16 C
Battaglia Terme

Una città sotto le piramidi di Giza?

A Giza c’è un mondo sotto le piramidi – secondo quanto dichiarato dal  The Khafre Research Project SAR Technology. È la scoperta del millennio?

una città sotto le piramidi di Giza

Sotto le piramidi ci sono strutture di dimensioni ciclopiche che raggiungono profondità inaudite. Malanga, Biondi, Mei e Ciccolo annunciano qualcosa di straordinario.

Lo scorso 15 marzo si è svolta una conferenza stampa che ha illustrato al pubblico il lavoro del progetto Chefren, o meglio The Khafre Research Project SAR Technology, coordinato dal prof. Corrado Malanga, ex docente del Dipartimento di Chimica dell’Università di Pisa e composto da Filippo Biondi del Dipartimento di ingegneria elettronica ed elettrica dell’Università di Strathclyde, in Scozia, specialista in Radar ad apertura sintetica-SAR e Armando Mei, esperto in egittologia e da Nicole Ciccolo come responsabile della comunicazione. La squadra ha usato, dapprima sulla grande piramide e poi su quella di Chefren, la tomografia doppler con radar ad apertura sintetica (SAR, Synthetic Aperture Radar) e soprattutto un sistema innovativo per elaborare i dati satellitari così rilevati, trasformando il segnale elettromagnetico del radar da fotonico a fononico (da luce a vibrazione) che consente, secondo quanto dichiarato, di penetrare anche 3 km al di sotto della superficie terrestre.

Scoperte sulla Grande Piramide

Per quanto riguarda la Grande Piramide, questa indagine ha originato impressionanti ricostruzioni tridimensionali delle camere note e soprattutto di una considerevole quantità di strutture ignote, sia all’interno che al di sotto della gigantesca costruzione (vedi Nexus New Times n. 170). Il lavoro sulla grande Piramide è stato oggetto di pubblicazione scientifica nel 2022.

Scoperte sulla piramide di Kefren, sotto di essa e sotto la piana di Giza

Per quanto riguarda la piramide di Kefren, la stessa metodologia ha rilevato – oltre a una serie di camere ed elementi interni – anche delle enormi strutture ipogee, pozzi cilindrici, elementi vari che seguono precise geometrie complesse, si estendono al di sotto di tutta l’area delle piramidi e penetrano nel sottosuolo fino alla stupefacente ciclopica profondità di due km.

 

una città sotto le piramidi di Giza
Ricostruzione (non in scala) dell’interno e del sottosuolo della piramide di Kefren

 

Alla base della piramide di Kefren compaiono 5 zed (del tipo a 5 livelli), collegati tra di loro e poggiati su una piattaforma, al di sotto della quale ci sono 8 sbalorditivi elementi cilindrici vuoti, avvolti da spirali, che scendono alla strabiliante profondità di 648 metri fino a poggiare su due strutture cubiche di circa 80 metri di lato. Le ricostruzioni tridimensionali di questi rilevamenti – estremamente suggestive, quasi archetipali – hanno fatto rapidamente il giro del web a livello mondiale e tutti ne parlano, il che era sicuramente l’obiettivo della conferenza stampa. Fin qui la notizia.

giza-malanga-sotto-piramidi
Ricostruzione in scala

Considerazioni

Il percorso ufficiale di una scoperta scientifica è la sua pubblicazione su rivista specializzata, quindi la revisione dei pari (cioè il riscontro per ripetere l’esperimento giungendo a risultati analoghi), infine la divulgazione al grande pubblico. La stessa cosa vale nel mondo archeologico e questo spiega il motivo per cui le scoperte annunciate urbi et orbi come appena fatte, risalgono in realtà ad anni prima.

Nel caso dell’Egitto è spesso accaduto che la scoperta, dopo essere stata approvata e vagliata dal governo e da tutti i filtri del caso, sia stata messa in scena per la divulgazione, fingendone lo svolgimento in tempo reale.

