22.6 C
Battaglia Terme
Home Blog Pagina 330

CERMIS RELOADED di Tom Bosco

campeggiavano dai principali quotidiani italiani, quello del Manifesto che recitava “Il pastore tedesco”…), quella medico-scientifica tira un sospiro di sollievo all’annuncio che tutti i 3.747 campioni di un ceppo dell’influenza H2N2 (simile a quella che fece 4 milioni di morti durante un’epidemia scoppiata nel 1957), erroneamente spediti in ottobre dalla Meridian Bioscience di Cincinnati a laboratori di tutto il mondo, sarebbero stati rintracciati e distrutti. Ma siamo sicuri che le cose stiano proprio così?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che alcuni campioni non hanno mai raggiunto le loro destinazioni in Libano e in Messico. Considerando che i vaccini sin dal 1969 non contengono alcuna protezione per il ceppo H2N2, scomparso dalla circolazione nel 1968, tutte le persone al di sotto dei 37 anni sarebbero potenzialmente a rischio, non disponendo di alcuna immunizzazione contro la malattia. Cosa strana, il CDC statunitense (Centro per il Controllo della Malattia) inizialmente aveva dichiarato che il virus era stato spedito a 5.000 laboratori, in seguito tale cifra è diventata 4.000; Julie Gerberding, il direttore dell’ente, ha affermato: “Non sono sicura che si sia trattato di uso involontario (del virus mortale), perché è praticamente impossibile credere che non sapessero di avere a che fare con questo ceppo.”

In effetti è difficile accettare la storia secondo la quale si sarebbe trattato di un errore nella documentazione allegata ai campioni da spedire, e adesso un gran numero di paesi avrebbero ricevuto e, secondo loro, distrutto un ceppo di virus che potrebbe causare grossi guai. Non vorrei passare per il solito paranoico delle cospirazioni, ma mi domando se questa storia non possa avere qualche legame con tutti quei microbiologi morti come mosche da qualche anno a questa parte (ho persino perso il conto di questi strani decessi)…

Come non bastasse l’influenza, salta fuori che gli Stati Uniti negli ultimi quattro anni hanno illegalmente esportato in Europa un mais geneticamente modificato, il Bt-11, che per ragioni sanitarie è stato proibito. Anche in questo caso, sembra si sia trattato di un “errore” della ditta implicata, la Syngenta; fatto sta che si stima siano state importate circa 1.000 tonnellate di questo granturco come mangime per animali.

Ma passiamo alle buone notizie, o almeno a quelle che dovrebbero esserlo ma delle quali sentirete ben poco parlare. Mi riferisco a un fenomeno che interessa svariati giacimenti petroliferi nel Golfo del Messico, i quali si stanno “riempiendo” di nuovo petrolio proveniente dal sottosuolo. Se queste osservazioni venissero confermate e segnalate altrove, questo potrebbe significare che le riserve mondiali di greggio non sarebbero in via di esaurimento, come si riteneva sinora, e che i meccanismi geologici implicati nella formazione dei giacimenti potrebbero essere parzialmente o totalmente rivisti. A questo proposito vi suggerisco la lettura dell’interessante articolo “Le vere origini del petrolio”, pubblicato sul nr. 55 di NEXUS.

Giuliana Sgrena verso l’aeroporto di Baghdad, uccidendo il povero Nel frattempo, sono emerse alcune voci secondo le quali la commissione d’inchiesta “congiunta” (!) non avrebbe riscontrato responsabilità fra il personale che componeva la pattuglia che sparò all’auto che trasportava Calipari. Come volevasi dimostrare (Cermis docet). Per quanto ne so, a tutt’oggi gli investigatori italiani non hanno ancora avuto accesso all’auto oggetto della sparatoria, e questo la dice lunga sulla credibilità di questa cosiddetta “commissione d’inchiesta”. Fatto sta che ora si parla di “mediazioni” fra il nostro governo e quello statunitense. Il solito pasticcio all’italiana…

Per quanto riguarda il calderone iracheno, un dato interessante comunque è emerso, e andrebbe tenuto in considerazione quando si fa la macabra conta dei morti fra le fila delle truppe statunitensi: secondo il sottosegretario alla Difesa David Chu, il quale ha recentemente testimoniato di fronte alla commissione senatoriale sui servizi armati, vi sono circa 30.000 militari in servizio attivo e 11.000 presso la Guardia Nazionale e la Riserva che non sono cittadini statunitensi. Ma proprio per il fatto di servire nelle forze armate, lo diverranno presto, molto prima dei nove mesi normalmente necessari: per loro basteranno 60 giorni.

Inquietanti le voci che giungono dalla striscia di Gaza, presso il valico di Rafah con l’Egitto: secondo il centro palestinese per i diritti umani, le forze di occupazione militari effettuano il controllo tramite un apparecchio sospettato di emettere dosi rilevanti di radioattvità con il rischio di provocare casi di tumore. L’apparecchiatura, utilizzata per lo screening di coloro che varcano il confine, è da mesi oggetto di proteste da parte di organizzazioni per la difesa dei diritti umani, dopo che molte persone sottoposte al controllo hanno lamentato strani sintomi. L’uso dell’apparecchiatura era stato sospeso dalle autorità di occupazione a causa delle proteste, ma alcuni giorni or sono è stato rimesso in funzione.

Per finire, ecco qualcosa che pagherei per veder succedere anche a certi saccenti di casa nostra: un noto giornale polacco ha intervistato l’astronomo Aleksander Wolczczan in merito a un nuovo pianeta da lui scoperto. Nell’intervista gli è stato chiesto cosa pensasse del fenomeno UFO, e lui ha risposto che erano tutte assurdità, che non credeva a quel genere di storie. Quando però sul frontespizio del quotidiano è stata stampata la foto che lo ritraeva, ecco che proprio nella porzione di cielo sopra la sua testa compare qualcosa che sembrerebbe un classico UFO.
Forse gli extraterrestri hanno il senso dell’umorismo…

ECONOMIA: DISASTRO IMMINENTE? di Maurizio Blondet



Certo è che la fuga dalle azioni denuncia una improvvisa
"avversione al rischio", per non dire panico, fra speculatori e
investitori. Tale fuga ha provocato persino un incredibile (e
temporaneo) rialzo del dollaro rispetto alle valute asiatiche,
perché la speculazione ha svenduto azioni in Asia e ha comprato
in massa Buoni del Tesoro americani: nell’illusione che siano
più sicuri. Illusione a tutti nota, perché nessuno ignora
che gli Usa sono il Paese più indebitato della storia, e
virtualmente insolvente.


Ma dove mettere al sicuro il denaro rovente della speculazione? Non
nell’euro: difatti la domanda di euro è caduta con le Borse
asiatiche e non è strano, viste le previsioni di crescita zero
per l’Europa, esangue e anemica. Almeno, i Bot del superdebitore
mondiale, gli Usa, sono comparativamente più alti dei tisici
interessi europei. Ma un indebitato che offre interessi alti rivela che
il denaro altrui ormai gli necessita come una droga, e che la sua
reputazione è scossa.




La grande finanza globale si trova di colpo a barcollare senza appigli,
senza punti fermi. Il fatto che si rifugi nei dollari è solo
l’indice paradossale del suo terrore.


E non è il solo paradosso, in questa imminente resa dei conti.


A Tokio, sono cadute tragicamente proprio le azioni di tutte le imprese
di navigazione, acciaio, trasporti e viaggi che stanno avvantaggiandosi
dell’impetuoso boom economico della Cina. Nippon Steel è caduta del
3,9%, Toyota del 2,8 %, Sony del 5%; Kinki Nippon Tourist
(grande agenzia di viaggi) è scesa del 6.3 %, la Taiyo Yuden Co. (componenti
elettronici) del 5,2%, e via precipitando.


Ma perché se queste imprese vanno bene, e se il loro cliente, la
Cina, chiede sempre più materie prime, componenti semilavorati,
trasporti, servizi, merci finite?


Il fatto è che la Cina prospera, perché vende soprattutto
le sue carabattole agli Stati Uniti. E finché riuscirà a
rifilargliele. Ma il deficit commerciale americano, ormai al ritmo di
60 miliardi di dollari al mese, ha toccato record mai visti.


Gli Usa comprano a credito, perché gli americani non hanno soldi
da parte. E chi glieli presta? La Cina, acquistando Bot americani col
suo surplus di dollari. La Cina ha un avanzo commerciale verso gli Usa
che tocca 167 miliardi di dollari.


