Un recente studio universitario individua sette possibili candidati ad essere sfere di Dyson – cioè tecnofirme di civiltà extraterrestri estremamente avanzate.
La ricerca di vita extraterrestre si concentra sempre più sulla rivelazione di tecnofirme, in particolare sulle sfere di Dyson, tracce tecnologiche di civiltà extraterrestri necessariamente più avanzate di noi, che siamo in grado di teorizzarle ma non di realizzarle.
Un recente studio del “Progetto Efesto” dell’Università di Uppsala, pubblicato nel maggio 2024 su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, ha focalizzato l’attenzione sulle sfere di Dyson, megastrutture ipotetiche che una civiltà di Tipo II (secondo la scala di Kardashev, che classifica le civiltà in base al loro consumo energetico) potrebbe costruire attorno alla propria stella per raccoglierne l’energia.
Analizzando i dati di cinque milioni di stelle provenienti da Gaia, WISE e 2MASS, ed effettuando le dovute eliminazioni, i ricercatori hanno individuato sette candidate che presentano un eccesso di radiazione infrarossa, coerente con il calore disperso da una sfera di Dyson.
Si tratta sette stellea nane rosse di tipo M, che mostrano anomalie non facilmente spiegabili con fenomeni naturali conosciuti, sebbene altre possibili spiegazioni, come la presenza di dischi di detriti, non siano state completamente escluse. Ulteriori approfondimenti spettroscopici, in particolare sulle emissioni H-alfa, sono necessari per escludere o confermare l’ipotesi.
La scoperta del team di Uppsala si inserisce in un contesto di crescente interesse per le anomalie infrarosse come potenziali tecnofirme. Già a marzo 2024, uno studio condotto da ricercatori della SISSA di Trieste, della NYU e del Max Planck Institute aveva individuato 53 casi simili.
L’ipotesi delle sfere di Dyson, originariamente proposta da Freeman Dyson negli anni ’60, si basa sull’idea che civiltà avanzate potrebbero raggiungere un livello di consumo energetico tale da richiedere la cattura di tutta l’energia della loro stella.
La rilevazione di un eccesso di radiazione infrarossa, quindi, rappresenta un potenziale segno di questa tecnologia avanzata.