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Quando la famiglia Bin Laden faceva affari con la famiglia Bush di Giancarlo radice

Fra i compagni d’avventura
imprenditoriale c’è anche James Bath, suo
vicino di casa, compagno di Air National Guard e amico
intimo. Ma soprattutto Bath è un collaboratore di lungo
corso della Cia e uomo di fiducia in America della
famiglia reale saudita. Nella Arbusto Energy, non a caso,
investono direttamente due fedelissimi della corona di Riad. I
loro nomi: lo sceicco Salem Bin Laden,
fratellastro di quell’Osama Bin Laden che
sarebbe diventato più tardi il principe nero del terrorismo
islamico, e Khaled Bin Mahfuz, uomo chiave dello scandalo
Bcci e oggi ritenuto uno degli alleati chiave di Osama.

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Ma
quella fra i Bush e i Bin Laden è una saga che in
realtà comincia a prendere forma molto prima. In Texas lo
sceicco Muhammad Bin Laden, il patriarca, inizia a
fare affari fin dai ’60. E nel 1968 muore in un misterioso
incidente aereo. Poi il testimone passa al figlio Salem.
Arriva in Texas nel 1973, costituisce ad Austin la compagnia
aerea Bin Laden Aviation ed entra presto nei
circoli che contano, fra alta finanza e politica locale.
L’obiettivo è di stringere i legami necessari per arrivare a
influenzare la politica Usa a favore degli interessi sauditi. La
chiave d’accesso è George Bush, padre
dell’attuale presidente, uomo collegato alla Cia fin
dai tempi della Baia dei Porci nel ’61, poi nominato a
capo della Cia nel ’76, salito alla Casa Bianca
nell’81 come vice di Ronald Reagan e infine, presidente
degli Stati Uniti dall’88 al ’92.

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Così,
fin dai primi anni ’70, le storie e gli interessi delle due
famiglie s’intrecciano a più riprese. Non solo negli affari
comuni in campo petrolifero e finanziario, ma soprattutto nelle
vicende che hanno scandito la politica Usa e internazionale. Un
esempio su tutti: l’ affaire Bcci, il più grande
scandalo criminal-finanziario del secolo, un magma di connivenze
che è servito a coprire le operazioni in Iran e nell’Iraq di Saddam
Hussein, nel Nicaragua diviso fra Sandinisti e Contras
come nell’Afghanistan dei mujaheddin. Ed è servito ad
alimentare il riciclaggio di uno spaventoso flusso di denaro
proveniente da traffico di droga e armi.

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Un
ruolo fondamentale nella liaison Bush-Bin Laden lo
svolge proprio James Bath. All’epoca della
Arbusto i suoi affari gravitano attorno a una serie di piccole
compagnie aeree (ottime clienti della Air America, che si scopre
poi essere una società di copertura della Cia). Ma Bath
è anche molto altro: informatore della Cia,
intermediario nella Bcci, uomo di fiducia in America di Bin
Laden, Mahfuz e, in definitiva, della Corona saudita. E’
lui uno dei grandi finanziatori di quella Arbusto che più
tardi, nell’82, George W. Bush trasforma in Bush
Exploration Oil, poi fonde con altre compagnie e infine
trasforma in Harken Energy, in una continua girandola di
nuovi finanziamenti provenienti da paesi arabi come da
personaggi del giro Bcci o fedelissimi di casa Bush
come James Baker (ex segretario di Stato Usa).

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A George
W. Bush le attività industriali fruttano molto
denaro, ruoli di primo piano nei consigli d’amministrazione e
ricchi contratti di consulenza, anche se le attività, in realtà,
vanno malissimo (per due volte la società arriva alle soglie
del fallimento, ma viene sempre salvata dal consueto circolo di
finanziatori). E fioccano le super-commesse. Come quella
dell’89, quando il governo del Bahrein straccia
improvvisamente un contratto con la Amoco e incarica la Harken
di un mega-progetto di estrazione petrolifera off shore , ben
sapendo che la Harken fino a quel momento non ha
realizzato altro che qualche piccola estrazione di greggio di
Oklahoma e Louisiana (mai in mare) e si trova in condizioni
finanziarie disperate.

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Solo
un anno prima, nell’88, muore Salem Bin Laden.
Anche lui in Texas. Anche lui precipitando in aereo in
circostanze misteriose. Ma le «strade parallele» fra i Bush,
Bath e le famiglie saudite non si fermano. Attraversano
buona parte degli anni ’90, per poi scomparire
progressivamente dai rapporti d’intelligence. In Afghanistan
la guerra anti-sovietica è finita da un pezzo. La «pecora nera»
della famiglia Bin Laden, Osama, è ormai la mente
occulta del terrorismo internazionale. E George W. Bush
comincia la sua marcia verso la Casa Bianca.

Dagospia.com 24 Settembre 2001

Kissinger, il perpetuo mestatore

L’ex segretario di Stato USA Henry
Kissinger, autonominatosi portabandiera della guerra mondiale al
terrorismo, è un truffatore. Il 31 ottobre ha tenuto un discorso al
Center for Policy Studies, il pensatoio londinese della Mont Pelerin
Society, dichiarando che la salvaguardia "dell’ordine
mondiale" può essere garantita soltanto con la completa
distruzione del regime talebano e della rete terroristica Al Qaeda di
Osama Bin Laden.

Kissinger
ha elogiato la "special relationship" tra Inghilterra e Stati
Uniti di cui si fa promotore il governo di Tony Blair ed ha aggiunto :
"La guerra in Afghanistan dev’essere vista come un attacco al più
evidente protettore del terrorismo e contro il suo rappresentante più
simbolico, Bin Laden". Secondo Kissinger "non si può
accettare un risultato ambiguo: il governo talebano dev’essere eliminato
e la rete di Bin Laden dev’essere distrutta senza mezzi termini …
Perché se restano ancora in giro, i talebani diventeranno un emblema
del fatto che è possibile resistere alla più forte delle nazioni ed ai
suoi alleati … Ciò avrebbe un effetto pericoloso su tutti".
Kissinger ha minacciato quelle nazioni che fanno "il minimo
ritenuto opportuno" contro l’Afghanistan, come la Siria e l’Iran,
dicendo che arriverà il momento in cui "i paesi saranno obbligati
a scegliere tra la loro permanenza nella coalizione o impegnarsi in
operazioni di sostegno al terrorismo".

Nella
realtà dei fatti, fino solo a qualche tempo fa Kissinger è stato uno
dei principali apologeti e sostenitori del regime talebano insieme ad
Arnaud de Borchgrave, il direttore del Washington
Times
del rev. Sun Myung Moon e della United Press International (UPI),
oggi anch’egli impegnato a caldeggiare l’obliterazione di Bin Laden e
dei tabelani.

È
dimostrato che i collegamenti tra ambienti di potere negli USA e Bin
Laden non cessarono all’epoca dei ritiro dell’Unione Sovietica
dall’Afghanistan nel 1989, ma che la sponsorizzazione di fatto dei
talebani è continuata fino all’estate del 2001.

Kissinger
si è attivamente adoperato a far sì che il regime talebano non finisse
sulla lista ufficiale degli sponsor del terrorismo, come riferisce anche
il Washington Post del 5
novembre in un articolo di prima pagina, firmato da Mary Pat Plaherty,
David Ottaway e James Grimaldi, intitolato "Come l’Afghanistan si
è sottratto alla lista degli sponsor del terrorismo".

Per
salvaguardare gli interessi della Unocal, che lo aveva ingaggiato come
consulente, Kissinger si sarebbe rivolto al Dipartimento di Stato per
chiedere che non fossero imposte sanzioni contro l’Afghanistan, dove la
Unocal aveva deciso di costruire un oleodotto, proveniente dall’Asia
Centrale, che doveva attraversare I’intero paese. "Per assicurarsi
i necessari finanziamenti di enti come la Banca Mondiale, la Unocal
aveva bisogno del riconoscimento formale del Dipartimento di Stato al
governo talebano in Afghanistan. La Unocal ingaggiò gente di casa al
Dipartirmento di Stato: l’ex segretario di Stato Henry Kissinger, l’ex
ambasciatore speciale John J. Maresca e l’ex ambasciatore in Pakistan
Robert Oakley", dice tra l’aItro l’articolo del Washington
Post
.

Il 12
febbraio 1998 Maresca, in veste di vice presidente dei rapporti
internazionali della Unocal,testimoniò alla Sottocommissione Asia e
Pacifico del Congresso USA caldeggiando la costruzione dell’oleodotto
afgano, che avrebbe tagliato fuori la Russia e l’Iran dall’importante
mercato del petrolio e del gas dell’Asia Centrale. Maresca notò che un
oleodotto in Iran era fuori discussione a motivo delle sanzioni
USA vigenti, per cui "l’unica opzione che resta è l’oleodotto che
attraversa l’Afghanistan". Disse anche che l’Unocal "non
favorisce nessun gruppo" tra le fazioni rivali afgane, ma desidera
che gli USA sostengano i talebani riconoscendone il governo. Qualche
giorno prima di tale testimonianza la Unocal aveva invitato a Washington
una delegazione talebana per incontrare parlamentari ed esponenti del
governo.

Il
caso di Borchgrave é ancora più palese. Nel giugno 2001 lui era a
Kandahar in Afghanistan, per intervistare il capo talebano Mohammed Omar
Akhund. L’intervista, diffusa dalla UPI il 14 giugno, elogiava il leader
talebano presentandolo come un eroe rimasto ferito ben cinque volte
nella guerra contro l’aggressore sovietico. De Borchgrave presentava
Omar come colui che si stava seriamente occupando di mettere Bin Laden
sotto controllo, esprimendo rammarico per la mancata collaborazione
degli USA che non trasmettevano le prove richieste a carico di Bin Laden,
affinché potesse essere processato da un tribunale afgano.

Dopo
l’11 settembre però, Kissinger e de Borchgrave e altri
"amici" dei talebani sono diventati i più accesi sostenitori
delle operazioni militari in Afghanistan. Il 23 settembre l’UPI ha
denunciato l’intero clero islamico pakistano come sostenitore del
terrorismo talebano.

Nel
discorso di Londra, Kissinger si è dimostrato un portavoce di quegli
"ambienti canaglia" che si sono alleati all’Inghilterra per
condurre gli USA in uno scontro di civiltà. "Non parlo solo per
conto dell’amministrazione Bush", ha infatti detto Kissinger ai
suoi 800 ascoltatori, prima di passare a spiegare la sua tesi di fondo
secondo cui la pace con l’lslam è impossibile. C’è una differenza
fondamentale "che forse soltanto l’Inghilterra e l’America"
riescono a capire ha detto Kissinger. Ha poi detto che l’11 settembre ha
risvegliato gli americani dall’indifferenza forse di più di quanto non
avvenne con Pearl Harbor. "Fino a quel momento il pubblico
americano si sarebbe meravigliato a sentir dire che tra gli Stati Uniti
e l’Islam vi sono differenze fondamentali … che potesse esistere
qualcosa come la guerra tra le civiltà".