L‚America un deficit commerciale che tocca ormai i 720 miliardi di
dollari.


"La più ineguale relazione commerciale della storia umana", dice
un esperto di commercio estero, Charles McMillion. Non può
durare.


E infatti, è bastato un rallentamento dei consumi americani a
scatenare il panico, la fuga folle dalle azioni di aziende di successo.
Perché ormai, nella patologica economia Usa, sono i consumi
delle famiglie americane a contare per i due terzi del prodotto interno
lordo. Non la produzione di merci e servizi, non l‚esportazione, la
vendita, la manifattura: il puro e semplice consumo. L’America non
fabbrica nulla e importa tutto, persino le scarpe dei soldati che
spedisce nelle sue guerre nel mondo sono Made in Cina. A credito, per
di più.




E‚ il capolinea dell‚ideologia del libero mercato planetario, delle
frontiere aperte a capitali e merci, dell‚abolizione dei dazi in tutto
il mondo, del calcolo dei profitti in termini puramente monetari, la
"finanziarizzazione" dell’economia.


La dottrina di Adam Smith (Anziché produrre le proprie merci,
acquistatele dai paesi che le producono a prezzo inferiore) rivela la
sua faccia feroce: la rovina globale dietro l’angolo, l’alluvione di
merci destinate a Paesi il cui potere d‚acquisto cala, per cui
finiranno per restare invendute.




Che l‚assenza di dazi crei prosperità si sta rivelando il grande
falso del secolo.


L’America crebbe del 4% l‚anno per 50 anni continui quando, sotto le
presidenze da Lincoln a Teddy Roosevelt, imponeva dazi medi del 40%
sulle merci importate dall‚estero; oggi l’America declina in regime di
commercio ultralibero.


La Germania dal 1870 al 1914 è cresciuta sana e forte in regime
protezionista, così come il Giappone dal 1950 al 1990.


Non a torto, oggi Hillary Clinton propone dazi del 27 % sulle merci
cinesi. L’ortodossia ideologica liberista sta per essere rovesciata.
Come accade nella grandi rovinose crisi, si cambia binario: ma dopo
aver pagato il prezzo del disastro.


Chi e come lo pagherà?


In teoria, ciò che ci attende dovrebbe essere la deflazione:
prezzi in calo di tutto, perché le merci cinesi sono troppo
abbondanti per il nostro potere d‚acquisto di occidentali, in calo
epocale.


Ma in questi anni e ancor più negli ultimi mesi e giorni, la
Banca Centrale Usa ha stampato trilioni di dollari per pagare i debiti
americani: carta svalutata, la gigantesca molla di una inflazione
esplosiva.


Da una parte, il rischio di un oceano di merci invendute. Dall’altra,
il pericolo di un’alluvione di dollari, oggi in mano a cinesi e paesi
petroliferi, che possono (al minimo accenno di calo) proiettarsi in Usa
per fare man bassa, a qualsiasi prezzo, di qualsiasi merce disponibile,
perché ogni merce è più sicura di pacchi di
dollari-carta senza valore.


Rischio di deflazione estrema, o di estrema inflazione. Impossibile
dire quale prevarrà, perché è la prima volta che
una simile patologia si presenta nella storia, grazie al "libero
mercato globale" e alla sottrazione di ogni aggancio reale (oro) alle
valute. I due fenomeni, concettualmente opposti, potrebbero persino
sommarsi e presentarsi assieme. In fondo è già quello che
avviene: la benzina e il cibo rincarano, i telefonini e computer calano
di prezzo.




La sola cosa certa è che il punto di rottura è imminente.


In Italia, l’occhio esercitato coglie già le prime fratture.


Solo due dati: gli ingenui neoricchi brianzoli e del nord-est, che sono
corsi a comprarsi i SUV (sport utility vehicle) tipicamente la Porsche Cayenne da
110 mila euro stanno rivendendoli al concessionario Bepi Koelliker,
perché non ce la fanno a mantenerli (bollo, benzina,
assicurazione).


Koelliker ricompra le Porsche
Cayenne
a 35 mila euro e non ci fa un affare, perché
è dubbio che troverà altri fessi cui rivenderla. Secondo
dato: un numero enorme di mutui-casa, si dice il 60% di quelli accesi
in Italia, è in ritardo di pagamenti. In teoria, le banche
possono rivalersi reclamando la proprietà della


casa del debitore insolvente, ipotecata dal mutuo.


Esitano a farlo, perché dovrebbero poi mettere in vendita quelle
case (decine di migliaia) facendo crollare il mercato immobiliare oggi
fantasticamente inflazionato. Così, prolungano il credito ai
poveri insolventi, sperando che rientrino.


Ma molti non rientreranno: stiamo tutti sperimentando il calo di potere
d’acquisto. Fra poco, molte case pignorate saranno messe in vendita, a
prezzi più che convenienti. Troveranno compratori?


Sono segni premonitori di deflazione. Sono segni di apocalisse
imminente.

(Tratto da www.effedieffe.com)

LA MINACCIA IRANIANA ALL’AMERICA, BOMBA O EURO? del Dr. Elias Akleh


No, il vero pericolo è
rappresentato dal suo tentativo di modificare il sistema economico
mondiale utilizzando il petro-euro al posto del petro-dollaro. Un tale
cambiamento viene considerato, nei circoli americani, come una vera e
propria dichiarazione di guerra economica che appiattirebbe i profitti
delle aziende americane provocando anche un probabile collasso
economico.

Nel giugno del 2004 l’Iran
aveva manifestato la sua intenzione di creare un centro di scambio
petrolifero internazionale (una borsa) basata sull’euro. L’iniziativa
trovava il favore sia di molti paesi produttori sia di molti paesi
consumatori. Secondo le dichiarazioni iraniane tale borsa potrebbe
iniziare la sua attività agli inizi del 2006. Naturalmente
questa borsa si sarebbe trovata a competere con la borsa petrolifera di
Londra (International Petroleum Exchange – IPE-), e con quella di
New York (New York Mercantile Exchange – NYMEX-), ambedue in mano
americana.


I paesi consumatori oggi non
hanno scelta e sono obbligati ad utilizzare il dollaro quale moneta di
acquisto del petrolio, dal momento che si tratta dell’unica valuta
accettata nel settore. Di conseguenza le banche centrali sono costrette
ad alimentare le loro riserve mediante l’acquisto di dollari,
rafforzando in tal modo l’economia americana.

Se l’Iran, seguito da altri
paesi produttori, fosse disposto ad accettare l’Euro al posto del
Dollaro l’economia americana si troverebbe ad affrontare una vera e
propria crisi. Un esempio di questa crisi la potremmo vedere alla fine
del 2005, inizi del 2006, quando gli acquirenti di petrolio potranno
scegliere fra pagare 57 dollari al barile a Londra (IPE) o a New York (NYMEX), oppure 37 euro
alla borsa iraniana. Una tale possibilità avrebbe l’effetto di
ridurre i volumi di affari delle due borse occidentali basate sul
dollaro (IPE e NYMEX).

Alcuni paesi hanno cercato di
studiare gli effetti della conversione da un dollaro sempre più
debole ad un euro sempre più forte. La debolezza del dollaro
è stata causata dal fatto che l’economia americana ha ridotto la
propria base produttiva, esportando all’estero i propri impianti, con
l’eccezione delle industrie delle armi, e affidando a paesi terzi la
propria produzione. Ormai l’economia americana interna si fonda sui
posti di lavoro nei servizi e sulle grosse spese necessarie per le due
guerre che ha iniziato. Gli investitori stranieri hanno incominciato a
ritirare i loro capitali, provocando un ulteriore indebolimento del
dollaro.

Un semplice osservatore dei
mercati valutari ha potuto veder come la svalutazione del Dollaro sia
iniziata dal novembre 2002, mentre il potere di acquisto dell’Euro sia
cresciuto fino a raggiungere quota 1,34 dollari. Con lo Yen giapponese
il dollaro ha perso da 104,45 a 103,90. La sterlina inglese è
risalita un po’: da 1,9122 a 1,9272.

I rapporti economici di questo
mese (Marzo) hanno messo in rilievo la rapida caduta dell’economia
americana e il costante aumento del deficit che è arrivato, alla
fine del 2004, a 665,90 miliardi di dollari. E il peggio deve ancora
arrivare. Questa situazione preoccupa i banchieri internazionali, che
hanno fatto presente a Bush i loro avvertimenti.

