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L’ASSE DELLA MENZOGNA di Simone Colzani

conquista di Bagdad fuoriescono da
tutti i pori di questo governo a teschi e strisce.

Di chi è la colpa del segreto di Pulcinella? Ossia chi sapeva (tutti,
cioè) che Saddam Hussein non
possedeva più alcuna arma di distruzione di massa?

L’ex ispettore ONU Scott Ritter lo diceva da qualche tempo, ed infatti
mi aspettavo che ci fosse qualche
ritrovamento "casuale", ma così non è stato…
Strano, eppure i satelliti CIA, NSA e chi più ne ha più ne metta avrebbero
dovuto segnalare anche il minimo segno di radioattività e le numerose
agenzie spionistiche USA avrebbero dovuto portare prove (e non dichiarazioni
tipo "ho sentito dire") di agenti chimici e batteriologici.

Ma questo alla junta USA non interessava (e non interessa): quando la maggior
parte del governo è stata nei consigli di amministrazione di multinazionali
del petrolio e delle armi, ed è tuttora coinvolta in affari (fornitura
sottobanco di armi a Paesi dell’Asse del Male) di tali dimensioni che
il conflitto di interessi di Berlusconi appare come un gioco per bambini,
il casus belli che ti permette di mettere le mani sul bene desiderato
è un’inezia e quasi un facezia.

Ora i giochi sembrano cambiati, anche se non è proprio così: George
Tenet, un personaggio che sembra
uscito dai Simpson (non vi sembra il sindaco Quimby?),
ma che è direttore della CIA, si addossa la colpa di aver fornito informazioni
fasulle all’amministrazione Bush Jr. per iniziare la guerra in Iraq,
nonostante tutti, ma proprio tutti, sapessero che armi di distruzione di
massa Saddam non ne avesse più. Tuttavia, la responsabilità
non sarebbe solamente
dell’Agenzia, ma anche della Gran Bretagna, che ha dato per prima i
dossier sulle armi non convenzionali del rais irakeno.

Inizia così un bel gioco a scaricabarile, anche perché le agenzie britanniche
di intelligence sono state sorprese a copiare dalle tesi degli studenti
universitari, sebbene Blair smentisca.

Nel frattempo in Italia le chemtrails si moltiplicano, e la siccità imperversa,
sino a provocare 5 miliardi di euro di danni, quale sarà il motivo
di cotanto accanimento americano nei nostri confronti? La moratoria contro
gli OGM discussa in sede europea?

IL VIETNAM DI BUSH di John Pilger

si cela dietro le due "grandi
vittorie" americane dopo l’11 settembre, in Afghanistan e in Iraq.

Le due "grandi vittorie" dell’America dall’11 settembre 2001 si
stanno rivelando per quello che sono. In Afghanistan, il regime di Hamid
Karzai non ha autorità, non ha denaro, e collasserebbe senza le armi
americane, al Qaeda non è stata sconfitta e i talebani stanno
riapparendo. Andando oltre ciò che ci vogliono raccontare, la
situazione delle donne e dei bambini resta disperata. La donna che è
stata simbolicamente inserita nel gruppo di Karzai, il coraggioso medico
Sima Samar, è stata cacciata dal governo e teme ora per la sua vita,
costretta a vivere con una guardia armata fuori dalla porta del suo
ufficio e un’altra al cancello. Omicidi, stupri, abusi sui bambini
sono commessi nella totale impunità dall’esercito privato degli
"amici" dell’America, i Signori della Guerra che Washington ha
comprato pagandoli milioni di dollari, soldi alla mano, per dare una
parvenza di stabilità.

"Ci troviamo in zona di guerra non appena lasciamo la nostra base",
mi ha detto un colonnello americano alla base aerea di Bagram, vicino a
Kabul. "Ci sparano ogni giorno, molte volte al giorno":

Quando gli ho detto che però di certo erano venuti per liberare e
proteggere le persone, ha riso tenendosi la pancia.

Le truppe americane sono viste di rado nelle città afgane. Scortano gli
ufficiali USA che passano ad alta velocità su veicoli blindati, con i
finestrini oscurati seguendoli su veicoli militari ad armi spianate
montate ovunque. Anche la base ampia di Bagram è stata considerata
troppo insicura per il Segretario della Difesa, Donald Rumsfeld, durante
la sua recente e velocissima visita. Gli americani sono così nervosi
che poche settimane fa hanno "casualmente" sparato, nel centro di
Kabul, su 4 soldati dell’esercito afgano, uccidendoli, dando il via
alla seconda maggior protesta di strada in una settimana contro la loro
presenza.

Nel giorno in cui ho lasciato Kabul, un autobomba è esplosa lungo la
via che conduce all’aeroporto, uccidendo 4 soldati tedeschi, membri
della forza di sicurezza internazionale, Isaf. Il bus dei tedeschi è
stato sparato in aria, carne umana giaceva sul bordo della strada.
Quando i soldati britannici sono arrivati, per "isolare" l’area,
sono stati accolti da una folla silenziosa che li osservava, uno sguardo
torvo e il calore e la polvere, una divisione profonda quanto quella che
già gli afgani conobbero nei confronti dell’esercito britannico nel
diciannovesimo secolo, quanto quella dei francesi con gli algerini,
degli americani con i vietnamiti.

Nell’Iraq, teatro della seconda "grande vittoria", due segreti si
stanno svelando. Il primo è che i "terroristi" che stanno
combattendo l’occupazione americana rappresentano una resistenza
armata all’occupazione che ha il supporto della maggioranza degli
iracheni che, contrariamente alla propaganda pre-bellica, si stanno
opponendo alla loro "liberazione" forzata (a tal proposito si veda
l’indagine di Jonathan Steele, 19 marzo 2003, www.guardian.co.uk). Il
secondo segreto è che stanno emergendo le prove di massacri compiuti
dagli anglo-americani, bagni di sangue che Bush e Blair hanno sempre
negato.

I confronti con il Vietnam sono stati fatti così spesso nel corso degli
anni che ho esitato a farne un altro. Tuttavia le similitudini
colpiscono. Per esempio, il ritorno di frasi come "essere risucchiati
in un pantano". Suggeriscono, ancora una volta, che gli americani sono
vittime, non invasori: la versione che Hollywood suggerisce quando
un’avventura rapace non volge al meglio. Da quando la statua di Saddam
Hussein è stata abbattuta, quasi tre mesi fa, sono stati uccisi più
americani che durante la guerra. Dieci sono stati uccisi e 25 feriti in
un classico attacco in stile guerriglia e attacchi contro i posti di
blocco e i checkpoint si contano a dozzine al giorno.

Gli americani chiamano i guerriglieri "i fedeli di Saddam" o
"combattenti del partito Ba’ath", nello stesso modo in cui
rifiutavano di chiamare la resistenza vietnamita col nome di vietnamiti
ma li definivano "comunisti". Recentemente, a Falluja, nel cuore
dell’Iraq sunnita, è stato chiarissimo che non era la presenza del
partito Ba’ath o di fedeli di Saddam, ma la brutalità degli
occupanti, che hanno sparato senza motivo sulla folla, a ispirare la
resistenza.

I carriarmati americani che hanno sparato su una famiglia di pastori
rievoca negli iracheni le stragi di pastori, delle loro famiglie e delle
loro greggi, da parte degli aerei della "coalizione", nella
"no-fly zone" 4 anni fa, che io filmai e nel quale vidi i giochi
assassini che gli aerei americani erano soliti fare in Vietnam, sparando
sui contadini nei loro campi, sui bambini e sui bufali.

Il 12 giugno, gli americani, in forze, hanno attaccato una "base dei
terroristi" a nord di Bagdad, lasciando più di 100 morti, in accordo
con un portavoce statunitense. Il termine "terrorista" è
importante, perché implica che personaggi simili ad al Qaeda stiano
attaccando i liberatori, e così il collegamento tra l’Iraq e l’11
settembre è fatto, cosa che non fu fatta esplicitamente nella
propaganda pre-bellica.

Più di 400 prigionieri sono stati fatti nell’operazione. E’ stato
riportato che la maggioranza è andata ad aggiungersi a migliaia di
iracheni in un luogo di prigionia all’aeroporto di Baghdad: un campo
di concentramento sullo stile di quello di Bagram, da dove le persone
vengono portate a Guanatanamo Bay. In Afghanistan gli americani
catturano gli autisti di taxi per spedirli all’oblio, via Bagram. Come
i ragazzi di Pinochet in Cile, coloro che vengono percepiti come ostili
"spariscono".

"Cerca e distruggi", la tattica di far terra bruciata del Vietnam,
è tornata. Nelle aride pianure del sud est dell’Afghanistan, il
villaggio di Niazi Qala non esiste più. Gli aerei americani l’hanno
fatto sparire prima dell’alba del 30 dicembre 2001 massacrando, tra
gli altri, i partecipanti a un matrimonio. Coloro che abitavano il
villaggio hanno detto che donne e bambini correvano in direzione di uno
stagno senz’acqua, in cerca di protezione, ma hanno sparato loro
mentre fuggivano. Dopo due ore gli aerei e gli assalitori se ne sono
andati. In accordo con un’indagine delle Nazioni Unite 52 persone
erano state uccise, tra loro 25 bimbi. "Li abbiamo identificati come
obiettivo militare", dice il Pentagono, come un eco della risposta che
venne inizialmente data per il massacro di My Lai, 35 anni fa.

Colpire i civili è stato per lungo tempo un tabù giornalistico in
Occidente. Chi faceva questo era reputato il mostro, non eravamo mai
"noi". Il tributo di vittime civili alla guerra del Golfo del 1991
è stato sfrenatamente sottostimato. Quasi un anno dopo, uno studio del
Medical Education Trust di Londra ha valutato che più di 200.000
iracheni erano morti durante o immediatamente dopo la guerra, come
conseguenza diretta o indiretta degli attacchi sulle infrastrutture
civili. Il rapporto è stato completamente ignorato.

Questo mese l’Iraq Body Count, un gruppo di accademici americani e
britannici e di ricercatori, hanno valutato che più di 10.000 civili
possono essere stati uccisi, compresi 2356 civili nella sola Bagdad.

E si tratta di una valutazione estremamente prudente.

In Afghanistan la carneficina è stata simile. A maggio, l’anno
scorso, Jonathan Steele ha estrapolato tutte le prove disponibili per
giungere a un conteggio del costo in vite umane dei bombardamenti USA, e
ha concluso che 20.000 afgani hanno perso la vita.

Questi effetti "nascosti" non sono nuovi.

E’ stato il più insidioso e probabilmente il più devastante utilizzo
di armi chimiche di distruzione di massa di tutti i tempi. Oggi i bimbi
vietnamiti continuano a nascere con una serie di deformità, o nascono
morti, o i feti vengono abortiti.

In un’importante serie di reportage per il Christian Science Monitor,
il giornalista investigativo Scott Peterson, ha descritto le pallottole
radioattive per le strade di Bagdad, i carriarmati contaminati tra i
quali i bambini giocano senza precauzioni. In ritardo sono apparse
alcune scritte in arabo: "pericolo, state lontani da questa zona".

Contemporaneamente, in Afghanistan, l’Uranium Medical Research Centre,
con sede in Canada, ha fatto due studi sul campo, i cui risultati sono
descritti come "scioccanti". "Senza eccezioni", è riportato,
"in ogni luogo bombardato le persone sono ora malate. Una parte
significativa della popolazione civile presenta sintomi gravi, da
contaminazione da uranio".

Una mappa distribuita dalle agenzie non governative in Iraq mostra che i
militari americani e britannici hanno disseminato di bombe a grappolo
intere aree urbane, e molte di queste sono inesplose. Queste di solito
restano così sino a chè un bimbo non le prende, allora esplodono.