Dopo
aver ammesso la sua "impazienza", di fronte alla lentezza
delle operazioni militari, Kissinger ha aggiunto che "se la
vittoria in Afghanistan è l’unico scopo … finiremo per scoprire che
il terrorismo tornerà a colpire". Invece, la presa di posizione di
un paese di fronte al terrorismo costituirà il modo in cui
"ridefinire il sistema internazionale". Ha detto anche che la
politica dell’amministrazione Bush essenzialmente concede ai gruppi
palestinesi "di circolare liberamente".

Oggi
Kissinger è un esponente del Defence Policy Board, organismo di
consulenza del Pentagono, in cui è stato ammesso dal presidente
dell’organismo Richard Perle. Perle a sua volta appartiene alla
cosiddetta "cabala di Wolfowitz" composta dai personaggi più
impegnati a trasformare la "guerra al terrorismo" nella terza
guerra mondiale. Kissinger e Perle caldeggiano l’espansione delle
operazioni della "coalizione anti-terrorismo" per estendere
simultaneamente le ostilità contro diversi paesi islamici, a cominciare
dall’Irak. Sia Perle che Kissinger figurano ai vertici dell’impero
massmediale Hollinger Corp, un ente spionistico di fatto, con centro a
Londra che pubblica tra l’altro il Daily
Telegraph
e Jerusalem Post, ed è presieduto dal canadese Konrad Black. Il Telegraph,
insieme alle pubblicazioni di Moon, è il portabandiera della propaganda
di guerra sui mass media.

Il disastro del WTC: cui prodest?

Il potere che
cerca di controllare questo mondo e di introdurvi il suo stato
fascista globale, il network noto col nome di Illuminati*,
e’ tutto meno che imprevedibile.

L’incredibile
orrore perpetrato nelle citta’ di New York e Washington fa parte
di un macabro rituale problema-reazione-soluzione, e’ un colpo
fortissimo per la mente collettiva di tutta l’umanita’ – mi
aspettavo qualcosa del genere da alcuni anni. Pensavo ad una
guerra, o a qualche attacco nucleare "terrorista", ma
era chiaro che qualcosa di fantastico doveva succedere durante
la presidenza Bush; come avevo scritto nel giorno del suo
insediamento alla Casa Bianca, il suo programma sarebbe andato
avanti ad un ritmo crescente.

Per quanto il
mondo sembrasse muoversi a grandi passi verso il fascismo
globale centralizzato, questo non era ancora abbastanza per
soddisfare i tempi previsti dal programma degli Illuminati.

Anche
l’opposizione ai loro piani di globalizzazione e ai loro
attacchi alla liberta’ stava montando pericolosamente, giorno
dopo giorno.

Era evidente che
si stava orchestrando qualcosa di una magnitudine tale da
devastare la mente umana collettiva con paura, orrore,
insicurezza, in modo da poter offrire ‘soluzioni’ che permettano
al programma di compiere un colossale balzo in avanti nel giro
di una sola notte. Ed e’ precisamente cio’ a cui abbiamo
assistito nel giorno – ritualmente significativo – 11 del mese 9
(911 e’ il numero telefonico delle emergenze, negli USA).

Codici rituali
ed esoterici sono al centro di ogni iniziativa degli Illuminati.

Per quanto cio’
che e’ accaduto abbia il potere di far vacillare la mente,
questo non e’ che l’inizio – non la fine – del programma degli
Illuminati per il prossimo ciclo: imprigionare mentalmente,
emotivamente, spiritualmente e fisicamente l’umanita’. Altra
morte e distruzione seguiranno, a misura che il "Mondo
Libero" si unisce in un effettivo esercito mondiale e
governo mondiale, usando la (loro stessa) minaccia
"terroristica" per giustificare una guerra contro i
popoli ed i Paesi che faranno da capri espiatori per cio’ di cui
sono responsabili gli stessi poteri ALL’INTERNO del cosiddetto
mondo libero.

La stessa guerra
contro i popoli islamici non e’ il fine, ma un mezzo per
raggiungere un altro fine – il conflitto con le forze superstiti
del comunismo, da essi stessi controllate.

Occorre
ricordare che gli Illuminati operano in ogni Paese all’interno
delle organizzazioni "terroristiche" cosi’ come
all’interno di quelle agenzie che si "oppongono" al
terrorismo. Solo avendo agenti in tutti e due i
"fronti" essi possono essere sicuri di controllare il
gioco e sapere come andra’ a finire prima ancora che incominci.

Gli Illuminati
hanno esponenti operativi nel mondo islamico, esattamente come
ne hanno nel mondo "libero" – come risultera’ chiaro
nei mesi a venire.

Saddam Hussein
e’ una pedina consapevole degli Illuminati, esattamente come lo
sono Bush padre e figlio (vedi "La Verita’ Vi Rendera’
Liberi" di David Icke – http://www.bridgeoflove.com).

La
prevedibilita’ della mente rettile – rituale, priva di emozioni
– puo’ essere vista nel modo in cui i media hanno trattato il
disastro negli Stati Uniti.
In queste circostanze succede sempre la stessa cosa: la linea da
seguire e’ sempre la stessa. Prima che l’evento accada il capro
espiatorio, il "mostro", e’ gia’ preparato: la colpa
ricade tutta su di lui, fuorviando la mente pubblica da
pericolose speculazioni sulla possibilita’ che vi fosse una
vittima sacrificale precostituita. Dopo l’assassinio di Kennedy
era Lee Harvey Oswald; dopo l’attentato in Oklahoma era Timothy
McVeigh; ora e’ Osama Bin Laden.

Bin Laden, per
quanto possa essere mal guidato, non e’ piu’ responsabile di
quello che e’ successo la scorsa settimana piu’ di quanto non lo
sia io stesso. Il suo nome e’ stato fatto in modo ovviamente
molto ben orchestrato, immediatamente dopo il disastro – allo
stesso modo in cui le storie su Lee Harvey Oswald cominciarono a
circolare PRIMA che il Presidente Kennedy fosse morto.

L’idea che
questo signore proveniente dalle montagne dell’Afghanistan – un
uomo dalle molte parole piu’ che dai molti fatti – possa essere
l’artefice di questa enorme operazione e’ un insulto sfrontato
all’intelligenza (si veda l’articolo del giornalista Robert
Frisk, che lo ha incontrato). Non stiamo parlando di un
pacchetto-bomba, ne’ di un’auto imbottita di esplosivo guidata
da un fanatico – la cui mente e’ controllata – in un ristorante
di Gerusalemme. Quattro aerei di linea sono stati dirottati
simultaneamente nello spazio aereo americano, partendo da
aeroporti americani, ed hanno colpito i loro obiettivi nel giro
di 45 minuti.

Come e’ stato
possibile? Perchè è stato un ‘inside job’, un piano
preparato dall’interno, da forze ALL’INTERNO degli Stati Uniti,
ai livelli di intelligence piu’ alti, in coordinamento con altri
nodi della rete degli Illuminati in tutto il mondo.

Con i sistemi di
controllo mentale di cui sono in possesso, e’ possibile far
eseguire qualunque comando: una volta programmata la mente, si
attiva il grilletto che fa scattare l’attivazione. Coloro che
hanno dirottato quegli aerei e li hanno pilotati verso lo
schianto hanno creduto – a livello conscio – nella causa alla
quale sono stati programmati a credere. Ma in realta’ non erano
loro che dirottavano e pilotavano quegli aerei – era la loro
programmazione.

Il controllo
mentale e’ oggi talmente sofisticato che una programmazione di
questo tipo e’ diventata un gioco da ragazzi.

Il terrore non
e’ frutto di una qualche smagliatura nella rete d’intelligence
americana.

Il piano non
doveva essere scoperto. Portare armi a bordo di un aereo è
molto piu’ semplice se si ha la complicità da parte di qualcuno
che controlla il sistema.
Ho sentito dire che "questa e’ un’altra Pearl Harbour"
ed in realtà lo è.
Nel libro "La Verità Vi Renderà Liberi" ed in altri
vedrete come il governo americano sapeva dell’imminenza
dell’attacco giapponese, e tuttavia non fece nulla per
impedirlo.

Perchè? Perche’
volevano che quell’evento si verificasse per una ragione
specifica – giustificare l’ingresso in guerra degli Stati Uniti;
quella stessa guerra da cui Roosevelt (consanguineo dei Bush)
aveva promesso di tener fuori gli USA – per essere eletto.

Problema-reazione-soluzione,
è la stessa cosa che e’ successa la settimana scorsa.

Immediatamente
dopo l’attacco, la campagna di colpevolizzazione di Bin Laden e’
stata lanciata come puo’ esserlo soltanto un’azione preordinata.
Ad esempio il senatore Orrin Hatch, tirapiedi degli Illuminati,
ha dichiarato alla CNN di aver ricevuto informazioni dal FBI
sulla paternità degli attacchi da parte di Bin Laden:
"Sono arrivati alla conclusione che Bin Laden ha lasciato
la sua firma, che potrebbe essere lui ad aver architettato tutto
questo". Va bene, Orrin, abbiamo capito: il messaggio e’
arrivato a destinazione, e tu hai fatto il tuo lavoro…

Poi c’e’ la
storia dell’auto noleggiata e lasciata spensieratamente
all’aeroporto di Boston in cui sarebbero stati trovati… una
copia del Corano ed un video di istruzioni su come pilotare un
jet di linea!

Ma dove siamo,
nel Paese delle Meraviglie?

C’e’ da
sorprendersi che non abbiano detto di aver trovato nella
macchina anche una lettera di Bin Laden, che magari augurasse
buona fortuna ai suoi associati…

O forse hanno in
programma di trovare la lettera domani, eh?
E’ incredibile, non ha senso – ma la maggioranza della gente lo
crederà.
E prepariamoci alla rivelazione di sempre maggiori’
"prove" posticce della "Bin Laden
Connection" nei giorni a venire.

La domanda è:
chi ne trae giovamento?

Beh, gli
Illuminati vogliono governo ed esercito mondiali, valuta unica
mondiale, dittatura e controllo finanziari globali
centralizzati. Vogliono che la gente abbia dei micro-chip
impiantati e che la societa’ sia basata sulla sorveglianza
costante, di ogni tipo ed in ogni momento. E vogliono popoli
impauriti, docili, servili, che deleghino il proprio potere alle
"autorità" che possano proteggerli da cio’ che sono
stati manipolati a temere.

E’ ironico che
la domanda "cui prodest?", in relazione agli eventi
della settimana scorsa negli USA, possa trovare una risposta
cosi’ semplice: tutti coloro che sono d’accordo con il suddetto
progetto di controllo.
Il disastro 9-11 significa:

* Gli Illuminati
ora hanno la scusa per vendicarsi contro chiunque sia ritenuto
colpevole – cosa che puo’ essere facilmente manipolata dalla
loro enorme macchina da propaganda.

Attacchi contro
obiettivi islamici hanno il potenziale per trasformarsi nel
detonatore del conflitto di massa e della rivolta in tutto il
mondo, e specialmente nel Medio e Vicino Oriente.