La guerra economica dell’Iran
è simile a quella di Saddam Hussein che, nel 2000, aveva
convertito tutte le sue riserve di dollari in euro, richiedendo il
pagamento del petrolio in euro. Gli economisti dell’epoca si fecero
beffe di Saddam perché con la sua mossa aveva avuto ingenti
perdite. Però gli stessi economisti furono molto sorpresi quando
Saddam ha potuto recuperare tutte le perdite in meno di un anno, a
causa della rivalutazione dell’euro. L’amministrazione americana era
pienamente consapevole del rischio quando le banche centrali di altri
paesi cominciarono a diversificare le loro riserve di dollari con
l’euro e a formare un fondo per l’acquisto del petrolio con la stessa
valuta (Banche centrali della Russia e della Cina nel 2003). Per
evitare un collasso economico Bush si affrettò a invadere e a
distruggere il paese, sotto falsi pretesti, per dare un esempio a quei
paesi che avessero voluto abbandonare il Dollaro, e per cercare di
influenzare le decisioni dell’OPEC
avendo il controllo del secondo paese produttore. La vendita del
petrolio iracheno è quindi tornata a essere quotata in
petro-dollari.

Per utilizzare l’euro quale
moneta di scambio dei prodotti petroliferi esiste un solo problema
tecnico, e cioè l’assenza di uno standard di quotazione dei
prezzi in euro, un “indicatore” del petrolio, come viene utilizzato
dagli industriali del settore. Gli attuali tre indicatori utilizzati
sono tutti in dollari, sono il West Texas Intermediate Crude(greggio)
(WTI), il Norway Brent crude, e il UAE Dubai crude. Però questo
non ha impedito all’Iran di richiedere il pagamento in euro nelle sue
vendite di petrolio all’Europa e all’Asia, sin dalla primavera del
2003.

La determinazione dell’Iran di
utilizzare il petro-euro risulta invitante anche per altri paesi come
la Russia e i paesi del Sud-america, come anche per l’Arabia Saudita,
dato il recente deteriorarsi dei rapporti USA/Sauditi. Allo stesso
tempo questa decisione ha anche provocato una politica americana sempre
più aggressiva che utilizza le stesse scuse usate contro l’Irak:
armi di distruzione di massa sotto forma delle ricerche nucleari, aiuto
all’organizzazione “terroristica” degli Hezbollah, e minacce alla pace
in Medio Oriente.

Il problema adesso è:
come reagirà l’amministrazione americana? Invaderanno l’Iran
come per l’Irak? Però l’esercito americano è impantanato
nella palude irachena. La comunità internazionale, ad eccezione
dell’Inghilterra e dell’Italia, non vuole offrire nessuna aiuto
militare. Un attacco militare all’Iran risulta pertanto molto
improbabile. L’Iran non è l’Irak; ha un esercito molto
più robusto. E’ fornito di missili anti-nave basati nell’isola
di “Abu Mousa” che controlla lo stretto di Hermuz all’ingresso del
Golfo Persico. L’Iran è in grado di chiudere lo stretto
bloccando tutto il traffico navale petrolifero che rifornisce il mondo
intero, provocando così una crisi petrolifera mondiale. Il
prezzo del petrolio potrebbe facilmente arrivare a 100 dollari il
barile. Gli USA non possono rovesciare il regime di Teheran provocando
il caos come hanno già fatto nel 1953 con Mossadeck, dal momento
che gli iraniani ormai conoscono il trucco. In più gli Iraniani
nutrono un orgoglio patriottico riguardo a quello che essi chiamano “la
nostra bomba”. L’America si è dovuta rivolgere al suo figlioccio
militare, Israele, per istigarlo e incoraggiarlo a colpire gli impianti
nucleari dell’Iran, come fecero con l’Irak. Secondo indiscrezioni gli
Israeliani si stanno esercitando a colpire i reattori iraniani per un
prossimo attacco previsto per giugno. Israele ha paura della bomba
iraniana. Una bomba atomica “islamica” rappresenta una grossa minaccia
per l’egemonia militare israeliana nel Medio Oriente. La sua esistenza
può provocare qualche concessione da parte di Israele oltre a
una corsa agli armamenti che può impegnare tutte le spese
israeliane per la difesa. Peggio ancora la presenza della bomba
può obbligare gli USA a intavolare dei negoziati con l’Iran che
potrebbero limitare ancor di più le ambizioni espansioniste di
Israele.

L’Iran ormai ha fatto grossi
sforzi e investito molte risorse per soddisfare le sue ambizioni
nucleari e non è certo disposta ad abbandonarle, come risulta
anche dalla sua retorica politica. A differenza dell’Irak l’Iran non
rimarrà inerte di fronte a un attacco di Israele contro i suoi
siti nucleari. Sicuramente reagirebbe in modo aggressivo con la
destabilizzazione dell’intera regione medio orientale, compresi
Israele, gli Stati del Golfo, l’Irak e anche l’Afghanistan.







Fonte: www.serendipity.li/

Link:www.serendipity.li/wot/akleh.htm
19.03.05
Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org
a cura di Vichia

Il silenzio degli innocenti di Tom bosco

norvegesi si sono messe ad
offrire ai turisti stranieri in cerca di emozioni forti dei safari fra
i fiordi, a caccia di foche. Per essere più precisi, cuccioli di
foche: animali completamente indifesi, la cui mattanza ha
più a
che fare col puro sadismo che con qualcosa di anche lontanamente
assimilabile allo “sport”.


Il tutto è la
conseguenza di una recente decisione del governo norvegese di aumentare
la quota massima di esemplari di cuccioli di foca che possono essere
uccisi ogni anno allo scopo, si afferma, di mantenere un equilibrio tra
la popolazione di foche e la fauna ittica. Questa quota negli ultimi
anni era di 1.200 esemplari da abbattere ogni anno ma, dietro le
pressioni esercitate dai pescatori, i quali addebitano alle foche il
declino delle risorse ittiche, il governo l’ha recentemente aumentata a
oltre 2.000 esemplari. Svariate associazioni ambientaliste, tuttavia,
contestano questa motivazione: secondo loro il declino in questione
andrebbe addebitato alla pesca intensiva, e non alle foche. Non esiste
alcuna prova a sostegno della posizione dei pescatori.

Sia quel che sia, il massacro
ci sarà: se può essere di qualche consolazione, per
questa “caccia” almeno i turisti non potranno utilizzare le
tradizionali grosse mazze, bensì dovranno fare affidamento su
dei normali fucili…




In Norvegia sono comunque rose
e fiori, a confronto con quanto sta accadendo in Canada: con
motivazioni per certi versi analoghe a quelle norvegesi, laggiù
il governo ha dato luce verde al massacro di non meno di 350.000
animali nel Golfo di San Lorenzo (dove le foche dell’Artico scendono a
riprodursi), con un piano triennale che prevede l’abbattimento di
975.000 foche!

Cambiando argomento, in questi
giorni i media hanno dato grande risalto alla storia di Terri Schiavo,
la donna statunitense in coma da quindici anni alla quale sono stati
staccati i tubi dell’alimentazione dietro richiesta del marito Michael.
Nessuno si è mai sognato di riportare le dichiarazioni
rilasciate in un affidavit (una testimonianza giurata) da Heidi Law,
infermiera presso il Palm Gardens dove in questi anni è rimasta
ricoverata Terri, la quale tra le varie cose afferma di essere riuscita
in diverse occasioni a dare qualcosa da mangiare alla sfortunata
giovane che non solo è stata in grado di inghiottire (succhi di
frutta, gelatine, etc.) ma avrebbe anche mostrato di gradire molto
l’iniziativa, al contrario del marito che ha sempre impedito che
ciò avvenisse. Non solo: in un altro affidavit, stavolta di
un’altra infermiera presso lo stesso istituto, Carla Sauer Iyer, salta
fuori che Terri Schiavo era addirittura in grado di parlare,
pronunciando parole come “mamma”, “dolore” e “aiuto”. La Iyer ha
inoltre riportato frasi sentite pronunciare dal marito, del tipo “Ma
quando muore?”, “Non è ancora morta?” e “Quand’è che
quella puttana si deciderà a schiattare?”

La cosa grave è che,
secondo la Iyer, malgrado fosse stato stilato un programma di
riabilitazione per Terri, quest’ultima non ne avrebbe mai beneficiato,
pare a causa del marito.