Nel centro di Kabul ho trovato due avvisi per mettere in guardia le
persone che le rovine delle loro case, le strade, contengono bombe a
grappolo inesplose "made in USA". E chi dovrebbe leggerlo? I bambini
piccoli? Il giorno in cui vidi dei bambini saltare in aria in quello che
era un campo minato urbano, vidi poi Tony Blair alla Cnn, nel mio hotel.
Era in Iraq, a Bassora, e sollevava un bambino tenendolo in braccio, in
una scuola che era stata appena dipinta in funzione della sua visita, e
nella quale un pranzo era stato preparato in suo onore, in una città
nella quale i servizi di base, come l’educazione, il cibo, l’acqua,
sono impossibili sotto l’occupazione britannica.

Fu a Bassora tre anni fa che filmai centinaia di bimbi malati, che
stavano morendo, perché era stato loro negato il necessario per il
trattamento del cancro, erano stati negati loro i farmaci a causa
dell’embargo voluto con entusiasmo da Tony Blair. Ora lui era lì, con
la maglia aperta, con quel sorrisino fisso, uomo delle truppe se non
addirittura della gente, che quindi sollevava un bimbo piccolo per le
telecamere.

Quando tornai a Londra lessi "Dopo Pranzo", di Harold Pinter, da una
nuova collana chiamata Guerra (Faber & Faber):

"E dopo pranzo le creature ben vestite vengono.

Per annusare la morte

Per avere il loro pasto

E tutte le creature ben vestite strappano

Gli avocadi gonfi dalla polvere

E mescolano il minestrone con ossa smarrite

E dopo il pasto

Ciondolano e oziano

Decantando il vino rosso nei teschi più adatti"

STELLE, STRISCE E SPINE NEL FIANCO di Massimo Fini

pericolo "catastrofico" per l’Occidente, non
c’è traccia.


In Italia, benché il nostro Paese abbia aderito alla guerra proprio
sulla base di quella minaccia, rivelatasi inesistente, la cosa non
sembra creare alcun imbarazzo al governo nè suscitare interesse nei
media.


Negli Stati Uniti è diverso. Il Congresso rumoreggia e qualche giorno
fa il New York Times, che spero nessuno vorrà annoverare fra i giornali
comunisti, ha concluso un lungo articolo affermando che «l’assenza di
un arsenale non convenzionale iracheno è il peggior scandalo della
storia politica americana». Perché per gli americani la cosa è così
grave? Perché significa che George W. Bush ha mentito al Paese,
inventandosi la storia delle «armi di distruzione di massa» per
convincere l’opinione pubblica della necessità della guerra. E negli
Stati Uniti, Paese criticabile per molti aspetti ma che ha alcune regole
precise, inderogabili, la menzogna non è ammessa, è considerata un
atto gravissimo perché rompe il rapporto di fiducia. E lo stesso
avviene in Gran Bretagna dove, secondo un recente sondaggio, più di un
terzo degli inglesi non ha più fiducia in Tony Blair perché, come Bush,
ha mentito su una questione così determinante.


A scuotere l’opinione pubblica anglosassone c’è probabilmente anche il
fatto che la spedizione in Iraq si sta rivelando, come quella in
Afghanistan, fallimentare. Quelli che erano stati presentati
trionfalmente come "i liberatori" sono costretti a mostrarsi,
ogni giorno che passa, per ciò che realmente sono e che nessun
esercizio linguistico può cambiare: degli occupanti e degli oppressori.
Se qualcuno, all’inizio, aveva forse cullato qualche illusione adesso se
l’è tolta. In Iraq gli americani li odiano tutti. Non solo, com’è
ovvio, i seguaci di Saddam Hussein, i baathisti, che rappresentano
comunque un terzo del Paese, ma anche gli sciiti che essendo la
stragrande maggioranza aspirano legittimamente a una Repubblica islamica
e sanno che ciò non sarà possibile, nemmeno col voto; perché per gli
occidentali – Algeria insegna – le elezioni sono valide solo se
risultano a loro favore. E soprattutto li odia la popolazione per le
continue stragi in cui van di mezzo i civili. In Iraq la gente dice: «gli
americani sparano a casaccio». E il risentimento non fa che aumentare.


In Afghanistan le cose non vanno meglio. Se la situazione è
apparentemente più tranquilla è solo perché il governo del "Quisling"
Karzai e le truppe di occupazione si accontentano di controllare, e a
malapena, Kabul e qualche altra città, mentre in tutto il resto del
Paese il potere è tornato nelle mani dei capi tribali. Se i nostri
alpini , acquartierati nelle vicinanze del villaggio di Khost, non sono
stati finora toccati è perché, secondo nostre antiche abitudini, hanno
stretto accordi sottobanco con i capi locali: costoro li lasciano in
pace e in cambio noi non controlliamo nulla.


Ma nonostante in Iraq e in Afghanistan gli Stati Uniti camminino sulle
uova, George "dabliù" Bush non demorde nel suo programma di
egemonia planetaria. Il prossimo obbiettivo, con tutta evidenza, è
l’Iran. Sono cominciate nei confronti di Teheran le solite accuse di
volersi munire di armi nucleari (perché poi l’Iran o qualsiasi altro
Paese della regione non dovrebbe avere ciò che Israele ha è una cosa
che, prima o poi, ci dovranno pure spiegare) e le consuete richieste di
ispezioni. Nel contempo l’America, attraverso una nutrita serie di tv
satellitari che trasmettono da Los Angeles, soffia sul fuoco del
malcontento di parte degli studenti iraniani (che poi non sono che i
rappresentanti di quella borghesia, assolutamente minoritaria nel Paese,
circa un 2\%, che era al potere con lo Scià), sperando di provocare una
guerra civile in Persia. La sinistra italiana, con un pavloviano
riflesso sessantottesco e giovanilista, sostiene la protesta degli
studenti. E, ottusa e rigida com’è sempre stata, non si accorge di fare
con ciò il gioco degli odiati yankee.

IL MOSSAD CERCO’ DI IMPIANTARE ALQUAEDA IN PALESTINA di Michele Steinberg

ad Israele un ruolo in prima linea nella guerra Americana
contro il terrorismo e, nello stesso tempo, ottenere il via libera ad
una politica mondiale di "vendetta senza confini". La domanda
è: "Gli Stati Uniti avranno la forza morale di investigare?".
La prova di queste azioni israeliane è giunta all’attenzione pubblica
il 6 Dicembre scorso, quando il Col. Rashid Abu Shbak, capo del
Palestinian Preventive Security Services nella striscia di Gaza, ha
tenuto una conferenza stampa rivelando i dettagli del supposto
complotto, di cui la sua agenzia aveva messo insieme i vari pezzi. Tali
rivelazioni minano la "grossa bugia" che Ariel Sharon ha usato
per giustificare i nuovi e brutali attacchi sui civili Palestinesi nella
striscia di Gaza e in altri territori occupati. Sharon aveva affermato
il 4 Dicembre che i Servizi Segreti Israeliani avevano "prove
solide" che al Qaeda svolgeva operazioni nella striscia di Gaza.
Ora, la leadership palestinese ha dimostrato agli USA e alle altre
nazioni come i Servizi Segreti Israeliani avevano creato quel link ad Al
Qaeda! Lyndon LaRouche, precandidato democratico alle presidenziali
americane del 2004, ha commentato che queste rivelazioni, se confermate,
potrebbero essere di una "importanza strategica" nel fermare i
falchi della guerra, americani, inglesi e israeliani, che spingono per
una guerra in Medio Oriente, incominciando con l’invasione dell’Iraq.
Una guerra giustificherebbe il piano del governo Sharon di annullare
l’idea di uno stato palestinese. LaRouche ha ammonito che se le
istituzioni presidenziali americani e la comunità internazionale
bloccheranno con successo la guerra preventiva contro l’Iraq, il più
grande pericolo diventerebbe che un attacco di "mega-terrore",
di cui avrebbero incolpato i Palestinesi, o una celleula di al-Qaeda
"legata all’Iraq", sarebbe stato organizzato da fanatici nel
governo di Israele del tipo Jabotinsky, per rimettere la guerra al primo
posto dell’agenda. Notizie del tentativo del Mossad di creare una
cellula di Al Qaeda si sono avute quando fonti ben informate
dell’intelligence, situate a Washington, avevano segnalato all’Executive
Intelligence Review (EIR) i dubbi intorno alla affrettata dichiarazione
del Mossad che "al Qaeda" era la responsabile dell’attacco del
28 novembre ad un hotel a Mombasa in Kenya, dove furono uccisi tre
israeliani, e del fallito attacco missilistico all’aereo israeliano
partito dall’aeroporto di Mombasa. Nei primi cinque giorni nessun
attentatore era ancora identificato – sottolineano le fonti – ma i
ministri del governo Sharon imbastirono una immediata propaganda tesa ad
una vendetta su scala internazionale. Le autorità del Kenia negarono
collegamenti tra l’accaduto e al Qaeda, ma l’utilità, per gli scopi
israeliani, di accusare al Qaeda, si rese palpabile quando il Ministro
degli Esteri Benjamin Netanyahu definì gli attacchi in Kenia "una
opportunità d’oro" per provare agli Stati Uniti che la guerra di
Bush al terrorismo e la guerra di Israele con i palestinesi erano la
stessa cosa. La fazione di Netanyahu ha violentemente respinto le
rivelazioni dell’Autorità Palestinese, e così la stampa europea e
americana hanno seguito la stessa linea, nonostante la gravità delle
accuse e i documenti che i Palestinesi avevano fornito alla stessa
stampa. Cronologia delle rivelazioni. Il 7 Dicembre, la Reuters, il
quotidiano israeliano Ha’aretz, e la TV Al-Jazeera, riportarono
contemporaneamente che l’Autorità Palestinese (AP) aveva accusato il
Mossad di creare una finta cellula di Al Qaeda nella striscia di Gaza.
Ha’aretz riportava che "il capo della Sicurezza Palestinese"
nella striscia di Gaza, Col. Rashid Abu Shbak, ha affermato il 6
Dicembre che le sue forze "avevano identificato un numero di
collaboratori palestinesi a cui le agenzie di sicurezza israeliane
avevano ordinato di ‘lavorare nella striscia di Gaza sotto il nome di Al
Qaeda’. Egli aggiungeva che le investigazioni erano in corso e che
sarebbero state portate le prove ". La TV Al-Jazeera aggiungeva che
l’AP aveva arrestato un gruppo di palestinesi "collaboratori con le
forze di occupazione israeliane" in Gaza. Il giornalista della
Reuters, Diala Saadeh, sottotitolava "Palestinesi: Israele ha
simulato la presenza di Al Qaeda a Gaza" e riportava le
affermazioni di ufficiali dell’AP e dello stesso Arafat secondo cui le
affermazioni di Sharon dell’esistenza di operazioni di Al Qaeda nei
territori palestinesi "è una grossa, grossa, grossa bugia per
coprire gli attacchi [di Sharon] e i suoi crimini contro il nostro
popolo". Il Ministro dell’Informazione Palestinese, Yasser Abed
Rabbo, sottolineava: "Ci sono elementi che sono stati istruiti dal
Mossad a formare una cellula sotto il nome di Al Qaeda nella Striscia di
Gaza al fine di giustificare l’ assalto e le campagne militari
dell’esercito di occupazione israeliano contro Gaza". L’AP promise
di fornire dettagliate prove e l’8 Dicembre lo fece in una conferenza
stampa del Colonello Shbak, e del Ministro per la Cooperazione
internazionale, Nabil Shaath. Shbak affermò "Nei trascorsi nove
mesi, abbiamo investigato 8 casi nei quali i servizi segreti israeliani
avevano posto, come operativi di Al Qaeda, Palestinesi reclutati nella
striscia di Gaza." Il Colonnello Shbak aveva specificato che tre
uomini erano stati mantenuti sotto arresto e 11 rilasciati. Il
Colonnello spiegava che quelli rilasciati avevano fornito
volontariamente informazioni che risalivano al Maggio 2002, circa le
proposte ricevute di operare come un gruppo di "al Qaeda". Le
ricerche sui presunti reclutatori di Al qaeda portavano ai servizi
segreti israeliani. Il colonello Shbak portava le prove di chiamate
telefoniche e e-mail con le quali veniva chiesto ai palestinesi di
"entrare a far parte di al Qaeda". "Noi abbiamo
investigato l’origine delle chiamate (effettuate con roaming di
cellulari) e dei messaggi, e abbiamo trovato che tutte provenivano da
Israele", riportava la pubblicazione IslamOnline. Egli affermava
che ai potenziali "reclutati" venivano date armi e denaro,
sebbene la maggior parte delle armi "non era funzionante". Il
denaro offerto a questi Palestinesi "era trasferito da conti
bancari di Gerusalemme o Israele". Il Ministro Shaath annunciava
che l’Autorità Palestinese aveva "consegnato, agli ambasciatori e
consoli di paesi arabi e stranieri, documenti che rivelavano il
coinvolgimento dei servizi israeliani nel reclutare cittadini della
striscia di Gaza in una falsa organizzazione che portava il nome di al
Qaeda". Secondo il Ministro, il complotto aveva lo scopo di
"creare una nuova scusa per incrementare l’aggressione sulla
striscia di Gaza".