Le opportunita’
di allargare il conflitto e coinvolgere Russia e Cina sono senza
fine. Una guerra nel terzo mondo fa parte del programma, ed è
possibile prevedere un "effetto-domino", con tutte le
tessere che cadono una sull’altra.

* La retorica
del "mondo libero unito con l’America", in cui si
stanno producendo Blair ed altri "leaders mondiali",
è un altro nome per il progetto di esercito mondiale e di
polizia mondiale, che dovrebbero "combattere una guerra
contro il terrorismo". Gia’ la NATO, controllata da
Bilderberg (l’esercito mondiale in nuce), ha annunciato il suo
sostegno, mentre la coscienza collettiva in questi giorni viene
manipolata in modo da garantire alla NATO ed al governo USA il
sostegno dell’opinione pubblica ai loro attacchi terroristici
contro obiettivi non ben identificati, in nome della
"guerra al terrorismo". E’ una politica
incredibilmente contraddittoria, ma la maggioranza della gente
non se ne rende conto, accecata ed assordata dal sistema di
manipolazione mentale, intensa e ubiqua, che da una settimana ha
sovrastato qualunque altra voce.

All’escalation
del conflitto, risultante da una tale "reazione",
attentamente calcolata, faranno seguito la pressione per la
centralizzazione del potere militare, e l’affermazione della
volontà del popolo americano di concedere un simile potere –
fino a quando l’esercito mondiale sarà una realtà, con il
potere di attaccare e saccheggiare ogni Paese che la macchina da
propaganda sara’ in grado di demonizzare con successo.

* La mente
collettiva dell’umanita’, ed in particolare quella
nordamericana, si trova in un comprensibile stato di trauma
profondo. I meccanismi di controllo mentale partono sempre da un
trauma iniziale, come potra’ confermarvi qualunque esperto o
ricercatore in questo campo: una mente traumatizzata e’ una
mente suggestionabile. Al trauma fa seguito la programmazione
della manipolazione mentale collettiva, in modo da produrre gli
effetti desiderati.

* Uno degli
ostacoli maggiori sulla strada del ‘Nuovo Ordine Mondiale’, lo
Stato globale fascista a controllo centralizzato, è la psiche
della maggioranza dei nordamericani.

Di fronte alla
prospettiva di privarsi del proprio diritto di
auto-determinazione, per conferirlo ad un sistema di controllo
globale militare, politico e finanziario, la maggioranza si
opporrebbe veementemente – se si rendesse conto di cosa sta
succedendo realmente.

Il senso di
sicurezza collettiva, la fiducia, e l’orgoglio nei confronti
della propria nazione e del proprio sistema, hanno il loro
fondamento nell’immensa potenza militare e finanziaria.

E’ una versione
collettiva della mentalita’ alla John Wayne, "Non provate a
sfotterci – siamo l’America". E’ da questo che deriva il
senso di fiducia collettiva nella propria nazione. Ed ora e’
proprio il senso di chi essi siano, e della fiducia di potersi
battere da soli, ad essere in pericolo.

* Non e’ certo
una coincidenza che gli obiettivi degli aerei dirottati fossero
i veri simboli del senso d’identità americana e della sicurezza
stessa dell’America – il Pentagono, simbolo della potenza
militare americana, e le torri gemelle del World Trade Center,
pilastri della potenza finanziaria americana.

Non e’ un
"attacco all’America", e’ un attacco all’immagine
dell’America, ed all’immaginazione stessa. Rompi il loro
spirito, il loro senso di essere "americani", spezza
la fiducia dell’America in se stessa, spingila nell’insicurezza
e nella paura – ed avrai superato l’opposizione piu’
significativa in America al progetto di assorbimento nella
societa’ dittatoriale globale centralizzata sognata dagli
Illuminati.

La Psiche
americana sara’ ora bombardata da ulteriori shock ed attacchi
alla sicurezza e al senso d’identità, com’e’ successo in
passato con l’Oklahoma e con le stragi nelle scuole. Ma d’ora in
poi il ritmo aumentera’ enormemente. E’ di fondamentale
importanza che gli americani rifiutino di sottostare a tutto
questo e si rendano conto che coloro che condannano il
terrorismo sono, in ultima analisi, i responsabili stessi del
terrorismo.

Durante il mio
primo viaggio negli USA, nel 1996, rimasi allibito nel
constatare come la "Terra degli Uomini Liberi" fosse
in realta’ una societa’ capillarmente controllata (anche se non
altrettanto orribile quanto il Canada).

Ora, sulla scia
di questa tragedia, gli USA ed altri Paesi sono destinati a
diventare una fortezza basata sulla sorveglianza invasiva e,
cio’ che piu’ conta, il popolo americano non dirà una sola
parola di protesta nei confronti della rapida espansione del
modello di societa’ alla ‘Grande Fratello’.
Problema-reazione-soluzione.

Attenti alla
gente che ha i microchip impiantati e che dice di "fermare
i terroristi".

* Un disastro
economico e’ stato ampiamente predetto da coloro che hanno
studiato e svelato il programma degli Illuminati. Per vincere la
resistenza all’idea di valuta unica e di controllo finanziario
globale centralizzato, essi hanno assoluto bisogno di un crack
economico finanziario che distrugga completamente il sistema
attuale e convinca la gente che l’unico modo di superare la
crisi e’ accettare un tale controllo centralizzato globale.
Problema-reazione-soluzione. Ecco un altro motivo per il quale
gli attacchi hanno colpito il cuore del sistema economico
americano – e perche’ nei giorni precedenti al massacro i media
mondiali non facevano altro che parlare dell’imminente
recessione americana e globale.

Ora hanno carta
bianca, e hanno la possibilita’ di giustificare un simile crollo
– assisteremo dunque all’unione delle corporazioni economiche e
finanziarie mondiali per "coordinarsi in risposta ala crisi
economica". Infatti il G7 (gli Illuminati) ha gia’ dato
inizio a questo processo.

Questi sono solo
alcuni dei ‘benefici’ che possono derivare al programma
dall’ondata di morte e distruzione a New York e Washington, che
e’ stata coordinata da forze interne agli USA. I responsabili
sono posseduti da entità non-umane e non hanno alcuna
considerazione per la vita umana, un po’ come gli esseri umani
non hanno alcuna considerazione per la morte o la sofferenza del
bestiame. La mente rettile non e’ sviluppata a livello emotivo,
e pertanto per queste entità non e’ possibile alcuna
conseguenza emotiva – non importa in quale abisso di orrore e
depravazione essa possa sprofondare.

Basta guardare
l’espressione senza emozione di Bush e Blair – mentre leggono il
testo dei macabri rituali che sono i comunicati – di fronte ad
una sofferenza cosi’ enorme.

Come
l’espressione della Regina d’Inghilterra dopo la morte della
Principessa Diana.

Almeno Reagan
era un attore professionista – Bush e Blair non sarebbero presi
sul serio neanche ad una recita scolastica.

Bush sapeva che
questi disastri devastanti sarebbero successi in quel giorno?
Cosa ne pensate? E Blair Sapeva? Cosa pensate voi?

Ma perfino loro
non sono che pedine in un gioco controllato da poteri molto piu’
alti, e perfino loro sono ‘sacrificabili’, come chiunque altro
abbia gia’ servito ai loro scopi.

Personalmente
non mi sorprenderei se anche Bush venisse infine sacrificato per
permettere l’avanzamento dello scenario del ‘terrorismo globale’,
e magari anche qualcuno vicino a Blair. E, se davvero venisse a
mancare Bush, il Presidente diventerebbe il serial killer Dick
Cheney (vedi ‘Il Segreto Piu’ Grande’, in http://www.bridgeoflove.com).

D’ora in poi la
posta in palio diventa ogni giorno maggiore, perche’ e’ iniziata
la spinta finale verso il fascismo globale.

Il mondo non
sara’ mai piu’ lo stesso, e’ vero, ma in ogni pericolo c’e’ un’opportunita’.
E per coloro tra noi – che sono la stragrande maggioranza – che
vogliono la pace e non il conflitto, la liberta’ di tutti e non
la dittatura di pochi, e’ giunto il momento di guardarsi allo
specchio e chiedersi cosa bisogna fare per fermare questi
fanatici.

Lamentarsi non
e’ piu’ sufficiente. Fuggire non è più possibile, perche’
siamo vicini al momento in cui non ci sarà più nessun posto
dove nascondersi.

E’ ora di alzare
le chiappe e di smetterla di subire queste ondate di merda in
silenzio.

Possiamo
bombardare i programmi radio con una versione diversa della
realtà; dire a chiunque incontriamo dove e come possono
ottenere un altro punto di vista su quanto sta accadendo;
inviare questo ed altri articoli sullo stesso argomento per
posta, email o fax; organizzare proteste PACIFICHE contro
lo stato fascista ogni qualvolta vengano minacciate le liberta’;
riunire la gente in meeting per discutere ed assimilare le
informazioni che i media non vi daranno.

PERDETE OGNI
PAURA E SIATE IRRIVERENTI DI FRONTE A QUESTA DITTATURA
ARROGANTE, CHE PUO’ SOPRAVVIVERE SOLO SE NE ABBIAMO PAURA E SE
NE SIAMO INTIMIDITI.

C’e’ molto che
possiamo fare, se solo decidiamo innanzitutto che vogliamo
essere determinati a non cedere ad alcuna intimidazione.

Il Drago non e’
cosi’ potente come vogliono farci credere che sia.
Allora, cosa aspetti?

ANDIAMO.

Ricordate:
niente paura!!!

*Nota
del Traduttore
:"Gli
Illuminati sono una leggendaria societa’ segreta pluricentenaria,
le cui origini si fanno risalire alla Baviera tedesca. Tuttavia
oggi essi avrebbero assunto una struttura sovranazionale, e si
dice che possano decidere i destini del mondo. Negli USA e’
stata loro dedicata una trilogia, scritta da Robert Anton
Wilson, figura di spicco della scena underground d’oltreoceano
(The Eye in the Pyramid, The Golden Apple, The Final Secret of
the Illuminati – testi pubblicati in italiano dalla
Shake-Edizioni Underground). Gli Illuminati vengono considerati
l’esempio perfetto delle teorie cospiratorie: c’e’ chi e’
convinto della loro sinistra esistenza e presunta onnipotenza, e
chi sostiene che si tratta solo del frutto dell’immaginazione
sfrenata di qualche autore paranoico."

UN ORRORE DA CAPIRE di Noam Chomsky

Gli
attacchi terroristici contro gli Stati uniti rappresentano delle enormi
atrocità. Come ordine di grandezza possono non aver raggiunto il
livello di molti altri episodi terroristici, come per esempio il
bombardamento del Sudan deciso da Clinton, senza pretesti credibili, che
ha distrutto metà delle scorte farmaceutiche di quel paese e ucciso un
numero imprecisato di persone (nessuno sa quante perché gli Stati uniti
hanno bloccato l’inchiesta alle Nazioni unite e nessuno si preoccupa di
farla proseguire). Per non parlare di casi ben peggiori, che tornano
facilmente alla mente. Ma che in questo caso specifico ci si trovi di
fronte a un orrendo crimine, non c’è dubbio alcuno. Il maggior numero
di vittime, come sempre, si trova fra i lavoratori: portieri,
segretarie, vigili del fuoco, ecc. É facile immaginare come tutto
questo si ripercuoterà, pesantemente, nei confronti dei palestinesi e
di altri popoli, poveri e oppressi. Ed è anche molto probabile che
condurrà all’adozione di misure di controllo molto severe, con
molteplici implicazioni a scapito delle libertà civili e della libertà
interna.