E il caso Sgrena? Be’,
alla faccia delle dichiarazioni di circostanza, secondo le quali le
autorità statunitensi starebbero facendo tutto il possibile per
stabilire come si sarebbero svolti i fatti e aiutare le indagini da
parte italiana, il comando militare USA in Iraq ha impedito l’arrivo di
due investigatori nostrani, esperti in rilevamenti scientifici, i quali
avrebbero dovuto esaminare personalmente la Toyota Corolla sulla quale
viaggiava la giornalista e ha perso la vita il povero Calipari. Ora si
comincia a parlare di semplici problemi burocratici, ma di fatto
l’indagine in questione langue e le promesse risposte all’opinione
pubblica tardano ad arrivare. Sono sempre più curioso di vedere
come evolverà l’intera questione…

D’altra parte, in Iraq le cose
non vanno affatto bene: secondo fonti locali, una cinquantina di
insorti avrebbero attaccato la base statunitense “Kilizan” presso
ar-Rashid, uccidendo otto militari USA e sottraendo quattro Humvees
(tre normali e uno corazzato) con relativi armamenti, equipaggiamenti
tecnici, mappe militari e sistemi di comunicazione. Sembra che
l’episodio abbia fatto letteralmente infuriare il comando militare
statunitense, e che il nervosismo che si è diffuso in seguito
abbia causato la morte di altri quattro militari USA, rimasti uccisi da
“fuoco amico” su un Humvee erroneamente ritenuto uno di quelli
catturati dalla resistenza.

E per finire, un ultimo
aggiornamento sui fatti dell’11 settembre 2001. Un paio di specialisti
in avionica avrebbe identificato la posizione delle antenne necessarie
al pilotaggio a distanza dell’aereo schiantatosi sulla torre sud del
World Trade Center, che potete osservare (cerchiate in giallo) nella
foto che segue.


Gli analisti avrebbero
commentato l’arroganza dei cospiratori, i quali non avrebbero
effettuato alcun tentativo di mascherare od occultare, almeno
parzialmente, le antenne in questione, probabilmente confidando nel
fatto che l’aereo non sarebbe stato fotografato o che le foto non
sarebbero risultate abbastanza nitide da poterne ricavare elementi
significativi…

GLI SCIACALLI DI MARTE di Paolo C. Fienga

Comunità Scientifiche
delle maggiori Università Americane per giungere sino alle
Agenzie Spaziali Europee, Russe e Cinesi, tanto per intenderci… –
iniziarono a parlare “seriamente” di “forme di vita elementare” sul
pianeta Marte.


La fonte di questa “intuizione” (la quale, intorno alla
metà degli anni ’80, divenne un “fatto”) fu il ritrovamento –
nei ghiacci dell’Antartide – di due meteoriti davvero “speciali”.


Speciali perché, dopo l’effettuazione di una lunga serie di
analisi presso i migliori e più dotati – anche in termini di
informazioni di riferimento – laboratori scientifici del Mondo, si
ritenne che queste due rocce fossero addirittura “due frammenti di
Marte”!




E sin qui, nulla di speciale.




Ci spieghiamo: sebbene possa apparire curioso ed improbabile, è
tuttavia possibile che un impatto occorso su un corpo celeste anche
molto lontano dalla Terra sia la causa dell’arrivo, sul nostro Pianeta,
di un certo quantitativo di detriti.


Gli Scienziati, a tal riguardo, hanno stimato che un singolo frammento
di roccia Marziana, per sfuggire all’attrazione dello stesso Marte e
perdersi nello Spazio, dovrebbe essere “scagliato” via dalla superficie
del Pianeta Rosso ad una velocità di oltre 25.000 Km orari.


E come potrebbe mai accadere un simile evento?




Si tratta di teoria, ovviamente, comunque – saremo brevissimi! –
possiamo dire che è (quasi) tutta una questione di
velocità del corpo impattante e di angolo di impatto. Insomma:
se un piccolo asteroide precipitasse su Marte ad una velocità di
circa 23.000 Km orari e con un angolo di incidenza rispetto alla
superficie del Pianeta Rosso compreso tra i 30 ed i 55°, l’impatto
che ne deriverebbe sarebbe capace di sollevare e scagliare nello spazio
“frammenti di Marte” con una accelerazione iniziale approssimativa pari
a circa 80.000 Km orari!




Come vedete, dunque, si tratta di una velocità più che
sufficiente affinché polveri, detriti e quanto in essi contenuto
riescano a sfuggire all’attrazione gravitazionale di Marte.


Pensateci: una nuvola di “frammenti” di roccia derivati dalla
collisione i quali – letteralmente – “decollano” dalla superficie di
Marte così come farebbero dei razzi vettori e quindi si perdono
nello spazio…


La meccanica che poi permetterà ad alcune di queste schegge di
non perdersi nell’infinito e di arrivare sul nostro Pianeta è
collegata alle linee iniziali di fuga dei frammenti, alle posizioni
relative dei diversi corpi celesti al tempo dell’impatto e poi, in
ultima analisi, a ciò che noi chiamiamo “casualità”.




Ciò premesso, dobbiamo dunque ritenere che non è poi un
evento così assurdo ed impossibile che un “pezzo di Marte”
finisca con il colpire la Terra: già 15 (o forse più)
meteoriti Marziane sono state ritrovate in giro per il mondo: qualcuna
in Asia, qualche altra in Africa ed in Sud America e qualcuna ai Poli:
nessuna meraviglia!




Ed infatti la vera “BOMBA”, scientificamente parlando, fu la scoperta –
su questa ed altre simili meteoriti Marziane – di alcuni corpuscoli,
letteralmente “incastrati” nella roccia, i quali si ritenne che fossero
dei microbi o dei batteri fossilizzati.






Più che una scoperta, dunque, un’illuminazione:”la Vita viene
dallo Spazio”? Certo, può essere, ma non è questo il
punto!


Sicuramente, se l’ipotesi di partenza fosse esatta (e cioè che
le meteore ritrovate sulla Terra sono realmente dei frammenti della
superficie di Marte), potremmo anche logicamente supporre che su Marte,
al tempo dell’impatto che avrebbe poi portato quelle rocce sino a noi,
probabilmente esistevano delle Forme di Vita.


E quindi, tanto per essere più semplici e diretti, potremmo dire
che su Marte esisteva la Vita.


Un evento rivoluzionario per la Scienza Consolidata? Certo, ma in
realtà la Comunità Scientifica, al di là delle
dichiarazioni di facciata, non si meravigliò affatto di questa
“scoperta” poiché la “Vita”, come ogni Scienziato dotato di un
minimo di intelligenza e di buon senso Vi potrà dire, NON
è logicamente possibile supporre che sia una prerogativa unica
ed esclusiva della Terra!




Ma torniamo a noi, anzi: a Marte.




Pochissimo tempo dopo questa interessantissima teorizzazione,
l’attenzione dei media sulla materia ritornò pari a zero e tutto
cadde nel dimenticatoio.


Ogni tanto, per varie ragioni ed occasioni (una meteorite Marziana
venne ritrovata in Oman nel 2000, per esempio), se ne riparlò,
ma in maniera così blanda e distratta che, in fondo, quasi
nessuno sembrò prendere l’argomento sul serio.




Ma l’attenzione per Marte, però, non venne mai meno, a dispetto
dell’ufficiale disinteresse per l’esplorazione spaziale.


Sono passati anni dalla scoperta delle prime “Meteoriti Marziane” ed
ecco che – nonostante qualche fiasco (vedi la Sonda Mars Polar Lander
ed il Beagle 2 Lander, per esempio) – nello spazio di Marte e su Marte
sono riuscite ad arrivare, dopo i Mariner, i Viking Orbiter e Lander 1
e 2 e dopo la Sonda Soujourner con il Rover Pathfinder, alcune nuove
Sonde Americane ed una Europea (il Mars Global Surveyor, la Sonda 2001
Mars Odyssey ed i Rover Spirit ed Opportunity per la NASA e la Sonda
Mars Express per l’ESA).




E le sorprese, come era anche lecito attendersi, sono ricominciate!




Certamente saprete che sono state scattate decine di migliaia (anzi,
centinaia di migliaia) di fotografie, sia dall’orbita che dalla
superficie di Marte: queste immagini ci hanno mostrato panorami
desertici, crateri, distese ghiacciate e colline innevate; pianure,
catene montuose e vulcani; dettagli a volte deludenti ed altre volte
non solo suggestivi e spettacolari, ma anche ricchi di pathos e di
possibili implicazioni.


