon State University, "un attacco
frontale all’ambiente". Se gli ambientalisti non sposano le ragioni dei
gruppi per la difesa dei diritti animali, in quanto le considerano
troppo
emotive, se non valutano i fattori di rischio per la salute, ne’ le
conseguenze
di aggravamento del problema della fame nel mondo, non possono chiudere
gli
occhi di fronte alla distruzione dell’ambiente.

In nessun momento, prima di oggi,
diventare vegetariani è stato così semplice e in nessun
altra situazione una
simile scelta sarebbe più opportuna (se non obbligatoria) per
gli
ambientalisti.

Le prove dell’impatto negativo
sull’ambiente come risultato del diffondersi e del persistere di
un’alimentazione basata sull’utilizzo di prodotti animali emergono con
forza
sempre maggiore, contemporaneamente alle conseguenze mediche
dell’allevamento
intensivo, che favorisce la diffusione di patologie legate al consumo
di carne.

Il primo caso di "mucca
pazza" in Giappone, rilevato di recente, ha causato un crollo delle
vendite e un cambio di abitudini alimentari da parte di moltissime
persone.

Tutto ciò accade in un periodo in
cui
il consumo di carne sta raggiungendo livelli da record: negli ultimi 50
anni è
quadruplicato, ci sono 20 miliardi di capi di bestiame che occupano
più del
triplo dello spazio della popolazione umana. Secondo il Worldwatch
Institute,
il numero di bovini destinati all’alimentazione e’ aumentato del 60 per
cento
dal 1961, nello stesso periodo la quantità di polli e tacchini
è quadruplicata
e, dal 1970, il consumo di manzo e di maiale e’ triplicato negli USA e
più che
raddoppiato in Asia. Produzione e consumo di carne crescono
decisamente, anche
se ogni aspetto del "ciclo produttivo" (dalla creazione continua di
aree per il pascolo, all’assurdita’ del voler destinare – in un mondo
con
enormi problemi di denutrizione – rilevantissime quantita’ d’acqua e di
cereali
ad animali "da carne", all’inquinamento causato dagli allevamenti
intensivi) rappresenta un disastro ambientale con ampie, e a volte
catastrofiche, consequenze.

Per individuare i contorni della
situazione e’ sufficente considerare che:

– la sola produzione di carne bovina,
negli Stati Uniti, utilizza una quantita’ d’acqua maggiore di quanta ne
viene
impiegata per coltivare tutta la frutta e la verdura della nazione

– le deiezioni provenienti dagli
allevamenti intensivi USA (EPA 1996) inquinano l’acqua più di
tutte le altre
fonti industriali raggruppate

– piu’ di un terzo dei combustibili
consumati negli USA, e’ utilizzato per l’industria della carne.

la produzione di una sola hamburger
richiede la medesima quantita’ di combustibile che servirebbe a
percorrere in
automobile circa 50 chilometri

– si risparmia piu’ acqua rinunciando a
mezzo chilo di manzo che a non fare la doccia per un anno.(John Robbins
The
Food Revolution)

Alla luce di solo alcune delle
conseguenze della produzione e del consumo di carne, volendo di
proposito
trascurare il crudele sfruttamento degli animali e la ricerca di un
mondo in
cui siano equamente distribuite le ricchezze, non e’ davvero giunto il
momento,
anche per chi si professa ambientalista, di diventare vegetariano per
tentare
di garantire al pianeta un, ahime’ sempre più improbabile,
futuro?

IL MURO DI GOMMA di Giovanni Russo

Dalla
mezzanotte infatti, a
Gorizia ci saranno le celebrazioni ove verrà simbolicamente
abbattuto l’ultimo
pezzo di muro che per 60 anni ha diviso l’Europa della NATO dai paesi
filo
sovietici del PATTO DI VARSAVIA, ma in Italia purtroppo una beffarda
coincidenza
di eventi, vuole che nello stesso giorno venga celebrato l’ennesimo e
vergognoso restauro di un muro che si è voluto tenere in piedi
per 24 anni e
che difficilmente sarà mai abbattuto.

Sto
parlando del muro di
gomma che è stato eretto all’indomani della sciagura del DC-9
ITAVIA
per
coprire la verità su cosa sia veramente accaduto nei cieli di
Ustica al volo Bologna-Palermo.

E’
un muro di omertà, che ha
fondamenta sulle menzogne, sui depistagli, sui misteri volutamente
irrisolti, sulle
bugie e sulle mezze verità mai ascoltate. Dopo 24 anni la corte
di cassazione
ha proclamato l’ennesima beffa ai danni delle famiglie che quella sera
aspettavano all’aeroporto di Palermo il ritorno dei loro cari.

La
sentenza infatti è stata per
l’assoluzione di due dei Generali dell’Aeronautica indagati,
perché il fatto
non sussiste; per gli altri due alti Ufficiali indagati invece il reato
è passato
in prescrizione per decorrenza dei termini.

Il
fatto non sussiste?
Prescrizione per decorrenza dei termini? Ma è così
impossibile sapere la verità
su cosa sia realmente accaduto quella notte del 1980?

In
uno stato "democratico"
avere la certezza della condanna per i colpevoli di un reato sembra
essere
diventata utopia.

E’
pur vero che all’indomani
del 25 aprile 1945 l’Italia uscì dalla guerra da perdente, da
paese
conquistato, da colonia americana; ma è anche vero che 60 anni
di sudditanza e
di silenzi sono troppi e la misura per chi cerca la verità
è oramai colma.