Questo
evento rivela, drammaticamente, la follia del progetto di "difesa
missilistica". Come risulta assolutamente ovvio, e come è stato
ripetutamente messo a fuoco da analisti strategici, se qualcuno volesse
causare un grave danno agli Usa, anche con armi di distruzione di massa,
difficilmente lancerebbe un attacco missilistico, certamente
intercettato e annientato. C’è un’infinità di altri mezzi più
semplici, praticamente incontrollabili. Ma gli avvenimenti di questi
giorni, molto probabilmente, saranno sfruttati per aumentare la
pressione sullo sviluppo di questi sistemi e sulla loro realizzazione.
Il termine "difesa" è un sottile velo per riscoprire i
progetti di militarizzazione dello spazio e, con una buona propaganda,
anche gli argomenti più deboli assumeranno il loro peso su un’opinione
pubblica spaventata.

In
breve, l’attacco è un regalo all’estrema destra sciovinista, a coloro
che sperano di usare la forza per controllare i loro settori. E questo
anche mettendo da parte le possibili reazioni statunitensi e ciò che
queste comporterebbero – cioè ulteriore attacchi come questi ultimi o
anche peggiori. Gli scenari che abbiamo davanti sono persino più
sinistri di quanto non apparissero prima di questi ultimi, atroci fatti.

Su
come reagire abbiamo la possibilità di una scelta. Possiamo esprimere
un orrore giustificato; possiamo tentare di capire cosa può aver
portato al gesto criminale, e ciò significa fare uno sforzo per entrare
nella mente dei possibili autori dell’attentato. Se scegliamo questa
seconda strada, non possiamo fare di meglio, credo, che ascoltare le
parole di Robert Fisk, la cui diretta conoscenza e familiarità con gli
affari interni della regione è incomparabile dopo tanti anni di studio.
Descrivendo la "malvagità e la spaventosa crudeltà di un popolo
oppresso e umiliato", egli scrive che "non è la guerra della
democrazia contro il terrore che al mondo verrà chiesta di combattere
nei giorni a venire. Ma si tratta anche dei missili americani che
distruggono le case dei palestinesi, degli elicotteri Usa che centrano
un’ambulanza libanese, e di bombe americane che esplodono su un paese di
nome Qana, e ancora della milizia libanese – pagata e attrezzata
dall’alleato israeliano dell’America – che rapisce, stupra e uccide nei
campi profughi".

E
ancora molto di più. Di nuovo, abbiamo la scelta: possiamo tentare di
capire, o rifiutarci di farlo, contribuendo al concretizzarsi
dell’ipotesi che il peggio sia ancora davanti a noi.

(Fonte:
Z-net)

Un appello alla ragione

Se state cercando di capire chi c'è dietro alle atrocità commesse negli USA, chiedetevi semplicemente: 'A Chi Giova?' Nulla sarebbe ciò che è Perchè tutto sarebbe ciò che non è Ed anche il contrario - ciò che è, non sarebbe E ciò che non sarebbe, lo sarebbe Vedi? Da Alice nel Paese delle Meraviglie, di Lewis Carroll

E va bene.
Abbiamo avuto il tempo di piangere, di addolorarci, di pregare insieme. Abbiamo avuto abbastanza tempo per prepararci all'eventualità di una guerra mondiale, all'uso di una massiccia forza di rappresaglia, tempo di prendere in considerazione la fine di ogni forma di pace in qualunque parte del mondo – forse la fine del mondo stesso. In appena cinque giorni atroci, abbiamo avuto tempo per tutte queste tragiche cose.
Questi oscuri sentimenti vengono fomentati in noi da media assetati di sangue, il cui scopo commerciale è quello di sensazionalizzare la violenza e incollarci al nostro terrore, e dai politici che adesso hanno consegnato il potere assoluto al complesso industrial-militare che tiene in pugno la democrazia. Ci è stato detto che siamo in stato di guerra contro un nemico non dichiarato: lo spettro del male che infesta la civiltà. A nostra volta, noi (i vendicatori) terrorizzeremo gli innocenti, distruggendo le vite e i sogni di coloro la cui unica colpa, se così si può chiamare, è quella di vivere e tirare su i propri figli in terre dove si dice se ne vanno in giro i ‘terroristi'.

I cittadini americani di origine araba vengono già offesi, atterriti e sacrificati dall'impeto irrazionale derivante dall'odio e dalla paura. Questo è razzismo del più ripugnante e noi dobbiamo elevarci al di sopra di esso, in quanto si tratta di terrorismo nel vero senso della parola – e se davvero dobbiamo "unirci alla lotta contro il terrorismo", allora, per Dio, cominciamo a casa nostra.

"Noi tutti viviamo qui in pace e armonia e rispetto," ha detto ieri Bill Clinton, "ed ora dobbiamo dimostrare che noi siamo dalla parte della ragione e loro dalla parte del torto."

Per noi ora è giunto il momento di ragionare, passando sopra a queste oscure emozioni e al fascino delle orchestrazioni che, sfortunatamente, circondano questo orribile evento. Dobbiamo pensare con chiarezza, razionalità e grande determinazione. Dobbiamo chiederci, "chi siamo ‘noi'… chi sono ‘loro'? Cosa è ‘giusto'? Cosa è ‘sbagliato'?"
Per quanto riguarda il vivere insieme in pace, armonia e rispetto, io chiedo a Mr. Clinton: "dov'è che la pace e l'armonia e il rispetto definiscono le nostre vite? In questi giorni di terrore siamo testimoni di un'isterica glorificazione della ‘Patria', ma dov'è questa America Utopistica? Solo pochi giorni fa la nostra nazione era un covo in ebollizione di violenza razziale, assassini nelle strade cittadine, uccisioni seriali, massacri fra adolescenti nelle scuole, derisione politica e i mali più giornalieri che infestano la società: la mancanza di una casa, l'abuso di sostanze, la nostra gioventù devastata dalla droga.
E cosa dire delle organizzazioni terroristiche delle quali si sa che hanno campi di addestramento in punti chiave della nazione – ce ne siamo dimenticati, o stiamo fingendo che non esistano? Attacchiamo noi stessi, oppure i nostri terroristi nazionali se ne andranno via liberamente? Chi è il vero nemico, amici? Chi è il nemico?
Sicuramente, prima di andare a distruggere quanto rimane del nostro fragile mondo, avremmo il diritto a una prova di qualche tipo – qualcosa di più tangibile delle orchestrazioni dei nostri ‘leader'. É pazzesco pensare che stiamo per consentire che un assalto globale venga costruito sul ‘sospetto' che un terrorista esiliato e un branco di killer addestrati possa mettere l'America, la maggiore superpotenza (con le sue imponenti forze militari e di intelligence), in ginocchio! Sicuramente, abbiamo il diritto di sapere senza ombra di dubbio chi ci ha condotto a testa bassa in guerra; perché i giovani stanno correndo ad arruolarsi; perché le nostre ‘libertà civili' vanno sacrificate per la nostra ‘sicurezza'.

E a Mr. Clinton, io chiedo: e gli innocenti di Belgrado? E in Irak? E quelli in Afganistan, sospesi nella loro disperazione, aspettando la morte dovuta all'uso della forza ‘appropriata', come è stato fatto trapelare dall'amministrazione? Possiamo davvero essere così ciechi, nella nostra visione, da liquidare questi fatti come ‘giustificabili' – mentre qualunque attacco contro gli Stati Uniti viene definito un efferato crimine? Mostreremo loro che noi avevamo ragione e loro avevano torto? É questo il nostro ideale di giustizia internazionale?

Eccoci qui. I motori stanno rombando. Stiamo andando a ‘prenderli', a ‘stanarli' e ucciderli furiosamente. Come le vittime di Nagasaki, gli innocenti devono semplicemente morire in nome della democrazia. Noi, i ‘buoni', lo vedremo. Questo, in nome del mantenimento della libertà nel mondo.

Quindi prepariamoci a una nuova autocrazia, perché sicuramente è quello che ci attende. I maggiori timori dei nostri progenitori si stanno avverando. Riconosciamo la fine del sogno e dell'illusione di un governo ‘per' il popolo. Questo complesso militare/industriale, il vero governo dell'America, è intento a rinchiuderci dentro una modalità di pensiero, e gli uomini di paglia del regime sono soddisfatti dei risultati che abbiamo dato loro con questa tragedia. In questo stato, stiamo venendo rinchiusi in comportamenti che rappresentano tutto ciò che sappiamo essere le forme più basse della nostra umanità: atteggiamenti di vendetta, di odio, di disperazione e paura. Non facciamoci ingannare da rulli di tamburo e canti dell'inno nazionale; questi hanno sempre risuonato poco prima che mandassimo i nostri cari in guerra per essere, come assassini del governo – eroi dello stato, o per venire uccisi nel compimento del ‘dovere'.

Affidando al Presidente assoluta libertà e potenza militare, i nostri rappresentanti politici ne hanno fatto un monarca assoluto, re del mondo ‘libero'. In uno stato di emergenza nazionale, che egli ha già dichiarato, non vi sono vincoli a quel potere. Perché siamo in uno stato di emergenza? Cos'è l'emergenza? Possiamo identificarla come nient'altro che la nostra paura collettiva? Leggete la Costituzione, sulla quale sono formati i nostri ideali, e scoprirete che malgrado i controlli e gli equilibri che formavano la struttura della nostra democrazia, il Presidente diventa, in uno stato di emergenza, l'unico esecutore dei destini della nazione. Consegnando un simile potere totale ad uno che sostiene la distruzione dell'ambiente (in nome del ‘progresso'), la capacità militare, l'obbedienza religiosa e un unico governo mondiale, stiamo davvero creando uno stato di emergenza, ma non come lo intende lui.

Questo è il momento per una profonda riflessione e pensiero indipendente.

Spegniamo i televisori; mettiamo a tacere la radio. Riflettiamo invece di reagire; pensiamo a quello che viene perpetrato sul mondo e a come possiamo contribuire coi nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni.
Le nostre vite – il futuro stesso del Pianeta Terra – dipendono dalla nostra capacità di vedere chiaramente e di usare le nostre raffinate menti per il bene più alto di tutta l'umanità.