E non ci siamo certo fermati all’”estetica”: gli esperimenti
scientifici – che vanno dai rilievi spettroscopici e termici
all’analisi delle componenti fondamentali dell’atmosfera e del suolo
del Pianeta Rosso – sono stati innumerevoli.


Stranamente, però, tutti quasi sempre inconcludenti: non si
è mai andati oltre il “forse” od il “può darsi”, infatti.




Ma questo sino a pochissimo tempo fa.




Dopo le primissime “boutades” (occorse durante l’intero 2004) da parte
di Scienziati e Ricercatori Inglesi ed Americani, siamo arrivati alle
“esternazioni” (Febbraio 2005) di alcuni Scienziati della NASA
(prontamente smentiti e tacitati) relativamente alla possibile
esistenza di forme di vita “dormienti” sulla superficie di Marte e poi
è arrivata – fra le altre – la notizia (datata 16 Marzo
2005) che un gruppo di Scienziati Americani (ancora loro!),
intervistati per conto della rivista “Nature”, avevano rilasciato
dichiarazioni piuttosto convinte circa la possibilità CONCRETA
che su Marte – OGGI! – vi sìano delle Forme di Vita indigene per
nulla dormienti, bensì attive ed evolute.




Ed infatti non sono stati menzionati solo microbi e batteri.




Certo, non si parla di “Marziani” nel senso “volgare” e
“fantascientifico” del termine, ma si parla di Forme Vitali Indigene.


Dove?


Al di sotto della crosta gelata di un grande lago (o di un piccolo
mare?) che è stato recentissimamente fotografato dalla Sonda ESA
Mars Express.






Possiamo dunque pensare a pesci che nuotano sotto il ghiaccio di Marte?


O magari, come molti Ricercatori e qualche Scienziato amano sostenere,
possiamo anche pensare ad altre Forme di Vita – magari delle piccole
creature simili, forse, a delle talpe, ma un po’ più grandi di
quelle terrestri… – che si muovono sulle pianure desertiche del Pianeta
Rosso, lasciando tracce che gli occhi curiosi di migliaia di
Ricercatori di tutto il Mondo stanno incominciando a vedere ed a
riconoscere?


Non esageriamo: ci vuole prudenza, naturalmente (nell’interesse e per
il bene di tutti), ma ci vuole anche immaginazione e capacità di
pensare “outside the box”, come dicono gli Americani.


Ed infatti, a quanto pare, qualcuno ha incominciato a pensare
all’impensabile!




E allora qual è il punto?




Il punto è che – come gli Appassionati e gli Amanti della
Scienza più attenti avranno già da tempo notato – le voci
di corridoio, le indiscrezioni e le dichiarazioni (sebbene esse vengano
subito o quasi subito smentite e/o ridimensionate) stanno aumentando,
di giorno in giorno!


E non parliamo, ovviamente, di esternazioni provenienti da Ricercatori
Privati o da semplici Cultori della Materia – i cosiddetti Amateur
Scientists i quali però, spesso e volentieri, si sono dimostrati
molto più acuti ed attenti degli “Scienziati Professionisti” –
:parliamo di esternazioni che arrivano da ambienti scientifici di primo
livello (Universitari) e, dunque, fortemente accreditati e di tutto
rispetto.




Ma da dove arriva tutto questo “fervore” intorno alla secolare querelle
della Vita su Marte?


E come mai adesso, dopo anni ed anni spesi a dare degli incompetenti e
dei malati di mente o dei visionari a chi (argomentando logicamente)
sosteneva che su Marte “qualcosa potrebbe e dovrebbe essere ancora
viva”, le voci “autorevoli” in favore della vita indigena su Marte si
sono fatte e si fanno sentire sempre più frequentemente?




Si tratta di un’improvvisa retromarcia determinata da evidenze
incontestabili?


Magari un’ondata di buon senso e di razionalità, unite ad una
seria critica all’Antropocentrismo Universale dominante?


O forse una presa di coscienza?


O, magari, un semplice calcolo delle probabilità?…




Forse c’è un po’ di tutto questo e forse c’è anche
qualcos’altro.




Siamo sinceri: la notizia ufficiale di un outbreak relativo
all’esistenza di qualche forma di Vita su Marte è, come ormai
molti sanno o suppongono, davvero imminente.


E’ sempre più difficile, infatti, nascondere le Anomalie e le
Singolarità riprese direttamente dal suolo Marziano






così come è diventato oltremodo oneroso ed ingrato il
lavoro di coloro che devono ridimensionare o demolire metodicamente le
scoperte che vengono fatte dalle Sonde terrestri in orbita attorno al
Pianeta Rosso e che puntano il dito verso l’esistenza di forma di vita
indigene (non dimentichiamo, per esempio, la sensibile presenza di
metano nell’atmosfera Marziana).




E allora, dato che il momento è prossimo e la “svolta epocale”
dietro l’angolo, a noi sembra che alcuni degli Scienziati
Professionisti (e delle Istituzioni che si trovano alle loro spalle)
abbiano già incominciato a mettere le mani avanti così da
poter dire, a giochi fatti, “Ecco: ve lo avevamo detto!”.




Insomma: se sembra inevitabile il fatto di dover ammettere che su Marte
“esiste la Vita”, adesso sembra essere cominciata la “caccia al podio”:
chi potrà dire, infatti, che è stato davvero il PRIMO a
CAPIRE che i “Marziani” esistevano davvero?


Sarà uno Scienziato nato e cresciuto a Stanford, a Princeton o a
Cambridge forse?


O magari sarà un Gruppo di Ricercatori della NASA?


Oppure si tratterà di uno Scienziato Inglese, o Francese, o
Italiano, o Svedese?…Chissà.




E così, mentre qualche Amateur Scientist scopre le “lumache” e
le “lucertole” Marziane e mentre qualche altro Ricercatore Indipendente
riesce, rovistando fra migliaia e migliaia di frames, a trovare le
fotografie di corpi simili a “conchiglie” e “tane” – e mentre tutte
queste figure di “secondo piano” vengono del tutto ignorate dalla
Comunità Scientifica –, ecco che, improvvisamente, alcuni
Scienziati che “contano” e che solo sino a pochissimo tempo fa erano
scettici e disincantati, si “svegliano” e dicono che “sotto il ghiaccio
di Marte c’è la Vita”.




E così pure, improvvisamente, la stessa Comunità
Scientifica che era stata diffidente e gelida oltre ogni ragionevole
necessità, diventa aperta e possibilista: ma perché?




Perché ciò che conta, forse, non è solo e non
è tanto la Vita su Marte.


Forse perché ciò che conta davvero è essere i
primi (o fra i primi) ad annunciare la “svolta epocale” di cui dicevamo.




Pensateci: fama e gloria sempiterna per gli Scopritori e per le
Istituzioni che essi rappresentano; Sponsors; fondi pubblici e privati
per la ricerca e poi la “Dea Televisione” (che vuol dire news,
talk-shows, documentari e, magari, “pubblicità”…).


E non dimentichiamo i libri: testi scientifici nuovi e testi
scientifici vecchi (ma sacri!) da correggere o addirittura da
riscrivere e così via: la scoperta della Vita su Marte, oltre
che costituire una Rivoluzione Scientifica ed Umanistica, sarà
anche un mega-business da miliardi e miliardi di Euro-Dollari:
anche la Scienza, in fondo, ha il suo prezzo ed offre la sua ricompensa…




E così, mentre assistiamo a questa commedia delle parti ed in
attesa del prossimo Scienziato (o, più probabilmente, del
prossimo Pool di Scienziati) che griderà “Eureka!”, lo
sapete che cosa abbiamo davvero scoperto, con assoluta certezza?




Che il primo – e, per ora, unico animale che di Marte sembra nutrirsi a
piene mani – è un animale terrestre.




Forse non è tra i più nobili che esistono sul nostro
Pianeta, ma è forte e scaltro e sta rapidamente raffinando le
sue qualità innate per poi esportarle sul Pianeta Rosso.


E’ un animale colto, dotato di grandi mezzi e di dettagliate
informazioni ed è protetto dai sacri distintivi che distinguono
Università ed Istituzioni Scientifiche di valore e rilevanza
mondiali.


E’ un animale che potrebbe, se ne avesse il coraggio, vivere di
intuizioni, scoperte e conquiste, ma che invece se ne sta perennemente
nascosto, barricato in tane sotterranee fatte di silenzi, di parziali
ammissioni e di sdegnate smentite.


E’ un animale pavido, ma opportunista.




