La storia di Luciedda: fra ingiustizia, omertà e istituzioni conniventi, inizia nel 1955.
Un fiore falciato a tradimento
La storia di Luciedda è un “cold case” di omicidio di una ragazzina che stava per compiere 13 anni. È ancora irrisolto, con risvolti inquietanti, perché la vittima ha subito pesanti ingiustizie anche dopo il suo assassinio. Il fatto è avvenuto in Sicilia nel 1955 e le indagini, che non hanno mai portato a nulla, sono state ufficialmente riaperte nel 2020, a 65 anni di distanza.
In tale occasione il corpo è stato riesumato, per un esame medico-legale e l’estrazione di eventuale DNA. Sulla salma sono state effettivamente trovate tracce biologiche ma non è dato di sapere (nel 2025) se sia stato o meno possibile estrarre una sequenza genetica.
Sulla tomba di Luciedda non mancano mai i fiori freschi, anche se la famiglia ha da tempo lasciato il paese. Perchè la sua storia ha colpito tutti. Non solo è stata vittima di omicidio ma le è stato negato il funerale religioso, che è avvenuto solo il 28 luglio 2021, 66 anni dopo.
La storia di Luciedda
Luciedda, al secolo Lucia Rosario Mantione, è nata a Montedoro, in provincia di Caltanissetta, il 21 o forse il 22 marzo del 1942, durante la seconda guerra mondiale. Ha lasciato la scuola dopo la quinta elementare e vive con la sua famiglia, molto povera e molto cattolica. Montedoro all’epoca conta circa 3000 abitanti, quasi tutti contadini e zolfatai. Gente povera, che sgobba e va in chiesa, con poco spazio per altro.
La sera del 6 gennaio 1955, Luciedda, che non ha ancora compiuto 13 anni ed è considerata “bellissima”, esce di casa quando il sole sta per tramontare, per chiamare uno dei fratelli che stava giocando poco lontano, oppure per comprare una scatola di fiammiferi, come riportano alcune fonti, oppure ancora per svolgere una commissione per una delle poche famiglie ricche del paese, o magari per tutte queste motivazioni insieme. Luciedda è descritta da chi la conosceva come “giudiziosa”, “ingenua, innocente, schietta” oltre che “alta e bella”. E probabilmente è proprio quella bellezza a costarle la vita.
Il fratellino rientra da solo dopo il tramonto, non ha incontrato Luciedda. Della ragazzina non c’è traccia. Il padre, che è un minatore rimasto invalido, rimane a casa, ma la madre inizia a cercarla, poi anche i fratelli, quindi i parenti, infine vengono coinvolti i Carabinieri. Tutto il paese cerca Luciedda.
l rinvenimento del cadavere
Luciedda viene ritrovata, morta, la mattina di domenica 9 gennaio da suo fratello Rosario.
È in un casolare diroccato e abbandonato, giace a terra con la bocca aperta, le narici dilatate, il vestito scomposto. Una mano bloccata ad artiglio, come ad afferrare qualcosa o a graffiare il suo aggressore. Nello stesso ambiente c’è un coltello a serramanico chiuso e c’è un bottone che non appartiene al suo vestito.
Il corpo è perfettamente asciutto, anche se la sera prima aveva piovuto ed il tetto del casolare era diroccato.
L’autopsia eseguita dal prof. Stassi dell’Università di Palermo scopre che il corpo della ragazza è “assolutamente integro”, ad eccezione di un graffio sul mento e che la sua morte è dovuta ad asfissia. Qualcuno le ha tappato bocca e naso fino a farla morire. Non è stata stuprata. La morte risale a 36 ore prima del ritrovamento. Quindi Luciedda, sparita la sera di giovedì 6 gennaio, è stata uccisa la sera di sabato 8 gennaio.
Dove è stata tenuta per 24 ore?
Il suo corpo è stato spostato sul luogo del ritrovamento domenica 9, prima delle 8.30, quando il fratello l’ha scoperto, ma dopo che era finita la pioggia, perché era asciutto.