Realzione finale sugli Ogm

fisiologia, tossicologia e virologia, hanno
unito le loro forze per costituire un gruppo di ricerca indipendente
sugli OGM, presentato ufficialmente nel corso di un incontro pubblico
tenutosi a Londra il 10 maggio 2003, incontro a cui hanno partecipato il
ministro britannico dell’ambiente Michael Meacher e altre 200 persone.

In
occasione di questo incontro è stata ufficialmente presentata la bozza
di un rapporto, The Case for a
GM-free Sustainable World
(Per un mondo sostenibile, libero da OGM),
con cui l’ISP chiede di vietare le colture GM e implementare invece
ogni forma di agricoltura sostenibile. Questo autorevole rapporto,
presentato come "il più forte e il più completo dossier di prove
sperimentali" mai compilato sui rischi e i problemi connessi con le
colture GM, da un lato, e dall’altro sui molteplici benefici
dell’agricoltura sostenibile, è stato reso pubblico il 15 giugno 2003 [è
visibile nel sito dell’ISP: www.indsp.org

e inoltre nei seguenti siti:

Institute of Science in Society, UK www.i-sis.org.uk

Third World Network www.twnside.org.sg

Institute for Food and Development
Policy (Food First), USA
www.foodfirst.org].

Prima
della pubblicazione della relazione finale di 120 pagine, l’ISP ha
rilasciato il sintetico riassunto di quattro pagine, qui presentato,
quale contributo al dibattito sugli OGM che sta avvenendo a livello
nazionale nel Regno Unito.

Questo documento sfida i fautori degli OGM a rispondere su tutti i punti
qui presentati. Si prega di dare a questo documento la più ampia
circolazione possibile.

Rapporto
dell’ISP (gruppo di scienziati indipendenti)

Sommario del documento reso pubblico il 15/06/03

Perchè
NO agli OGM?

1.
Le colture GM non hanno portato i benefici promessi
Nessun aumento della produttività, né significativa riduzione
dell’uso di antiparassitari ed erbicidi;
L’ammontare delle vendite perdute dagli Stati Uniti, in seguito al
rifiuto delle colture GM in tutto il mondo, è stimato in 12 miliardi di
dollari;

In India la percentuale dei raccolti GM falliti arriva fino al 100%;

Futuro ad alto rischio per l’agrobiotech: "Monsanto potrebbe
essere un altro disastro incombente sugli investitori".

2.
Le colture GM pongono problemi crescenti all’agricoltura



Le linee transgeniche sono instabili: "la maggior parte dei casi di
inattivazione di transgeni non arriva mai ad apparire nella letteratura
scientifica";

Erbacce e piante dotate di resistenza simultanea a tre diversi
diserbanti sono emerse in America del Nord;

Piante resistenti al glifosato infestano ormai i campi di cotone e soia
GM; per controllarle, si ricomincia a usare l’atrazina;

Le piante che producono tossine Bt minacciano di causare l’emergenza
di piante superinfestanti e di parassiti Bt-resistenti.

3.
Un’estesa contaminazione da transgeni è
inevitabile

Estesa contaminazione da transgeni riscontrata nelle varietà locali di
mais, in remote regioni del Messico;

in Canada si sono rivelati contaminati da OGM 32 su 33 stock commerciali
di semi;

il polline viene disperso e trasportato dal vento per ore e una velocità
del vento di 35 miglia all’ora non è affatto eccezionale;
non
ci può essere coesistenza tra raccolti GM e non-GM.

4.
Le colture GM non sono sicure

La
sicurezza delle colture GM non è stata provata: la regolamentazione è
stata sin dall’inizio inficiata da errori fatali;

il principio della ‘sostanziale equivalenza’, vago e mal definito,
non ha fatto altro che dare alle industrie la totale possibilità di
dichiarare che i prodotti GM sono ‘sostanzialmente equivalenti’ ai
prodotti non-GM e perciò ‘sicuri’.
5.
I cibi GM sollevano gravi preoccupazioni circa la loro sicurezza

Malgrado la scarsità di studi credibili, i risultati di cui già oggi
possiamo disporre sollevano serie preoccupazioni circa la sicurezza dei
cibi da OGM;

effetti simili a quelli prodotti da un "fattore della crescita"
[proliferazione e crescita cellulare], osservati nello stomaco e
nell’intestino tenue di giovani ratti, sono stati attribuiti al
processo stesso della transgenesi o al costrutto transgenico [vettore +
gene estraneo]; è quindi possibile che si tratti di effetti generali che qualsiasi cibo
ottenuto con l’ingegneria genetica può provocare
.

6.
Geni
per prodotti pericolosi sono incorporati in piante transgeniche
alimentari


Le
proteine Bt [del Bacillus
thuringiensis
], incorporate nel 25% del totale delle piante GM
coltivate in tutto il mondo, sono nocive per molti insetti non-target;
alcune sono potenti immunogeni [= sostanze che scatenano risposte
immunitarie] e allergeni [= sostanze che scatenano risposte allergiche]
per gli esseri umani e gli altri mammiferi;

colture alimentari [soprattutto mais] vengono sempre più spesso
ingegnerizzate per produrre sostanze farmaceutiche e medicinali, tra
cui: a) le citochine, note per agire da soppressori del sistema
immunitario e associate a demenza, neurotossicità e ad effetti
secondari sia sull’umore che sui processi cognitivi; b) vaccini e
sequenze virali, ad esempio il gene di un coronavirus del maiale,
appartenente alla stessa famiglia del virus della SARS che è
all’origine dell’attuale epidemia; c) il gene gp120 per una glicoproteina del virus dell’AIDS, che potrebbe
interferire con il sistema immunitario e ricombinare con virus e batteri
già presenti nell’ospite, in modo da generare nuovi e imprevedibili
agenti patogeni.

7.
Le
colture Terminator diffondono tra le piante la sterilità maschile


Le
colture transgeniche in cui sono stati inseriti geni ‘suicidi’ per
la sterilità maschile, reclamizzate come un mezzo per prevenire la
diffusione dei transgeni, in realtà diffondono nell’ambiente, attraverso
il polline
, sia la sterilità maschile sia la tolleranza al
diserbante.

8.
I
diserbanti ad ampio spettro sono altamente tossici per gli esseri umani
e per le altre specie animali


L’ammonio
glifosinato e il glifosato, i diserbanti usati con le piante GM
resistenti a questi stessi erbicidi (e che attualmente rappresentano il
75% di tutte le piante GM coltivate al mondo), sono veleni metabolici
sistemici;

L’ammonio glifosinato viene associato a varie forme di tossicità –
neurologiche, respiratorie, gastrointestinali ed ematologiche – e a
difetti congeniti nelle varie specie di mammiferi, compresa quella
umana; questo composto è tossico anche per le farfalle e per molti
insetti utili, per le larve dei molluschi e delle ostriche, per la
dafnia e per alcuni pesci d’acqua dolce, in particolare per la trota
iridea; esso inibisce i batteri e i funghi che svolgono nel terreno
azioni vantaggiose, e in particolare i batteri fissatori dell’azoto;

nel Regno Unito il glifosato è la causa più frequente di avvelenamento
e vi sono stati casi di disturbi a molte funzioni organiche anche in
seguito all’esposizione ai normali livelli d’uso del composto;
l’esposizione al glifosato ha quasi raddoppiato, tra gli utilizzatori
del glifosato, il rischio di aborti spontanei e di procreare bambini con
difetti neurocomportamentali; il glifosato ritarda lo sviluppo dello
scheletro fetale nei ratti di laboratorio, inibisce la sintesi degli
steroidi ed è genotossico nei mammiferi, nei pesci e negli anfibi;
l’esposizione alle dosi di irrorazione in campo ha causato nei lombrichi
una mortalità di almeno il 50% e significativi danni intestinali nei
lombrichi sopravvissuti; il Round Up (ovvero il glifosato nella
formulazione prodotta da Monsanto) ha causato disfunzioni della
divisione cellulare, un fenomeno che potrebbe essere collegato al cancro
nell’uomo.
9.
L’ingegneria genetica genera supervirus



I pericoli più insidiosi dell’ingegneria genetica sono inerenti al suo
stesso processo, il quale fa aumentare notevolmente l’estensione e la
probabilità del trasferimento genico orizzontale e della ricombinazione,
la via principale con cui si generano virus e batteri patogeni;

tecniche recenti, come il DNA shuffling [rimescolamento], consentono ai
genetisti di generare in pochi minuti in laboratorio milioni di virus
ricombinanti, mai esistiti in miliardi di anni di evoluzione;

i virus, i batteri patogeni e il loro materiale genetico costituiscono
le materie prime e gli strumenti di elezione sia per l’ingegneria
genetica, sia per la produzione intenzionale di armi batteriologiche.

10.
Il DNA transgenico presente nei cibi viene assorbito dai batteri a
livello dell’intestino umano



E’ stato osservato che il DNA transgenico delle piante alimentari
viene assorbito dai batteri, sia nel terreno che nell’intestino di
volontari umani; i geni marcatori per la resistenza ad antibiotici,
presenti nei cibi transgenici, possono trasmettersi a batteri patogeni,
fatto che rende poi molto difficile il trattamento delle infezioni.

11.
DNA
transgenico e cancro

E’ provato che il DNA transgenico sopravvive alla
digestione nell’intestino e che ‘salta’ nel genoma delle cellule di
mammifero, dando luogo alla possibilità che si comporti da elemento
cancerogeno;

l’uso
di prodotti GM, ad esempio mais, per l’alimentazione animale può
comportare rischi non solo per gli animali, ma anche per gli esseri
umani che consumano i prodotti di quegli animali.

12.Il
promotore 35S del CaMV [virus del mosaico del cavolfiore] rende più
probabile e frequente il trasferimento orizzontale dei geni

Le
prove sperimentali suggeriscono che i costrutti transgenici contenenti
il promotore 35S del CaMV possono essere particolarmente instabili e
inclini al trasferimento orizzontale e alla ricombinazione dei geni, con
tutti i rischi che ne derivano: mutazioni geniche dovute a inserzione
casuale, cancro, riattivazione di virus latenti e generazione di nuovi
virus.

13.
Una storia fatta di falsità e occultamenti di prove scientifiche

La
storia degli OGM è fatta di falsità e occultamenti di prove
scientifiche, in particolare per ciò che riguarda il trasferimento
orizzontale dei geni. Gli esperimenti-chiave non sono stati effettuati,
o sono stati effettuati male e poi presentati in modo distorto. Molti
esperimenti non sono stati ripetuti nel tempo, comprese le ricerche
sulla possibilità che il promotore 35S del CaMV sia responsabile degli
effetti da fattore di crescita, osservati in giovani ratti alimentati
con patate GM.