Noi non vi diremo di che animale si tratta, perché non ha
davvero importanza (e poi ci potete arrivare da soli tranquillamente…).


Noi ci auguriamo solo di sbagliarci; noi speriamo solamente di essere
in errore allorché pensiamo che la “Vita su Marte” (e nel resto
del Cosmo) possa essere e/o diventare solo (o soprattutto) uno
strumento di business.


Noi speriamo di aver preso una svista colossale!




Ma i primi segnali a riguardo – purtroppo – sembrano dimostrare proprio
il contrario…

TUTTO IN UNA NOTTE di Tom Bosco

ALL’ATTACCO!
Morte ai giornalisti di
sinistra
NON DIFFONDETE BUGIE!!!

esauriente e credibile
sull’accaduto,
vi dirò che un ex ufficiale dell’intelligence USAF (l’aviazione militare
statunitense), tale Jerry Freisa, ha dichiarato che Giuliana Sgrena
era un
obiettivo militare:

“Il
generale dell’esercito
George Casey, massima autorità militare in Iraq, ha dichiarato
come agli Stati
Uniti non risulta che gli ufficiali italiani avessero avvisato per
tempo sul
percorso del veicolo adoperato da Nicola Calipari e Giuliana Sgrena.
Come ex
ufficiale di intelligence, trovo questa affermazione assolutamente
ridicola. In
base alle capacità di raccolta di intelligence persino di
trent’anni fa, è
ragionevole presumere che gli USA intercettassero tutte le
comunicazioni
telefoniche tra gli agenti italiani in Iraq e Roma, monitorassero tale
traffico
in tempo reale e sapessero in ogni istante con precisione dove fosse il
veicolo
della Sgrena,
anche senza preavviso da parte degli ufficiali italiani.”

Freisa
ritiene che la
giornalista fosse considerata un obiettivo militare a causa delle
informazioni su
Falluja raccolte durante la sua permanenza in Iraq, con particolare
riguardo
alle armi proibite utilizzate in quella città dalle forze armate
statunitensi…

Sia quel
che sia, non
mancano certo altri spunti interessanti: secondo alcune voci non
verificabili,
fatte circolare nell’ambito di un’organizzazione chiamata
GATA (Gold Anti-Trust
Action Committee), la Russia si starebbe preparando ad una guerra in
appoggio
alla Siria e all’Iran, quest’ultimo sostenuto anche dalla Cina, e tra i
vari
preparativi avrebbe cominciato a vendere il proprio petrolio in euro
piuttosto
che in dollari, iniziativa che sarà ripresa anche da altri
paesi, innescando di
fatto una grave crisi economica negli USA. Malesia e Cina stanno per
disfarsi
di notevoli quantitativi di riserve in dollari, e presumibilmente anche
altri
paesi asiatici faranno lo stesso. Comunque sia, gli USA si starebbero
preparando ad attaccare Siria ed Iran, ma essendo a corto di truppe,
verrà
ripristinata la leva obbligatoria. Stando a queste voci, l’Iran
disporrebbe di
armi nucleari sin dal 1991. Per carità, tutto è
possibile, però quest’ultima
informazione la prenderei con le pinze.

Di fatto,
la portaerei
Roosevelt
sta attraversando l’Atlantico, apparentemente in rotta
verso il
Mediterraneo, e la Vinson quello Indiano verso il Medioriente, dove ben
presto
si troveranno ben tre portaerei di squadra, con relativa flotta al
seguito.
Venti di guerra? Staremo a vedere.

E per
finire, fra le varie
bizzarrie che imperversano in tutto il mondo, questa che vi vado a
segnalare è
piuttosto interessante.

I
residenti nello stato di
Washington, la notte del 12 marzo hanno osservato una grossa palla di
fuoco
illuminare il cielo. Migliaia di loro, abitanti a Seattle, si sono poi
ritrovati al buio in quanto mancava la corrente elettrica e quella
stessa
notte, nella zona di Olympia è stata registrata una piccola
scossa tellurica,
pari a 3,3 gradi della scala Richter. Dato che la scienza convenzionale
non
spiega come questi eventi possano essere collegati tra loro, qualcuno
ha tirato
in ballo la fisica del plasma e il fatto che i meteoriti in
realtà siano un
fenomeno di natura elettrica. Si tratta di una controversa ma
affascinante
ipotesi scientifica, della quale se siete interessati potrete leggere
sul
prossimo numero di NEXUS (55) nell’articolo intitolato “L’Universo
Elettrico”.

Alla
prossima.

IL POZZO DI SADDAM di Tom Bosco

la morte del
funzionario del Sismi,
Nicola Calipari,
stia precipitando a rotta di
collo
verso un insabbiamento scandaloso. Lasciamo da parte il modo
inqualificabile e
fazioso in cui la Sgrena, in
questi ultimi giorni, è stata
etichettata da certa
stampa, sia nostrana che estera. Lasciamo anche da parte la versione
statunitense dei fatti, che oltre a fare acqua da tutte le parti lascia
neanche
troppo velatamente intendere che la responsabilità di quanto
accaduto sarebbe
degli italiani. Ma cosa dire, ad esempio, dello “scoop” del TG1, che in
onore
di una “corretta informazione” ci ha mostrato le foto dell’auto
coinvolta nella
sparatoria? Il servizio era corredato da commenti che suggerirebbero
come in
realtà sarebbe stata raggiunta solo da una dozzina di colpi, e
non le centinaia
di cui si era parlato inizialmente. Fantastico.


Peccato
che queste foto
mostrino esclusivamente il lato sinistro dell’automobile, e non il lato
destro,
quello che secondo la ricostruzione dell’accaduto avrebbe dovuto essere
principalmente investito dagli spari statunitensi. Insomma, nei
prossimi giorni
dovrebbero essere resi noti gli esiti della commissione d’inchiesta
congiunta
italo-americana: vedremo cosa si sogneranno di dare in pasto
all’opinione
pubblica. Trovo comunque fuori luogo la corsa a sottolineare che si sia
trattato di un incidente, escludendo a priori che possa esservi stata
intenzionalità nell’accaduto, quando l’inchiesta è appena
iniziata e molti
elementi oscuri della vicenda devono ancora essere chiariti…

Mi tornano
in mente le
parole di Robert Fisk il quale, a proposito della morte di svariati
colleghi,
nell’aprile del 2003 ebbe a dire:

“Prima gli
americani,
proprio ieri, hanno ucciso il corrispondente di al-Jazeera e ferito
il
suo
cameraman. Poi, di lì a quattro ore, hanno attaccato l’ufficio
televisivo della Reuters a
Baghdad,
uccidendo un cameraman dell’ufficio stesso, uno del
canale
spagnolo Tele 5 e ferendo altri
quattro membri del personale della Reuters.

“Nel 2001,
gli Stati Uniti
spararono un missile cruise nell’ufficio di al-Jazeera a Kabul,
da dove
venivano diramati nel mondo i nastri di bin Laden. Non
è stata
data alcuna
spiegazione a questo incredibile attacco, avvenuto la notte prima della
“liberazione” della città; il corrispondente da Kabul, Taiseer
Alouni, è
rimasto illeso. Per una strana coincidenza del giornalismo, il signor
Alouni si
trovava proprio ieri nell’ufficio di Baghdad, durante il secondo
attacco ad al-Jazeera.

“La cosa
più sconcertante,
comunque, è il fatto che la rete al-Jazeera — la
più
libera delle emittenti
arabe, che è incorsa nelle ire tanto degli americani che delle
autorità
irachene a causa dei suoi servizi in diretta sul conflitto — aveva
fornito al Pentagono
le coordinate del suo ufficio a Baghdad ben due mesi fa,
ricevendo
l’assicurazione che non sarebbe stato attaccato.”

Insomma,
non mancano certo
precedenti e indizi a indicare che, al momento, è prematura
qualunque
conclusione, in un senso ma anche nell’altro. Qualcuno ha cinicamente
detto che
l’agguato alla Sgrena
è stato sicuramente un colossale errore,
solo perché è
sopravvissuta…

Una cosa
sembrerebbe
assodata: Giuliana
è stata effettivamente rapita da membri della
resistenza, e
non (fortunatamente) da uno di quei gruppi dediti a “operazioni nere”
gestiti
da una o più agenzie di intelligence, quelli responsabili, per
intenderci, di crimini
efferati come la decapitazione del povero Berg.