Non ci sono impronte sul collo, gli investigatori ipotizzano che l’assassino (o gli assassini) l’abbiano strangolata lasciandole il fazzoletto che aveva al collo, ma questo fazzoletto non è chiaro se lo avesse ancora al collo o in tasca al momento del ritrovamento del corpo.
Il funerale negato, l’omertà e il fascicolo che… scompare
Terminata l’autopsia, i genitori vanno dal parroco per prendere accordi per il funerale, ma a Luciedda viene negato il rito religioso, perfino il tocco delle campane, e la sua morte non viene neanche annotata nel registro parrocchiale.
Questo aspetto è un mistero nel mistero, ma ci torniamo sopra.
La famiglia non capisce il perché del mancato funerale, è esasperata oltre che addolorata, e prende a sassate la canonica.
La ragazzina viene sepolta in un angolino del cimitero, in terra consacrata (forse per placare gli animi) e sulla sua tomba, da quel giorno, non sono mai mancati i fiori, anche se tutta la sua famiglia abbandona il paese per non farvi mai più ritorno.
Ci sono dei sospettati, in questi primi momenti dopo la sua morte, ma vengono rilasciati nel giro di pochi giorni. Nessuno ha visto niente, non se ne viene a capo e il caso viene accantonato senza colpevoli.
Non si sa se ci siano state indagini anche nelle famiglie benestanti in cui Luciedda e la madre facevano servizio di pulizia e per le quali svolgevano commissioni.
Le voci, in un paese in cui è presente anche una componente mafiosa, sono tante, tra tutte quelle su un rifiuto, la negazione di un atto sessuale, costato caro. Si pensa ad un ricco aristocratico che si è invaghito di lei e ha provato a forzarla, tappandole bocca e naso per impedirle di gridare. Nessuno ha visto o sentito niente, in un posto dove tutti si conoscono e guardare cosa fanno le belle ragazzine è l’unica attività significativa, oltre a sgobbare e andare in Chiesa.
A un certo punto il fascicolo delle indagini scompare.
I carabinieri di Montedoro dicono d’averlo consegnato in procura a Caltanissetta, mentre alla procura nulla risulta o forse il fascicolo era tra i documenti andati distrutti nel corso di un’alluvione che, alcuni anni dopo il delitto, interessò uno dei magazzini. Non si sa di preciso.
Lo scrittore fa riaprire le indagini sulla storia di Luciedda
Nel 2018 uno scrittore originario dello stesso paesino, Federico Messana, si appassiona al caso e chiede al comune la realizzazione di un piccolo monumento all’interno del cimitero, con il trasferimento della salma, contemporaneamente chiede alla Curia il permesso di celebrare almeno una Messa in riparazione e suffragio, nel giorno della ricorrenza della sua scomparsa.
Il comune intanto le dedica una panchina rossa, per ricordare le donne vittime di violenza.
Federico e Calogero Messana, quest’ultimo coetaneo di Luciedda, hanno quindi raccolto in un blog, notizie, articoli e spezzoni di testimonianze sulla tragica vicenda, chiedendo la riesumazione della salma e la riapertura delle indagini.
A quel punto il furgone di Calogero è stato incendiato.
Il che lascia supporre che ci sia ancora qualcuno, a distanza di tanti anni, fermamente contrario a far scoprire quella verità. A fare luce sulla storia di Luciedda.
Nel 2019 si interessa del caso anche “Inviato speciale”, la rubrica di RaiRadio 1. La giornalista Rita Pedrizzi va nel paesino, intervista i testimoni, raccoglie informazioni.
Calogero Messana scrive al vescovo e chiede una messa riparatoria, che ottiene, a differenza dell’autorizzazione a creare un piccolo monumento nel cimitero.
Alla fine si muove anche la Procura della Repubblica di Caltanissetta, che decide di riaprire formalmente le indagini ed esumare il corpo di Luciedda.
Successivamente circola la notizia che sulla salma è stato trovato del materiale biologico da cui si spera di poter estrarre del DNA. Da questo momento in poi, non se ne sa più nulla. La storia di Luciedda ha un nuovo sviluppo nell’estate del 2021, quando finalmente la chiesa cede e le viene concesso il funerale religioso.