In
conclusione, le colture GM non hanno portato i benefici promessi e
stanno ponendo all’agricoltura problemi sempre più gravi. La
contaminazione da transgeni è oggi un dato di fatto ampiamente
riconosciuto come inevitabile
, quindi non può esservi coesistenza tra agricoltura GM e non-GM. Cosa più importante di tutte,
la sicurezza delle colture GM non è mai stata provata. Al contrario, le
prove già emerse sono sufficienti a suscitare serie preoccupazioni
circa i rischi posti dagli OGM, rischi che se ignorati potrebbero
provocare danni irreversibili alla salute e all’ambiente. La
cosa più opportuna sarebbe quindi respingere e mettere immediatamente
al bando le colture GM
.

PERCHÉ
SÍ ALL’AGRICOLTURA SOSTENIBILE?


1. Produttività e rese maggiori

soprattutto nel terzo mondo

8,98 milioni di agricoltori hanno adottato pratiche agricole
sostenibili, per un totale di 28,92 milioni di ettari così coltivati in
Asia, America latina e Africa; i dati, scientificamente affidabili,
raccolti da 89 progetti dimostrano che queste pratiche portano a un
aumento della produttività e delle rese del 50-100% per le colture non
irrigate e del 5-10% per le irrigue. I maggiori successi si sono avuti
in Burkina Faso, dove si è passati da un deficit di cereali di 644
chili all’anno a un’eccedenza annuale di 153 chili, in Etiopia, dove 12
500 famiglie di agricoltori hanno goduto di un aumento del 60% nelle
rese dei raccolti e in Honduras e Guatemala, dove 45 000 famiglie hanno
visto aumentare le rese da 400-600 kg/ha a 2.000-2.500 kg/ha;

studi a lungo termine condotti in paesi industrializzati dimostrano che
le rese dell’agricoltura biologica sono equiparabili a quelle
dell’agricoltura convenzionale e spesso sono superiori.

2.
Miglioramento dei terreni

Le
pratiche agricole sostenibili riducono l’erosione del suolo, migliorano
la struttura fisica del terreno e la sua capacità di ritenzione
dell’acqua, tutti fattori di cruciale importanza per evitare la
perdita dei raccolti durante i periodi di siccità;

La fertilità del suolo è mantenuta e aumentata dalle pratiche agricole
sostenibili;

I suoli coltivati con le pratiche sostenibili mostrano una maggiore
attività biologica: un più alto numero di lombrichi, artropodi,
micorrize ed altri funghi, e di microorganismi, tutti organismi utili
per il riciclo dei nutrienti e per l’eliminazione naturale delle
malattie.

3.
Ambiente più pulito

Nell’agricoltura
sostenibile è scarso o del tutto assente l’uso di prodotti chimici
inquinanti;

Minori quantità di nitrati e fosforo raggiungono la falda freatica;

La filtrazione dell’acqua è migliore nei sistemi ad agricoltura
biologica, che quindi sono meno esposti all’erosione e contribuiscono
meno all’inquinamento delle acque per dilavazione delle superfici;

4.
Riduzione degli antiparassitari, senza aumento dei parassiti

La
lotta integrata ai parassiti ha ridotto il numero delle irrorazioni con
antiparassitari da 3,4 a una per stagione in Vietnam, da 2,9 a 0,5 in
Sri Lanka e da 2,9 a 1,1 in Indonesia;

nella produzione californiana di pomodori, la scelta di non usare
insetticidi di sintesi non ha comportato alcun incremento delle perdite
di raccolto per danni da parassiti;

Il controllo dei parassiti si può realizzare senza ricorrere a
antiparassitari e senza che ciò comporti perdite del raccolto, usando
ad esempio colture ‘trappola’ per attirare la piralide, come si è
visto nell’Africa orientale dove la piralide è un parassita importante;
5.
Mantenimento e utilizzo della biodiversità



L’agricoltura sostenibile promuove la biodiversità in agricoltura,
cruciale per la sicurezza alimentare; l’agricoltura biologica può
sostenere un livello molto maggiore di biodiversità, con grande
vantaggio per le specie che hanno subito significative riduzioni;

a Cuba i sistemi agricoli integrati sono da 1,45 a 2,82 volte più
produttivi delle monocolture;

in Cina migliaia di coltivatori di riso hanno raddoppiato i raccolti e
quasi eliminato una delle malattie del riso più devastanti,
semplicemente piantando una mescolanza di due diverse varietà;
l’agricoltura biologica fa crescere la biodiversità, portando effetti
benefici quali il recupero di terreni degradati, il miglioramento della
struttura del suolo e della sua capacità di filtrazione dell’acqua.

6.
L’agricoltura biologica è sostenibile sia dal punto di vista
dell’ambiente che dell’economia

Una ricerca sulla produzione delle mele con sistemi agricoli diversi ha
rivelato che l’agricoltura biologica si colloca al primo posto per
quanto riguarda la sostenibilità ambientale ed economica; al secondo
posto si piazza il sistema della lotta integrata e all’ultimo quello
dell’agricoltura convenzionale; le mele biologiche si sono rivelate le
più redditizie per il loro più alto prezzo di mercato, per il più
rapido ritorno degli investimenti e un più veloce recupero dei costi;

uno studio condotto su tutta l’Europa ha indicato che l’agricoltura
biologica dà risultati migliori di quella convenzionale, rispetto alla
grande maggioranza degli indicatori ambientali;

un’indagine condotta dall’Organizzazione per l’alimentazione e
l’agricoltura delle Nazioni Unite (la FAO) ha concluso che le pratiche
di agricoltura biologica opportunamente applicate portano a un
miglioramento delle condizioni ambientali, a tutti i livelli.

7.
Effetti
positivi sui cambiamenti climatici, tramite la riduzione del consumo
diretto e indiretto di energia

L’agricoltura biologica usa l’energia in modo molto più efficiente,
e riduce notevolmente le emissioni di CO2, rispetto
all’agricoltura convenzionale sia per quanto riguarda il consumo diretto
di energia sotto forma di combustibili fossili, sia riguardo al consumo
indiretto connesso con l’uso di fertilizzanti e antiparassitari
chimici di sintesi;

L’agricoltura sostenibile ristabilisce la materia organica del suolo,
aumentando la quantità di carbonio sequestrato nel terreno, quindi
sottraendo significative quantità di carbonio dall’atmosfera;
l’agricoltura biologica probabilmente emette meno biossido di azoto (N2O),
un altro importante gas serra e una delle cause della distruzione dello
strato di ozono.

8.
Produzione
efficiente, ad alto profitto


nell’agricoltura
biologica qualunque eventuale riduzione delle rese è più che
compensata dai miglioramenti ecologici e dagli aumenti di efficienza;

le aziende biologiche, più piccole, producono molto di più per unità
di superficie che non i ben più grandi appezzamenti di terreno
caratteristici dell’agricoltura convenzionale;
nell’agricoltura biologica i costi di produzione sono spesso più bassi
che nell’agricoltura convenzionale, portando a ritorni netti equivalenti
o più alti anche senza il premio sui prezzi dei prodotti biologici;
quando si tiene conto dei prezzi più alti per i prodotti biologici, i
profitti di questo sistema di agricoltura sono quasi sempre superiori.

9.
Aumento
della sicurezza alimentare e dei vantaggi alle comunità locali


Un’indagine
sui risultati dei progetti di agricoltura sostenibile ha dimostrato che
la produzione media alimentare per famiglia è aumentata di 1,71
tonnellate all’anno (fino al 73%) per 4,42 milioni di coltivatori che
lavorano 3,58 milioni di ettari, portando alle comunità locali grandi
benefici in termini di sicurezza alimentare e di salute;

L’aumento della produttività fa aumentare la quantità di cibo
disponibile e i redditi, quindi riduce la povertà aumentando l’accesso
al cibo, riducendo la malnutrizione e migliorando le condizioni di
salute e di vita;

i metodi dell’agricoltura sostenibile attingono intensamente dalle
conoscenze tradizionali indigene e danno importanza all’esperienza dei
coltivatori e alle loro innovazioni, quindi ne migliorano la condizione
sociale e l’autonomia, rafforzando le relazioni sociali e culturali
all’interno delle comunità locali;
per ogni sterlina spesa per acquistare prodotti dell’agricoltura
biologica (in uno studio condotto nel Regno Unito), vengono generate
2.59 sterline per l’economia locale; per ogni sterlina spesa in un
supermercato, vengono generate soltanto 1,40 sterline per l’economia
locale.

10.
Prodotti
alimentari migliori per la salute


Il
cibo biologico è più sicuro, poiché nell’agricoltura biologica è
vietato l’uso di antiparassitari; è perciò raro trovare in questi
alimenti residui chimici nocivi;

nella produzione biologica è vietato l’uso di additivi artificiali,
come i grassi idrogenati, l’acido fosforico, l’aspartame e il glutammato
monosodico, che sono stati messi in relazione con patologie molto
diverse quali le cardiopatie, l’osteoporosi, l’emicrania e l’iperattività;

vari studi hanno dimostrato che, in media, i cibi biologici hanno un
contenuto più alto di vitamina C, di minerali e di fenoli – composti
vegetali che possono combattere le cardiopatie e il cancro e alleviano
le disfunzioni neurologiche correlate con l’età – e un contenuto
significativamente più basso di nitrati, che sono sostanze tossiche.

Le pratiche dell’agricoltura biologica hanno dimostrato di avere
effetti positivi su tutti gli aspetti riguardanti la salute e
l’ambiente. In più queste pratiche agricole sono ovunque fonte di
sicurezza alimentare, benessere sociale e culturale per tutte le comunità
locali. E’ necessario e urgente il completo passaggio, a livello
mondiale, a tutte le forme di agricoltura sostenibile.

Alcuni
degli scienziati che formano l’ISP (il gruppo di scienziati
indipendenti) sugli OGM:

Prof.
Miguel Altieri

Professore di Agroecologia, University of California, Berkeley, USA

Dr. Michael Antoniou
Senior Lecturer in Genetica Molecolare, GKT School of Medicine, King’s
College, London.

Dr.
Susan Bardocz

Biochimica, già attiva al Rowett Research Institute, Scotland

Prof.
David Bellamy OBE

Botanico di fama internazionale, ambientalista, giornalista; insignito
di numerosi premi e riconoscimenti; Presidente & Vice Presidente di
molte organizzazioni per la conservazione e la tutela ambientale

Dr.
Elizabeth Bravo V.

Biologa, ricercatrice e attivista nelle campagne di informazione sui
temi della biodiversità e degli OGM; cofondatrice di Acción Ecológica;
part-time lecturer alla Universidad Politécnica Salesiana, Ecuador
Prof.
Joe Cummins

Professor Emeritus di Genetica, University of Western Ontario, London,
Ontario, Canada

Dr.
Stanley Ewen

Istopatologo presso il Grampian University Hospitals Trust; già Senior
Lecturer di Patologia, University of Aberdeen; responsabile dello
Scottish Colorectal Cancer Screening Pilot Project.

Edward
Goldsmith

Ambientalista, insignito di numerosi premi e riconoscimenti, studioso,
autore e fondatore di The
Ecologist
.

Dr. Brian Goodwin
Studioso attivo a Residence, Schumacher College, England.

Dr. Mae-Wan Ho
Cofondatrice e Direttrice dell’Institute of Science in Society;
Editore di Science in Society;
Consulente scientifico per The Third World Network e per the Roster of
Experts for the Cartagena Protocol on Biosafety; Visiting Reader, Open
University, UK e Visiting Professor di Fisica organica, Università di
Catania, Sicilia, Italia
Prof. Malcolm Hooper
Professor Emeritus presso la University of Sunderland; già Professore
di Chimica Medica, Faculty of Pharmaceutical Sciences, Sunderland
Polytechnic; Chief Scientific Consulent per i Gulf War Veterans

Dr. Vyvyan Howard
Medico patologo, Developmental Toxico-Pathology Group, Department of
Human Anatomy and Cell Biology, The University of Liverpool; Membro
dell’UK Government’s Advisory Committee on Pesticides

Dr.
Brian John

Studioso di geomorfologia e scienze ambientali; Fondatore e per lungo
tempo Presidente del West Wales Eco Centre

Prof. Marijan Jošt
Professore di Plant Breeding and Seed Production, Agricultural College
Križevci, Croatia.