In questo
mare di menzogne,
in questo gioco di fumi e di specchi è davvero difficile
raccapezzarsi: il
quotidiano saudita al-Medina, tanto per fare un esempio, ha riportato
le
dichiarazioni di un ex sergente dei Marines, Nadim Abou Rabeh, di
origini
libanesi, il quale ha affermato che la versione data
dall’amministrazione Bush
sulla cattura di Saddam
Hussein
è completamente falsa. Egli
faceva parte del
gruppo di venti unità, otto delle quali di origini arabe, che
per tre giorni ha
setacciato la zona di Dour, presso Tikrit, alla ricerca del dittatore
iracheno.
Quest’ultimo è stato rintracciato e catturato, dopo una tenace
resistenza
durante la quale un marine di origini sudanesi è rimasto ucciso,
venerdì 12
dicembre 2003, quindi un giorno prima di quanto annunciato
dall’esercito USA.

Saddam avrebbe
continuato a sparare da una finestra
al secondo piano di una modesta abitazione, sino a quando non gli
sarebbe stato
intimato di arrendersi, essendo inutile resistere. In seguito, una
squadra
speciale militare avrebbe costruito la versione della cattura di Saddam
nel
buco, in realtà un pozzo abbandonato.

Grilletti facili, crolli difficili di Tom bosco

Devo confessare che alle prime notizie dell’immane disastro avvenuto nell’Oceano Indiano, la prima cosa che mi è balenata in mente è stato...
presto ammantata di tragedia
per le misteriose circostanze in cui è morto un agente del SISMI,
Nicola Calipari,
crivellato dai colpi sparati da un posto di
blocco USA (“della coalizione”, viene specificato nei primi comunicati
del Pentagono…)
mentre proteggeva la stessa Sgrena col
suo corpo,
rimasta anch’ella ferita insieme ad altri due agenti dei servizi
segreti italiani.

Sono davvero curioso di conoscere la versione di
quanto è accaduto dalla stessa Sgrena, che
nelle sue prime
dichiarazioni ha affermato che la loro auto, un grosso fuoristrada
blindato dell’ambasciata, quindi con targa diplomatica suppongo,
procedeva a velocità normale verso l’aeroporto, dove era
già in attesa il loro aereo, quando è stata investita da
una gragnuola di colpi tale da rendere persino impossibile agli
occupanti di identificarsi come italiani. Ho sentito parlare di 400-500
colpi, qualcuno dei quali alla fine è riuscito a penetrare la
blindatura del mezzo, con le tragiche conseguenze che sappiamo. Secondo
me una chiave di lettura importante della questione è il video
diffuso in queste ore, in cui la si vede in ottima forma, davanti a un
enorme vassoio di frutta, mentre ringrazia i suoi rapitori.

È
sconcertante la differenza tra il video precedente e questo, ma tutta
la vicenda presenta un gran numero di punti oscuri che forse la sua
drammatica liberazione, adesso, aiuterà a chiarire. Una cosa
è sicura: prevedo sviluppi a dir poco esplosivi, perché
ora Giuliana
racconterà al mondo intero tante e tali cose da
cambiare radicalmente la percezione dell’opinione pubblica planetaria
di questa guerra. Proprio quello che gli americani non volevano che
accadesse… ora invece l’immaginario collettivo si nutrirà
emotivamente di una vicenda dai contorni eroici, una di quelle storie
che si racconteranno per molto tempo a venire: una vera bomba mediatica
che, ci scommetto, avrà conseguenze dirompenti per fautori e
sostenitori di questa sporca guerra.

Mi domando quali altre sorprese
sta per riservarci quella tormentata area del mondo. Secondo il
quotidiano israeliano Yediot Ahronot, l’amministrazione Bush avrebbe
dato il semaforo verde a Israele per attaccare la Siria in risposta al
recente attentato di Tel Aviv, costato la vita a cinque persone,
attentato che i servizi segreti israeliani hanno attribuito al
movimento di resistenza della Jihad islamica all’interno di Damasco.
Accidenti, ce l’hanno tutti con la Siria: un membro del Congresso degli
Stati Uniti, il texano e, ovviamente, repubblicano Sam Johnson,
convinto che in quel paese vi siano nascoste armi di distruzione di
massa, vorrebbe risolvere il problema con un bel funghetto nucleare.
Sembra che abbia espresso quest’idea il 19 febbraio, durante una
riunione in una chiesa. La cosa davvero inquietante è che gran
parte del pubblico presente è scrosciato in un applauso…

Notizia cui non mi risulta sia
stato dato alcun risalto è quella secondo la quale il
rappresentante del ministero della sanità iracheno, il Dr.
Khalid ash-Shaykhli, durante una conferenza stampa tenuta presso detto
ministero, a Baghdad, ha confermato che a Falluja le forze armate
statunitensi hanno ampiamente utilizzato armi chimiche
internazionalmente bandite, come gas nervino, iprite e altri componenti
chimici incendiari. Non esclude nemmeno l’utilizzo di qualche piccola
arma nucleare. Alla faccia: dico, ma il dibattito internazionale su
questo sporco conflitto come fa a lasciar passare sotto silenzio
notizie di questo tenore? Possibile che crimini di guerra come questo e
innumerevoli altri (come ad esempio gli 11.000 morti e i 325.000
invalidi permanenti a causa di avvelenamento da uranio impoverito, fra
i 580.400 militari USA che servirono durante la prima Guerra del Golfo)
non meritino a gran voce una condanna internazionale e l’istituzione di
un tribunale, una novella Norimberga dove mettere alla sbarra i vari Bush, Rumsfeld, Cheney, Rice, Powell e chi
più ne ha più
ne metta? Quanto sangue dovrà ancora scorrere, a quali livelli
di assuefazione alla morte dovremo arrivare, quante luride menzogne
dovremo ancora sorbirci?

E a proposito di menzogne: a
quanto pare, le due torri gemelle, crollate una dopo l’altra quel
tragico 11 settembre 2001, una dopo 47 minuti e l’altra dopo 105 minuti
dall’impatto degli aerei e il conseguente incendio, sono davvero un
caso unico nel loro genere nella storia degli incendi nei grattacieli.
Vi ricordate il Windsor di Madrid, quello che è bruciato fuori
controllo per due giorni interi?




Be’, dopo una devastazione del
genere è forse crollato? Certamente no!




Nemmeno questo grattacielo di
Caracas, che nell’ottobre 2004 è bruciato per più di 17
ore
è andato giù…




…e guardacaso nemmeno
quest’altro a Taiwan, nel febbraio di quest’anno!




Altri esempi sono il One
Meridian Plaza di Filadelfia, in Pennsylvania, che nel lontano 1991
andò avanti a bruciare per 18 ore, senza crollare…


…oppure l’Interstate Bank
di Los Angeles, nel 1988: stessa storia.


Insomma: di fronte a esempi di
questo genere l’idea che le torri gemelle del WTC siano crollate a
causa dell’impatto di due aerei e dei conseguenti incendi è
semplicemente ridicola (nel 1945 il mitico Empire
State Building
fu
colpito da un bombardiere B-25,
anch’esso ben carico di carburante che
avvolse di fiamme l’intero 79° piano, ma se non sbaglio si trova
ancora lì…) e sarebbe ora che i media cominciassero a mettere in
rilievo queste anomalie. Ma se lo facessero, io poi di cosa mi
occuperei?

Armi esotiche nei nostri cieli

più volte ci siamo occupati in passato. Il 2 ottobre del 2001 il parlamentare Dennis Kucinich, durante la I sessione del 107° Congresso degli Stati Uniti, ha presentato l’HR 2977. La “Legge sulla Preservazione dello Spazio del 2001” è volta a “preservare gli utilizzi cooperativi e pacifici dello spazio a beneficio di tutta l’umanità proibendo permanentemente il dispiegamento di armamenti nello spazio da parte degli Stati Uniti, e a richiedere che il Presidente agisca e implementi un trattato mondiale per la messa al bando di armi basate nello spazio”.

 

Nella proposta di legge le chemtrails sono elencate come un “sistema d’arma esotico” nella Sezione 7 (Definizioni), ma si parla anche di raggi a particelle, radiazioni elettromagnetiche, plasma, radiazioni di energia tramite frequenze estremamente basse (ELF) o ultrabasse (ULF), nonché di controllo mentale.

