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Sradicare il razzismo con il razzismo inverso è follia

Sradicare il razzismo con il razzismo inverso è follia che distrugge l’eccellenza e la civiltà.

Razzismo inverso in Gran Bretagna

Le forze armate britanniche non vogliono più assumere reclute bianche. L’Ofsted (l’ente governativo che si occupa di istruzione e servizi per l’infanzia) vuole dare priorità agli insegnanti non bianchi.
Recentemente il Capo della polizia del West Yorkshire, John Robins (dove, per inciso, la criminalità armata è ai massimi storici), si è detto dice preoccupato per il fatto che solo il 9% degli agenti di polizia proviene dalle minoranze etniche, sebbene queste rappresentino il 23% degli abitanti della contea. Ed ecco che le assunzioni di candidati bianchi vengono sospese (e a coloro che già ricoprono un incarico vengono imposti corsi di formazione sui “privilegi dei bianchi”). Sembra che i potenziali candidati siano suddivisi in livelli in base all’etnia, ottenendo dei punteggi di agevolazione se neri e asiatici dell’Estremo Oriente o asiatici del Sud-Est .
Robins non è il primo alto funzionario di polizia a tentare questa mossa (e certamente non sarà l’ultimo). Il capo della polizia del Cheshire, Simon Byrne, criticato dall’allora Segretario di Stato per l’Interno Theresa May per non avere alcun agente di polizia di colore, ha ammesso di aver “considerato di violare la legge” pur di accelerare il reclutamento di candidati di colore e di minoranze etniche, per via delle alte pressioni subite in tal senso.
L’attuale governo britannico sembra determinato a criminalizzare l’islamofobia, sebbene perfino le critiche legittime all’Islam o ai musulmani in generale siano – di fatto – illegali.

Razzismo inverso in Europa

Mentre l’America abbandona in massa le politiche DEI (diversità, equità, inclusione), l’Europa sembra sprofondare ulteriormente nella loro palude.

In Francia, il Ministero dell’Istruzione ha riformato i programmi scolastici, enfatizzando il razzismo sistemico e la colpa del colonialismo.

In Svezia, l’autorità di polizia ha lanciato iniziative di formazione su misura per i candidati non bianchi, applicando criteri restrittivi per quelli bianchi.

I consigli di amministrazione norvegesi ora richiedono il 40% di volti non maschili e non bianchi.

I broadcaster tedeschi ARD e ZDF assumono solo fra chi seleziona una casella di diversità.

Il Rijksmuseum olandese, nel frattempo, ha deciso che la storia olandese è troppo olandese, quindi la stanno riscrivendo per rendere i colonizzatori più cattivi.

Il Centro interfederale belga per le pari opportunità garantisce “misure positive” per le assunzioni di persone non bianche.

Il Ministero del Lavoro spagnolo ha fissato obiettivi di diversità per i posti di lavoro nella pubblica amministrazione, dando priorità alle minoranze etniche.

A Milano, le facoltà universitarie ora richiedono ai candidati di presentare dichiarazioni in cui si obbligano a rispettare gli obiettivi di equità, diversità e inclusione.

In Danimarca, aziende come Novo Nordisk legano i bonus dei dirigenti alle assunzioni di personale diversificato.

E la Commissione UE ha fissato obiettivi per il 50% di donne e una maggiore rappresentanza delle minoranze nella leadership entro il 2025, il che non lascia molto tempo ai dipendenti maschi europei bianchi per dimettersi, andare in pensione anticipata o suicidarsi, a seconda di quale sia la soluzione più conveniente.

L’assurdità del razzismo inverso

L’idea stessa di poter sradicare il razzismo con azioni razziste di senso inverso dovrebbe essere ridicola per tutti coloro che sono muniti di buonsenso. Nel migliore dei casi, imporre l’uguaglianza è un errore in buona fede; nel peggiore dei casi, è la morte dell’eccellenza e quindi, in definitiva, della civiltà stessa.
Non si possono sacrificare la genialità, la verità e la competenza per la menzogna infantile che tutti sono uguali.
Uguali in dignità? Certo.
Uguali nelle capacità? No. Le capacità sono individuali e prescindono da ogni altro aspetto. Non discriminare è giusto e logico, ma qui siamo nella discriminazione al contrario, nella limitazione in base al sesso o all’etnia a prescindere dalle capacità.
Le eccellenze come Mozart, Beethoven e Schubert devono poter emergere in quanto tali, a prescindere dal colore della loro pelle. Che senso ha discriminarli in quanto maschi e bianchi? È farsi scacco matto da soli.

razzismo inverso

Gli architetti di questa follia – i politici, gli accademici e i dirigenti aziendali – non pagheranno il prezzo dei loro errori. Sono troppo benestanti, troppo isolati nelle loro torri d’avorio. Siamo noi, i plebei, a sopportare il costo: società frammentate, culture vuote e istituzioni che privilegiano il colore della pelle rispetto alle competenze. Quando le forze dell’ordine valorizzano le quote piuttosto che le condanne, le università sfornano laureati pieni di sensi di colpa al posto di pensatori, e la storia viene riscritta per vergognare invece che per ispirare – cosa resta? Una civiltà in ginocchio, che si scusa per esistere.

 



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