Può un trauma emotivo, o un’esperienza negativa, essere trasmesso da genitore a figlio? La scienza se lo domanda seriamente.
«I genitori mangiano l’uva acerba e ai figli rimane la bocca amara». (Ezechiele, 18)
«Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli» (il Vangelo secondo Matteo. 27,25)
Che una colpa ricada da genitori a figli è un concetto fortemente radicato nelle religioni e nelle filosofie da sempre, così come è un dato certo per le tradizioni popolari che “gli spaventi”, cioè i traumi emotivi, si trasmettano dalla madre ai figli.
Ne era fortemente convinto lo psicologo tedesco Bert Hellinger, che nel 1980 mise a punto la sua teoria e metodologia delle “Costellazioni familiari sistemiche”. Hellinger riteneva che la nostra vita e la nostra salute individuale sia spesso condizionata da destini e sentimenti “ereditati” dal sistema famiglia e che sia possibile portare alla luce e “ripulire” tali strascichi con una rappresentazione della scena, in cui gli “attori” che impersonano i vari personaggi vanno inconsciamente a ricreare la dinamica che origina il problema. Chi ha modo di assistere o partecipare ad una di queste rappresentazioni si rende subito conto che emergono dettagli che nessuno dei presenti può sapere e che spesso erano ignoti anche alla persona per cui è in svolgimento la costellazione.
«Mio nonno ha combattuto nella seconda guerra mondiale. Io ho avuto un attacco di panico durante la puntata finale della mia serie televisiva preferita.» (Matt Donaher)
Ma c’è un qualche fondamento scientifico?
La sorprendente risposta è sì. Anche la scienza (che ha deriso Bert Hellinger) sta giungendo a conclusioni simili: un trauma emotivo può essere trasmesso da genitore a figlio. Una serie di recenti progressi nel campo degli studi di epigenetica ci ha fatto scoprire che in risposta ad influenze ambientali, come gravi traumi e stress, avvengono modifiche nel nostro DNA. Figli concepiti dopo tali alterazioni, dunque, ricevono ovviamente un’eredità genetica diversa rispetto a quelli concepiti prima. L’epigenetica studia, tra le altre cose, come i geni si “spengono” e si “accendono”. Il processo molecolare, noto come espressione genica, potenzia l’attività di alcuni geni e ne silenzia altre, aggiungendo e rimuovendo “etichette” chimiche, chiamate gruppi metilici, ai geni. Diversi studi hanno suggerito che questo potrebbe essere un meccanismo attraverso il quale il trauma di un genitore possa essere impresso nei geni della prole, producendo effetti epigenetici multigenerazionali.
La ricerca di Rachel Yehuda, professore di psichiatria e neuroscienze del trauma al Mount Sinai di New York, individua un piccolo segnale epigenetico che indica come un’esperienza che ti ha cambiato la vita modifica anche l’epigenoma.
L’epigenoma dirige il genoma allo stesso modo in cui un sistema operativo stabilisce cosa debba fare un computer. L’epigenoma cambia in ogni momento della nostra vita, in ogni nostra cellula, in base alle esperienze che viviamo, determinando quali geni attivare e quali disattivare. Rachel Yehuda ha scoperto anche un marchio epigenetico nei sopravvissuti all’Olocausto e nella loro prole, assente in famiglie ebree che non avevano subito la stessa esperienza traumatica.
Uno studio del 2019 condotto su veterani australiani della guerra del Vietnam fornisce ulteriori indizi su come il trauma trascenda le generazioni. Gli studiosi hanno trovato differenze di metilazione fra il DNA incapsulato nello sperma dei veterani che soffrono di disturbo da stress post traumatico rispetto al DNA di coloro che non ne soffrono. Hanno anche riscontrato che tali differenze erano collegate alle condizioni di salute mentale diagnosticate nei figli dei veterani.
Una serie di esperimenti sui topi ha dimostrato che le esperienze negative vengono trasmesse geneticamente per più generazioni, dalle tre alle cinque in base al tipo di trauma. Anche l’esposizione ad una sostanza tossica ha la capacità di trasmettere conseguenze negative su generazioni successive, anche non mostrando effetti su quella che ha subito l’esposizione. Altri studi, sempre sui topi, hanno rilevato come un ambiente piacevole e privo di stress è in grado di alleviare il trauma e riportare l’epigenoma al suo stato naturale anche nella prole. E questa è una buona notizia.
Dunque anche la scienza sta lentamente riscontrando che un trauma emotivo può essere trasmesso alle generazioni successive, che è quello che molte filosofie sostengono da tempo: i nostri comportamenti e le nostre reazioni al presente, potrebbero essere influenzati da eventi accaduti in passato, non solo nella fase prenatale, dell’infanzia e dell’adolescenza, ma anche attinenti ai nostri antenati, mediante la “memoria genetica”.
Dalla teoria alla pratica
«In base alla nostra esperienza sul campo, possiamo affermare con certezza che il nostro modo di vivere le relazioni amorose, il nostro rapporto con noi stessi e con l’altro sesso risentono pesantemente della memoria generazionale» affermano Gloria Di Capua e Maurizio Lambardi, coach e counselor relazionali, famosi per il loro programma integrato di crescita personale e relazionale. «Oltre al condizionamento sociale e ambientale e alla trasmissione educativa diretta e indiretta, questo fattore è presente molto più spesso di quanto si possa pensare – precisa Gloria Di Capua – A volte i nostri clienti mostrano risposte emotive e reazioni potenziate che non trovano spiegazione fino a quando una costellazione sistemica fa emergere l’informazione traumatica ereditata». «Anche limitandosi a considerare poche delle generazioni che ci hanno preceduto – interviene Maurizio Lambardi – comprendiamo subito che i nostri nonni e bisnonni hanno affrontato due guerre mondiali, epidemie, carestie, crisi economiche e difficoltà di sopravvivenza che per noi sono anche difficili da immaginare. Hanno vissuto tragedie che li hanno profondamente traumatizzati e che arrivano a noi anche geneticamente, oltre che in forma di condizionamento diretto e indiretto. Ma è un circuito che si può interrompere con strumenti di consapevolezza e trasformazione. Le costellazioni familiari sistemiche sono sicuramente uno strumento efficace e non è un caso che lo abbiamo adottato nel nostro programma. Funzionano davvero.»
E dunque è in nostro potere fare qualcosa per andare a liberarci delle nostre “maledizioni generazionali”.
«Le sofferenze familiari, come gli anelli di una catena, si ripetono di generazione in generazione finché un discendente acquista consapevolezza e trasforma la sua maledizione in una benedizione.»
(La danza della realtà, Alejandro Jodorowsky)