Patricia Cori è l'autrice di
The Cosmos of Soul – A Wake-up Call for Humanity
Atlantis Rising – The Struggle of Darkness and Light


Fonte immagine in apertura: blog.libero.it/avoltestraparlo/

DOPO NEW YORK di Giorgio Rosso (Macroedizioni)

Ho 53 anni e guardo saltuariamente TV e giornali, mentre da qualche mese ascolto quasi ogni giorno la radio, quando mi sposto in macchina. Mi passano tra le mani migliaia di libri, molti dei quali espongono informazioni e riflessioni differenti dalle versioni ufficiali.

Negli ultimi venticinque anni di questa mia vita terrena, le letture, le esperienze e le riflessioni mi hanno portato a osservare la vita sforzandomi di liberarmi di preconcetti e pregiudizi che la maggior parte delle istituzioni e delle organizzazioni umane si sforzano di inculcarci.

L'obiettivo di questo lavaggio del cervello planetario è quello di spingerci a considerarci separati dagli altri e vivere in perenne conflitto, incapaci persino di immaginare che si possa vivere liberi, senza paura e in armonia. Dalla nascita, in famiglia, nella scuola, in chiesa, allo stadio, in parlamento, in ufficio e in vacanza il messaggio di fondo è quello della separazione, della divisione, le etichette, i pregiudizi e così via. Il sesso, la razza, la religione, il partito politico, la condizione economica, l'età, i gusti, le opinioni, sono tutte buone ragioni per vedere e considerare l'altro diverso.

Eppure a New York non sono stati distrutti due edifici americani e uccisi 5.000 americani: è stato compiuto quel tipo di azione che definiamo con il nome di attacco terroristico non contro l'America, ma contro l'umanità e sono stati uccisi 5.000 esseri umani. Questo è ciò che ho compreso improvvisamente e che costituisce un'enorme differenza di prospettiva.
Io, come parte dell'umanità, mi chiedo perché?

E' molto tempo che sono convinto di essere responsabile di tutto ciò che avviene nella mia vita e lo sforzo degli ultimi anni è quello di essere il regista consapevole di ogni mia giornata. Basandomi sul presupposto che io creo, consciamente o inconsciamente, ogni momento della mia vita, non giudico ciò che mi accade, subito catalogandolo come positivo o negativo, bello o brutto, piacevole o spiacevole, ma mi domando perché mi accade, cosa ho fatto perché un determinato avvenimento si presentasse nella mia vita, qual'è lo scopo e il messaggio.

Se ogni attimo è l'unico importante, in quanto il passato non esiste più e il futuro deve ancora manifestarsi, mi sforzo,spesso con scarso successo, di vivere l'esperienza, di essere presente, di nuovo senza giudicare ma invece arricchendo le mie conoscenze del profumo della primavera, come della sensazione di umido che mi da avere le scarpe bagnate, cerco di assorbire le carezze come il sudore, la stanchezza come il riposo, la gioia e la noia.

Come umanità posso quindi affrontare l'attacco a New York domandandomi perché, cosa ho fatto per crearlo, a che scopo l'ho creato, qual è il messaggio e cosa faccio di questa straordinaria nuova esperienza e conoscenza.

Se mi sono fatto male e ho ucciso alcune migliaia di importanti cellule del mio organismo è ragionevole che per punire la supposta causa di queste morti io, umanità, provochi la morte di innumerevoli altre cellule del mio organismo, solo perché potrebbero essere le "colpevoli" della morte delle prime?

Questo tipo di reazione, che ho sperimentato già tante volte, facilmente mi procurerà solo altri dolori e sofferenze.
Oggi gran parte del mondo occidentale, "civile" dichiara di essere contrario alla pena di morte: anche al "colpevole" di omicidio si riconosce la possibilità di riabilitarsi e ottenere così il perdono per ciò che ha fatto. Perché in questo caso un giudizio e una pena equa sono invece negati e ciò avviene quasi sempre in occasione dei conflitti tra stati, fazioni etniche, politiche, religiose?

Come essere umano io mi riconosco nei morti di New York, soffro per le loro sofferenze e quelle dei loro cari e desidero partecipare alla costruzione di un mondo in cui fatti del genere non possano più accadere.

Come essere umano mi riconosco nei milioni di morti causati dalle guerre e desidero compiere ogni azione possibile per impedire che a un'azione di guerra si risponda con un'altra azione di guerra ancora più potente.

Come essere umano non mi sento rappresentato da quelle organizzazioni religiose, politiche e economiche che hanno contribuito a costruire e a mantenere miliardi di essere umani in condizioni di schiavitù.

Non sono né occidentale né orientale, ma ho studiato storia a sufficienza per essere consapevole di vivere nella parte del mondo che più di tutte ha ucciso e continua a uccidere per rapinare gli altri popoli delle loro risorse e utilizzarli come schiavi a cui far produrre le proprie merci.

Non riesco a vedere differenze tra i morti di New York e quelli che verranno prendendo New York come pretesto. Non riesco a vedere differenza tra i morti palestinesi e quelli ebrei. Non riesco a vedere la differenza tra chi è costretto a morire per guadagnarsi da vivere, tra chi piccolo, adulto o vecchio viene ucciso dai meccanismi economici che il mondo "civile" dirige.

Perché chi uccide per denaro è "civile" e può farlo liberamente, ottenendo anche straordinari riconoscimenti sociali, e chi uccide per ignoranza, miseria, fanatismo è un mostro da sopprimere.

Perché chi uccide di nascosto è un criminale, mentre chi ordina di lanciare e lancia bombe e ordigni di ogni tipo su popolazioni indifese e incolpevoli è un eroe e merita ogni rispetto? Perché è "comprensibile, ragionevole, appropriato" uccidere e fare la guerra per impadronirsi delle risorse economiche di altri popoli?
Sono migliaia di anni che accettiamo questa morale indegna della nostra natura umana/divina e dello spirito infinito che alberga in ognuno di noi.

Io non mi riconosco nelle istituzioni politiche, economiche e religiose che pretendono di impormi la guerra con altri essere umani, che come me sono estranei alle ragioni di conflitti organizzati e perpetrati da altri e per ragioni che probabilmente ignoro, conflitti che non sono certo nel mio interesse e di chi mi è vicino, ma anzi possono portarmi solo dolore e morte, come da sempre avviene.

Come operatore dell'informazione mi chiedo cosa posso fare per fermare la macchina della propaganda di chi vuole la guerra e che domina il sistema dei giornali e delle TV. Cosa posso fare per far riflettere i miei vicini e impedire un nuovo bagno di sangue per l'umanità, le solite scene di ogni guerra, le solite vigliacche violenze sui più deboli. Forse mi sono reincarnato per impedire questi orrori, e come me tanti delle ultime generazioni potrebbero essere i morti delle ultime guerre.

Se possiamo essere in qualche modo consapevoli di ciò, possiamo comprendere l'importanza per noi stessi di adempiere a uno dei compiti per i quali abbiamo scelto di essere qui ora e non subire un'altra volta questa tragica mortificazione della nostra essenza.

IL SIGNORE DELLA CITY di Orsola Casagrande

Intervenendo
ad un dibattito organizzato dal comitato inglese contro la guerra,
Mehmet, un profugo afghano, ha ricordato che "nell’assurdità
violenta e drammatica di questa guerra condotta da Usa e Gran Bretagna
contro il mio paese, c’è una cosa che rende ancora più tragico quello
che sta succedendo: bin Laden è un prodotto del vostro mondo, di quel
mondo occidentale e civilizzato che oggi spara missili contro la
popolazione inerme e ridotta alla fame dell’Afghanistan".


Ha ragione Mehmet, si è detto e scritto ormai tante volte. Ma la
memoria dei "potenti", come si sa, è corta. Cortissima quella
di Tony Blair, alleato di ferro del presidente americano George W. Bush,
che promette di "distruggere il terrorismo in maniera permanente e
totale" e che lancia la sua "fatwa" civile e occidentale
contro bin Laden e il regime dei Taleban che lo proteggono, "un
governo retrogrado, che non rispetta i diritti umani e che tratta le
donne senza alcun rispetto e in maniera violenta e repressiva".
Anche con i soldi inglesi.


La memoria corta di Blair fa sì che nessuno o quasi parli più di
quanto stretti fossero i legami di bin Laden con il Regno unito e non
solo negli anni ’80, quando cioè Whitehall e Washington pompavano
miliardi nelle casse dei "guerrieri musulmani" impegnati a
combattere i sovietici in Afghanistan. Nel 1994 Osama bin Laden arrivò
indisturbato a Londra, visse a Wembley per qualche mese, il tempo per
mettere in piedi un ufficio nella capitale noto con il nome di "Advisory
and Reformation Committee". Il portavoce del comitato, impegnato a
lanciare fatwa e a inneggiare alla jihad via fax dal suo appartamento a
Dollis Hill, era il "rispettabile" uomo d’affari saudita
Khalid al-Fawwaz.


Da Londra al-Fawwaz, amico di molti giornalisti e personalità,
organizzava viaggi e interviste nella base di bin Laden in Afghanistan e
nel frattempo faceva propaganda soprattutto contro il regime saudita. Ad
un certo punto i legami di bin Laden con la Gran Bretagna erano
diventati talmente forti (e imbarazzanti) che il governo americano si
trovò di fronte alla richiesta di inserire anche il Regno unito nella
lista nera dei paesi che sponsorizzavano il terrorismo. Non solo: molti
dei stati arabi oggi considerati possibili obiettivi da Blair e Bush,
avevano apertamente accusato la Gran Bretagna di offrire ospitalità a
estremisti musulmani ricercatissimi.


Negli anni ’80, quando il nemico da combattere era l’Unione sovietica, i
corpi speciali di sua maestà, le Sas, offrivano (in Scozia)
addestramento ai "guerrieri musulmani" che ricordano con una
certa gratitudine la tappa inglese, prima di andare ad arruolarsi
nell’esercito di bin Laden. Almeno duemila persone l’anno (negli anni
’80 e ’90), la maggior parte sostenitori della Jihad, fecero di Londra
la loro base per chiamare a raccolta i fratelli musulmani e prepararli
alla guerra santa: avevano scelto l’Inghilterra per le "tradizioni
di democrazia e giustizia". Ma oltre a predicare e addestrarsi,
raccoglievano fondi e riciclavano denaro sporco destinato alle
organizzazioni come quella di bin Laden.
Oggi il governo Blair ha messo al bando praticamente tutte le
organizzazioni mediorientali e non solo quelle: la nuova legge
antiterrorismo infatti è tra le più repressive e onnicomprensive (il
concetto di terrorismo è estremamente ampio e quindi applicabile anche
a tre amici con materiale ritenuto sovversivo) d’Europa
.
Non è un caso dunque che di fronte alle accuse del parlamento francese
– la Gran Bretagna continua ad essere un paradiso per il riciclaggio di
denaro sporco da parte delle organizzazioni terroristiche – il premier
Tony Blair abbia reagito in maniera molto poco diplomatica liquidando il
rapporto come "offensivo, male informato, pieno di errori e quindi
totalmente inesatto". Ma nelle 400 pagine redatte dal socialista
Arnaud Montebourg si spiega in dettaglio come la City abbia permesso
l’espansione del riciclaggio, grazie al suo severo codice di
confidenzialità. Nonostante la dura reazione di Blair, il rapporto ha
trovato conferme nell’indagine che da mesi la Bbc News Online sta
conducendo. Anche i giornalisti britannici sono arrivati alla
conclusione che il sistema messo in atto dal governo per combattere il
riciclaggio di denaro sporco è totalmente inadeguato.