Lim Li Ching
Ricercatrice, Institute of Science in Society e Third World Network;
deputy-editor di Science in
Society
.

Dr.
Eva Novotny

Astronoma, attivista in campagne sugli OGM
per Scientists for Global Responsibility, SGR

Prof. Bob Orskov OBE
Capo della International Feed Resource Unit in Macaulay Institute,
Aberdeen, Scotland; Membro
della Royal Society of Edinburgh, FRSE; Membro della Polish Academy of
Science

Dr. Michel Pimbert
Ecologo, International Institute for Environment and Development.

Dr. Arpad Pusztai
Consulente privato; già Senior Research Fellow al Rowett Research
Institute, Aberdeen, Scotland

David Quist
Docente di ecologia microbica, Ecosystem Science Division, Environmental
Science, Policy and Management, University of California, Berkeley, USA

Dr. Peter Rosset
Ecologo ed esperto di sviluppo rurale; Codirettore di the Institute for
Food and Development Policy (Food First), Oakland, California, USA

Prof.
Peter Saunders

Professore di Matematica Applicata al King’s College, London.

Dr.
Veljko Veljkovic

Virologo, esperto di AIDS, Center for Multidisciplinary Research and
Engineering, Institute of Nuclear Sciences, VINCA, Belgrade, Yugoslavia

Roberto
Verzola

Philippine Greens; Membro del Board of Trustees, PABINHI (network per
un’agricoltura sostenibile), Coordinatore, SRI-Pilipinas.

Dr.
Gregor Wolbring

Biochimico, University of Calgary, Alberta, Canada; Adjunct Assistant
Professor su temi di bioetica, University of Calgary; Adjunct Assistant
Professor, University of Alberta; Fondatore e Direttore Esecutivo
dell’International Center for Bioethics, Culture and Disability;
Fondatore e Coordinatore dell’International Network on Bioethics and
Disability

Prof. Oscar B. Zamora
Professore di Agronomia, Department of Agronomy, University of the
Philippines Los Banos-College of Agriculture (UPLB-CA), College, Laguna,
The Philippines

LA CENTRALE ATOMICA FANTASMA di Marco Mostallino

Dalla Somalia all’Afghanistan all’Iraq. Le coraggiose inchieste di Marco
Mostallino, giornalista dell’ "Unione
Sarda
" svelano retroscena clamorosi ed inquietanti intorno alle
nostre forze armate ed all’uso disinvolto della tecnologia nucleare
impiegata dai contingenti durrante le missioni di "pace". Fino
alla scoperta che lascia senza fiato: una centrale atomica segreta a
disposizione dei militari chiamata "Cisam". Alle porte della
città di Pisa. L’eccellente lavoro di Marco Mostallino supportato da
una documentazione ineccepibile e pubblicato negli ultimi giorni sul suo
giornale avrebbe provocato un terremoto negli ambienti politici e
militari di ogni paese del mondo dove fosse venuta a galla una realtà
tanto esplosiva portata alla luce da un giornalista. Cosa sta accadendo
in queste ore in Italia? Nulla. Almeno finora. (Roberto Di Nunzio –
Information Guerrilla)

————————-

A Pisa, vicino alla base
che nasconde i proiettili all’uranio, c’è una centrale nucleare sotto
il controllo delle forze armate

È una centrale atomica
fantasma e nessuno sa dove siano finite o finiranno le scorie che ha
prodotto prima dello spegnimento. Il suo nome compare en passant in alcuni
documenti del Governo e dell’Enea, ma non è compresa tra gli impianti
per i cui rifiuti Silvio Berlusconi ha incaricato il generale Carlo Jean
di trovare una sistemazione.
Si trova a Pisa, non lontana dunque da quel deposito toscano di munizioni
nel quale – lo dimostra un documento militare in possesso dell’Unione
Sarda – vengono stoccati e lavorati i proiettili radioattivi all’uranio
sparati dalla Nato durante le guerre definite "umanitarie".
Il suo nome è Cisam (Centro interforze sviluppo applicazioni militari) e
contiene un reattore nucleare di ricerca (il "Galilei") di cui
ben poco si sa. Il rapporto sullo "Stato della radioprotezione in
Italia", compilato da tecnici dell’ente statale Enea prima che la
gestione del nucleare passasse in mano alla Sogin (del ministero del
Tesoro), considera l’impianto del Cisam tra quelli da mettere in
sicurezza, considerata la pericolosità del combustibile (plutonio) usato
prima dello spegnimento e dei rifiuti radioattivi prodotti. Ma sul "Galilei"
è da tempo stata distesa una cappa di segretezza.
I militari e il nucleare. Un documento del ministero dell’Industria
datato 15 novembre 1999 (il dicastero era retto dal diessino Pierluigi
Bersani) prevede, per la scelta del deposito nazionale delle scorie
nucleari, un – testuale – «percorso partecipativo, trasparente e
consensuale per arrivare ad individuare e selezionare un sito per la
realizzazione di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi». E
molto chiaro a questo punto che questo cammino non è così trasparente
come affermato dai Governi: lo dimostra, tra le altre cose, la
pubblicazione nella Gazzetta ufficiale di una ordinanza del generale Jean
con l’omissione di alcune parti relative alla sicurezza degli impianti
atomici.
Ne è conferma il fatto che ministri di ogni colore abbiano sempre negato
la presenza di munizioni radioattive nelle basi italiane, mentre invece
esistono documenti che ne provano la conservazione e il trattamento. Di
scarsa trasparenza è prova anche il fatto che alla commissione di
inchiesta sull’uranio impoverito (la Commissione Mandelli) negli anni
passati siano stati chiamati a partecipare, sempre dal Governo, esperti
militari che appartengono proprio al Cisam, centrale della quale si ignora
la sorte delle scorie.
Proprio il Cisam ha tra gli altri compiti quello delle analisi della
radioattività sui campioni d’acqua del porto di La Spezia, una delle
dodici basi – c’è anche Santo Stefano, in Sardegna – che secondo le
fonti ufficiali offrono ricovero ai sottomarini nucleari degli Stati
Uniti. Ma nella città ligure i risultati degli esami dei tecnici militari
non sempre vengono resi noti. L’ordinanza Berlusconi Nell’ordinanza di
nomina del generale Jean a commissario con poteri speciali per il nucleare
((7 marzo 2003 numero 3267) il premier Silvio Berlusconi elenca gli
impianti atomici che devono essere smantellati, con il successivo
stoccaggio delle scorie in un deposito unico: ma nell’atto non si parla
del reattore Galilei, né del Cisam e nemmeno viene elencata la Toscana
tra le regioni in emergenza a causa della presenza di plutonio e altre
sostanze radioattive.
Il significato è chiaro: le scorie del Centro delle forze armate sono
sottoposte a segreto militare oppure sono già state condotte altrove.
Senza informare le popolazioni dei territori interessati dal passaggio dei
convoglio radioattivi e dei luoghi nei quali i rifiuti dell’era atomica
sono conservati.

Russi e cinesi denunciano: esperimenti per condizionare il tempo di Mirko Molteni

che le scarpe stesse hanno stabilito». Queste
efficaci parole sono tratte dal libro: «Guerra senza limiti», scritto
da due colonnelli dell’aeronautica Cinese, Qiao Liang e Wang Xiansui.
Nel testo i due militari cinesi esaminano l’impatto delle nuove
tecnologie sul pensiero strategico, sul terrorismo e su tutto ciò che
concerne la guerra in questo XXI secolo. Essi accennano due volte alla
possibilità che un Paese possa scatenare artificialmente le forze della
Natura, usandole come «armi non tradizionali» per mettere in ginocchio
il nemico. Per esempio sconvolgendo il clima e il regime delle piogge.
Tutto ciò sembra fantascienza, ma Qiao e Wang hanno forse ragione
nell’includere la «guerra ecologica» tra le 24 forme di conflitto da
essi elencate.

Minacce
invisibili

Ebbene
il 15 gennaio 2003, il sito della «Pravda» ha ospitato un inquietante
articolo, scritto dal deputato ucraino Yuri Solomatin, in cui si esprime
preoccupazione per gli esperimenti condotti dagli americani in Alaska,
dove dal 1994 si sta portando avanti il programma HAARP, High Frequency
Active Auroral Research Program, cioè «programma di ricerca attiva
aurorale con alta frequenza». In pratica, una selva di enormi antenne
eretta nel bel mezzo della foresta boreale nordamericana. Solomatin ha
voluto richiamare l’attenzione dell’Ucraina su un problema già
sollevato dai Russi. Quelle antenne sono forse il prototipo di
un’arma «geofisica» americana, capace di condizionare il clima di
continenti alterando con microonde la temperatura o l’umidità? Il
deputato ucraino dà credito al sospetto che i disastri naturali
intensificatisi ultimamente siano da imputare ai sempre più assidui
test del sistema HAARP. Anche in Germania, le inondazioni dello scorso
anno sono sembrate a qualcuno troppo disastrose. Così due giornalisti
tedeschi, Grazyna Fosar e Franz Bludorf, hanno vagheggiato in un loro
articolo, pubblicato sul numero 120 del bimestrale «Raum und Zeif»,
che i cicloni e gli allagamenti che hanno piegato l’Europa Centrale
possano essere legati all’HAARP. La Russia aveva dato l’allarme
quasi un anno fa. Come riporta l’agenzia Interfax dell’8 agosto
2002, ben 90 parlamentari della Duma di Mosca avevano firmato un appello
indirizzato all’ONU in cui si chiedeva la messa al bando di questi
esperimenti elettromagnetici. Un mese più tardi erano saliti a 220 i
deputati russi a favore dell’appello. D’altronde vi era stato un
rapporto della Duma che accusava esplicitamente l’America. Parole
schiette e scomode: «Sotto il programma HAARP, gli USA stanno creando
nuove armi geofisiche integrali, che possono influenzare gli elementi
naturali con onde radio ad alta frequenza. Il significato di questo
salto qualitativo è comparabile al passaggio dall’arma bianca alle
armi da fuoco, o dalle armi convenzionali a quelle nucleari».

La
parola agli americani

Il
sito ufficiale www.haarp.alaska.edu
ci presenta un’innocente stazione scientifica dove gli scienziati
sondano via radio quelle regioni dell’alta atmosfera preannuncianti lo
spazio esterno, cioè la ionosfera e la magnetosfera. I titoli dei
paragrafi esplicativi del sito sono peraltro scritti a mo’ di domande
(«Cos’è HAARP?», «Perché è coinvolto il Dipartimento della
Difesa?», ecc.) Nel paragrafo titolato «HAARP è unico?», ci si
affretta a precisare che anche altre nazioni studiano la ionosfera, come
la stessa Russia o i Paesi europei (più il Giappone) del consorzio
EISCAT, anche se le loro apparecchiature, site a Tromsoe in Norvegia,
sono dei radar «incoerenti». Ma veniamo ai dettagli. Presso Gakona,
circa 200 km a Nord-Est del Golfo del Principe Guglielmo, un terreno di
proprietà del Dipartimento della Difesa USA fu scelto il 18 ottobre
1993 da funzionari dell’Air Force e a partire dall’anno seguente
venne disseminato di piloni d’alluminio alti 22 metri, il cui numero
è cresciuto di anno in anno fino ad arrivare a 180. Ognuno di questi
piloni porta doppie antenne a dipoli incrociati, una coppia per la «banda
bassa» da 2.8 a 7 MegaHerz e l’altra per la «banda alta» da 7 fino
10 MegaHerz. Tali antenne sono capaci di trasmettere onde ad alta
frequenza fino a quote di 350Km, grazie alla loro grande potenza. A
pieno regime, l’impianto richiede 3.6 MegaWatt (la potenza di 100
automobili), assicurati da 6 generatori azionati da altrettanti motori
diesel da 3600 cavalli l’uno. Scopo ufficiale di queste installazioni
è studiare la ionosfera per migliorare le telecomunicazioni. Come si
sa, questo strato è composto da materia rarefatta allo stato di plasma,
cioè di particelle cariche (ioni), e ha la proprietà di riflettere
verso terra le onde hertziane, in particolare nelle ore notturne. E’
per questo, ad esempio, che di notte ci è possibile ascoltare alla
radio le stazioni AM di molti Paesi stranieri, dato che la riflessione
ionosferica permette ai segnali di scavalcare la curvatura terrestre.

