

Quando Alan L. Bean ritornò sulla Terra, la sua vita si fece difficile: prima un esaurimento nervoso, poi gli incubi (con la Luna che “appariva in una veste distorta” – parole dell'Astronauta) e poi il divorzio.
Alla fine, l'arte: Alan Bean divenne un 'Pittore dello Spazio' e, attingendo dal suo talento innato, riuscì a dipingere una lunga serie di visioni 'variopinte' della Luna (cfr. "Apollo", il volume che raccoglie le Opere di Bean) nelle quali – in più di una a dire il vero – si vedono 'sbuffi di luce azzurra' che si levano dall'orizzonte e piccoli 'arcobaleni' che illuminano il nero cielo Lunare.
Paranoia? Voglia di stupire e di fare un business 'nice-and-easy'?
Non credo.
Ciò che credo, dopo aver visionato tutti i 2132 frames che formano la Apollo 12 Official Collection, è che Alan Bean abbia visto qualcosa librarsi sulla superficie della Luna; qualcosa di 'non made in USA'. Qualcosa di alieno, insomma.
Si può dedurre tutto questo da un riflesso? Certamente no: il riflesso è la 'pennellata finale' ad un quadro fatto di anomalie orbitali e di riflessi inspiegabili nei visori degli Astronauti (quello che presentiamo è solo il più eclatante).
Un quadro che ci racconta di una costante 'compagnìa', sulla Luna ed in orbita attorno alla Luna, di qualcuno o di qualcosa che, nonostante i nervi di acciaio e la preparazione eccezionale (da super-uomini), portò il Lunar Module Pilot Alan Laverne Bean sull'orlo della pazzia, quando tornò a casa. Una casa che, a quanto mi raccontano alcuni suoi amici (che non desiderano, purtroppo, essere citati), non sarebbe stata più la stessa.