La guerra sul treno della crisi petrolifera

Siamo andati perciò a sentire il prof.
Alberto Di Fazio, da sei anni al lavoro col programma dell’IGBP (International
Geosphere-Biosphere Programme) dell’ONU, responsabile del progetto
GAIM (Global Analysis, Integration and Modelling), appena nominato nella
Commissione nazionale di coordinamento con l’IGBP.

-I
vostri studi hanno elaborato una tesi "forte": ci troviamo in
prossimità del picco della produzione di petrolio.

*A
circa 10 anni. Le stime ottimistiche arrivano a 20, le minime a 5.
Quelle dell’IEA (International Energy Agency), parlano del 2013.

-Esiste
una certa diffidenza verso le visioni "catastrofiste",
scottati forse dalle previsioni degli anni ’70, che davano il petrolio
per finito nel 2000.

*Ma
non è vero! Beyond the limits prevedeva che verso il 2010-2020 ci
sarebbero state delle crisi sistemiche provocate dallo sviluppo
esponenziale congiunto della produzione industriale e della popolazione
mondiale. E dopo 21 anni, nel ’92, le previsioni risultavano confermate
(si veda il grafico, ndr). Si tratta di un calcolo basato su grandezze
puramente fisiche ed economiche.

-Quindi
siamo vicini al "massimo della produzione", non
all’"esaurimento".

*Quando
si scopre un pozzo, lo si trivella, si comincia a pompare, e si aumenta
la produzione in funzione della domanda, crescente. Prima che finisca,
però, ci si ferma. Se, per tirar fuori un barile, occorre più energia
di quella che un barile può dare, il pozzo chiude. Non è un problema
economico, ma energetico. Stiamo parlando di un "massimo
geologico", che viene raggiunto quando la giacenza è circa il
50-55% del valore iniziale. Non significa che "non c’è più
petrolio", ma che la produzione non risponde più alla domanda.

-La
tecnologia non aiuta?

*La
tecnologia migliora il rendimento della produzione. Oggi si pompa più
rapidamente di prima, e troviamo espedienti tecnologici per andare in
quella cavità orizzontale prima irraggiungibile, pompiamo vapore acqueo
a 900. Ma più di quello che c’è, non se ne può tirar fuori. E’
matematica. Raggiunto il massimo la produzione comincia a calare.

-Quel
che resta è irrecuperabile?

*Certo.
La giacenza residua dipende dalla conformazione geologica del giacimento
e varia tra il 20 e il 40%. Il massimo produttivo, invece, lo si
raggiunge, in media, quando la giacenza è a metà.

-Sono
ipotizzabili tecnologie che permettano di ramazzare anche quel 20-40%
considerato irraggiungibile?

*No.
Esistono leggi fisiche: la massa per l’accelerazione di gravità, per
l’altezza. Più vado in profondità, più energia ci vuole. Dipende
dalla legge di gravità, non dalla tecnologia. Questa permette di
utilizzare una legge fisica a proprio vantaggio, ma solo fino al limite
della legge naturale. Non è che questa penna possa cadere all’insù.

-Questa
è la storia di un singolo pozzo.

*Quando
un pozzo raggiunge lo stato di crisi, il sistema umano va avanti lo
stesso. Gli americani hanno fatto due guerre mondiali pompando petrolio
da nuovi pozzi. Ma è arrivato il giorno fatale, nel 1970, in cui la
somma dei pozzi che chiudevano e quelli che venivano aperti era tale da
segnare il massimo della produzione Usa. Da allora la loro produzione è
in discesa. Sono il paese più potente e possono decidere e imporre
certi rapporti all’Arabia Saudita, o all’Iraq. Hanno sostenuto la
propria crescita pompando a casa loro. Ma quando il problema del
"picco massimo" si ripropone a livello globale, allora non c’è
più nulla da fare. Posso bombardare o corrompere chi voglio, ma di
petrolio ne esce sempre di meno.

-Dagli
anni ’70 cosa è cambiato?

*L’occidente
ha reagito allo shock del ’73 sapendo di poter gestire soltanto il 20%
delle riserve totali. Ma si sono detti: "pompiamo di più".
Hanno avuto la fortuna di trovare il petrolio nel mare del Nord, anche
se a livello globale contava poco. Per l’Inghilterra e la Norvegia era
una ricchezza, e ha permesso alla Tatcher di distruggere i minatori e di
non dipendere dall’Opec. Però nel 2000 hanno raggiunto il picco
massimo. Ora stanno mantenendo la produzione iniettando vapore, ma più
la tieni alta, più presto si raggiunge il rapporto negativo tra energia
impiegata e quella estratta.

-E qui
succede il patatrac.

*La
parte economicamente e militarmente dominante del mondo non può
sopravvivere a un’economia in stagnazione. Figuriamoci con un’economia
in contrazione. Ecco perché a quel punto si manifesta la crisi. Quello
che i paesi più forti possono fare è spostare la propria crisi un po’
più in là. Ad esempio conquistando il Medio Oriente e monopolizzando
il petrolio per le proprie necessità. Ma questo significherebbe guerra
con tutti.

-E’
uno scenario drastico.

*Non
bisogna far l’errore di credere che questa sia una crisi come le altre,
dove gli Stati Uniti scaricano un po’ di bombe sugli altri paesi e poi
si riparte. Prima potevano pompare petrolio sul proprio territorio,
costruire navi, aerei e cannoni e andare a fare la guerra altrove. Per
fare navi e cannoni serve energia, mica si possono fare con Internet.

-Si
potrebbe rispolverare il nucleare.

*Certo,
e Bush lo ha già proposto. Ma, se si vuole coprire col nucleare il 30%
del fabbisogno energetico attuale (anziché il 3%), bisogna costruire
5.350 centrali. E scordarsi la crescita economica. In ogni caso con il
nucleare si può far muovere il motore delle portaerei (nemmeno di tutte
le navi), ma bisogna costruirle, lavorare l’acciaio. Le fonderie non
vanno a energia elettrica.

-Con
il carbone.

*Sì,
ma si torna indietro, al ciclo industriale precedente. A quel punto va
in crisi anche la potenza militare.

-Negli
ultimi 10 anni le riserve globali sono rimaste stabili. E’ possibile
pensare a scoperte di giacimenti che mutino il quadro? Si parla del
Caspio, di Tengiz, dell’Afganistan necessario per far passare gli
oleodotti.

*Quello
del Caspio ammonta a meno del 3% delle riserve mondiali. E’ rilevante
per gli Stati che ce l’hanno, e per le Compagnie che otterranno i
diritti di sfruttamento. Ma se ci aspettiamo un picco da qui a 10 anni,
il Caspio lo sposta di appena tre mesi. Se scoprissimo un giacimento
pari a tutta l’Arabia Saudita, più l’Iraq e l’Iran, il picco andrebbe a
20 anni.

-Ed è
possibile?

*Basta
vedere la curva delle scoperte petrolifere. Anche qui c’è un massimo,
raggiunto negli anni ’60. La probabilità cala man mano che si va avanti
nel tempo. Per ogni barile scoperto, intanto, ne consumiamo quattro.

-Non
ci sono regioni ancora "vergini"?

*Le
uniche regioni rimaste, di grande volume, sono a profondità oceaniche.
Ma al di sotto dei duemila metri di profondità, a parte i problemi di
ancoraggio delle piattaforme (sotto i 1.500 metri non ci va nessuno), c’è
il problema della pressione piezometrica: maggiore è la profondità,
maggiore è il lavoro che devo fare, più energia serve. E’ un fatto
fisico. Per questo nessuno pensa a pozzi sotto 5.000 metri d’acqua: è
energeticamente sconveniente. E così al Polo, o nell’Antartico. Tutte
le terre emerse sono state esplorate, con i satelliti o direttamente.
Gli Usa hanno speso il 51% in più per le prospezioni, negli ultimi 20
anni. Ma le scoperte calano. Le possibilità di una scoperta colossale
sono insomma minime, e cambierebbe poco nel tempo-scala. Altrimenti il
governo Usa non avrebbe sfiorato la crisi politica per andare a
trivellare in Alaska, per un giacimento che equivale a otto mesi del
loro consumo interno.

PROFEZIE E FINE DEI TEMPI – di Maurizio Cavallo

la mente di una umanità sempre più corrotta e morente; miliardi
di individui, sempre più simili a cyborg ciechi, si contorcono
tra gli spasmi di un delirio distruttivo. In preda a una febbre
devastante convulsamente corrono verso il baratro infinito: verso un
orizzonte di lutti, verso un destino orribile e apocalittico di fame e
di morte.

Come
comparse e attori nell’ultimo atto di un’immane tragedia, al calare
del sipario solo il fragore spaventoso delle nere ali d’innumerevoli
stormi di avvoltoi sarà il tetro, paradossale applauso.

Poi,
fumi sulfurei e silenzio avvolgeranno la Terra, il tempo e lo spazio
cesseranno d’esistere e l’alternarsi delle stagioni, il tramonto e
il sorgere del sole saranno solo echi di passi lontani nella vastità
del Cosmo. Sugli oceani divenuti accecanti deserti di sale,
solo la polvere dell’abbandono, il dolciastro odore del nulla.

Così fu nel passato, così sarà ancora, se l’uomo in un
ultimo estremo tentativo non riuscirà a riappropriarsi della propria
atavica identità astrale. Se non potesse raccogliere i brandelli della
propria divinità, se non dovesse riuscire a ritrovare il
senso della propria esistenza, allora non potrà esserci che un unico
ineluttabile epilogo: la fine.

L’essere
umano dovrebbe tornare a leggere nell’ancestrale libro dei simboli;
scendendo dall’ infido monte dell’arroganza dovrebbe saper cogliere
i segni dell’inconscio districandosi tra i labirinti delle allegorie.
Poi, librandosi oltre i cieli caliginosi della menzogna, potrebbe
giungere sulle rive del sogno e comprendere che la creazione,
l’universo, le galassie, le stelle e i pianeti, altro non sono che
frattali psichici: proiezione e immaginazione dell’Inconscio Divino.
Potrebbe così capire che l’universo fisico nel quale
egli è contenuto, altro non è che l’ologramma di una genetica
sovrannaturale in cui si dibattono le espressioni e i desideri
collettivi dei suoi sogni e
dei suoi propri incubi.

Intuirà
parimenti che il tempo e lo spazio sono il frutto della limitante
condizione umano-razionale e che la vita e la morte sono soltanto
l’illusione tracciata dai propri schemi mentali.

Se
l’uomo riuscisse solamente ad uscire dal conflittuale concetto
bene-male, dal devastante dualismo, elevandosi al disopra
dell’effimera opportunistica necessità del cultismo e delle
religioni, potrebbe divenire padrone delle proprie idee e del proprio
pensiero. L’individuo diverrebbe responsabile delle proprie azioni,
creatore del proprio destino, affrancandosi per sempre dalla schiavitù
imposta dall’ignoranza e dalla paura.