 

Questa notizia sta scatenando un mezzo putiferio, con tanto di petizioni per richiedere che si faccia ufficialmente chiarezza sulla vicenda che fioccano, o stanno per fioccare, da ogni dove. ( www.rense.com/general19/dis.htm )

 

E visto che siamo in tema di scie chimiche, eccovi una vera chicca: probabilmente una delle prime foto esistenti che documentano il fenomeno addirittura all’inizio dell’anno in cui se ne cominciò a sentir parlare. Correva il 1996, e un nostro caro amico che si trovava a Las Vegas il 10 gennaio fotografò questo cielo, incuriosito dalle strane formazioni nuvolose. Solo adesso ha capito cosa aveva davanti agli occhi…

 

 

(potete vedere le altre qui: www.nexusitalia.com/scieusa.htm )

 

A proposito di fermenti popolari, c’è da dire che il numero di persone dubbiose sulla versione ufficiale degli eventi dell’11 settembre è in continua crescita, grazie anche a popolari programmi radiofonici come quello di Jeff Rense o a numerosi siti internet che continuano a sollevare interessantissime domande che sinora non hanno avuto risposta. Un esempio? Il 28 novembre 2001 ben mille persone, alcune provenienti da San Francisco o Seattle, si sono recate all’università di Portland, in Oregon, per ascoltare una conferenza di due ore sugli eventi dell’11 settembre e seguenti, tenuta da Mike Ruppert, editore e direttore di From The Wilderness. Questi ha cominciato il suo intervento offrendo 1.000 dollari a chiunque potesse dimostrare che le fonti della documentazione che presentava fossero false, dopodiché si è messo a mostrare più di 40 reperti visivi sulla complicità e sulla conoscenza in anticipo degli eventi da parte del governo.

 

Poi ci sono i pompieri di New York, che stanno chiedendo una approfondita indagine sul crollo e gli incendi delle due torri, e poi ci sono le migliaia di petizioni arrivate a http://www.petitiononline.com/11601TFS/petition.html e le centinaia di altre che arrivano ogni giorno per richiedere un’inchiesta sulle stranezze concernenti gli attacchi terroristici dell’11 settembre. Come se all’amministrazione Bush non bastassero i guai in arrivo dallo scandalo Enron, che Ruppert dice sia solo la punta dell’iceberg di un grosso movimento di riciclaggio di denaro sporco…

 

Passiamo ad altro, e purtroppo non è una bella notizia. Il 30 dicembre 2001 si è spento, dopo una lunga lotta contro un tumore, il dr. Javier Cabrera. Tutti gli appassionati di misteri archeologici conosceranno senz’altro lo scopritore e il divulgatore delle “Pietre di Ica”, che in più di 40 anni aveva studiato e collezionato qualcosa come 11.000 pietre con strane incisioni che raffigurano un’antica umanità fianco a fianco coi dinosauri. Se volete vederne qualcuna: http://www.labyrinthina.com/ica.htm Labyrinthina.com

 

E per finire, vi lascio con questa notizia: La Rassegna Globale Annuale delle Coltivazioni Transgeniche (GM) Commerciali, condotta dal Servizio Internazionale per l’Acquisizione di Applicazioni Agribiotech (ISAAA), riporta che nel 2001 in 13 paesi sono stati coltivati 130 milioni di acri di coltivazioni transgeniche o GM, il numero più alto sino ad oggi. Questa cifra riflette un aumento del 19 per cento rispetto all’anno precedente, e di più di un terzo a partire dal 1996.

 

Buon appetito, e alla prossima…

Fuochi d’artificio

indicare quale fosse il paese che costituiva la maggiore
minaccia per la pace nel mondo, il 59% del campione ha risposto
indicando Israele (mentre gli USA col 53% condividono il secondo posto,
a pari merito con Corea del Nord e Iran…). Apriti cielo! Voci di
indignazione si sono levate dai vari scranni delle nostre istituzioni
politiche imperversando per un paio di giorni su quotidiani e
telegiornali. Interessante: quando i sondaggi esprimono risultati che
fanno comodo a qualcuno, vengono sventolati ad ogni piè sospinto
per sostenere le proprie posizioni; ma quando, come in questo caso,
riflettono un pensiero dell’opinione pubblica che ai “padroni del
vapore” non sta bene, ecco reazioni isteriche assolutamente fuori luogo
(un sondaggio, per definizione, non esprime l’opinione di chi lo ha
condotto e, se formulato correttamente, offre una proiezione statistica
senz’altro utile ma certo non esaustiva) e le solite, inopportune
accuse di “antisemitismo”. A mio avviso poi, tutto questo clamore
risulterà controproducente proprio per coloro che tanto si
scandalizzano: la gente è meno stupida di quanto non pensino i
suoi governanti, e davanti a una reazione del genere qualche domanda se
la farà pure… Insomma, come si dice da queste parti,
“l’é pezo el tacon del buso” (“è peggio la toppa del
buco”).


D’altra parte, tutta questa frenesia forse riflette un po’ quanto sta
accadendo sul nostro Sole: secondo gli scienziati, siamo di fronte a
picchi di attività mai riscontrati in precedenza. Il dottor Paal
Brekke, scienziato delegato al satellite dell’Osservatorio Eliosferico
Solare (SOHO) ha dichiarato alla BBC News Online: “Il fatto davvero
sbalorditivo è che le regioni delle vampe solari continuano a
rilasciarne di estremamente potenti. Ritengo che l’ultima settimana
verrà archiviata come uno dei periodi di attività solare
più drammatici che si siano mai visti in epoca moderna. Per
quanto ne so, non si è mai verificato nulla del genere.”


Questa attività potrebbe essere legata a quella che la
dottoressa Giuliana Conforto definisce la Concordanza Armonica,
prevista per l’8 novembre 2003 (per la precisione alle 20.13, ora
locale di New York), momento in cui nel cielo comparirà una
configurazione a sei lati geometricamente perfetta (Stella di Davide),
la quale collegherà ed equilibrerà le energie di sei
corpi astrologici: il Sole, Giove, Marte, Saturno, Chirone e la Luna.
L’interazione di questo significativo allineamento planetario al
momento della prevista eclissi lunare produrrebbe una potente
trasformazione alchemica, offrendo l’opportunità di un
innalzamento della consapevolezza, sia personale che planetaria. Questo
allineamento si produrrà tra il 5 e l’11 novembre, col picco
alle 20.13 del giorno 8.


Ma veniamo a una promessa da mantenere: vi avevo anticipato la
diffusione di fotogrammi significativi tratti da una sequenza video che
aveva catturato un aereo intento a diffondere una delle famigerate
“scie chimiche” dalle parti di Torino. Eccoli.


Come si può osservare, la quota è incompatibile con la
formazione di una normale scia di condensazione, mentre si vede
distintamente come le scie vengano prodotte lungo tutto il bordo di
uscita delle due ali. Niente male, vero?


Ma per terminare con una nota di buonumore, vi propongo una storiella
che avevo tradotto tempo fa dall’inglese ed era rimasta sepolta in una
cartella. Buon divertimento!


“Quando la NASA si stava preparando al Progetto Apollo, portò
gli astronauti in una riserva Navajo per addestrarli.
Un giorno, un anziano Navajo e suo figlio incontrarono l’equipaggio
spaziale mentre camminava tra le rocce. L’anziano, che parlava solo la
propria lingua, fece una domanda. Suo figlio la tradusse per quelli
della NASA: “Cosa stanno facendo questi tizi con quelle grosse tute?”


Uno degli astronauti disse che si stavano addestrando per un viaggio
sulla Luna. Quando suo figlio gli riferì questo commento,
l’anziano Navajo tutto eccitato chiese se sarebbe stato possibile dare
agli astronauti un messaggio da portare sulla Luna.


Un funzionario della NASA insieme agli astronauti, che sapeva
riconoscere un’opportunità pubblicitaria quando se ne presentava
una, disse, “Ma certamente!” e ordinò a un assistente di
prendere un registratore. I commenti dell’anziano Navajo nel microfono
furono brevi.


Il funzionario della NASA chiese al figlio se poteva tradurre quanto
aveva detto suo padre. Il figlio ascoltò la registrazione e
scoppiò a ridere. Però si rifiutò di tradurre.
Allora quelli della NASA portarono il nastro in un villaggio Navajo
nelle vicinanze e lo fecero ascoltare ad altri membri della
tribù. Anche loro si misero a ridere fragorosamente, e anche
loro si rifiutarono di tradurre il messaggio dell’anziano per la Luna.


Alla fine, fu incaricato un traduttore ufficiale del governo. Quando
finalmente smise di ridere, il traduttore riportò il messaggio:
“State attenti a questi fottuti bastardi — sono venuti per rubare la
vostra terra.”