Il funerale di Luciedda, dopo 66 anni
Mercoledì 28 luglio 2021, quando finalmente si è svolto il funerale, la prima persona a mettere le mani sulla bara di Luciedda è stata Maria Lucia Mantione, la nipote di 64 anni (figlia di uno dei fratelli di Luciedda) e uno dei suoi pochi parenti rimasti in vita.

Perché fu negato il funerale a Luciedda?
Si trova un po’ ovunque la dicitura che non le fu concesso un funerale religioso “perché è morta di morte violenta”, ma il diritto canonico del 1917 non prevede nulla del genere, perché limita il diniego delle esequie religiose solo ai peccatori manifesti (come nel caso dei suicidi, e, all’epoca, dei massoni), agli apostati, eretici (quindi scomunicati), scismatici (sono quelli che disconoscono il papa), ai morti per duello, a coloro che hanno chiesto la cremazione, ai non fedeli, cioè non battezzati. Solo costoro non possono avere un rito di sepoltura ecclesiastica e possibilmente le loro spoglie non devono collocarsi in luogo consacrato.
Ma Luciedda non è nulla di tutto ciò.
Si legge che il morto di morte violenta non si portava in chiesa perché c’era la mentalità che se t’ammazzano non sei pulito, un po’ te la sei cercata, devi essere un peccatore. Per forza.
Una spiegazione che non convince affatto, perché Maria Goretti, che aveva più o meno la stessa età, quando fu uccisa a Nettuno nel 1902 in circostanze del tutto analoghe a quelle di Lucia Mantione, ebbe il suo regolare funerale e fu addirittura canonizzata pochi anni prima della morte della ragazzina siciliana.

La storia di Luciedda è del tutto analoga a quella di Maria Goretti, eppure a una ragazzina è stato negato il funerale religioso, mentre l’altra è stata canonizzata. Perché?
Come si spiega allora questa anomalia? Chi è il prete “troppo zelante” rispetto alla supposta consuetudine di escludere i morti di morte violenta dalla celebrazione del funerale, che ha negato alla salma della ragazzina anche una semplice benedizione?
Ci si aspetterebbe un pretuzzo di campagna, e invece ecco la sorpresa: a dire di no è stato l’arciprete Monsignor Vito Alfano, che ha 78 anni quando muore Luciedda, è un prelato in carriera, cameriere segreto del papa, uomo colto, poeta, scultore, musicista e pittore.
Non fu un pretuzzo di campagna a negare il funerale a Luciedda, ma un monsignore colto e in carriera, vicino al papa.
Ma allora? Perché?
Secondo chi ha raccolto le testimonianze sul posto, anche all’epoca dei fatti, c’era paura, si parlava di “colpevoli eccellenti” e di una verità che non si doveva trovare e nemmeno cercare. Per questo Luciedda andava cancellata dalla storia. E l’anziano monsignore, per ragioni che nessuno conoscerà mai (è deceduto nel 1970), deve aver scelto quello che gli appariva essere il “male minore” o magari ha eseguito un “ordine” a cui non si poteva sottrarre o forse, sapendo che qualche “eccellenza intoccabile” aveva messo gli occhi sulla ragazzina, la riteneva colpevole di aver indotto in tentazione, perché troppo bella, troppo alta, troppo donna. Anche questa era la mentalità dell’epoca.
E di nuovo la storia di Luciedda cade nell’oblio.
Il 13 marzo 2025 il comune di Montedoro ha celebrato con solennità la memoria di Lucia Mantione, dedicandole la piazzetta antistante la caserma dei Carabinieri.
Sulla tomba di Luciedda si legge:
Fiore falciato proditoriamente
e trapiantato nel giardino celeste
lasciando inconsolabili i genitori
Qualche fonte
https://news.fidelityhouse.eu/…/celebrato-il-funerale…
https://newsmondo.it/indagini-morte-lucia-mantione/cronaca/
https://www.lavocedicampofranco.it/431_mon_2.html
https://it.aleteia.org/…/lucia-mantione-montedoro…/
http://www.messana.org/RICERCHE.htm