Guerre di radioonde

Secondo
lo stesso principio è plausibile che le irradiazioni delle antenne
HAARP possano rimbalzare fino a colpire gli strati bassi
dell’atmosfera sopra un Paese distante migliaia di chilometri. Ed
interferire quindi con i fenomeni meteorologici. Certamente si tratta di
mere ipotesi. Comunque, un uso militare dell’HAARP è ammesso dalla
Federazione Scienziati Americani. Un uso, tuttavia, non distruttivo, ma
solo di ricognizione. Modulando i segnali in frequenze bassissime, cioè
onde ELF o VLF, si potrebbe «vedere ciò che succede nel sottosuolo,
individuando bunker, silos di missili, e altre installazioni sotterranee
di Stati avversi. Al di là di ciò, la «guerra ecologica» appare
terribilmente possibile da oltre vent’anni. Già nel 1976
l’Enciclopedia Militare Sovietica ventilava il rischio che gli Stati
Uniti, per via elettromagnetica o per via astronautica, potessero
modificare il clima dell’Eurasia lacerando lo strato di ozono sopra
l’URSS. L’Unione Sovietica si accordò così con gli USA perché
fosse proibito l’uso dei cambiamenti climatici ambientali. A livello
ONU, ciò fu ribadito con la convenzione ENMOD (Environmental
Medifications), entrata in vigore il 5 ottobre 1978. Ma
pochi anni dopo, negli Stati Uniti, lo scienziato considerato il
padre dell’HAARP ideava un sistema volto apertamente a controllare i
fenomeni meteo. L’11 agosto 1897 il dott. Bernard Eastlund brevettava
con numero di «patente» 4,686,605 il suo «Metodo e apparato per
l’alterazione di una regione dell’atmosfera, della ionosfera o della
magnetosfera».

Il fantasma di Tesla


Si dice che Eastlund,
fisico del MIT si sia ispirato ai lavori del grande genio Nikola Tesla
(1856-1943), lo scienziato jugoslavo emigrato in America nel 1884. A
Tesla dobbiamo molti ritrovati che resero possibile la diffusione
dell’elettricità, soprattutto la corrente alternata trifase (mentre
Edison era rimasto arroccato sulla corrente continua). Inoltre aveva
tentato di sviluppare un sistema di trasmissione dell’energia via
etere, il che avrebbe reso inutili i cavi, nonché un apparecchio per
ottenere elettricità gratuita per tutti ricavandola dalle oscillazioni
naturali del campo elettrico terrestre. Quando Tesla morì, l’8
gennaio 1943, gli agenti dell’FBI diedero la caccia a tutti i suoi
progetti, su cui si favoleggiò a lungo. D’altra parte lo stesso Tesla
aveva parlato persino di raggi della morte, efficaci fino a 320 km di
distanza.

Non sappiamo esattamente quanto
vi sia di Tesla nei progetti del dott. Eastlund e nell’HAARP. Fatto
sta che negli anni Novanta Eastlund fondò una sua compagnia, la
Eastlund Scientific Enterprise, che fra le attività menzionate sul suo
sito web comprende tanto la partecipazione al programma HAARP, quanto
l’esplicita ricerca nel campo delle modificazioni meteorologiche. Che
dire? Ritornando al libro di Qiao Liang e Wang Xiansui, c’è da
rabbrividire alle loro frasi: «Utilizzando metodi che provocano
terremoti e modificando le precipitazioni piovose, la temperatura e la
composizione atmosferica, il livello del mare e le caratteristiche della
luce solare, si danneggia l’ambiente fisico della terra o si crea
un’ecologia locale alternativa. Forse, presto, un effetto El Nino
creato dall’uomo diverrà una superarma nelle mani di alcune nazioni
e/o organizzazioni non-statali».

Cambiamenti climatici e crimini planetari

Una centrale atomica segreta a Pisa, la vera storia dei proiettili all'uranio impoverito e 5 centesimi che tutti noi paghiamo (senza saperlo) per pagare, al di fuori di ogni controllo, la politica e la strategia militare italiana subalterna agli interessi della Casa Bianca.

Mentre scrivo queste righe, l'Italia è arrostita da un sole cocente , l'aria è calcinata da temperature ampiamente sopra la media stagionale, perfino dieci gradi centigradi.
Ho visto un tale in televisione il quale affermava, con una sconvolgente noncuranza
che il clima italiano è cambiato: da mediterraneo è diventato tropicale. Questa notizia dovrebbe fare saltare tutti dalle poltrone, eppure il tipo che così parlava era tranquillissimo, quasi annoiato, come se stesse leggendo l'orario ferroviario.

Mi sono detto che ciò non poteva essere normale; voglio dire: non può essere normale che si diano (e si ascoltino) certe notizie senza inquietudine.

Siamo così devastati che non ci fanno effetto neppure le cose più atroci?
Gli scienziati indipendenti (cioè quelli che non devono sostenere "scientificamente" le ideologie al potere) conoscono da tempo le cause del riscaldamento planetario e il conseguente sconvolgimento dei climi: è l'immissione nell'atmosfera di quantità colossali di gas quali anidride carbonica, idrocarburi, ossidi di azoto e monossido di carbonio: tutte porcherie prodotte dalle industrie a ritmo vertiginoso.

Se in Italia il clima è diventato tropicale, non è accaduto per un capriccio della natura o per un monito divino, ma a causa della criminale follia di governi (primo dei quali quello Usa) che non mettono limiti all'avvelenamento atmosferico, che permettono alle industrie di vomitare tonnellate di gas dannosi, che preferiscono minimizzare il rischio mortale dell'effetto serra e continuare a correre su una strada che ha al suo termine un muro invalicabile.

Le emissioni di carbonio dovute alla combustione di combustibili fossili (nome d'arte del petrolio) sono state, nel 2001, pari a 6,5 miliardi di tonnellate.

Nel 1950, le stesse emissioni ammontavano a 1,6 miliardi di tonnellate; il tasso di crescita è – finora – inarrestabile e sempre più rapido; gli Stati Uniti sono il maggior responsabile planetario di emissioni di carbonio, da soli ne sputano in aria il 24% del totale mondiale; segue la Cina con il 14%, terza la Russia con il 6%.

L'amministrazione Bush è forse la più antiecologica che abbia mai avuto la storia americana, con certa gente al governo la micidiale marcia trionfale della morte dell'atmosfera non avrà soste.

Per arricchire una infima percentuale di criminali, un intero pianeta rischia il collasso. E non stiamo facendo, come qualcuno dice, "terrorismo ambientalista", ma traduciamo in parole correnti gli studi e le conclusioni di moltissimi scienziati autorevoli e indipendenti.

Bush e i suoi accoliti indicono sante crociate contro la minaccia terroristica; ma come definire la minaccia che gli Stati Uniti rappresentano per la sopravvivenza dello stesso pianeta Terra?

Bush ha invaso l'Iraq per impedire che un dittatore sanguinario usasse armi di distruzione di massa (che, come molti supponevano, si sono rivelate inesistenti); arriveremo al punto che le nazioni di tutto il mondo dovranno invadere gli Stati Uniti per impedire che continuino ad usare industrie di distruzione planetaria che purtroppo ci sono e avvelenano la natura continuamente?

Non è una fantasia oziosa, ma quanto purtroppo ci insegna la storia umana, cioè la storia della stupidità umana.
Davanti ai problemi di enorme scala, questo è il comportamento consueto:

 

a) minimizzare il rischio, con dichiarazioni di esperti compiacenti e allineati i quali assicurano, magari con un sorriso di compatimento, che il problema non è tale da destare serie preoccupazioni e, casomai, la tecnologia (parola magica che ha sostituito l'arcaico abracadabra) saprà affrontare e ovviamente risolvere ogni difficoltà.

 

b) continuare senza la minima variazione, senza il minimo dubbio, quanto si è fatto fino a quel momento, ignorando caparbiamente voci di dissenso, pareri contrari, suggerimenti alternativi. Nel caso delle fonti energetiche, ad esempio, a proposito di motore a idrogeno, energia eolica, geotermica e solare, il ritornello deve essere (da recitarsi con tono vagamente mesto): "ah sì, sarebbero sicuramente energie pulite, ma ora non sono proponibili…." Tutti sanno che questa affermazione è falsa, ma va dichiarata con perentoria certezza tale da eludere ogni dibattito.

 

c) all'arrivo della catastrofe, piangere, accusare la "natura feroce", blaterare di "clima assassino" o "montagna killer", recriminare, cercare capri espiatori fra i sottoposti o comunque fra quelli che non erano ai vertici decisionali; fare polverone per un paio di giorni su tv e giornali, dopo di che tutto torna esattamente come prima.

 

Sarà sempre così?
Dovrà essere sempre così?
No. Ma le cose cambieranno davvero solo in seguito ad un disastro di proporzioni gigantesche, epocali. Se, ad esempio, si continuerà a portare il pianeta verso la siccità globale, avverranno migrazioni di popoli, invasioni di masse umane, lotte non più motivate dalla feroce avidità di poche elites di potere occulto, ma conflitti di mostruosa violenza fra chi ha l'acqua e chi non l'ha, fra chi ha terre coltivabili e chi muore in deserti aridi o tra acquitrini melmosi, fra chi vorrebbe mantenere uno stile di vita fondato sullo spreco e il sopruso e chi lotta per sopravvivere.

Sarà una guerra nuova perché antichissima, una lotta come non si vedeva dai secoli delle invasioni barbariche, una tragedia universale e spietata.

Non ci saranno cervelloni a spiegare le (improbabili) ragioni di una "guerra preventiva" o a pontificare su trend di mercato, quadri geopolitici, equilibri e nuovi rapporti di potere: sarà la più rudimentale, lineare e catastrofica delle guerre, perché vedrà contrapposti – con ogni mezzo – coloro che difendono le proprie prerogative e coloro che difendono la propria esistenza, non avendo null'altro per cui lottare.

E tutta questa catastrofe sarà causata dal fatto che una esigua minoranza non vorrà cambiare le sue deliranti scelte politiche finché non sarà costretta a farlo.

E lo farà soltanto dopo aver ordinato ai suoi ottusi sgherri in divisa di lanciare l'ultima bomba.