Il progetto Chefren ha seguito questo percorso solo per la grande piramide. Le motivazioni possono essere molte, la più probabile è che non mirasse tanto alla validazione scientifica quanto alla divulgazione globale. Difficile confutare o appoggiare una scoperta quando non si è in grado di valutarne la metodologia, che, in questo caso riguarda un sistema di interpretazione dei dati.

Dire che è sbagliato solo perché quanto rilevato non corrisponde a quanto noto e accettato è un po’ come bruciare sul rogo Giordano Bruno perché sostiene concetti astronomici contrari a quelli autorizzati. L’unico modo effettivo sarebbe di andare a verificare l’esistenza delle strutture rilevate almeno nelle parti più accessibili, ma non accadrà mai, perché uno Zahi Hawass e chi per lui non concederanno mai alcun permesso in tal senso.

Se il team del progetto Chefren ha interpretato correttamente i dati, quali sono le implicazioni? Cosa significa questa scoperta? Sicuramente molto, soprattutto per le dimensioni. Che esistano antiche strutture ipogee imponenti, di per sé, non è una novità, solo in Turchia sono note almeno 200 città sotterranee che arrivano fino a 60 metri di profondità.

A sorprendere è l’impressionante profondità raggiunta dalle strutture sotto la piana di Giza. Questa sarebbe proprio la scoperta del millennio.  Che sotto le piramidi ci siano ambienti ipogei più antichi è un elemento ricorrente in varie parti del mondo. Che dentro e sotto le strutture di Giza ci siano altre stanze, cunicoli e realizzazioni è altro elemento noto negli ambienti non ufficiali. Da qui a teorizzare di aver trovato un sofisticato apparato tecnologico, la città di Amenti, la sala degli archivi di Atlantide, la Sala dei registri o altro, il passo è veramente lungo e prematuro.

Semplicemente: non sappiamo cosa stiamo vedendo.

Però su una cosa il professor Malanga ha ragione da vendere: a costruire queste strutture “Non sono certo stati gli antichi egizi” con buona pace di Hawass & company. Altra “certezza” è che le piramidi di Giza non erano affatto “tombe e soltanto tombe”.

sotto le piramidi di Giza

C’è da saltare sul tavolo? Sì, come per ogni nuova informazione o indizio sulle piramidi che scrolli il muro di ostinate certezze dogmatiche.

C’è da approfondire le ricerche? Sicuramente, perché sarebbe anti-scientifico non farlo. Osservare e porsi domande è un prerequisito per qualsiasi evoluzione, trincerarsi dietro il rifiuto dogmatico, al contrario, è certezza di errare e restare intrappolati.

La storia ci insegna, infatti, che ogni volta che la scienza ha reagito con dogma e rifiuto si è sbagliata. Il problema è che la storia ci insegna anche che gli uomini si ostinano a non imparare niente dalla storia e quindi a ripetere gli stessi errori.

I pareri sulla scoperta

• L’esperto di radar Lawrence Conyers dell’Università di Denver ha definito sul Daily Mail il tutto come “un’enorme esagerazione”, motivando che gli impulsi radar provenienti da un satellite non sono in grado di penetrare così in profondità nella terra. Tuttavia ritiene che la presenza di strutture ipogee al di sotto delle piramidi, su scala minore, non sarebbe poi sorprendente, perché elemento ricorrente anche nelle piramidi mesoamericane.

• Prevedibile l’intervento scettico e polemico di Zahi Hawass su The National: “È tutto sbagliato e assolutamente privo di basi scientifiche – ha dichiarato pubblicamente – le persone che hanno annunciato questa informazione errata hanno usato tecniche non approvate e non validate che non potrebbero mai vedere tali dettagli”. A lui ha fatto eco Mamdouh al-Damaty, ex ministro delle Antichità egiziane, che ha parlato di scoperte “totalmente infondate.”