Infatti
ogni qualvolta che i
soldati dello "zio sam" combinano qualcosa all’estero ma in special
modo in
Italia l’esito delle inchieste è sempre lo stesso, e passa
così la teoria del tutti
colpevoli = tutti innocenti
.

Da
Ustica al Cermis,
all’incidente del sommergibile nucleare americano in Sardegna il
risultato non
cambia e non cambierà mai, la risposta a noi umili sudditi
è identica e utile
per tutte le occasioni passate, presenti e future.

Con
queste parole non voglio cercare una utopica condanna per i colpevoli,
o delle
impossibili scuse da quei giudici, o chi per loro, ci doveva e deve
tutelare,
il mio è solo un grido di protesta che verrà puntualmente
ignorato avendo
l’effetto di una pietra scagliata contro un muro di gomma.

di Giovanni Russo

Moltiplicatore dell’idiozia? Di Enrico Corbi

applicazioni del concetto strategico per cui il controllo climatico del teatro di
guerra è un moltiplicatore della forza militare. Il documento,
se non è
autentico, è verosimile. L’unico aspetto che mi lascia perplesso
è quel riferimento
al 2025. In realtà mi sembra che il controllo climatico sia
stato raggiunto con
un certo anticipo. Il file potrebbe anche essere un sofisticato
depistaggio, ma
la bibliografia allegata mi sembra autentica. Possiamo leggervi lo
sviluppo consequenziale
delle teorie Anni 50. Ecco alcune citazioni che risalgono alla fine
degli Anni
60:

Herbert S. Appleman, An Introduction to
Weather-modification
. Scott AFB,
Ill.: Air Weather
Service (MAC), September 1969.

Louis J. Batton, Harvesting the Clouds. Garden
City, N.Y.: Doubleday & Co., 1969.

Capt Frank G. Coons, "Warm Fog Dispersal-A
Different Story." Aerospace Safety 25, no. 10 (October 1969).

Daniel S. Halacy, The Weather Changers. New York: Harper &
Row, 1968.

E. Jiusto James,"Some Principles of Fog
Modification with Hygroscopic Nuclei" Progress of NASA Research on
Warm
Fog Properties and Modification Concepts
, NASA SP-212.
Washington, D.C.: Scientific and
Technical Information Division of the Office of Technology Utilization
of the
National Aeronautics and Space Administration, 1969

Warren C. Kocmond, "Dissipation of Natural
Fog in the Atmosphere," Progress of NASA Research on Warm Fog
Properties and Modification Concepts
, NASA SP-212.
Washington, D.C.: Scientific and
Technical Information Division of the Office of Technology Utilization
of the
National Aeronautics and Space Administration, 1969.

Nei titoli
più vicini ai nostri giorni, invece, si colgono chiari
riferimenti al controllo della ionosfera (Haarp?)
come ad esempio:

Paul A. Kossey et
al
. "Artificial Ionospheric
Mirrors (AIM) A. Concept and Issues," In Ionospheric Modification
and
its Potential to Enhance or Degrade the Performance of Military Systems
,
AGARD Conference Proceedings 485, October 1990.

B. N., and J. Troim, Maehlum "Vehicle
Charging in Low Density
Plasmas" In Ionospheric Modification and Its Potential to Enhance
or
Degrade the Performance of Military Systems
AGARD Conference
Proceedings
485, October 1990.

Che dire?
Non sono un esperto di tecnologia
militare. Se qualcuno vuol divertirsi (mettiamola così…),
controlli pure la
veridicità di queste citazioni, se è in grado di farlo.
Per quanto mi riguarda,
non ho bisogno di verifiche. Concordo al 100% con quanto espresso da
Cortesi. I
"gazzettieri" (Carmelo Bene dixit) tacciano
oppure si informino. Il clima terrestre è impazzito per
finalità militari e non
per la polluzione. Il clima è uscito fuor di senno al pari degli
psicopatici
che lo manipolano. Force Multiplier?
Dementia
Multiplier.

Anche
prima degli Anni Cinquanta qualcuno aveva notato un rapporto
strettissimo tra
clima, ecosistema e vari tipi di energia. Mi riferisco a Wilhelm Reich.
La
storia dei suoi strani (e censuratissimi) accumulatori di energia
cosmica
risale al periodo 1940-1947. Tali studi sfociarono negli esperimenti di
risanamento ambientale condotti in Kansas ed in Arizona tra il 1954 ed
il 1955.
Reich scoprì il legame tra una sorta di foschia malaticcia (di
presunta origine
artificiale) e la desertificazione. Tutta questa vicenda viene
descritta nel
libro di Alessandro Zabini, Wilhelm
Reich e il segreto dei dischi
volanti
. E’ un libro fondamentale per capire la vera ragione
(secondo Zaini
e anche secondo me) per la quale Reich è stato vergognosamente
internato dal
potere criptonazista americano: non certo perché praticava il
"libero amore",
ma perché mise il naso in tecnologie segrete. Purtroppo le tesi
di Reich sono
scomode da maneggiare a causa dei riferimenti alla tematica ufologia.
Forse
quegli ufo non erano nemmeno di provenienza aliena (o non tutti
almeno), ma
sconsiglierei di tirare in ballo questa storia con gli abitatori del
"campo
base" e quelli del "campo radicale". Chi
ha letto il Capitolo 16 di "Alice nel
paese delle meraviglie e il disastro
delle torri gemelle
" (David Icke) comprenderà il
riferimento. In un prossimo
intervento vorrei tornare su questo tipo di difficoltà. Penso di
non essere
l’unico a doversi mordere la lingua, in certi contesti, pur di evitare
il
disastro.