Articolo di Paolo Cortesi

Matrix o le Disanventure del pensiero unico di Sbancor

Per una recensione di American Nightmare, cliccate
qui
. Riproduciamo una analisi acuta che Sbancor ha pubblicato
su Rekombinant:
in tempi di successo per Matrix Reloaded, Sbancor ci dimostra che
Matrix è già in funzione – qui e adesso. [gg]


Il
sistema capitalista mondiale assomiglia a Matrix. C’è, nascosta
da qualche parte una matrice che genera un mondo rovesciato, dove,
appunto "i rapporti fra gli uomini divengono rapporti fra
cose". Una volta fatta funzionare la matrice è impossibile tornare
indietro. O meglio indietro si può andare con funzioni sorico-mantiche,
ma anche in questo caso non riusciremo mai a ricostruire la "realtà".
Questa è andata irrimediabilmente perduta nel primo passaggio della
equazione matriciale. Potremo reiventare delle storie. Quasi nulla
sappiamo della guerra di Troia, molto conosciamo invece dell’Iliade.



sbancorcover.jpgVista
in funzione nella sua forma elementare Matrix assomiglia al modello
dell’equilibrio generale di Warlas. In una perfetta concorrenza, merci
perfette incontrano mercati perfetti, minimizzando i prezzi e costruendo
quell’equilibrio che appunto viene definito generale. Leontiev cercò di
trasformare queste mirabili equazioni in un piano. Pensò cioè che un
Piano potesse riprodurre l’equilIbrio con la stessa efficienza, ma
questa volta coscientemente, fidando sulla ragione e non sugli
automatismi del mercato. Fu una catastrofe logica, prima ancora che
economico politica. Il pensato è molto più lento e fallibile di un
automatismo. La correzione degli errori è più lenta. E richiede
violenza manifesta, cosciente, li dove la violenza del mercato sembra
destino naturale e perciò incolpevole.



La
storia del socialismo sovietico è tutta inscritta in questo "prometeico"
errore. E ne paghiamo ancora le conseguenze. Loro, soprattutto. Matrix
intanto continuava a funzionare. Le equazioni divenivano sempre più
complicate. Gli addetti alla matrice (gli economisti) ormai non ne
capivano più il significato. Balbettavano come dei mantra dei pezzi di
teoria: "libero mercato… privatizzazioni… lotta
all’inflazione… contenimento della spesa pubblica improduttiva…
flessibilità… ottimismo… congiuntura pessimismo… superindice…
aggregata spesa pubblica aggregata …invariata domanda invariata,,,bad
loans, soft loans, bonds, equity highyeld bonds, junk bonds…
derivatives… emerging markets… asimettrie informative… moral
hazard… deregulation… innovazione tecnologica, di prodotto di
processo, deflazione recessione reflazione …" La figura era
penosa. Molti se ne accorgevano, ma nessuno poteva contraddire il
pensiero unico, perché era l’unico pensiero… Ma non si poteva più
staccare la spina senza annullare il mondo, questo mondo, perché altri
mondi non ne esistevano più. Il bello è che la matrice, Matrix,
continuava a produrre ricchezza. Delle nazioni crescevano a ritmi
impressionanti. In molti paesi si erano sconfitte le malattie, allungata
la vita, risolto il problema della fame. Un quarto o meno del mondo
aveva il problema dell’obesità. I tre quarti avevano ancora il problema
della fame. Ma non si poteva dare la colpa a Matrix.
Ora fra le centinaia di milioni di equazioni che svolgendosi
simultaneamente e ricalcolandosi all’ ennesima potenza, ve ne era una
particolarmente rischiosa.
Il nome in codice era "warfare". Essa descriveva l’impatto che
la spesa pubblica militare avrebbe avuto sotto diverse condizioni come
moltiplicatore del PIL.
La teoria del "moltiplicatore" era di un inglese depravato del
XIX secolo, con amicizie discutibili, appassionato alle signorine un po’
troppo virili di Bloomsbury. Uno speculatore di Borsa spesso fortunato
che aveva sempre confuso i conti di tutti, ed i suoi personali, con
quell’abilità truffaldina che costituisce l’intima essenza del genio.
Aveva convinto il Mondo che l’economia era ripartita dopo la Grande
Depressione grazie alle sue Teorie, tralasciando come insignificante la
II° guerra mondiale e l’impatto di distruzione.creatrice che aveva
avuto.
Cosa fosse il PIL pochissimi invece erano in grado di capirlo. Del PIL
dell’Indonesia, ad esempio faceva parte il petrolio estratto e i soldi
spesi per ripristinare i danno dell’estrazione del petrolio. Nei modelli
semplificati definiti di "partita doppia" inventati da un
monaco italiano (Pacioli) secoli prima che fosse apparso Matrix, le due
cifre andavano sottratte, come anche al più obnubilato senso comune
sembrerebbe logico fare. Invece no, chi officiava il rito del PIL le
sommava. Poi misurava incrementi e decrementi anno su anno e il
risultato, spesso assolutamente casuale di queste operazione misurava la
ricchezza delle nazioni e quello che esse avrebbero dovuto fare per
rispettare il "pensiero unico" amministrato dai sacerdoti
dell’IMF (International Monetary Fund) che era stata un’idea sempre
dello stesso Lord Keynes.
Insomma
"warfare" diceva che per 1 dollaro (che cosa fosse un dollaro
era anche questa questione aperta dopo il 1973 a Bretton Woods)
investito in armi il PIL sarebbe cresciuto circa di 2,5 dollari.
"Warfare" aveva funzionato già diverse volte. In Corea, nel
Vietnam, in Iraq, in Kossovo. Warfare funzionava anche se la guerra non
si faceva. "Lo scudo stellare" l’aveva dimostrato ai tempi in
cui un attore di terzordine aveva occupata la carica più alta
dell’Impero. Non si capiva perché non avrebbe dovuto funzionare anche
questa volta. La I° guerra islamica nacque così. C’era una sottile
strategia perfezionata negli ultimi anni. Il nemico veniva selezionato
con cura. Preferibilmente un agente ex stipendiato dall’Impero. Noriega,
Saddam, Milosevic, Osama Bin Laden. Nomi improbabili su cui un’accurata
indagine sui patrimoni e sulle relazioni personali avrebbe messo in luce
liasons inquietanti. Gruppi di "geopolitici", funzione
sacerdotale che prendeva sempre più importanza nell’Impero, disegnavano
prima strategie e mappe su cui orientare la guerra. Mass mediologi e
giornalisti (funzione assai screditata anche nel Basso Impero) si
incaricavano di creare i nemici. Terroristi. L’esercito assomigliava
sempre più alla polizia. E la Polizia all’esercito.
E se
uno sciagurato ex presidente democratico, divoratore di noccioline,
aveva messo fuori legge le "covert operations" particolarmente
"dirty" questo alla lunga si era rivelato un bene. Si erano
"privatizzati" i Servizi Segreti e di Sicurezza, creando una
rete di società di consulenza e servizi, specializzate proprio nelle
operazioni più sporche.
Tutto avrebbe funzionato anche stavolta. Fra l’altro, per qualche
maledetto calcolo di struttura errato questa volta sotto le Due Torri
erano rimaste un sacco di persone. L’emozione era forte. E con
l’emozione non si ragiona. E così a Bush II° poteva riuscire quello
che a Bush I° non era riuscito: fare la guerra e uscire dalla
depressione giusto in tempo per il secondo mandato imperiale. Bush I°
era stato tradito dai tempi e i benefici effetti economici della Guerra
nel Golfo li aveva incassati un imperatore democratico ed erotomane.
Questa volta tutto avrebbe funzionato. Il mondo di Matrix avrebbe
continuato a sopravvivere e a prosperare.
Ma dentro Matrix c’era un "baco". Nessuno dei
sacerdoti-economisti aveva capito la sua natura, eppure era una
equazione assai banale. Tradotta in lingua comprensibile ai plebei più
meno diceva che se si aumenta la produttività, grazie all’uso di nuove
tecnologie e nuove organizzazioni del lavoro, se si mette al lavoro il
"general intellect", e contemporaneamente non si aumenta la
domanda aggregata, i prezzi sarebbero caduti rovinosamente. Era
un’antica imperfezione di Matrix, si era manifestata negli anni 30, un
periodo tremendo, ma poi non era più accaduto. Si chiamava Deflazione,
ed era l’esatto contrario del "grande nemico" dei sacerdoti
economisti, che invece si chiamava Inflazione.
Il primo paese dove questa epidemia si era diffusa era il Giappone. Qui
la produttività era cresciuta per anni esponenzialmente. L’Impero lo
aveva obbligato prima a rivalutare la moneta, in modo da smettere di
esportare, poi era crollato un indice che si chiama Nikkei, a cui si
dava grande importanza, poi era esplosa la bolla immobiliare, infine le
banche erano finite sull’orlo del fallimento. I giapponesi avevano già
provato tutti i riti propiziatori delle varie sette di
sacerdoti-economisti. Prima avevano abbassato a zero i tassi di
interesse. Poi avevano indebitato lo Stato. Adesso avevano cominciato a
stampare moneta. Niente. I prezzi continuavano a scendere. E quindi
conveniva detenere liquidità, anche a tassi zero piuttosto che
investire e consumare. La stessa cifra domani avrebbe acquistato più
beni di oggi. Trappolone della liquidità, come anche l’Inglese
depravato ben sapeva.
L’Impero pensava che questo poteva accadere solo in Giappone, paese che
non faceva guerre da quando due bombe nucleari erano cadute sul suo
territorio, bruciando migliaia di persone e uccidendone decine di
migliaia con la radioattività.
Ma invece poteva accadere anche nell’Impero.
Frugando fra le tabelle che Matrix produceva di continuo, spesso
cambiando le cifre per sembrare più bravo (anche le Matrici hanno i
loro piccoli default dell’ego) ne trovai di sconfortanti.
Ecco la deflazione in Giappone:


SbancorImage1.gif

Ed ecco
quella americana:



SbancorImage2.gif



Che
risulta più chiara se si guardano ai prezzi alla produzione:


SbancorImage3.gif

Per
contro la produttività continua ad essere forte.



SbancorImage4.gif

Troppo
forte: dal I° trimestre del 1994 al primo trimestre del 2001 è
cresciuta del 35%.
Di quando dovrebbe aumentare la "domanda" per reggere questi
incrementi di produttività?
Qui
la matrice si fa un po’ più imprecisa. Ma proviamo lo stesso. Dunque il
PIL americano, le spese personali e gli investimenti sono andate
ultimamente così:



SbancorImage5.gif



L’ultimo
trimestre è già negativo, ed il quarto sarà ancora con il segno meno
d’avanti. Le spese reggono ancora fino al secondo trimestre 2001, mentre
gli investimenti iniziano a scendere già dal II trimestre dell’anno
scorso (2000). Il tasso di risparmio (savings rate) nell’Impero
tradizionalmente basso sta salendo. Forse è il primo segnale di
trappola della liquidità.
Ora
per far risalire il PIL di 1 punto percentuale, che è pari (ultimo
dato) a 10.225 miliardi di dollari, servirebbero circa 130 miliardi di
dollari in spesa militare (moltiplicatore 2,5) che darebbe appunto un
effetto di 325 miliardi di dollari in un anno. Ma se continua la
deflazione ai livelli attuali, -1,5% sui prezzi alla produzione, questa
cifra è assolutamente insufficiente, perché mi si svalorizza mentre la
spendo. Dunque servono altri soldi. Per riportare il PIL a una crescita
normale, pari al 3% iniziano a servire spese militari superiori ai 600
miliardi di dollari l’anno. Tralasciamo gli effetti sul debito pubblico,
la sottrazione di risorse ad altri settori dell’economia, le tasse che
prima o poi dovranno salire ecc. ecc. e tutti i "caveat" del
caso. Ma vi sembra razionale spendere 600 miliardi di dollari anno per
Osama bin Laden?
E se poi tutti questi investimenti mi continuano a far crescere la
produttività e ad abbassare i prezzi?
Fino a quando la "spesa militare" dovrà espandersi, per
coprire una domanda di beni e servizi "non militari" in
diminuzione?
Fra un anno serviranno oltre 1.000 miliardi di dollari e così via.
Matrix è in "loop".
Il fatto è che non posso essermene accorto solo io. Altri lo sanno.
Altri sanno che il "programma warfare" ha un baco nella serie
di equazioni che descrivono gli investimenti militari, gli incrementi di
produttività, e l’andamento dei prezzi. Perché una guerra abbia
effetto su una economia come quella attuale deve essere davvero una
Grande Guerra, non una azione di polizia internazionale.
Lo
"scontro di civiltà", la guerra islamica non è una guerra
seria. C’è un unico vero grande avversario: La Cina.
Questo Matrix aveva cominciato a calcolarlo nei primi mesi dell’impero
di Bush II°. Aveva mandato un aereo nello spazio aereo cinese. Aveva
scatenato un casino. Ma qualcuno gli staccò i contatti, rendendosi
conto che la guerra contro 1,5 miliardi di cinesi, come già aveva
capito il Generale Mc Arthur in Corea, è una guerra termonucleare. E
quella nessuno se la può permettere.
Li
hanno lasciati giocare con l’Afghanistan. Hanno rimesso in piedi i conti
della Loockhed, hanno evitato il crollo di Wall Street a settembre.
Tutti risultati tattici. Adesso siamo al punto di prima.
Domani o fra un mese o fra tre si riverseranno sul mercato le
"sofferenze" delle banche giapponesi.
Il debito Argentino al confronto è uno scoperto di conto corrente in
una agenzia di periferia. Sono 152 trilioni di Yen. Il 30% del PIL
Giapponese. E solo 70 sono coperti da garanzie. Tradotto in bilanci
bancari vuol dire che le prime cinque banche giapponesi hanno perso metà
del loro patrimonio netto di vigilanza. E le altre non lo hanno
semplicemente più. I dati sono del F.M.I., e perciò sicuramente
ottimisti.
I giapponesi erano "the lender of last resource".
Il prestatore di ultima istanza. Appunto. Lo erano.
Il futuro non è più quello di una volta…. Ed è difficile
interpretarlo
Ma "Qualcuno" ha staccato la spina…"Qualcuno" sa
che Matrix ci porterà alla rovina…"Qualcuno" che ancora
oggi non è uscito fuori, allo scoperto. "Qualcuno" che
aspetta che Bush II° arrivi alla fine della corsa, per buttarlo giù da
cavallo.
Questo "qualcuno" potrebbe essere una lobby dell’Impero,
certo. Anche nell’Impero ci sono "illuminati". Oppure questo
"qualcuno" potremmo essere noi stessi. Migliaia, centinaia di
migliaia di operai del lavoro mentale, annidati ovunque. Nelle banche,
nei Centri di ricerca, nell’industria dello spettacolo, nelle agenzie di
pubblicità, nell’industria del software, nelle case editrici….in un
qualsiasi posto in cui ti chiedono di usare il tuo cervello, le tue
capacità di relazione, la tua affettività per il lavoro. Centinaia di
migliaia di empati, che fra un giro su Internet, una "relazione che
deve essere pronta fra un’ora", fra le coscie della segretaria o
rimirando le virilità supposte del collega, stanno scambiando
informazione, lanciando disperati messaggi di aiuto"…Mayday …Mayday…Matrix
è in loop…. Red Alert….Mayday. Se ci sono essere umani in
circolazione fatevi sentire. Subito."

Pubblicato da giuseppe genna at Maggio 27,
2003 02:55 AM

L’evangelizzazione di Bush sul cibo gela il cuore degli Europei di Jeremy Rifkin

Se qualcuno pensava che la frattura tra l’amministrazione Bush e gli
alleati europei avesse avuto fine insieme alla campagna militare
irachena, è il caso che ci ripensi.


La Casa Bianca ora ha messo gli occhi su qualcosa di molto più
personale: sul problema di quale tipo di cibo gli Europei dovrebbero
mettere in tavola. Il presidente Bush ha mosso all’UE l’accusa che
il suo divieto degli alimenti geneticamente modificati (GM) stia
scoraggiando i paesi in via di sviluppo dal coltivare varietà GM per
l’esportazione, e che ciò faccia aumentare la fame e la povertà nelle
nazioni più povere del mondo. Queste accuse, lanciate pochi giorni
prima dell’incontro del G8 a Evian, hanno ulteriormente raffreddato i
rapporti USA-Europa.


Il mese scorso, il governo degli Stati Uniti ha presentato un atto
formale di accusa all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) contro
l’UE, per costringerla a eliminare la "moratoria de facto"
sull’introduzione dei semi e degli alimenti GM in Europa. L’UE ha
replicato che non c’è nessuna moratoria in vigore e ha precisato di
aver approvato durante lo scorso anno due richieste d’importazione per
semi GM. Ciononostante, questo nuovo attacco del presidente Bush molto
probabilmente imporrà un altro confronto fra le due superpotenze,
confronto che a lungo termine potrebbe avere effetti ancor più seri
della frattura apertasi in occasione della guerra contro l’Iraq.



La maggior parte degli Europei non vuole neppure sentire parlare dei
cibi GM. Benché a preoccupare gli Europei siano soprattutto le
possibili conseguenze nocive degli OGM sulla salute e sull’ambiente,
le preoccupazioni dell’UE sono ugualmente forti anche riguardo agli
effetti degli OGM sul piano culturale. Mentre gli Americani hanno
accettato già molto tempo fa una cultura dell’alimentazione
fortemente controllata dalle corporation, cioè una cultura del fast
food, in Europa l’intreccio fra cibo e cultura è molto profondo. Ogni
regione vanta proprie tradizioni culinarie e promuove i prodotti locali.



In un mondo dominato dalle spinte alla globalizzazione, sempre più
controllato da giganti sovranazionali e da regimi burocratici, l’ultimo
vestigio d’identità culturale su cui la maggior parte degli Europei
sente di avere ancora un certo controllo è la scelta del cibo. Ecco
perché ogni sondaggio di opinione condotto in Europa, anche nei paesi
candidati a entrare nell’UE, ha rilevato nella popolazione una
preponderante maggioranza contraria ai cibi GM.




Le industrie alimentari globali che commerciano con l’Europa, come
McDonald, il re dell’hamburger, e la Coca-Cola, hanno risposto
all’avversione del pubblico promettendo di mantenere i propri prodotti
liberi da caratteristiche geneticamente modificate.




Con questa azione di forza, l’amministrazione Bush sta sollevando un
enorme vespaio e suscitando la rabbia e il risentimento dell’opinione
pubblica europea.




La Casa Bianca ha reso ancora più pesante la già difficile situazione,
quando ha asserito che l’opposizione europea ai cibi GM equivale a una
sentenza di morte per milioni di affamati nel terzo mondo. Negando ai
coltivatori poveri dei paesi in via di sviluppo un mercato europeo per i
prodotti GM – afferma la Casa Bianca – non si lascia loro altra scelta
che coltivare piante non-GM, perdendo i vantaggi commerciali associati
alle varietà geneticamente modificate. Le considerazioni del presidente
Bush sui molti benefici dei cibi GM hanno più l’aria di dichiarazioni da ufficio
di pubbliche relazioni, che non di argomentazioni politiche ragionate.




La fame nel terzo mondo è un fenomeno complesso, che con ogni
probabilità non troverà alcun sollievo nell’introduzione delle piante
GM. In primo luogo, l’80% dei bambini che soffrono di malnutrizione
nel mondo in via di sviluppo vive in paesi che producono eccedenze
alimentari.




Il problema della fame ha più a che fare con il modo in cui viene
utilizzata la terra arabile. Oggi nel mondo in via di sviluppo il 21%
delle coltivazioni è destinato al consumo animale. In molti paesi in
via di sviluppo più di un terzo di tutte le granaglie viene coltivato
per nutrire il bestiame. Gli animali, a loro volta, saranno mangiati dai
consumatori più ricchi, che vivono nei paesi industrializzati del nord
del mondo. Il risultato è che i consumatori del ricco nord hanno una
dieta molto ricca di proteine animali, mentre ai poveri della Terra non
restano che poche terre marginali per coltivare le granaglie con cui
sfamare le proprie famiglie. Inoltre, la terra disponibile spesso è di
proprietà delle corporation dell’agribusiness mondiale, fatto che
aggrava ulteriormente la già difficile condizione di povertà delle
popolazioni rurali. L’introduzione di piante GM per uso alimentare non
cambierà in alcun modo queste realtà di fondo.


In secondo luogo, il presidente Bush parla delle riduzioni dei costi che
si avrebbero coltivando piante GM. Quello che il presidente ignora, per
convenienza, è che i semi GM sono più costosi dei semi convenzionali
ed essendo brevettati, gli agricoltori non possono conservarli per poi
seminarli la stagione successiva, poiché quei semi sono di proprietà
delle aziende biotech. Controllando le caratteristiche genetiche delle
principali colture alimentari del mondo, tramite i diritti di proprietà
intellettuale, aziende come la Monsanto sono destinate a realizzare
profitti enormi mentre i coltivatori più poveri del mondo saranno
sempre più emarginati.




In terzo luogo, la Casa Bianca accenna alla nuova generazione di piante
GM, in cui sono stati inseriti geni per ottenere proteine con cui
produrre vaccini, farmaci e
persino composti chimici industriali. L’amministrazione Bush cita
l’esempio del “riso dorato", un riso geneticamente modificato con
un gene estraneo che produce il beta-carotene. Si noti che al mondo
mezzo milione di bambini poveri diventano ciechi a causa della carenza
di vitamina A; il rappresentante commerciale degli Stati Uniti, Robert
Zoellick, ha asserito che negare a questi bambini quell’importante
fonte di vitamina sarebbe immorale. Da anni l’industria del biotech sta
cantando le lodi di questo riso "miracoloso", nonostante che
vari articoli apparsi su riviste scientifiche abbiano dimostrato che
questo riso semplicemente non funziona. Per convertire il beta-carotene
in vitamina A il corpo ha bisogno di un apporto sufficiente di proteine
e di grassi. I bambini malnutriti mancano delle proteine necessarie
perché il corpo operi la conversione.




Non meno irritante per gli Europei è il tono moralistico assunto dal
presidente Bush. Quando il presidente ha dichiarato che "i governi
europei dovrebbero unirsi alla grande causa – anziché ostacolarla – di
porre fine alla fame in Africa", molti leader europei sono andati
su tutte le furie. I paesi dell’UE spendono in aiuti per l’estero una
quota del loro reddito nazionale lordo percentualmente superiore a
quella degli Stati Uniti. Attualmente gli USA sono ventiduesimi nella
graduatoria dei vari paesi, stilata in base alla percentuale del PIL che
destinano ai sussidi per l’estero – la quota più bassa fra tutte le
nazioni industriali.




L’infelice scelta di Bush di voler costringere gli Europei ad
accettare i cibi GM ha molte probabilità di fallire. In effetti, può
rivelarsi la classica goccia che fa traboccare il vaso nelle relazioni
tra USA ed Europa. La battaglia contro i cibi GM unisce l’opinione
pubblica europea e sta dando alle popolazioni un nuovo senso della loro
comune identità, facendo aumentare ancora di più la distanza che le
separa dal vecchio alleato al di là dell’Atlantico.




La battaglia sui cibi GM potrebbe anche sminuire ulteriormente la già
indebolita posizione del WTO. Anche se alla fine l’Organizzazione
Mondiale del Commercio si schierasse dalla parte degli Stati Uniti e
costringesse l’UE a introdurre i cibi GM, molto probabilmente sarebbe
una vittoria di Pirro, perché qualunque decisione del WTO nella
direzione di voler far accettare agli Europei i cibi GM non avrà alcun
effetto sugli agricoltori, sui consumatori e sull’industria alimentare
dell’Europa.




L’uso della forza da parte degli Stati Uniti non riuscirà a
costringere gli Europei a mangiare i cibi GM. Un boicottaggio europeo
dei cibi GM non farebbe altro che mettere a nudo la debolezza della
globalizzazione e dei protocolli commerciali che attualmente la reggono.
Nella lotta che si sta aprendo fra potere commerciale globale e
resistenza culturale locale, gli OGM potrebbero rivelarsi il caso
esemplare che costringerà a ripensare i fondamenti stessi del processo
di globalizzazione.



(Jeremy Rifkin è l’autore di “Il secolo biotech” e il presidente
della Foundation on Economic Trends, con sede a Washington, DC.)