Adriano Forgione, noto editore, scrittore e giornalista del settore misteri, ha commentato sui social dicendosi consapevole che “a Giza vi sia davvero molto di più di quanto sinora comunicato dall’egittologia”, solleva però qualche cautela definendosi in “una posizione di attesa”. Prosegue poi: “non ci sono dubbi da molto tempo nell’ambiente non ufficiale: a Giza sono presenti le tracce di un avanzato ciclo di civiltà precedente” ma si dichiara profondamente scettico sulla possibilità che i risultati delle scoperte del progetto Chefren giungano mai nei libri di egittologia, soprattutto perché nessun membro del team è un egittologo accreditato nell’ambiente, notoriamente una casta molto chiusa. E cita l’esempio del geologo Robert M. Schoch, i cui dati sulla sfinge, pur se scientificamente inoppugnabili, sono stati veementemente respinti dall’egittologia perché provenienti dall’esterno della casta e non conformi ai canoni.

• Non si sbilancia un altro big del settore, Mauro Biglino, che sui social dichiara: “la prudenza impone di evitare conclusioni affrettate. Rimaniamo pertanto in attesa, come molti di voi, di ulteriori approfondimenti scientifici che possano offrire conferme definitive.” Anche se si concede un momento di entusiasmo: “Sarebbe straordinario e di enorme importanza se questa scoperta risultasse confermata: significherebbe non solo un cambiamento radicale nella comprensione storica della civiltà egizia e della sua straordinaria eredità, ma costituirebbe anche una eccezionale conferma delle tesi che sostengo ormai da diversi anni, relative alla presenza sulla Terra di civiltà evolute, ancora sconosciute e decisamente rifiutate dalla storiografia ufficiale.”

• Lapidario Graham Hancock, celebre autore di best seller mondiali su un’antica e perduta civiltà: “Resto fuori da questa specifica storia di Giza in attesa di ulteriori dati”.

• Scettico anche Robert M. Schoch (geologo e antropologo scopritore e sostenitore dell’erosione idrica della sfinge e sua retrodatazione al 10.000-5.000 a.C): “Sono sicuramente aperto a nuove e rimarchevoli scoperte sulla piana di Giza, ma freno il mio entusiasmo fino a quando tali scoperte sono verificate – quindi scende nello specifico – è molto facile fraintendere dai geofisici e disturbi come segnali, per questo resto in dubbio finché non ho modo di vedere più informazioni e i dati su cui si basano”.

• Più entusiasta Christopher Dunn, altro autore di best seller sull’interpretazione delle piramidi in chiave proprio di risonanza e produzione di energia: “se i dati e le analisi delle scansioni sono corretti, si tratterebbe di una scoperta epocale e di una validazione delle mie teorie” Aggiunge poi: “non sono qualificato per giudicare i risultati del team di scansione SAR. Tuttavia, mi piacerebbe sapere come i disegni CAD geometricamente accurati siano stati estratti dai dati grezzi, perché sembrano rappresentare una massiccia “macchina per terremoti” elettromagnetica simile a Tesla. Ma anche senza il CAD, credo che nelle scansioni ci sia abbastanza materiale per giustificare ulteriori indagini.”

Pubblicato su Nexus New Times n. 171



[adrotate group="2"]

ULTIME NOTIZIE

Curiose anomalie in Antartide

In Antartide ci sono davvero una piramide e un volto umanoide simile alla "sfinge"...

Quando Stalin ha quasi conquistato l’Europa

Stalin era sul punto di conquistare l'Europa? Per molti anni ho avuto troppi abbonamenti a...

Manipolati dall’IA: l’esperimento su Change My View dell’Università di Zurigo

L'Università di Zurigo è al centro di una bufera mediatica a causa di un...

Tunguska è un mistero ancora aperto

L'evento di Tunguska, a distanza di oltre un secolo, resta un mistero ancora aperto Alle...

Continua a leggere su NexusEdizioni.it

[adrotate group="2"]

NOTIZIE CORRELATE

Tra i nostri antenati c’è anche “Dragon Man”

Un cranio fossile rinvenuto in Cina e soprannominato Dragon Man (Uomo Drago) è probabilmente...

Scoperto un lignaggio ancestrale nordafricano precedentemente sconosciuto

La scoperta sorprendente di un lignaggio ancestrale nordafricano Un team internazionale condotto da ricercatori dell'Università...

Una struttura piramidale nel deserto della Giudea

Nel deserto della Giudea, zona a nord del Nahal Zohar, gli archeologi dell’Autorità israeliana...