E’
necessario che l’uomo torni a se stesso prima che sia troppo tardi
– ma forse è già
troppo tardi – riapprendendo
il linguaggio segreto della vita, l’etimologia perduta delle
forme-pensiero, la sintassi arcana e la geometria alchemica
dell’origine. E’ necessario che da creatura si trasformi in
creatore, artefice cosciente della propria volontà costruttrice,
architetto della propria regale consapevolezza multidimensionale.

Dovrà
proiettarsi nelle regioni dell’immaginazione cavalcando il vento della
fantasia verso l’inconscio e l’infinito, dovrà raggiungere i
territori dell’invisibile e scorgere la propria anima immortale.

VERSO
ESTREMI LIDI

Tutti
ricorderemo i mesi che precedettero l’anno 2000, le preoccupazioni, le
paure e l’angoscia che

lo
precedettero. Ricordiamo le previsioni catastrofiche che
caratterizzarono quel periodo incominciando dal famigerato Y2K
MILLENNIUM BUG
,
l’errore informatico che avrebbe dovuto paralizzare tutti i computer e
di conseguenza il mondo intero; i terminali di aeroporti, ospedali,
banche ed altri enti sarebbero andati in tilt portando al collasso tutte
le attività pubbliche e private con enormi disagi e qualche pericolo,
visto che in quel periodo negli Stati Uniti fu allertata anche la
guardia nazionale e nei soli ultimi mesi si produssero a centinaia libri
e video che trattavano l’argomento in toni apocalittici tipo: Sopravviverà
l’America alla crisi
? – Y2K=666
Come sopravvivere nel caos, ecc..

I
media fecero da cassa di risonanza alla ormai famosa quartina di
Nostadamus X72:

"L’anno
millenovecentonovantanove e sette mesi

dal
cielo verrà un grande Re di spavento

A
resuscitare il grande Re d’angolmois

Avanti
e dopo Marte regnare per buon’ora"


Una
miriade di sedicenti
profetologi , chiaroveggenti, indovini ed astrologi decise che la fine
del mondo era ormai prossima. Si parlò
di corpi celesti che sarebbero dovuti precipitare nel mese di
luglio (il settimo mese) del 2000 sul nostro pianeta, si disse
che la fine sarebbe giunta attraverso invasione
extraterrestre oppure a causa di un conflitto termonucleare. A
rafforzamento ulteriore di tale profezia si aggiunse l’ECLISSI
TOTALE DI SOLE DELL’ 11.08.1999, anch’essa
vista come tremendo presagio.
Passò luglio, trascorse
l’anno e giunse il 2001 senza che nulla fosse accaduto. L’Armageddon
tanto temuto, il giudizio universale atteso da molti non si
era verificato.

Gli
"studiosi" di profezie rabberciarono qualche timida motivazione per
il mancato appuntamento con "l’apocalisse" e poi sparirono
nell’ombra. La gente, ricacciando nel profondo le angosce che il
passaggio al nuovo millennio inevitabilmente aveva risvegliato, tornò
alla normalità,

mentre
i denigratori ad oltranza, gli scettici senza frontiere non riuscirono a
contenere un grido di esultanza prolungando
la eco di tanta gioia
attraverso riviste e quotidiani: " Nostradamus
ha sbagliato ancora!
La profezia: idiozie prive di
senso
".

Ma
davvero Michel de Nostredame, che gran parte del suo sapere aveva attinto
decifrando antichi testi celati
per secoli, si era sbagliato?

Egli
che in tali tomi oltre a complesse formule di magia iniziatica aveva
appreso i caratteri sacri delle dottrine esoteriche dell’antico Egitto
( le stesse che da Mosè furono
trasmesse ai discendenti della tribù di Issacar e dalla cui stirpe
nacquero i propri avi )
aveva clamorosamente fallito una delle sue previsioni? O forse come
qualcuno asserisce, il veggente di Salon
non indicò mai date precise
e quelle riportate nella suddetta quartina erano solamente
astrusi simbolismi ?

Oscuro
dilemma o problema irrisolvibile ?

Il
vero problema risiede in chi si ostina nell’interpretare le centurie,
forse è nella presunzione di chi spera di poter vedere per la propria
vanagloria ciò che solo a pochi è dato vedere. Sono convinto
che non esistano chiavi per decifrare la profezia, ma al fine di render
giustizia lasciamo sia lo stesso profeta a parlare:
"…Il tutto è stato composto e calcolato in giorni e
ore di elezione ben disposti, il più giustamente che mi fu possibile.
Tutti i simbolismi usati sono giustamente adattati per le divine lettere
alle cose celesti visibili.

All’intelligenza
saranno chiari taluni fatti orribili solo quando il destino sarà
compiuto…"

Questo
affermava Nostradamus… Allora
forse è necessario concentrarsi sugli avvenimenti drammatici che hanno
colpito gli U.S.A l’11 settembre scorso e rileggere con il senno di
poi la quartina in questione.

Cronologia
e Astronomia

L’anno
1999

X, 72 –

"L’anno
millenovecentonovantanove e sette mesi

dal
cielo verrà un grande Re di spavento

A
resuscitare il grande Re d’angolmois

Avanti
e dopo Marte regnare per buon’ora"


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Errori
del tempo

Quando
intorno al 523 dopo Cristo il monaco Dionigi (o Dionisio) fu incaricato di
perfezionare i
conteggi per la data di Pasqua
secondo le decisioni prese a
suo tempo dal Concilio di Nicea, egli commise l’errore di considerare la
nascita di Gesù avvenuta il 25 dicembre dell’anno 753 dalla fondazione
di Roma, e stabilì dunque come anno 1 quello che iniziava la settimana
seguente a questa data (ponendo di fatto l’anno 1 dell’era cristiana all’anno 754 dalla
fondazione di Roma
).
Si
sa che Gesù Cristo nacque durante il regno di Erode il Grande, il quale
morì nell’anno 750 dalla fondazione di Roma. L’anno della nascita fu
probabilmente il 747 dalla fondazione di Roma, ovvero il 7 avanti
Cristo. Altri ritengono tuttavia che la nascita sia avvenuta nell’anno 4
o nell’anno 5 a.C.

Da
ciò derivano alcune conseguenze importanti per il calcolo dei secoli e
dei millenni. Risulta
evidente che, essendo sbagliata la data di partenza, anche i secoli e i
millenni risultano errati: la fine del secondo millennio dalla nascita
di Cristo dovrebbe essersi già compiuta intorno al 1994 (o al 1997, a
seconda del computo teorico
ritenuto valido). Ma tutto ciò non è rilevante per l’analisi che
stiamo cercando di compiere, mentre è di estrema importanza quanto
segue.

Dionigi
commise l’ulteriore errore di non considerare un anno zero,
chiamando anno 1 l’anno che andava iniziando immediatamente dopo
la nascita di Gesù, e quindi l’anno che precede l’anno 1 dopo Cristo
viene chiamato 1 avanti Cristo, e la serie cronologica si presenta come
segue:
2 a.C., 1 a.C., 1 d.C., 2 d.C. …

Ma
gli astronomi prevedono anche l’esistenza di un anno zero, e la serie
cronologica si presenta come segue:

… -2, -1, 0, +1, +2 …

Detto questo,
non va dimenticato che Michel de Nostredame oltre ad essere valente
medico, mago e astrologo era anche astronomo, e proprio per la profonda
conoscenza in tale disciplina, egli computò la cronologia per le sue
visioni profetiche inserendo come è giusto l’anno zero.

Ora
se noi consideriamo l’anno zero
come il primo della nuova
era, risulterà che anche i secoli e i millenni terminano con gli anni
..99 anziché ..00 e quindi avremmo: "L’anno
millenovecentonovantanove e sette mesi"
=
l’anno 2001.

Se
poi consideriamo che anticamente l’anno era composto da 10 mesi
(etimologicamente Settembre =7, Ottobre = 8, Novembre =9 e Dicembre
=10) e che l’uso di tale calendario era ancora valido nell’astrologia
esoterica ai tempi di Nostradamus, avremo: "…e sette mesi…"
= il settimo mese = settembre e
non luglio come era parso a
molti interpreti delle centurie."

"
Dal cielo verrà un grande Re di spavento…"

Dal
cielo verrà il terrore – l’espressione RE
è singolarmente atta a rafforzare il termine terrore,
sarebbe come dire il: Signore di tutte le paure

"…Resuscitare
il grande Re d’Angolmois…"

Il
"grande re" di Angolmois rappresenta una divinità infernale
principe dei demoni guerrieri, è quindi la rappresentazione simbolica
dell’avvicinarsi di un conflitto mondiale.

"…Avanti e dopo
Marte Regnare per buon’ora…"

Nell’ultimo verso è
vaticinato il giorno: Marte = martedì
ed anche il momento dell’attentato: "…Regnare per
buon’ora…"
il mattino.
Rammentiamo che la tragedia si consumò verso le ore 08,45 a.m. ma che
probabilmente i preparativi dell’attacco terroristico alle Twin Towers
furono pianificati la sera prima (
"…Avanti e dopo
Marte…"
).

Assai
interessante si presenta la lettura della quartina VI -97

"…Cinque
e quaranta gradi il cielo brucerà

Fuoco
si approssimerà sulla città nuova

Nell’istante
grande fiamma espansa brucerà

Quando
si vedrà dei Normanni fare l’esperimento…"

Molti interpreti di Nostradamus collegano questa quartina ad
una esplosione atomica. Trovo invece che, verosimilmente, si adatti
maggiormente a descrivere l’attentato alle Torri.

Ineccepibile
riferimento alla città di New York (città nuova)

Chiaro
anche il terzo verso che fedelmente descrive il momento dell’impatto
dell’aereo e la successiva
fiammata che avvolgerà le Torri gemelle( grande fiamma espansa brucerà).

Meno
chiaro invece l’ultimo verso: "…Quando si vedrà dei Normanni
fare l’esperimento…"

Si
parla di un esperimento fatto dai
Normanni ( uomini del nord )
. Mal si accosta la teoria corrente che vuole quale responsabile della
strage
Osama Bin Laden . Se la profezia è
riferita come ritengo all’attentato dell’
11 settembre
1999
(2001), si potrebbe pensare ad un complotto
politico militare con la complicità di servizi segreti deviati, forse
facenti parte all’oscuro
Ordine Nuovo
per ordire un attacco bellico con l’approvazione dell’Occidente
mosso da sdegno e sete di giustizia (leggi vendetta) per l’efferato
crimine.

Ancora due quartine e
qualche commento

II -92

"…
Fuoco colore d’oro dal cielo in terra visto

Colpito
dall’alto nato,
fatto caso meraviglioso

Grande
uccisione umana: presa del gran nipote

Morte
spettacolare colpito l’orgoglioso…"

III -7

"…I
fuggitivi, fuoco dal cielo sopra gli aguzzi

Conflitto
prossimo dei corvi si scontrano

Da
terra si grida, aiuto soccorsi celesti

Quando
vicino ai muri saranno i combattenti…"

II
-92

"
…Fuoco colore d’oro dal cielo in terra visto

Colpito
dall’alto nato,
( apparso
dall’alto improvvisamente
) fatto caso meraviglioso

Grande
uccisione umana: presa del gran nipote
( catturato
Bin Laden? )

Morte
spettacolare
( le reti televisive in
diretta
) colpito l’orgoglioso.." ( lo
Stato di New York? )

III -7

"…I
fuggitivi, fuoco dal cielo sopra gli aguzzi

( riferimento alle due torri
)

Conflitto
prossimo
( inizio della terza guerra
mondiale
) dei corvi si scontrano
( i corvi, presagio di
morte, sono gli aerei kamikaze
)

Da
terra si grida, aiuto soccorsi celesti
( Il
panico e le grida di chi assiste impotente al compiersi

del dramma )

Quando
vicino ai muri saranno i combattenti…"
( gli
aerei dirottati prossimi all’impatto sulle

Torri )

Forse
gli uomini, abbruttiti dalla follia, si massacreranno nel primo conflitto
mondiale del terzo millennio, l’ultimo della loro storia…Spero invece
– poiché la profezia può essere annullata
da un atto di determinazione collettiva – che l’umanità
riesca a trovare la forza e la volontà
di riscrivere il proprio destino mutando gli eventi che fino ad oggi hanno
determinato un cammino di dolore. Spero
che l’uomo possa trovare la necessaria saggezza nei segni del tempo e
nella profezia che traccia le frontiere dell’infinito.

Se
così non fosse, allora mi auguro di cuore che Nostradamus ed i profeti di
ogni tempo si siano ingannati. Voglio sperare che le loro visioni altro
non furono che aforismi psicologici, incubi irrazionali e nulla più.

Maurizio
Cavallo (Jhlos)

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Manhattan dopo l’attacco terroristico

IL DESTINO DELLE FORMICHE di Paolo Cortesi

La Fallaci scrive
un pistolotto (sarà pubblicato in volume, gioite!), la Dacia
Maraini risponde con un fiume di parole quasi pari; Eco mette su carta
le sue dotte riflessioni; Terzani si butta nell’agone de’
nobilissimi cervelli con una sua filippica.

Che gli intellettuali
parlino e scrivano fa parte del gioco; ma che migliaia di persone
trovino importante questa sceneggiata è sbalorditivo.

Ma è solo italiana la
moda di organizzare dibattiti, dossiers, speciali, serate a tema?

(Che si fa in quelle
eccezionali occasioni? Si invitano dei signori "competenti",
"esperti"; a ciascuno di loro un signore, "il conduttore",
rivolge delle domande, molte delle quali inutili.

L’interpellato
risponde, altri invitati reagiscono talvolta rumorosamente; poi c’è
chi con tono pacato – e quindi più autorevole – dice la frase magica: ma
io vorrei fare un passo indietro per chiarire che questo non è il
problema…
e poi il signore parla di quello che lui crede sia il
problema.

Quando la serata volge
al termine, "il conduttore" saluta tutti e fa un minimo commento;
negli intervenuti – e nel pubblico che ha guardato lo spettacolo in tv –
è forte e dolcissima la sensazione di aver compiuto un dovere, di
essere veramente un cittadino che è al corrente dei tempi, che si
informa e vuole capire).

Questo è il rito del tenersi
informato
, officiato con un formulario costante e da sacerdoti ormai
famosi.

Avete mai buttato
un’albicocca spappolata sopra un formicaio? Perché l’esperimento
sia efficace, il frutto dev’essere molto maturo e zuccherino, il
formicaio sia brulicante, fitto, nero di dozzine di formiche. Quando
l’albicocca cade a terra (gettatela proprio accanto alla bocca del
formicaio), le formichine restano immobili per un attimo, tutte, allo
stesso istante.

Dopo un secondo, i
piccoli insetti iniziano a muoversi freneticamente, ad agitare
convulsamente le antenne, e salgono sul frutto, lo percorrono con una
rapidità di fuga, lo rivestono di un nero strato vibrante di
imenotteri.

La frenesia delle
formiche contrasta sorprendentemente con la perfetta immobilità di
tutto ciò che le circonda.

Dalla fine della Prima
Guerra Mondiale, l’umanità ha imboccato la strada della insettizzazione:
gli esseri umani sono sempre più simili alle formiche, il loro agire
collettivo ha un corrispettivo pressoché perfetto nei formicai, le
reazioni delle folle sono ormai le stesse delle colonie stipate
sottoterra.

Una minuscola minoranza
di individui (che evitano la popolarità) decide le sorti dell’intera
umanità; questi individui non sono i re assoluti di un tempo, non sono
i condottieri invincibili fondatori di dinastie consacrate; sono coloro
che comandano le oligarchie economiche che possiamo chiamare
multinazionali, transnazionali, globalizzate, eccetera.

Nel pianeta monetizzato,
la sola realtà vera è economica, anzi commerciale.

Questi misteriosi
signori, questi autentici padroni del mondo decidono le guerre e la
pace, la politica degli stati e la ricchezza delle nazioni, scelgono il
futuro di milioni di esseri umani, modellano come docile creta
l’avvenire di alcune generazioni.

Questi signori formano
un’élite, stavo per dire una banda, così compatta e ristretta che può
condurre a bizzarrie davvero imbarazzanti: il padre del presidente Bush
"è attualmente in rapporti di affari con la famiglia bin Laden
tramite il Carlyle Group. (…) Sì, avete capito bene: il padre del
Presidente è in rapporti di affari con una compagnia che al momento è
sotto inchiesta da parte del FBI in relazione agli attentati
terroristici dell’11 settembre scorso". (1)

Ma non deve stupirci:
quando pochi hanno tutto, questi pochi – prima o poi – devono entrare in
relazione tra di loro, anche se abitano in continenti diversi e pregano
diversi dei con diverse formule.

E’ dunque sbalorditivo
il comportamento degli intellettuali, che parlano e scrivono come
si fosse ancora nella Grecia di Pericle, mentre viviamo in un lager che
è l’intero pianeta ed il solo diritto veramente inviolato della gente
comune è quello di morire.

E’ francamente
disgustoso assistere a questa farsa, in cui si finge che le persone
contino qualcosa, che la volontà popolare possa esprimersi liberamente
e decidere la politica, in cui si finge insomma che la democrazia sia
giusta e funzioni bene.

Sono tristi, sono turpi
queste pantomime che giocano ad un mondo ideale, con figure ideali (il
politologo, il sociologo, l’intellettuale, l’artista…
)
ciascuna delle quali funziona bene, ha un suo valore (no anzi: valenza!)
ed esercita un’influenza nella società, aiuta a capire, a crescere
(!).

La realtà è così
brutale e rudimentale che atterrisce: chi ha il potere decide
dell’esistenza di tutti gli altri, chi non ha potere subisce le
decisioni di chi lo detiene, subisce tutto e sempre.

Subisce fino alla
distruzione fisica, in un crescendo di umiliazioni e sofferenze che
trova requie solo nella morte.

Questi intellettuali
sono in buona fede? Se sì, sono molto ingenui, o molto stupidi. Non
vedono forse che il potere è l’unica realtà vera della politica? Non
vedono che il potere è il solo fine ed il solo mezzo degli stati e
negli stati e fra gli stati?

Forse continuano ad
illudersi di poter contare qualcosa per una sorta di istinto di
sopravvivenza..

Non sono insospettiti
dalle dichiarazioni di un governo che decide di condurre una "guerra
segreta", della quale non intende rivelare i modi, i metodi, le armi,
i tempi, gli obiettivi?

Questi intellettuali
conoscono certamente la storia; ebbene hanno mai saputo di una guerra
condotta in tal modo? Non li preoccupa un governo che adotta il
segreto
come tattica e strategia di azione?

A loro sembra proprio
così ovvio che i militari siano i giudici di se stessi e non debbano
rispondere a nessuno, neppure agli storici del futuro?

Non è inquietante un
governo che si copre di segretezza proprio come le organizzazioni
criminali che dichiara di voler estirpare?

(Tutto quanto precede non
assolve o giustifica in nessun modo la strage compiuta a Manhattan
l’undici settembre 2001
; ciò dovrebbe essere decisamente ovvio,
ma è bene dichiararlo, perché per molti intellettuali non lo è,
ed essi troverebbero nelle mie parole dei significati folli e delle
assurde intenzioni).

La condizione attuale mi
sembra identica a quella dei crolli dei grandi imperi del passato.

Nel 1453, Costantinopoli
cadeva sotto le orde di Maometto II, e gli intellettuali
bizantini si tappavano le orecchie con cera calda per non essere
disturbati dalle grida dei soldati, dal fragore delle bombarde, dagli
urli dei morenti. Essi erano intenti a disquisire se Adamo avesse o no
l’ombelico; altri erano assorti a calcolare il numero di angeli che
potevano stare sulla capocchia di uno spillo…

Noi, oggi, abbiamo
chiarissimi professori universitari che ci parlano di civiltà, ci
spiegano le radici della crisi (testuale), tentano di indovinare cosa
farà l’amministrazione Bush o quali reazioni avranno i talebani, due
eventi altrettanto segreti.

Ci sono ufficiali con
decorazioni e nastrini sul petto che indicano le città bombardate e
parlano pacatamente di aggressivi chimici e armi batteriologiche come se
tutto fosse più che umano, inevitabile come un terremoto, come se tutto
fosse un accadimento col quale dobbiamo imparare a convivere,
perché è la nostra realtà, il nostro presente e, ci piaccia o no, è
la nostra vita.

E’ falso: tutto questo
è accaduto perché pochi pazzi scellerati lo hanno voluto, ed altri non
meno colpevoli lo continuano e lo alimentano.

Questa "crisi" è
stata pianificata e forgiata come ogni altro evento della storia umana,
perché noi non siamo cristalli o piante che hanno una morfologia
predestinata ed invincibile.

Questa "crisi" è
stata decisa dai pochi che possiedono il mondo con la violenza e che
hanno tutto il potere. Americani o afgani, cristiani o musulmani
intransigenti, vestiti in giacca e cravatta o col turbante in testa,
questi sono i veri nemici dell’umanità, che schiavizzano con
l’esercizio di un potere totale, fine a se stesso, omicida.

E che il potere lo si
pretenda concesso da Allah per i suoi fini escatologici, od ottenuto per
volere degli elettori, il potere corrisponde sempre con l’oppressione
e la sofferenza di chi ne è privo.

Se fossi un intellettuale
da dibattito
, vorrei concludere che le radici di questa "crisi"
sono nel potere: un potere arrivato alla sua più colossale espressione
è il potere più perverso e devastante che abbia mai funestato il
genere umano.

Ma anche questa
riflessione è grottesca nella sua inanità.

Le formichine agitano le
antenne, corrono febbricitanti, si accavallano e si scontrano, pazze di
terrore muto….